Un pittore degli umili

Un pittore degli umili Un pittore degli umili (Nostra corrispondenza particolare) PARIGI, febbraio. Nello spazio di poche settimane, la Francia ha penduto- tre dei suol migliori disegnatori: il Renouard, lo Stéinlen e J. F. Raffaella I due primi erano poco noti all'estero, sebbene al Renouard, un Matania francese, la collaborazione al Graphic e ntt'lllustration avesse negli ultimi anni fruttato campagne di grido, come quelle dei processi Dreyl'us e Humbert, e lauti guadagni. Ma la fama del Raffaela era riuscita lentamente a diffondersi oltre confine, ad onla del carattere speciale della ispirazione dì questo artista modesto. In mancanza d'altro, amo supporre che nella momoria dei lettori italiani il suo nome evochi il ricordo lontano di un ritratto raffigurante, un uomo avvolto in un'ampia cappa alla spagnola aperta e un po' svolazzante, con un cappello tondo a tesa dritta e larga, la barba nera e quadrata, l'occhio grave, in atto di attraversare la chiara Piazza Bianche, a Moniniarlre, sul cui fondo, a sinistra, vedevansi le gracili ali del Moulin liougc. Il ritratto fu esposto a Venezia, se le mie reminiscenze d'infanzia non mi tradiscono, in una delle primissime Triennali del secolo e doveva datare già da qualche decina d'anni. Impressionista, il Raffaelli aveva cominciato a farsi conoscere nelle prime batfaglie della scuola, combattute intorno all'Ottanta.' A quell'epoca egli si guadagnava da vivere cantando nei teatrini dei sobborghi, nelle taverne artistiche, nelle società corali. Di sera cantava, di giorno frequentava le lezioni dell'Accademia di Belle Arti. Questa relativa indipendenza della sua arte dal suo mestiere gli rese possibile di abbandonarsi fin dai primi anni alla sugi gestione della realtà che aveva sott'occhio.Frequentava locali modesti, popolati da ^ente umile, da poveri diarvoli, da individui eli malaffare, il 6Uo terreno d'operazione prediletto erano i sobborghi, i confini estremi di Pari-gi, le fortificazioni con la loro zona vacua e desolata, irta di palizzate, rotta da carbonaie, da legnaje, screziata qua e là sul. grigio della fanghiglia perpetua dalla macchia di colore di una baracca di tavole, osteria o fondaco destinati a una vagante e inquietante clientela di girovaghi, di pregiudicali, di mariuoli, di meretrici, di cantastorie come lui, di manovali, di carrettieri. Quale repertorio di tipi più adatto alla sensibilità di un impressionista? Concomitanza fortuita o necessaria, l'impressionismo in pittura coincise col naturassimo in letteratura. Gli amici di Raffaelli furono gli Zola, i Goncoiirt, i Daudet, che come lui attirava verso la Parigi crepuscolare dei bassifondi un prepotente bisogno' di reagire contro la bellezza convenzionale, la tirannide del grazioso, la superstizione dei classico, la lenta asfissia dell'accademia cine aveva finito per affogare nel proprio amplesso mortale anche l'inafferrabile nervosa mobilità dei romantici. Momento di omogeneità spirituale rara, nella .storia della cultura moderna, quell'ultimo quarto dell'Ottocento, vibrante di amore degli umili e assetato di tutte le 'doaorose verità della vita, dalla politica alla letteratura, alla pittura, alla poesia! Un momento in cui a fianco a fianco passano davanti, agli occhi di una sola generazione Emilio Zola, con la sua gigantesca opera di animatore di folle e di vendicatore sociale; Anatole France, squisito demolitore, che dall'epoca del processo Dreyifus e di J'accuse non rista un momento non soltanto dal rivolgere l'acume di una ironia supremamente raffinata contro un inondo decrepito e frollò, ma dal portare la propria parola animatrice in .ogni comizio politico, in ogni inaugurazione di università popolare, di «mola d'arti, e mestieri, di ristorante cooperativo, di Società per abitazioni a buon mercato, predicando alle masse lavoratrici la fede in un domani migliore e la ferrea volontà di conseguirlo ; Jaiurès, che ' cadrà primo sotto la scure della guerra, quasi-per opporre, barriera estrema, il proprio corpo all'incedere della Maledetta; e in Germania Liebknecht; e in Russia Tolstoi e Gorki; e in Italia il primo Carducci, i penalisti della scuola ferriana, la conversione del De Amicis; e poi, di nuovo in Francia, i De Goncourt e Coppée e lo Stéinlen, disegnatore e pittore, di cui Anatode France potrà dire una sera, alzando il bicchiere in suo onore: « Ama gli umili e li sa dipingere. La pietà fluisce dalle sue dita destre nel tracciare l'aspetto degli infelici. E' dolce. E' amebe violento. Allorché rappresenta i malvagi, allorché ritrae il grande quadro dell'ingiustizia sociale, dell'egoismo, dell'avarizia, della crudeltà, la sua matita, il suo pennello, esplodono, fiammeggiano, terribili rome, la Giustizia vendicatrice. Quest'odio è ancor esso amore... ». Ma, meglio dello Stéinlen, il . Raffaelli, questa sorta di Dickens del bulino e del pennello, questo intuitivo delicatissimo, realista scrupoloso, ma traboccante di commozione e di tenero umorismo. E' l'età del <:uore, questa, in letteratura, in arte, in politica. I trasporti del romanticismo, che segnarono la giovinezza del secolo, sono finiti: ma è subentrata loro un'attenzione raccolta e grave, una serietà coscienziosa, un bisogno di rendersi conto delle cose come sono e non come dovrebbero essere, un'accorata smania di misurare la distanza che separa l'ideale di ieri dal reale di oggi, le illusioni dell'alba dall'esperienza della sera. L'Ottocento?... il primo secolo, dopo ianii, in cui l'uomo si ricorda di essere cristiano e ecopre l'amore dei propri simili. Raffaelli continua Ba.lzac e Daumiier, ma con un sentimento più intimo e caldo, poiché è solo negli ultimi anni del secolo che l'umanismo alla Balzac comincia a soffrire, a sentire, a interrogarsi oltre che a ritrarre. La visione si è andata indiscutibilmente restringendo, sfrondando; Raffaelli non è Delacroix. Il suo paesaggio è povero, fatto di alberelli grami come uccelli spennacchiati, di muri di cinta, di gazoinetri, i suoi personaggi oscuri c grigi. Ma come tutto ciò rende bene l'elemento nuovo entrato nel nostro corredo spirituale! Davide Teniers'era ancli'egli un Raffaelli: eppure quale abisso fra la visione gaja, spensierata e crudele della miseria umana fissata dal primo e quella fissatane dal secondo! Fra il primo e il secondo è nato in Europa il cuore: e il cuore è essenzialmente impressionista. Vede poche cose, ma quelle che vuol vedere: accompagna lo spettatore come una mano di veggente ^ccompagna il cieco: additandogli questo e non quello, il fosso più che il cespuglio fiorito'; il male, il brutto, il dolente più. che i loro contrari. Unilaterale e parziale, ma della parzialità di chi vuol convincere e non sa che farei della olimpica giustizia dell'indifferenza. Degas aveva battezzato Raffaelli : il Raffaello dei cenciajoli. Se fosse possibile che un pittore del tipo del Sanzio dipingesse altro che Madonne e angeli in gloria, la qualifica non sarebbe poi tanto barocca. Ma Raffa, come lo chiamavano gli amici, contemplava umilmente il mondo dall'interno di un casotto a vetri munito di ruote e tirato da una vecchia rozza. Amando di lavorare all'aperto e soprattutto d'inverno,, si chiudeva nel suo studio ambulante, accendeva una stufetta rotonda il cui camino usciva pel mezzo del tetto e sedeva al cavalletto, non senza aver prima slaccato la rozza, chi: metteva a riparo nella stamberga più vicina. Errava, cosi, dalle fortificazioni alle rive della Senna, con ogni tempo, c lavorava gelandosi ora. il petto ora la schiena, grazie alla stufa, assorto nella instancabile ricerca delle mille sfumature madreperlacee del cielo di Parigi. Ci si guadagnò del reumatismi che lo afflissero l'intera esistenza, • che lo ridussero, vecchio, ad abbandonare Parigi per andarsene nel Mezzogiorno. Fece di,tutto: olio, acquerello, acquaforte, scultura. Una volta gli affidarono la composizione di un cartone per la Manifattura dei Gobelins, che divenne un magnifico arazzo sulla Bretagna. Ritrattista eccellente, lascia un ritratto di Edmondo de Gonoourt, considerato il migliore che esista dello scrittore, infinitamente più intuitivo di quello chimerico di Carriere e di quello pensoso di Bracquemond ; e una tela ' acquistata dal Museo del Lussemburgo, raffigurante Clemenceau che parla in una riunione politica. Tecnico peritissimo, aveva scoperto un modo nuovo di fabbricare i colori, del quale andava fiero e che effettivamente gli permise di ottenere una leggerezza e una trasparenza di toni inimitabile. Fu scrittore, a tempo perso, e «i restano di lui delle Passeggiale al Louvre che mi dicono bizzarre, vivaci e piene di osservazioni interessanti. Anche questa versatilità era cosa del suo tempo : sete di comunicare con tutto, di abbracciare tutto, per tutto comprendere e tutto amare; sete di spendersi senza risparmi, senza alcuna di quelle calcolate economie dello sforzo che presiedono alle esistenze ben congegnate della nostra generazione. Mori, naturalmente, povero, da artista, da filosofo e da onest'uomo. Si spense paralitico in un appartamentino modesto, accanto alla moglie malata. Oscurità di destino che tuttavia non gli tolse mai la serenità dello spirito ne la voglia di sorridere, di sè e degli altri. Quando maritò1 l'unica figlia, molti anni fa, tutta Parigi seppe che lo dava duecento mila franchi di dote. « Questi artisti I », mormoravano, invidiosi, gli amici: « Li direste senza il becco di un quattrino, e sono ricchi signori!». Poi, un bel giorno qualcuno riesci a strappargli il segreto della sua munificenza : — E' semplicissimo. Le regalo quattro dei miei quadri ! A cinquantamila franchi l'uno, non fanno duecento mila?... Povero Raffa! Fate conto che la Francia perda con lui, il suo Signorini. Un Signorini più castigato, più maturo, più cosciente del senso umano e sociale della propria arte; più importante, forse, sotto il riguardo della storia del nostro tempo. A settantaquatlro anni. CONGETTO PETTINATO.