Un Ministero delle Belle Lettere

Un Ministero delle Belle Lettere Un Ministero delle Belle Lettere ( Nostra corrispondenza particolare )— PARIGI, rebbTaio. L'idea diabolica, lanciata da Fernando "Vandérem sulla Revue de Frante, ha fatto versare nello spazio di pochi giorni fiumi di inchiostro. Ma c'è davvero bisogno di questo Miniatero delle Belle Lettere 11l promotore della campagna sostiene che sì • i letterati, chiamati a rapporto da Gastone Picard sulle pagine di un'altra rivista francese, si rivelano generalmente di parerà contrario. Fra i due estremi, il' Governo (Sembra voler pigliare la via di mezzo, do tando la Francia, invece che di un nuovo Ministero, di una Direzione Generale, dove 'verrebbero d'ora innanzi a far capo i vari ì uffici cui le sorti della sua letteratura e dei suoi letterati non sono indifferenti e che attualmente si trovano dispersi tra i vari rami dell'albero amminisbrativo. Se cosi dovesse. finire, la contesa non avrebbe avuto effètti troppo disastrosi. Affidata al signor Paolo 'Leon, ohe-già sovrintende alle Bello Arti, la tutela delle Belle Lettere non importerebbe nessun nuovo aggravio di bilancio e probabilmente non si dimostrerebbe più deleteria di quel che non lo si sia dimostrata finora la tutela delle prime. Ma, in previsione di questo scioglimento anodino, il lato che mi sembra più curioso iu tutta la faccenda e, per l'appunto, non il modo in cui essa finisce, bensì quello in cui è incominciata. > E' incominciata con una disputa fra partigiani e avversari del Ministero in questione, la quale non potrebbe illustrare meglio due indirizzi psicologici, l'uno francese, l'altro internazionale, circa la valutazione dello Stato e del compito che gli spetta nella società, affermantisi ormai come decisivi dall'intera vita politica e civile contemporanea. Il Vandérem, il Picard sono duo tipici esemplari della statolatria impossessatasi della Francia dopo la riforma amministrativa del primo Napoleone. La letteratura è in crisi? Gli edi tori non pagano? Gli autori stentano a sbarcare il lunario? Il gusto si corrompe? Il genio si dà alla macchia? Presto: un ministero! Caveunt consules. Tocca al Governo, questa Provvidenza laica, studiare il male, escogitare e attuare i rimedi. Non è il Governo a occuparsi della Guerra, del Commercio, dell'Agricoltura, dei Lavori '.Pubblici, dell'Istruzione Pubblica ? Si occupi dunque anche della Letteratura, che non è interesse meno pubblico degli altri. :TJu ministro, un sottosegretario, un paio .di Direttori Generali, mezza dozzina di capi di gabinetto, due o tre cento impie£ati: ecco quel che ci vuole per ravvivare 11 sorriso e l'incarnato sul volto della ]angueute Musa. Creare un Ministero delle SXettere è dare un padr3 ai letterati, pr"fani inconsolabili dal mortorio dell'ultimo Principe. Se non a render più intensa la /fabbrica dei capilavori, esso servirà a pro'cacciare stipendi, con relativa pensione, «gli autori che non si stampano, che non si vendono o anche semplicemente che non $x leggono. Forse che non sarebbe già, questa, ragione sufficiente per fondare una animi nistr azione? Chateaubriand, che ministeri""doveva intendersene, diceva, pensando "a sé ma parlando'degli altri : « Col mostrare quello, di cui «no capaci negli impieghi voglio difendere i letterati contro i diplomatici i computisti e gli scribi. Non bisogna tollerare ohe oostoro seguitino a reputarsi al di sopra «li uomini il più piccolo dei quali li avanza di tutto il capo ». Parafrasando il passo delle Memorie d'oltre tomba, il signor Billotey soggiunge, per eludere il rischio che non lo si intenda, abbastanza, che se fosse ministro lui, farebbe il possibile per accrescere il numero dei posti nella sua am ministratone, un Ministero delle Belle Lettere sembrandogli il ricovero ideale dei letterati privi di mezzi di esistenza. La tal divisione, dunque, baderà a tenere a freno gli editori rapaci i e a stimolare quelli pusillanimi, quando non metterà ella medesima una tipografia e delle ballo di carta a, disposizione degli autori pei quali i torchi non vogliou saperne di gemere. Là tal altra curerà la propaganda disciplinando la critica. Una terza regolerà la distribuzione.e l'incremento dei premi letterari. Una quarta sottoporrà al Parlamento, per mezzo di relatori accreditati, tutti i progetti di leggo ^tti a servire la causa dei letterati : quello, per dirla con Enrico Béiaud, sul dominio pubblico pagante, destinato ad assicurare alla loro Cassa Pensioni il godimento per' petuo di una percentuale sulle opere cadute in dominio degli editori ; quello sulla tassa locativa, da imporre, sempre allo stesso scopo, alle librerie circolanti e ai gabinetti di lettura, che ai-rispettivi gestori procurano cggi settanta e ottanta franchi di utile per un romanzo che ne costa sei e settantacinque ; quello sulla ripartizione fiscale, oggi infliggente iu Francia, al letterato un fardello quasi trecento volte più gravo di quello imposto a un orologiaio provvisto di eguale reddito; quello sull'impiego della Stamperia Nazionale all'impressione delle opere di esito difficile e di lucro aleatorio ; quello, per dirla con Andrea Lamandé, sull'obbligo dei direttori di giornali di considerare come accetto e pagato l'articolo nou restituito all'autore entro i dieci giorni o il romanzo non restituito entro i venti, sull'obbligo degli editori di contare le tiratuie per migliaia e non per edizioni, rinunciando a fare appello alla credulità del pubblico con l'annunciargli che un libro ò giunto in un amen alla ventesima edizione quando l'edizione velista di cento copie, e finalmente sullo pene da infliggersi a tutti i guastamestieri della Repubblica delle Lettere: la sculacciatura o le verghe per ohi scrive gratis, il taglio della mano per chi scrive pagando l'ospitalità concessa ai suoi pari, la forca per chi compera la paternità dei parti altrui. Come vedete, ministro o ministero non correranno pericolo di restarsene con le mani in mano. E a chi obbiettasse che un Ministero così inteso sarebbe un Ministero fatto pei letterati e. non per le lettere, i Vandérem, i Picard c i loro numerosi partigiani risponderebbero che anche il Ministero dell'Agricoltura è fatto per gli agricoltori, anche quello dell'Istruzione per gli insegnanti, anche quello delle Poste per gli impiegati postali e anche quello della Guerra pei militari. L'asservimento della funzione, allegano, anziché del secondo alla prima, non è anzi egli il vero segno che l'organo serve a qualcuno, non potendo servire a qualcosa, e perciò la vera giustificazione del suo esistere? Eclo perchè dal jiorno che l'idea di Fernando Vandérem cominciato a camminare, Giorgio LerfijBlt*^ l'emerito presidente della Società dei Letterati di Francia, ne ha perduto il sonno e l'appetito. Affermatosi — enou può essere diversamente — quale istituto od hominem più cho ad rem, il futuro Ministero non renderà esso inutile un sodalizio vantante già, oltre a innumerevoli titoli alla gratitudine dei letterati, ottantacinque anni di vita? Invece di creare una nuova macchina burocratica, suggerisce assennato il Lecomte, distribuite ai letterati il mezzo milione che eisa vi costerebbe: è più semplice e più sicuro, e avrete così almeno cavato d'impiccio tutti gli anni, cinquanta dei nostri! Quando c'è qualcosa da fare, per il bene della corporazione, ci pensa la Società. Durante la presidenza di Marcello Prév06t non ricavò dieci milioni da una lotteria della Stampa? Nel 1908 non ottenne dal Governo che i plenipotenziari francesi alla conferenza di Berlino per la riforma della convenzione di Berna sulla proprietà letteraria fossero dei letterati? Nel 1913 uon arrecò ai propri membri la bella sorpresa di una distribuzione di croci della Legiou d'onore? Niente ministero, dunque, niente Direzione Generale, novità senza costrutto. Imparino, piuttosto, i letterati a valersi con continuità e metodo della Società, in luogo di denigrarla e farsene beffe: e, prima di tutto, si mettano in regcla con la cassa, invece di lasciarsi freddamente affiggere sulla tabella dei soci morosi ! Ma a rassicurare l'emerito presidente sopravvengono gli avversari del Ministero, i quali, vedi caso, escono tutti dai quadri del sodalizio ma sono i soli soci che abbiano sempre pagato la quota. « Le Belle Lettere non sanno che farsi di un ministro », sentenzia Paolo Lévy. <t "Un Ministero delle Belle Lettere, soggiunge Luciano Fabre, il laureato autore di Eubevel, non farebbe se non incoraggiare coloro che l'interesse della letteratura comanderebbe invece di scoraggiare. Gli scrittori che hanno qualcosa da dire la diranno in qualunque modo ». « La sola idea di un Ministero delle Belle Lettere conferma Andrea Lichtenberger, l'autore di Moti petit Trott, ci è esempio del disordine in cui lo migliori intenzioni intellettuali e professionali possono far cadere anche ottimi ingegni ». « La sola idea di un Ministero delle Lettere, ripete Luigi Bertrand, avrebbe fatto sobbalzare i nostri padri. Per parte mia credo intravedere dietro cotesto bel progetto un mostro che gela il sangue solo a pensarlo: la socializzazione della letteratura, con relativo sistema di avanzamenti, gratificazioni, onorificenze e propaganda per gli amici del ministro e dei suoi capi divisione ». G. do la Fouchardicre, da buon umorista, manda al Picard il proprio programma di governo: Ari. l! — Deportare i dieci membri dell'Accademia Goncoiirt all'Isola della salute, dove non .giungeranno mal a metter piede per poco che si dia loro alla partenza il permesso di divorarsi l'un l'altro durante la traversata. Art. 2. — Impagliare a spese dello Stato i quaranta membri ■ dell'Accademia di Francia e metterli in vetrina: quelli civili nel Museo di Storia Naturale, quelli militari nel Museo dell'Esercito. ■Art: 8. T-minorenni d'ambo i sessi colpevoli di ave'r perpetrato un volume di versi o di prosa saranno internati sino a maggiorità' in una cosa di salute e i Joro genitori resi civilmente responsabili verso gli acquirenti del dello volume. Art. 4. — Le donne colpevoli <ii avere esercitato pubblicamente il mestiere delle lettere verranno, fustigate sulla pubblica piazza, e, in caso di recidiva, legate nude sul dorso di un'asina e condotte'attorno per la città... Fabre, Lichtenberger, Bertrand, la Fouchardière, e gli altri che non cito, BinetValmer, Bonardi, Derèone, Divoire, Forest, Frapié, Muc Orlali: o non .cono questi gli « arrivati », i fortunati, coloro cho uon hanno più bisogno di lottare per il pane quotidiano nò per la caccia all'editore ? Anche in letteratura, concludendo, convien dire che lo statismo trovi i propi avversari tra i beniamini della sorba, mentre a sostenerlo sono quello che con gentile eufemismo chiamiamo piccole borse. E' questa una legge che negli altri campi dell'attività umana risulta meno evidente, il pregiudizio della competenza, vietandovi di metterle gli occhi addosso. Ma se il problema della gestione ferroviaria o della fabbricazione dei tabacchi fosse accessibile agli-incompetenti, voglio dire a chi non è ferroviere no tabaccaio ma si limita a prendere il treno quando deve e a fumare quando può, come è loro accessibile quello della letteratura, vedremmo subito come lessero pio o contro gli esercizi di Stato e i monopoli sia una mera questione di censo e di coudizione sociale. Lo grandi boi-se vedono nell'intervento dello Stato un pericolo per le lettere, quelle piccole vedono nel suo non intervento un pericolo pei letterati. Questa divergenza di opinione data dall'epoca che cominciarono ad esserci al mondo letterati forniti di borse grandi. Ai tempi in cui anche i letterati grandissimi avevano borse piccine, l'intervento dello Stato, che allora chiamavano Mecenate, non spaventava nessuno e non presentava pericoli. La Francia, che è, come sapete, un paese di borse piccole, ha finito dunque, contro il parere di Giorgio Lecomte e degli altri pezzi grossi della Società dei Letterati, con l'optare per l'esercizio di Stato e col salutare lietamente la Direzione Generale promessale da Sua Eccellenza Bérard. Le cose del mondo obbediscono, checché ne dicano gli scettici, a una logica rigorosa. Attendiamoci a vederla manifestarsi nelle sue prossime e lontane conseguenze, ossia prima di tutto ad assistere alla moltiplicazione dei letterati, come assistemmo a suo tempo a quella dei ferrovieri e dei tabaccai, senza che per ciò si viaggiasse o si fumasse meglio di prima. CONCETTO PETTINATO. Il Papa non sta bee?

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