Al punto di prima

Al punto di prima Al punto di prima Poiché la nostra posizione politica ci poneva assolutamente al di fuori di quanto si è svolto nei giorni passati fra il partito e il governo fascista da una parte, e partiti, gruppi, personalità liberali e democratiche dall'altra.v ci siamo astenuti da qualunque commento che potesse apparire, indirizzato ad influire in modo qualsiasi sopra una situazione a noi perfettamente estranea. Ora, però, che 1 rapporti tra il fascismo e gli elementi costituzionali sono, per quanto riguarda là formazione della lista governativa, definitivamente stabiliti, una illustrazione di essi, sine ira et studio — qui è proprio il caso di dirlo — appare opportuno e doveroso, per quel compito di chiarificazione di idee, di educazione politica, di risveglio delle coscienze, che è nella situazione attuale, a parer nostro, il più necessario ed ùrgente, e che è, ad ogni modo, quello assùnto, in prima linea, da noi. r In verità, a. commento di quanto è accaduto in questo mese di febbraio, noi potremmo anche limitarci a ripubblicare, tal quale, il nostro articolo del 24 gennaio scorso, « Panorama. elettorale1». Dicevamo in quell'articolo- come la- costituzione della lista governativa equivalesse ad una rinunzia, del fascismo da una parte, del liberalismo e della democrazia (salvo poche eccezioni) dall'altra, alla propria efficienza di' partiti nelle mani dell'on. Mussolini, realizzatore di'un nuovo trasformismo, più vero e maggiore di quello depretisiano. Depretis, infatti, combinando insieme destra e sinistra nelle sue maggioranze e, formazioni ministeriali,' non pretendeva tuttavia negare l'esistenza dei due partiti; senza contare che il^suo-trasformismo si. svòlgeva tutto netllsalnbito della costituzione e del parlamento, mentre quello musso]iniano, al di la dei partiti, vorrebbe mescolare insieme corruzione e dittatura, parlamento e goiveTiTcrpersonale.' Il discorso « duro » di Palazzo Venezia 'deve essere considerato — a quanto fu detto dall'organo fascista milanese, autorevole fra tutti — anche come una risposta a quel nostro giudizio. E certo, talune affermazioni e frasi di quel, discorso esprimevano, più nettamente e significativamente, forse, di ogni altra simile precedente manifestazione, il presupposto antiliberale deKgoverno fascista. Perciò noi parlammo 'di un ch/arim^nto, del quale dovevasi render grazie all'on. Mussolini'; - ma aggiungevamo, subito dopo, corte egli avesse, tuttavia, avuto cura di mantenere un lembo d'equivoco, all'ombra del quale potessero collocarsi i non fascisti di cui egli aveva bisogno per la sua maggioranza e che erano disposti ad aiutarlo. Come - dicevamo in principio, tutti i fnostri apprezzamenti, tutte le nostre previsioni sono state confermate da quanto è accaduto poi. La direzione del « Partito liberale », sftcondo>>il "siiu1 BwMto, non ha diretto nulla e nessuno; essa, in sostanza, ha preso atto delie 'due' tendenze esistenti nel partito, l'una (Giolitti) per liste autonome d\ partito ,(piw—«m carattere—ttevmevoie—>sA-govapnò), l'altra (Salandra) per la inclusione pura è sem plica di personalità liberali nel listone; e sebbene si trattasse di due tendenze notevolmente diverse, 'poich.è, jn r"°'"r"T" % TUA- PHT<B 11 "'i»TìÌTrw.Tvtn del prrrtttn nnm.n partititi n dffll'aUriji Vrm nullaraanjei. le ha disinvoltamente sommate insieme; dopodiché ha inviato il suo segretario politico dall'on. Mussolini perchè potesse ringraziarlo personalmente delle amabilità usategli nel discorso di Palazzo Venezia... oppure della sua pros sima inclusione nella lista governativa. Ma della condotta tenuta nelle presenti contingenze dal partito liberala ct»i».aJ c?njkro^qnje.Jp^àeirte, avremo motivo di parlare ancora. Oggi osserviamo come, appunto per il fatto che la direzione del « Partito liberale.» effettivamente non dirige nulla, il governo abbia dovuto fare i conti con le personalità, con i « leader » Tentò di ottenere.dall'on. Giolitti l'entrata nel listone; ma questi rimase fermo alla linea di condotta stabilita precedente mente. Con Salandra non ci fu bisogno di trattative; l'on. Salandra è da molto tempo favorevole alla completa' sparizione del partito liberale e delle istituzioni liberali. Lunghe e difficili furono invece le trattative con Orlando, De Nicola, i demo sociali. In sostanza, Orlando .e i demosooiali avrebbero voluto, l'uno e gli altri, l'unione elettorale col fascismo mantenendo la propria figura politica, cioè da pari a pari. Ma l'on. Orlando si è dovuto contentare di pubblicare una lettera al Sin. daco di Palermo — aoa««>t-Presidente del jCangigJjo — in cui si riafferma nettamente la sua fede nel liberalismo e nel governo parlamentare; lettera che è rimasto un documento puramente unilaterale. Mentre, infatti, glir organi fascisti hanno attaccato fieramente le idee esposte in. qua) la Hterr. r,tl hrr"" T'"ffata '"'ffn "fT"' v»i^P r-oli|jpp| il governo ha pubblicato in proposito un comunicato ufficiale, estreBwnentfl gfflftri(V1 ad-involuto.-wn in cui tuttavia 61 anerma che esiste un dissenso fra la posizione di Orlando e quella del fascismo, e che ognuno rimane del proprio parere. Vero è che, secondo lo stesso comunicato, il dissenso riguarda « una questione di metodo » e « non è tale da impedire una collaborazione su un programma concreto, rivolto alla sempre maggiore valorizzazione nazionale ». Ma come possa ridursi a una questione di metodo nientemeno che la questione del regime statale sollevata dall'on. Orlando, non è comprensibile. I demosociali, invece, non avendo ottenuto il loro riconoscimento come partito, hanno deliberato di presentarsi a parte, in li6te « flancheggiatrici »; ro- senza, però, la conseguenza di ritiri e defezioni da parte di personalità e gruppi del partito stesso. Ia^-q*ie«to—arr'on. De/ Nieola- lo spambio—di telegrammi fra lui ed il Presidente del Consiglio, nqn bja rivestito alcun significato politico, sé non quello dell'assorbimento puro e senipffce della person ali tà.,poi i ti ca. dell' expHsTa^$t^dsUa_t!amera nell'orbita musgolirfrana. fatto nuovo, dunque, è unicamente questo dei demosociali, usciti dalla formazione governativa, come ne uscirono, nella primavera scorsa, i popolari. Ss essi rimarranno al pùnto in cui, per oggi, si fermano, o, come i popolari, faranno ulteriore cammino sulla via dell'opposizione, ce lo dirà il futuro. Quello che per oggi occorre tener ben presente è che ilj ccjnf unionismo dei partiti, da noi rilevato! nell'articolo del gennàio ricordato ini principio, rimane a base del « listone » Poiché è bensì véro che Orlando — e •tanto più De Nicola e gli altri «liberali»,entrati nel listone — non sono riusciti a ! i , che l'on. Orlando è stato pregato e scoto giurato d'entrare nella detta lista.notìo^ mantenere là"pròpria'' fisionomia di_libe^ rali, o non l'hanno neppur tentato; è vero che il governo ed il partito fascista non hanno riconosciuto né il partito liberale, nò i principi liberali della lettera orlandiana; ù vero, che, anzi, questa lèttera è stata attaccata e nullificata dalla stampa governativa; ma è vero, altresì, che l'on. Mussolini ha ricevuto ufficialmente il ser gretario del P. L. I., recatosi a comunicargli le delib3razioni del suo Partito, e che queste deliberazioni l'on. Mussolini ha accolto ed approvato; che il partito fascista e la pentarchia hanno trattato per molti giorni con il partito demosoclàje per, arrivare ad un accordo; che due lunghe settimane sono state dedicate a persuadere Orlando, De Nicola ed altri liberali e democratici ad entrare nel «Ji,stone », con tanta insistenza da conferme queste personalità non fasciste il Carattere di « pilastri » della lista fascista; stante la sua riaffermata..lede.~parlamentare; e che, infine, il comunicato governativo sulla sua lettera non specifica il carattere ed i limiti del dissenso tra questa fede politica e quella del fascismo, mentre cerca di ridurne l'entità del dissenso medesimo. Se, dunque, il partito liberale ha abdicato quasi totalmente alla sua funzione, e lo stato liberale viene ogni giorno vuotato del suo contenuto,, neppure il partito fascista ha conservato In. sua autonomia e sviluppato la sua logica interna; né lo stato fascista appare all'orizzonte, sia pure ad un orizzonte puramente ideale, come provano certe scorribande teoriche compiute nei giorni scorsi da alcuni giornali romani intorno alla « monarchia assoluta » e al governo « costituzionale puro», accomunati al fascismo da una totale' incapacità ad afferrare i concetti politici più • elementari. Siamo, cioè, come dicevamo nell'articolo più volte ricordato, in periodo di confusione e di liquidazione, non dXdefiiriztoTie'Tdi" creazione. , ""

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