Ricordi ed ipotesi nella stampa francese

Ricordi ed ipotesi nella stampa francese Ricordi ed ipotesi nella stampa francese (Servizio speciale della • Stampa •) ' Parigi, 23, mattino N'el pomeriggio di ieri, verso le 18, al terzo Congresso comunista francese, riunito a Lione, venne annunziata la morte di Lenin. Il presidente, Guy Oaram, invitò i delegati ad alzarsi; nel gran silenzio della sala, Boris Souvarine disse : «xoi abbiamo appreso la più spaventosa notizia: Lenin è morto!». VHimianilé, la quale è apparsa inquadrata a lutto, ha inviato ieri sera al Comitato esecutivo dell'internazionale comunista questo telegramma: „ VHumanité piange, con l'immenso popolo di operai e contadini, il grande comunista e l'uomo di Stato d'ingegno, di cui bea si conosce il compito assolto per la fondinsionc e per il rinsatdamento della prima rivoluzione proletaria. ?ioi uniamo particolarmente il nostro doloroso lutto a quello de,! nostri fratelli di Russia, privi della più sicura e più luminosa loro guida ». Lenin nell'ora tragica Un giornaista francese, Enrico de Korab, collaboratore «lei Petit Journal, che si trovava a Pietrogrado l'8 novembre 1017, al momento in <*ui scoppiò il colpo di Stato bolscevico, rammenta il colloquio che in quella occasione egti ebbe con Lenin. Il successo del colpo <u numio bolscevico fu talmente rapido e facile c/ic nessuno lo prendeva veramente sul serio, e nemmeno Lenin, llterzo giornodel trionfo bolscevico le persone così dette bene informate confidavano con la massima serietà che quell'avventura sarebbe stata ben presto liquidata. lUn esercito cosacco, comandato da Krnsnoft, aveva riportato una grande vittoria a Gatoliina, e marciava contro Pietrogrado, ove sarebbe penetrato da un momento all'altro. Fu in quel momento, cioè, « al principio della fine », come si diceva a Pietrogrado, che il De Koirali si recò ad intervistare il capo del movimento in quell'Istituto Smolny, sperduto in' un lontano quartiere, isolato e non illuminato di Pietrogrado, dove aveva posto il suo quartier generale. L'agitazione nell'Istituto era grande; alcuni borghesi, che portavano berrettoni di astrakan, muniti di bracciali rossi, correvano in ogni direziono, trascinando mitragliatrici, installando sulla scalinata del palazzo i cannoni di marina. Pareva che tutti si preparassero a sostenero un assedio in piena regola. Dopo molti giri nei corridoi del pi:. lazzo, scmorè fianchegpiato da due guardie rosse, con la ba]emetta in canna, il De Korab l'iusci a trovare in una camera Lenin. « Ili trovai di fronte — scrive il De Korab — ad un uomo in « redingote » color marrone, senza colletto, con la barba in disordine, che, fissando su di me i suoi grandi occhi azzurri, esclamò: « Non è .questo il momento di farvi dichiarazioni, perchè l'ora è tragica; bande bianche marciano contro Pietrogrado. I nostri meno bene armati, sono obbligati a ripiegare. Ma potete dire nei giornali francesi che questo primo insuccesso non ci scoraggerà. Io non ho mai pensato di poter fare la rivoluziono in un. giorno. Noi ricominceremo, ricomincerò sempre, o quando avremo Analmente trionfato, colpiremo duramente la borghesia francese; passeremo la spugna sugli eserciti russi o impediremo la vittoria della Francia militarista e capitalista, ritirando le nostre truppe dal combattimento »., Il De Korab comunicò a quell'epoca questa frase minacciosa al eternale che rappresentava, ma la censura la sostituì con una diecina, di righe in bianco. Ma un'ora dopo il suo colloquio con Lenin, la guardia rossa, montata su automobili e autocarri, rientrava trionfalmente all'Istituto Smolny, conducendovi legato e incatenato Krasnoff, i cui cosacchi ed i cui fantaccini avevano preso la fuga. Idi curaiu l'infanzia!.•« " Uomo di purezza cristallina „ L'inlransigeant ha intervistato un 1 Industriale, che fu di Lenin imo dei più fedeli amici. ■ L'orerà di Lenin — ha detto l'intervistato — può essere discussa, ma egli personalmente fu di una purezza cristallina. Lenin aveva preso nel cuore dei mugik tutto il posto che vi occupavano gli Cser. Oltre alla sua proverbiale semplicità, due ' qualità contribuivano a renderlo popolare, era un. grande oratore, non come Jaurès, ma di una chiarezza e di una profondità tale che . la sue parole si rendevano accessibili alle mosse; inoltre egli intuiva esattamente e sentiva lo stato d'animo del popolo, aveva la prescienza dei suei pensieri. Si ricorda infatti che a Brest-Litowsky.' allorché si tratto colia Germania, tre erano le correnti che si trovavano in lotta. La sua trionfò. « Bisogna firmare la pace — egli affermava — perchè i mugik non vogliono più furo la guerra ». lo sono stato personalmente testimonio ili sorde manifestazioni dell'esercite russo, die mi permettono di dire quanto questa visiouo della realtà fosse sincera. Lenin può dirsi sia morto per il troppo lavoro a cui si era sottoposto. E' una morte dovuta a surmenage. Lavorava, venti ore al giorno. « Sono un morto in sospeso » — egli aveva l'abitùdine di dire e si rifiutava ogni distrazione. D'altra parte, non ne avrebbe avuto nemmeno il ìempo. Aveva il coraggio di rimanere per delle ore seduto in una poltrona continuando a lavorare purché non fosse ritardato uen> meno di un minuto l'invio di un telegramma, Nonostante tutto quanto si e detto, Lenin è rimasto povero. Prima di ritirarsi malato la una campagna presso Mosca, abitò colla famiglia due piccole camere al Kremlino % precisamente al disopra del padiglione riservato agli czar. Le sue camere erano quelle che ai tempi degli czar venivano occupata dai domestici, poiché s'ignora in Francia che i bolscevichi hanno rispettato gli appartamenti imperiali che sono diventati dei musei. Anche quando abitava a Zuiigo, Lenin visse nella soffitta di un calzolaio. La sua miseria fu piena di episodi ad alcuni dei quali io sono state anche testimonio. All'inizio della rivoluzione l'alimentazione, com'è noto, era molto diffìcile. I contadini, che non volevano che il loro Lenin soffrisse la fame, gli facevano pervenire burro, uova, latte e farina l.pnln non incotto mai questi regali e senza, aprire i pacchi li inviava agli orfanotrofi ed ai hrerotrofi, I! principale compilo ,jj ,m Governo — egli aveva l'abitudine di osclamure— ed il suo dovere più sacro, è quello 3BBBHBHH