Cronache parigine

Cronache parigine Cronache parigine PARIGI, febbraio. Una macabra leggenda fa sbocciare da due giorni 1 suoi strani Mori velenosi sulla tomba appena chiusa di Arturo Meyer, il direttore del vecchio Gaulols. Ebreo, come sapete, il Meyer si era fatto parecchi anni or sono battezzare ed accogliere a suoni di liuti e tube angeliche nel seno di madre Chiesa. Per un arrivista della sua tempra, era questa la conclusione logica di una carriera felice, iniziata nelle prefetture del Secondo Impero, continuata nel salotto della principessa Matilde e nelle Ale dei partigiani del principe Napoleone, avventurata senza danno nelle vicende rischiose del boulangismo e del processo Dreyfus, in appoggio, naturalmente, dell'uomo dal cavallo nero e degli antirevisionisti, e condotta finalmente all'apogeo nelle imbandierate fiere di beneficenza della guerra europea. Quando si è messo tanto impegno nel difendere la causa del Trono, 11 meno che si possa fare, per rispetto di sè medesimo, consiste nei piegare 11 ginocchio dinnanzi all'Altare. L'ebreo-cattolico Meyer Quanto lo scaltro figlio d'Israele aveva fatto, rinnegando non senza strepito la religione dei propri padri. Al Gaulois si incontravano pochi ebrei fra 1 redattori; e le elemosino^ rabbino del quartiere venivano spedite sottomano con discrezione esemplare, cosa che per elemosine fatte da Arturo Meyer non era poco meritoria. Nella conversazione non capitava di rado sentirlo profferire, con negligenza: «Noi vecchi cattolici... ». Gli interlocutori ordinariamente inghiottivano la perorazione senza batter ciglio. A Parigi se ne sentono di quelle 1 Del solo Laurent Tallhade ricordano che una volta obiettasse, perduta la pazienza : — Vecchi sì: ma cattolici... E Arturo Meyer a ribattere: — Gli apostoli di Gesù, quando si decisero a seguirlo, non erano più nemmeno loro del giovinetti. Furono dei convertiti, esattamente come me. E non son questi i cattolici più vecchi del mondo? Il paragone con gli apostoli era Immodesto. Ma indubbiamente anche alla moderna recluta di Cristo toccò pagare la gloria della conversione con più di unn puntura di spino. All'epoca del processo Dreyfus, in un albergo di Rennes, dove era sceso con altri noti personaggi venuti da Parigi per assistere alle udienze o per testimoniare, il Meyer stava un giorno sorbendo l'aperitivo, allorquando ecco appressargli si torvo e rosso Ottavio Mirbeau: — Che cosa fate voi qui? Intrigante! Fuori 1 E che non vi ci ricolga mai più! Il direttore del Gauioti-, uomo prudente, non se lo fece dire due volte, e, chiesto in fretta il proprio conto, emigrò quatto quatto verso un altro albergo. Un'altra volta a Londra, In occasione del matrimonio del duca d'Orleans, avendo voluto Introdursi in chiesa durante la cerimonia, l'invadente giornalista si vide fatto segno ad accoglienze tutt'altro cho cordiali. Ma, uomo ricco di senso dell'opportunità, il giorno appresso stampava sul proprio foglio, come nulla fosse stato, mi grande articolo In onore del « Re di Francia ». Egli sapeva che, alla fin dei conti, il pili forte era sempre lui. Avevano un bel chiudergli le porte in faccia: veniva sempre il momento iu cui avevano bisogno di lui, e allora non era come trionfare due volte? 11 giornale, a questo riguardo, era fra le sue mani quel che era il denaro fra le mani di innumerevoli suoi noti ed ignoti progenitóri: la rete dell'uccellatore, dove, prima o poi, la vittima designata viene a buttarsi da sè. Appunto per questo, i suoi correligionari non gliene volevano. Più saggi degli altlliatl ai partiti politici, gli ebrei hanno quasi sempre l'accortezza di non gettare l'anatema su quelli fra loro che passano, con armi e bagaglio, al nemico. Ne tacciono semplicemente, evitano di giudicarli, fingono di scordarsene. Ma non si capisce mai esattamente se questo loro contegno sia fatto di rancore dignitoso e di accorato compatimento o nou piuttosto dell'intimo proposito di non compromettere con inutili attacchi un affare ben riuscito o anche soltanto bene avviato. Un Meyer, per quanto apostata, è uria forza per l'oste di Israele: e come non sentirsi orgogliosi della situazione raggiunta nel monda da mio studentello dell'Havre, che, arrivato a Parigi con pochi baiocchi in tasca, poteva vantarsi di avere impalmato una discendente del gran Turenna e di vedere ormai le carìozze e le automobili delle più nobili famiglie di Francia fermarsi ad ogni poco sotto la sua porta, non foss'altro che per deporvi il maggiordomo venuto a rinnovare l'abbonamento al Gaul&is? Il segreto: l'abito di società Il segreto della sua fortuna? Agli intimi che gliene chiedevano, u vecchio soleva rispondere: u Indossare tutte lo sero l'abito di società ». Evidentemente la ricetta non era completa, che, a questa stregua, nessuna condizione dovrebbe servire a procacciare i favori della Dea bendata quanto quella dei camerieri di caffé. Ma è fuori dubbio che a lungo andare, la persistenza eroica in uno sforzo di assiduità mondana cui la comune degli uomini non resiste oltre un cext.o numero d'anni, aveva fatto di lui a Parigi una di quelle figure senza dello quali ne un salotto poteva stimarsi completo ne una festa riuscita ne una padrona di casa soddisfatta. Dapprincipio, la sua popolarità eia stata iniiposta artificialmente grazie a un accòrdo, nou sappiamo quanto gratuito, coi cronisti, mondani" ilei più importanti giornali della rapitale. Da costoro il Meyer aveva otteuu1 io di esser citato fra gli intervenuti a tu'.ic le feste di qualche conto. Ma voleva esser citato per ultimo. Il lettore della cronaca mondana — si era detto lo scaltro giornalista — non ha mai la pazienza di leggere per intero la lista dei nomi che chiude 11 resoconto di un pranzo o di um ricevimento. Legge i d»e o tre primi, e poi salta agli ultimi, i Mettetemi dunque sempre fra gli ultimi », raccomandava al cronisti. E l cronisti, da anni ed anni, non chiudevano un resoconto mondano, senza fare seguire all'elenco degli intervenuti la formula ormai sacramentale: « E il. signor Arturo Meyer >. Col tempo, l'artificio divenne realtà; e, specie dacché gli era toccato l'onore di vedersi incluso iu effige con Cora pearl e con la Paiva, in un'operetta di De Fiera e Reglnaldo Kahn quale rappresentante del felice Secondo Impero, il direttore del Gautois poteva affermare senza tema di smentita, infilandosi i pollici nel taschino del panciotto bianco, di essere uno degli uomini più popolari del boulevard. La leggenda macabra da cui ho preso le mosse sarebbe inesplicabile senza la conoscenza di questa situazione. Ma, per non tenere più oltre sulla corda la vostra curiosità, vi dirò subito in che consiste il fatto. Due o tre notti addietro, al chiarore fumoso delle torce, un gruppo d'uomini incappucciati si sarebbe introdotto nella zona cattolica del Cimitero del Père-Lachaise, e, scoperchiata la fresca tomba dell'apostata e trattane fuori la cassa, l'avrebbe trasportata nella zona ebraica, per riseppellirla a fianco dei defunti parenti del morto. Non vi pare, a questa scena, di sentirvi trasportati in piena epoca romantico, fra le upupe, le lume, 1 salici piangenti e 1 mesti raggi lunari? Messe le cose in chiaro e sguinzagliata sul luoghi una buona dozzina di cronisti risoluti, insensibili allo squittire della civetta e al deambulare del bianchi ienzuoli degli spettri, sembra accertato che il corpo di Arturo Meyer riposi ancora in terra cristiana : ma la direzione del camposanto non avrebbe negato che, effettivamente, un oodiclllo segreto del testamento del morto esprl ma 11 desiderio della sua traslazione nel cimitero ebraico... La glicine della Sorel E qui si svela tutto il segreto di una esistenza. Qui si comprende, come lo stesso uomo che a Lorenzo Tailhade diceva con negligenza: «Noi cattolici», discorrendo con ebrei potesse dir loro con un sorriso di Intelligenza: «Noi ebrei». Cattolico per motivi professionali, l'apostata aveva senza dubbio promesso da tempo ai proprii rabbini e all'ombra dei propri padri questa ritrattazione postuma. Lo si lasciava tranquillo e gli si faceva tanto di cappello, tra i fedeli della Sinagoga, perchè tutti sapevano che quella dolla conversione era stata una commedia, una graziosa commedia mondana recitata a edificazione delle duchesse del sobborgo di San Germano per indurle a sottoscrivere a un numero più cospicuo di abbonamenti al Gaulols, giornale dei partiti dell'ordine, amico delle istituzioni e rispettoso della integrità delle classi. Il prete e gli oli santi sarebbero stati lo scotto pagato per l'onore del funerale mondano, del cataletto coperto di fiori nel bel mezzo della navata di Nostra Signora di Loreto, nel cuore di Parigi, in mezzo ad una ressa di dairhe, di cavalieri, di ministri, dì deputati, di letterati, tutta gente che non si sarebbe di certo scomodata per venire a dargli l'estremo vaio alla Sinagoga. Anche i fiori di Cecilia Sorel, quelle glicine che, mandategli in dono due giorni prima della morte, quando, arzillo e vivace ancora, se ne stava tranquillamente allo scrittolo nella sala d'angolo sul boulevard, gli avevano fatto esclamare con un brivido di funesto presagio : — Troppo, troppo belle! Starebbero bene su una tomba ! I capelli all'acqua zuccherata I fiori .della Sorel, e quelli della duchessa di Uzès, e quelli di casa Murat. E poi il discorso del parroco, se occorre, il quale senza dubbio terrebbe ad onore di dar l'ultimo saluto a una pecorella entrata nel grembo della Chiesa abbandonando volontariamente le vie dell'errore, conferma luminosa della inalterata forza d'attrazione della religione cristiana... Ma, dopo, a festa Unita e a lumi spenti, le sue ossa sarebbero toccate alla terra d'Israele, la sua salma sarebbe stata composta pel sonno eterno secondo i riti millenari dei padri: la commedia si sarebbe fermata alla soglia dell'eternità. Quale insegnamento, quale mira lezione per noi, baggei che crediamo su! serio nella fusione delle razze, nella fino delle barriere nazionali, nella possibilità di cancellare quel che fu scritto nel fondo di noi stessi dall'eredità inconsapevole! Confesso che nella non breve vita di Arturo Meyer, segretario di prefettura di Napoleone Ili a direttore dal Gaulois, il momento più interessante non mi sembra quello in cui abiurava il bou langismo col famoso articolo Bonsoir Jfé«. sleurs! uè quello in cui, per far buona figura in società e trovare miglior fortuna presso le gentildonne, inventava lo strattagemma di tuffarsi 1 capelli nell'acqua inzuccherata, affinché gli facessero nimbo intorno alla testa calva, nò tampoco quello in cui aggiungeva il novecentonovantanovestmo esemplare alla sua stupenda raccolta di cannocchiali da teatro sottratti Ignoro mercè quali arti ai personaggi, celebri di quarantanni di vita francese: è quello in cui, steso nell'avello e fatta onorevole ammenda della propria vanità, ordina gli si tolga di «tosso là marsina e gli si infili piamente la nera levita dei suoi padri. Nomc::ciator.