Tempesta riformatrice

Tempesta riformatrice Tempesta riformatrice Le riforme scolastiche dell'on. Gentile Si susseguono fitte. L'una non è anche avviata che l'altra è messii già sulla carta. ,Vero è però che anche all'idealismo assoluto, per quanto fecondato dalla forza della giovinezza, tocca fare i conti con la realtà. Abbattere è molto facile, chiudere scuole anche più facile, attuare, è opera lunga che richiede lavoro pazienza e capacità di fare. •Una delle aspirazioni più ardenti e una delle fatiche maggiori della democrazia liberale fu dare scuole a tutti, ai più piepoli villaggi come alle minime borgate, per estirpare quella vergogna della patria nostra che è l'analfabetismo. Le scuole tra noi erano divise'in classificate e non classificate, e questo i Comuni potevano istituire o no, in queste potevano metterò qualunque persona ad insegnare ciò che sapesse o non sapesse insegnare. Era una triste distinzione che favoriva il crumiraggio magistrale e impediva alla classe di elevarsi ; era soprattutto un abbassamento del livello intellettuale. La malefica distinzione finalménte spari. Agli uomini della democrazia liberale parve quel giorno la patria avesse fatto un passo in avanti. Certo l'abolizione di quella distinzione costò all'erario parecchio denaro ; ma a progressi di un paese non si ottengono senza sacrifizi. Certo in parecchie scuole gli alunni continueranno a rimanere pochi; ma per molte scuole il dilemma è : o accontentarsi di quei pochi o chiuderle. E chiuderle vuol dire togliere ogni anno a molti cittadini <— perchè i pochi di ogni scuola sommati insieme fanno un grosso numero — togliere loro la luce dell'alfabeto, vuol dire ripiombare là di dove con tanto sforzo s'era cominciati-a uscire. Si parla sempre d'una nuova grande Italia la quale deve spandere le sue aquile di là dai monti e dai mari: tale Italia non si costruisce senza almeno l'universalità di quel minimo di sapere che è dato dall'alfabeto. Il ministro Gentile nel suo rinnovamento .della scuola elementare ha giudicato invece di dover ritornare all'antico, ed ha ridiviso le scuole in classificate e non classificate. Classificate « le scuole esistenti nel capoluogo dei Comuni c nelle frazioni o borgate quando facciano parte di un corso inferiore cui sia unito il corso superiore o quando il numero degli obbligati sia superiore ai quaranta ». Non classificate e perciò « provvisorie » le altre. Scuole che non resteranno aperte « se il numero dei frequentatori non sia superiore a quindici e quello degli alunni promossi non inferiore la dieci ». E queste scuole «provvisorie» non gestite dai Comuni stessi ma affidate ti « Istituzioni o Enti culturali » anche nei Comuni autonomi. In queste i maestri non pagati più secóndo lo stipendio fissato dalle leggi ma*con una « retribuzione commisurata al numero delle 'lezioni impartite 'e ai risultati didattici conseguiti. Retribuzione ben misurata, perchè l'assegno per ognuna di queste Lscuole è dato agli Enti « sulla baso di sette decimi del costo medio di una scuola rurale unica mista classificata ». Messosi per questa via il ministro è andato anche coraggiosamente più avanti. Una delle piaghe della vecchia Italia erano le cosidette « scuole a sgravio » dall'obbligo dei Comuni di dare ai loro amministrati la cultura elementare. 11 ministro stabilisce ora per legge che « scuole elementari tenute da istituzioni c corpi morali potranno essere considerate a sgravio totale o parziale degli obblighi delle amministrazioni scolastiche e dei Comuni ». Le scuole costano e i Comuni ei possono così alleggerire dello spese. E' l'abdicazione piena dello Stato dalle finalità sue etiche di cultura al proletariato, è la rinuncia quasi assoluta a tutte quelle idealità di elevazione spirituale degli limili' che i partiti della libertà misero sempre in capo ai propri programmi. Per misurare gli effetti di cotesti provjvedimenti, bisognerà naturalmente attendere qualche anno. Oggi nemmeno il ministro saprebbe dire quante scuole per effetto delle nuove disposizioni dovranno essere soppresse. E' tutta una serie di computi che gli organi regionali dovranno pazientemente compilare. Fin d'oggi però si calcola che nel solo Piemonte si chiuderanno 20!) scuole e più saranno nell'avvenire. Ed è una cosa certa per il Piomonte che delle parecchie migliaia di candidati al concorso per maestri elementari clic si è chiuso testé in Torino, pochi soltanto per effetto dello nuove soppressioni troveranno posto. Ora il fatto del Pieinonte si ripete naturalmente per tutto le regioni d'Italia. Ed è facile capire in quale misura non solo ma con quali conseguenze per le regioni più abbandonate, quando' nello stesso Piemonte delle Sfili scuole soppresse, per iniziativa di Comuni o di altri Enti se ne stanno riaprendo appena trenta! Afferrare la congruenza delle direttive del ministro Gentile non è facile per chi non sia addentro nei misteri della sua filosofia. Da una parte fa un passo così deciso indietro verso l'analfabetismo, dall'altra con senso vero di modernità instituisce — o meglio dà i..odo che si instituiscano — piccole scuoto private per le famiglie dei pastori o dei braccianti dispersi per la campagna, dove una scuola regolare non potrebbe per forza di cose funzionare. Mentre economizza i quattrini sulla prima e fondamentale scuola getta il piaro — sia pure per ora soltanto sulla carta — per l'allargamento della istruzione elementare fino al quattordicesimo anno. E instituisce così quelle sesta settima ed ottava classo elementare che dovrebbero inventare la vera scuola complementare. Ci vorranno molti anni — e forse allora del ministro Gentile e della sua filosofia, non si parlerà più — prima che tali sctfylc sorgano in tutta Italia, »a l'esistenza anche potenziale, di tale scuola di coiftpiniciiio elementare mostra fin d'ora l'inutilità dell'attuale scuola complementare màdia, e impone la trasformazione di questa in vera e propria scuola tecnica inferiore, senza la superfetazione del latino, come noi abbiamo sempre sostenuto. Vera scuola di compimento in,vece che può fiancheggiare non solo, ma utilmente sostituire l'elementare è quella '« Scuola d'uvviartento », che si propone di sempre più allargare il Ministero dell'Economia. Sono scuole queste di avviamento il cui « comlilto è di completare la cultura elementare del giovanetto che si avvia a diventare operaio, integrandola con lo conoscenze particolari che gli servono per orientarsi negi ambienti del lavoro ». Nelle grandi città esse già esistono con il nome di scuoid'arte: si tratta di di renderle anche in esse piit numerose e tempre più confaccnti ai bisogni della classe operaia. Così in Torino, e perchè, giustamente per esse, il Governo ammette che' esse possano « sgravare » dall'obbligo del corso elementare superiore, noi speriamo cl*e Torino, istituendone una per ogni rione della città, risolva alla fine in modo ■ pratico ed integrale l'arduo problema dell'istruzione elementare. In quanto al progetto Gentile, perchè esso non rimanga a far pompa di sè solo sulla* carta, bisognerà pensare a preparare sul serio una classe magistrale non per cultura soltanto, ma anche per numero adeguato ol bisogno. Ma allora il ministro, che con tanta fede ha seguito i criteri non sappiamo se più austriaci elio spagnoleschi della .equiparazione dei gradi burocratici ai militari, s'accorgerà che se per ora è possibile far passeggiare i maestri durante la loro carriera fra i gradi di brigadiere e sottotenente, bisognerà bene per i maestri nuovi che compiranno le slesse funzioni dei professori complementari farli marciare avanti almeno fino al capitano. Il che vuol dire far crollare tutta la gerarchica venerabibilitù. della riforma! A ben altro crollo del resto si comincia ad assistere. I due primi tangibili effetti che la riforma delle scuole med!c doveva raggiungere erano la riduzione delle scuole stesse e, in conseguenza, del personale insegnante. Il Ministero era così sicuro dei suoi calcoli che, mentre per una parte metteva in pensione insegnanti fra i più valorosi — anche se non avessero raggiunto il limite dell'età e fossero in condizione di poter continuare con grande profitto ad insegnare per molti altri anni ancora — per l'altra indiceva concorsi misuratissimi. Appena G nosti per l'insegnamento dell'italiano nei Licei delie gi'andi città, tre per tutte le altro della penisola. La riforma ha appena cominciato a funzionare ed ecco elio il Ministero si accorge come di professori d'i-, tal.iano nei soli Licei classici glie ne mancano 150. e che le cattedre per le varie materie vacanti in tutti gli Istituti sono mii-liaia. Per riparare alla falla apre allora un concorso per 1514 cattedre in una volta sola? E' un concorso monstre quale in Italia non si è mai visto, nemmeno — crediamo — per i fochisti delle ferrovie. Dove troverà il Ministero d'un colpo tanti insegnanti? Oggi per sopperire all'urgenza questi si racimolano anche fra i laureandi: domani con un colpo di autorità il ministro — visto che già fa insegnare ai professori ciò che non sanno — può attribuire la facoltà d'insegnar il latino anche a chi no conosce appena i rudimenti, come lia già fatto per gli alunni del Magistero superiore. Ma chi ha il senso della dignità dogli studi, chi non crede che gli insegnanti si possano ini-' provvisare, elii pensa che la condizione prima per la serietà di qualunque scuola sia che il maestro sappia a fondo ciò che deve insegnare e che nessuna filosofia può per se stessa dare, dinanzi a tanto sbaglio di computo, a tanto crollo di previsioni, dopo tanto scompiglio di scolaresca e di professori, dopo tanto subbuglio di programmi sconcertanti maestri e scolarli non può. dinanzi alla nuova mastodontica improvvisazione d'un corpo Jnsegnante, non rimanere dubitoso per l'avvenire della scuola italiana. E' il crollo di tutte le migliori idealità che formarono il vanto e la forza della scuola media che si compie sotto agli occhi nostri. Nò sappiamo in verità se varranno a. ristabilire l'edifizio ii nuovi pilastri politici e filosofici onde il ministro si propone di sorreggerlo. Per i nuovi concorrenti « l'Amministrazione ei riserva di accertare il requisito della regolare condotta, civile e militare, con lutti i mezzi a sua disposizione e di escludere in conseguenza, a suo giudizio Insindacabile, i candidati che non ritenga forniti di tale requisito. Per ciò che riguarda Ha condotta ■militare, l'Amministrazione potrà valersi della facoltà di esclusione anche se concovra l'estremo che il candidato abbia servito con fedeltà ed onore ». Noi non dubitiamo che una filosofia la quale ha il catechismo per gli ignoranti e fa! se stessa catechismo per i sapienti, procederà nella scelta o nell'esclusione del bene e dèi male con criteri infallibili. Ma poiché tuie filosofia è diventata ora dottrina officiale e il partito che la professa si propone come uno dei massimi suoi fini il rafforzamento dell'autorità dello Stato, domandiamo invece so mai tale autorità abbia ricevuto nemmeno da chi aveva per iscopo preciso di sovvertirla, abbia ricevuto mai colpo più mortale. Una Amministrazione dello Stato che' afferma pubblicamente di non prestar fede allo dichiarazioni ed agli attestati delle altre Amministrazioni statali, e perfino di quella che i conservatori di buono stampo hanno sempre ritenuto la più valida di tutto, la Amministrazione militare. Tutto dunque nello Stato soggetto ad errore e privo perciò d'autorità. Una sola autorità infallibile ed « insindacabile»: quella che promana dalla filosofia. Il che noi, i quali non vogliamo che Io Stato non varchi mai i suoi confini, possiamo anche riconoscere. Ma noi soli.