L'Italia e i Balcani dopo il patto tra Roma e Belgrado

L'Italia e i Balcani dopo il patto tra Roma e Belgrado L'Italia e i Balcani dopo il patto tra Roma e Belgrado (Servizio speciale iella n Stampa ») Londra, 30, notte. Fino a staserà: non £ uscito alcun coniftiento sul trattato italo-jugoslavo. Questo silenzio ó senza dubbio dovuto al latto clic il testo ufficiale <)cl trattato c conosciuto a Londra solo attraverso gli ultimi dispacci flall'llalia. L'altro ieri, coinè rammentate, il Times manifestava, verso la conclusione di questo patto, un ■eerto disagio elio era però assai niinor-e <li quello suscitalo nini trattato Ira la Trancia e la Cecoslovacchia. Stasera il collaboratore diplomatico del Dttilu Telegraph, dal canto suo, fa liete accoglienze al trattato italo-jugoslavo. Sotto le prime considerazioni disponibili qui a benché fórse siano di carattere ìturaitiente personale, crediamo opportuno oftrirne un estèso sommario. La firma del patto di amicizia fra l'Italia »! la Jugoslavia costituisce un avvenimento «li altissimo significato internazionale, benché certe preoccupazioni dirette e immediate impediscano al pubblico inglese di dedicare un'attenzione adeguala all'accordo adriatico. Lo scrittore quindi trova notevole clic il primo articolo del patto ometta qualsiasi allusione al 1 ruttato di Versailles. Ciò conteTiscD-al patto med6siu.fi un carattere semplicemente regionale, e l'informatore riferisco che tale circostanza ha creato alquanta delusione a Parigi e a Praga, essendo venuto a mancare quel tanto sperato trai! d'union fra l'accordo italo-jurioslavo <> (lucilo francocecoslovacco. A differenza di quest'ultimo poi, il paltò italo-jugoslavo non sembra sconfinare dalle finalità dei trattati di pace, sotto alcun aspetio particolare. Ksso ignora il veto franco-cecoslovacco alla restaurazione degli I-lolicnyollern. Per giunta non riconferma esplicitamente il veto contro qualsiasi restaurazione absburgica. Tale veto era invece proclamalo in un annesso del trattato di Rapallo. E' possibile tuttavia che il bando degli Absburgo rimanga implicito. La reciproca iteti trai itti Un'altra osservazione dello scrittore, che stiamo citando, fc che il riatto italo-jugoslavo non include alcun tentativo di pregiudicare la eventualità d'una unificazione austro-tedesca, determinando in anticipo l'attitudine deil'lttalia e della Iugoslavia qualora, come dispongono i trattati di pace, la questione suddetta venisse sottoposla ni Consiglio della Lega. E non basta: un'altra differenza essenziale corre fra il patto italo-jugoslavo e quello franco-cecoslovacco. 11 secondo <> caratterizzato dalla mancanza di ogni limite di tempo e procura quindi di perpetuare l'odierno ordine europeo. Il primo, al contrario stabilisce 11 termine della scadenza, limitata ad un solo quinquennio, benché contempli naturalmente l'eventualiià della rinnovazione sulle basi degli avvenimenti futuri. Sotto quale luce vede lo scrittore il mecca, nismo della reciproca neutralità affacciata dal secondo articolo? E' importantissimo die l'impegno alla neutralità sia specificatamente subordinato al caso di attacep non provoca, to. Infatti, così stando lo cose, la clausola non sarebbe applicabile all'Italia qualora la Jugoslavia partecipasse con altri ad un attacco non provocato contro la Germania o quanta, si altra potenza ex-nemica. Reciprocamente la clausola non vincolerebbe la Serbia, qualora l'Italia partecipasse con altre Potenze ad un attacco non provocato contro la Francia. Questo è vero. Ma è pur vero che la Jugo. slavia sarebbe tenuta alta neutralità qualora la Francia attaccasse l'Italia, mentre nel caso che l'Italia attaccasse la Grecia, la Jugoslavia non sarebbe affatto obbligata a rimanere neutrale. Quest'ultima, per altro è una eventualità che una prossima intesa italo-greca do. yrebbe eliminare definitivamente fra breve. Lo scrittore non lira da questi suoi rilievi «una osservazione abbastanza ovvia, ossia che nel sistema delle possibilità prospettate, la Francia è protetta mica male. Naturalmente questa è tutta accademia. Ma tra le deduzioni del colaboratore diplomatico del € Daily Telegraph » ne figura una, secondo cut, nel caso di un attacco francese entro 1 prossimi cifanrilocromqmtrstTgsbggdvsinlàsstenpl'ovsilevdceJrgdrzboèlnrnesamaEclrpicplpBppdrcpBPcss»pctndqiz cinque anni, l'Italia potrebbe benìssimo confare sulla neutralità dall'altro lato. Ma questa neutralità si risolverebbe anche in una. barriera contro ogni possibile aiuto di terzi più lontani. Non può immaginarsi, nerraso ili un cotifjitto, clie la Germania e l'Austria potesse, ro" prestare man forte a chicchessia, direttamente e indirettamente, nel prossimo quin. qucnmo. L'Ungheria, ad esempio, sarebbe messa Inori concorso dalla barriera di neutralità attraverso l'accesso all'Italia. Ma questi, ripetiamo, sono ragionamenti sul vuoto. Tutto andrà benissimo. Grecia, Romania e Ungheria Naturalmente, lo scrittore del Dui//; Telegraph osserva poi come il Trattato lituo-jugoslavo non intaccherà l'alleanza difensiva stabilita flit la Jugoslavia e la Grecia nel maggiol914 celio potrà esser denunziata nel maggio prossimo, ma rimarrà operante nel caso di mancata denunzia. Vero è cito una Convenzione annessa al nuovo Trattato stabilisce che quest'Ultimo non contempla nulla di incompatibile col Trattato di alleanza fra là Jugoslavia e la Romania, mentre invece sorba il silenzio sul Trattato greco-jugoslavo. Lo scrittore tuttavia si fa rassicurante, riferendo che Pasic a Roma uaui ha manifestato alcuna intenzione di clta-Bz-iurc nel prossimo maggio l'alleanza oon^pGiecia. « Ciò e tanto più improbabile — prosegue l'informatore — dal momento che ora esisto od Atene un Governo vcnizolista e che la vecchia amicizia fra l'Inghilterra e la Grecia si trova nuovamente cementata. Giova inolile considerare che oggi la politica inglese e quella italiana statuito seguendo vie convergenti, verso fini comuni di pacificazione, di riconciliazione, di ripresa commerciale e cercano entrambe di scongiurare ogni nuova egemonia ili Europa ». L'approvazione esplicita dell'alleanza fra la Jugoslavia e la Romania, secondo lo scrittore, deve piuttosto considerarsi come un segno del parallelismo, se non della identità, degli scopi della politica italiana e di quella rumena nell'Europa orientale. Non è annunziato oggi stesso che la Romania accetterebbe dall'Italia quel prestito che la Francia le offers? invano? L'annunzio naturalmente non è ufficiale, ma il collaboratore del Daily Te legraph ritiene molto probabile la stipulazione di un quasi immediato accordo italurumeno accompagnato da un prestito italiano, anziché francese, e di carattere piuttosto economico che militare. « La diplomazia italiana — soggiunge lo scrittore — si è mostrata recentemente molto attiva in Polonia e -negli Stati balcanici non meno che in Romania ed ò stata assis ita anche dalla finanza e dal l'in (lustri a italiana. Essa spera di agevolare da un lato un sollecito accordo con la Russia e dall'altro con la Polonia e la Romania. Possibilmente verranno sollecitati appoggi inglesi a questo piano pacificatore. Si tratta di una grande idea che Palazzo Chigi sta supplementando con un'altra ancora, la quale è forse anche piti difficili a realizzarsi ». L'Italia, ili virtù del suo nuovo patto con la Jugoslavia, abbandona in definitiva ogni proposito di incoraggiare l'Ungheria e la Bulgaria nei sogni di riconquista militare. In pari tempo essa si propone di procurare ogni possibile apertura economica. Resta a vedersi se in entrambi 1 casi la causa dell'irredentismo non eleverà ostacoli ad una riconciliazione su queste basi. L'alternativa polrebbo essere una nuova gravitazione di Budapest e di Sofia verso Parigi, oppure di Parigi verso quelle due capitali, come ac cadde nel ì'Jìl) quando il signor Paleologue stava alla testa del Qua! d'Orsay. Tutte queste prospettive appassionano lo specialista » Giammai fu giuocata stilla scacchiera diplomatica una partita più interessante » conclude egli a ragione. L'interesse delle partite di scacchi in cui le pedine vengono poste nelle mani di piccoli portieri'e degli accenditori di stufe del pianterreno europeo ne quista un aspetto singolare anche perchè ha il destino di determinare qualche grossa zuffa. esdaaiircPOTslPfdfvalPmmcsoocosPzzpsGrpintssmcdicnaFAML

Persone citate: Paleologue