I due discorsi politici di ieri a Torino

I due discorsi politici di ieri a Torino I due discorsi politici di ieri a Torino La situazione e le elezioni secondo l'on. Turati Numerosi funzionari di polizia, con alla lesili i! vice-questore cav, uff. Fedele, molli figenii investigativi, un reparto di milizia nazionale della Cesare Battisti, un drappello di carabinieri: questo il servizio d'ordine stabilito ieri mattina attorno al teatro Scriba, dove. l'on. 'furati doveva tenere l'annunciato discorso politico. L'ingresso, al teatro, apeno mollo prima delle 9,30, fu molto dittici le per tutti, impossibile per molti. Un, considerevole numero di persone, allo scopo di regolare l'ingresso, lecero si che l'entrata angusta del totale fosse sempre ostruita, di modo che molta gente alle 10 dovette tornare indietro, cedendo magari il biglietto d'invito a persone che ne erano sprovviste e che desideravano entrare In teatro. Con tutto ciò la sala apparve ben presto gremita in platea, nei palchi e nelle gallerie, mentre sul palcosuinico il gruppo, numerosissimo, dei membri del Comitato promotore si andava disponendo in semicerchio attorno al tavolo preparato per l'oratore. Quando il leader dei socialisti alle 10,45 ap-; parve sul palcoscenico, attorniato da numerosi deputati ed accompagnalo dall'avvocato on. Francesco Frola, scroscia un fragoroso unanime applauso, commisto a grida di. «Viva il socialismo!», «Viva la libertà!». L'on. Turati deve attendere qualche minuto prima di iniziare il suo discorso, e quando l'onda dei battimani si affievolisce e si estingue, prende a parlare. Egli inizia il suo diro con alcuni periodi frizzanti e" scoppiettanti di arguzia mordace, ma poi, procedendo nel vivo degli argomenti, diventa più cauto, sorveglia la precisione, dall'espressione e parlu più Icilio e riguardoso. L'aspettazione che si é andata creando negli scorsi giorni intorno al suo discorso, la speciale situazione politica del Paese ed il delicato momento proelettorale, evidentemente hanno influito sull'oratoria dei deputato di Milano. Egli esordisce ringraziando del caloroso saluto portogli dal pubblico, e dice: « Vi ringrazio del saluto- cortese, ma io vengo, come ben sapete, a recarvi la voce dei moni, la voce dei morti infraciditi, di coloro che rappresentano la mentalità passatista, la mentalità superata da uno stupidissimo secolo, che la voragine del tempo ha inghiottito e travolto. Vengo in nome di coloro die erodono ancora, non per consuetudine ignava di cervello, ma per convinzione profonda, credono ancoia nel cadavere putrefallo della Dea Libertà, che non vorrebbero calpestata. Fra cadaveri ci si aiuta a vicenda {Ilarità). E saluto voi tutti, che con diversa fede politica siete venuti a questo macabro convegno crepuscolare ». E prosegue constatando che, di solito, 1 morti non danno più ombra ai vivi, ai giovani, ai forti, ai sopraggiunti. « Invece si spiitc un certo brusio dL-luori come di gente che si allarmi, che tema dei tiri birboni che i doranti fanno ai vivi, e mi viene alla mente un vecchio motto cristiano: la morte é la porta della vita». Rende omaggio a Torino ed al prode Piemonte, che videro dopo la fatai giornata di Novaia rispondere le gioinato del riscatto, che videro i trionfi di .Vittorio Emanuele, di Cavour, di Garibaldi, di Mazzini,, uomini dalle mentalità affatto diverse, ma che il sereno senso critico della storia unificò in una sola apoteosi, che seppero darò l'Italia all'Italia, la patria agli italiani. La libertà « E fu, o signori, patria di libertà, della libertà tante volte minacciata, contesa e vilipesa, conculcata ed uccisa, sempre rinascente come la Fenice, sempre risfavillante nel suolo. Anzi, patria e libertà furono in due nomi un solo subbiet.to; nessuno pensò mai che potessero divellersi come la forma e la matrice, come il sole e la luce, che soltanto nella Genesi di Mose e nel catechismo del ministro Gentile possono apparire disgiunte. Ora, i rinunciatari, di uomini che hanno nel programma di accontentarsi seni pre e di tutto, di uomini dall'eterno compromesso, ce ne furono sempre; hanno tante volte pensato di conquistare una mezza libertà, mia mezza servitù per barattare quo sta con qualche beneficio materiale immediato. Ma questi uomini si appartarono dal la cronaca, non balzarono vivi nella storia,, e dalla storia furono ripudiati «Hitenuero i .profughi d'Italia, quando l'Italia era terra di morti (altri morti, che sono riuscitati) e la patria era fuoruscita con loro, ritennero che non è patria dove non è. libertà; qualunque sia la stime, qualunque sia la favella, qualunque sia la longitudine e la latitudine, dove non è libertà è terra di conquista, è terra coloniale, ò terra dominata da stranieri. Ed un po' anche viceversa, ogni ferra libera è un po' patria dell'ospite sacro, del fuggiasco, augusta, elle diventa un simbolo col quale n iiel quale è fuoruscita l'anima della patria sua. Oggi, a sentire i nuovi apostoli, i nuovi pastori, tutte queste sono rose morte, oggi una specie di anatema grava sui loro tenaci assertori. Perdi?) essi sono morii, bisogna ucciderli, bisogna boicottarli. Ciò si afferma iti tutti i giornali del Governo, ogni giorno, oserei dire, tutti i giornali, perchè quelli che non sono del Governo si coniano sulle dito dello due mani. E ciò che é più caratteristico di miest'ora è che un'impressione simile, un desiderio di nuovo ha invaso anche menti che sino a ieri furono aperlp alla luce. Ed il nuovo è. un brano di medio evo rinverniciato e rifinito, che sembra nuovo semplicemente perchè fu dimenticato. Da Platone a Cristo, da Btidda a Tommaso Moro e Campanella, da Lutero a Stuart. Hill, tutti i pensatori della vecchia èra sono messi in cauta quarantena. Soltanto Metlernick sbuca per il buco della cuffia. « Insomma, la storia dell'umanità .ha bisogno di nuovo. Quelli che soprattutto sono nresi di mira sono coloro che si sono fa'ti paladini della liberili, che sostengono che la libertà è la luce necessaria alla vita, che-è | l'essenza stessa della vita, che è la proflj lassi e la difesa conno tutte le corruttele, [presidio unico della verità, la lancia (per I usare la vecchia frase imparaticela) che. feI lisce e risana le niaghe. Soprattutto sono : fatti bersaglio quelli che da queste premesse cavano sul terreno economico e sociale le conseguenze necessarie. Da Pomagnosi a Pa! squale Villari queste teorie di libertà furono evidentemente un refuso del libro della storia umana. Non è più vero che la plebe, che fu promossa a popolo, che ha gustai» 1 frutti terroni dell'albero della libertà, abbia bisogno di questa libertà; non è più vero ohe il popolo non possa vivere in istato di servitù. Non è più vero lineilo che si credette sino a Ieri : che sia stato un bene l'avere concesso | il suffragio universale, di avere accordato la sovranità politico. Unito è vero che-si giunge ora persino n negare il regime costituzionale nelle officino e nel lavoro dei campi. N'on è più vero clic sulle baionette non ci si possa .sedere, oppure sulle bombe, oppure sui boccali di olio di ricino propinalo in abbondanza agli avversari. Tutto questo non è vero, fu un errore di quel fantastico Camillo di Cavour la celebre frase che mia pessima Camera valga meglio di un'ottima anticamera. Oggi l'anticamera è lutto. Ed ti ooinin. Bianchì ha rabberciato la fisima del vecchio conle. Non è più vero che il lavoro nrono, servila, itmillato sia meno redditizio, tanto che gli schiavisti vi hanno rinunziato, che il capitalismo stesso ner fiorire, prosperare ed espandersi abbia bisogno di una maeIranza cosciente, conio l'albero ha bisogno dell'ossigeno. Deliri! e fantasie di filosofo sorpassato e travolto ! ». Quindi l'oratore afferma che il socialismo MSJSJ vena perchè osso stesso è vita, perché è il solo fenomeno universale che oggi trionfa in Inghilterra come ammise Astrofili che e un liberale. « Ma è un liberale ingleseI » (appJausij. Domani si affermerà in Francia, nel Giappone, nelle due Americhe.-. Voce: E poi in Italia... ,—: Si, in Italia clic è, non per colpa sua tributaria dell'estero per le materie prime. Essa non potrà rimanere isolata in un'Europa che volgo a. sinistra. "Affronteremo la lotta elettorale,, L'on. Turati dice poi che egli non può fare un discorso elettorale, quantunque tale intenzione gli sia stata attribuita dai giornali, qualcuno dei quali stampò che il suo discorso sarebbe stata una presa di posizione. « Ebbene o signori, e compagni, noi socialisti unitari non abbiamo nessuna posizione da prendere; noi abbiamo soltanto delle posizioni da difendere per quanto possibile e mantenerle. E, se volete, da riaffermare, da precisare. Questo di definirsi, di rendere conto di sè, il mostrarsi qual'è è al compito quotidiano di ogni parlilo che si rispetti ». Accenna, qui, al formarsi e riformarsi di gruppi e gruppetti, anime ili pena sotto il sole elettorale, e aggiunge che la definizione di un Partito non esce dalle chiacchiere elettorali!, esce dall'azione costante, dalla predicazione costante, esco tlagli interessi che questo partito rappresenta, esce dalle sue tradizioni. E ogni partito non definito, è un partito finito, anche se è sul cominciare. E soggiunge : « N'on vi faccio un discorso elettorale per molle ragioni che accenno appena, perché i comizi non sono ancora indetti, perchè coloro o colui che a questi comizi elettorali deve dare il « via » non ha ancora detto l'ultima parola, perchè enormi equivoci restano nell'aria, speeiulmente ned campi avversari, perchè'l'atteggiamento di un partito al postutto è sempre in funzione dell'atteggiamento degli altri partiti, perchè, finalmente, anzi, prima cosa, non ha ancora nulla deliberaso il mio partito, di che cosa voglia essere o non essere, fare e non fare. Vi dirò il mio pensiero personale, perchè non 'intendo affatto — in questo momento cosi delicato — sovrap pormi al partito. E per un altro motivo pre manente, assorbente, vorrei dire pregiuriizia le: Noi siamo di quei morti (perchè tali ci vogliono) che — direbbe Ugo Foscolo — han no o avranno poche gioie dall'urna. L'urna, anche l'urna elettorale nulla ci prò métte e nulla -ci fa temere. Nec spc ner, metus. L'affronteremo, perchè un galantuomo non scappa quando si impegna una battaglia, perchè è dovere affrontarla, perchè bisogna pur rispondere agli appelli, magari per ri spondere a fronte alta e a voce alta: Assente. L'affronteremo come potremo senza speranza, senza illusioni, perchè noi pensiamo che di una prova elettorale che qualche cosa significhi nell'ambiente italiano, l'ora non è ancora scoccata. Non se l'abbia a male nessuno, constatiamo un fatto che può essere buono o cattivo, secondo i punti di vista: noi siamo costretti a negare, ai prossimi comizi un vero valore sosianziale. . Oggi, quel suffragio universale che virtù di §opolo e accortezza di governanti avevano ato all'Italia, quel libero suffragio è non soltanto adulterato, ma di fatto è — non dirò finito — ma sospeso. Dalla prova delle urne potrete desumere qualche sintomo, come da qualunque esperimento, ma non caverete nè una diagnosi, nè una prognosi, nè una terapia. Non vi è uomo di buona fede 'e mi appello a quei generosi, sinceri fascisti che possono esserci) il quale abbia seguito gli avvenimenti, che ricordi le migliaia di amministrazioni comunali occupate o destituite, i commissari regi sparsi in centinaia e centinaia di Comuni del regno; le totalità di voti raccolti in ambienti che fino a ieri erano socialisti, q popolari, o democratici, a favore di una lista fascista. Non c'è nessuno che in queste condizioni possa dire sul serio che nell'Italia intera, (l'Italia è specialmente rurale; non bisozna badare ai grandi centri, come Torino, Sfilano, Roma) si possa dare con piena libertà e con piena coscienza, il voto che ?,i vuole. Anche se il Governo, e anche se i direttori fascisti lo volessero ». A questo proposito l'oratore cita il caso di mi Sottoprefettn die chiamò asè il Commissario di un piccolo Colmine operaio piutiust-i organizzato, dicendogli che doveva rendersi garante che alle elezioni doveva intervenire almeno il 70 per cento degli elettori e che la lista, quella cara al sottoprefct.to e che voi immaginato doveva avere il 69 per cento dei voti. 11 povero commissario rimase un po' imbarazzato. .Si gratto la pera. Chiamò i capi locali del fascismo i auali comodamente gM nsposero che più di 15 voti iìii quel connine la lista del fascio non avrebbe penilo avere. A questo punto un giovanetto, dal loggione grida >a Turati: — Sei in mala fede ! Dei palchi e dalla platea si rimbecca vivacemen.le l'interruttore che t> zhUw da timo il pubblico e l'oratore può proseguire Ciò che fa procedendo ad una caustico critica della nuova leggp elettorale « la quale — dice — fa i conti in questo modo: 25 uguale a di, un quarto uguale a due tei zi; 134 uguai';,.a. •t~>6 ~ e Pitagora si impiccili .-ù Campi Elisi al primo albero che trova — Se aggiungere cìic con questo specialissimo congegno si e inteso creare una maggioranza salda « compatta al Governo, si comprende come l'imminente lotta elettorale non possa avere che un interesse mollo relativo. Infatti ]p elezioni in queste condizioni possono essere un'ottima cosa, ma non lo sviluppo anzi saranno 1 antitesi del giudizio elettorale alla prova elettorale ». Dopo aver dichiarato che con questa leggo in Italia c'è un solo elettore il quale si elegge la maggioranza e che il Palamento cosi cos: unito non potrà servirò che a far credere all'estero che in Italia vi è ancora una parvenza di regime costituzionale. Foratore passa ad esporre la terza parto del suo iliscorso. Socialisti, massimalisti e comunisti La terza parte consiste nell'esame dei rapporti, fra i Partiti politici e specialmente quelli fra comunisti, massimalisti c socialisti. Afferma anzitutto che in genere non vede possibilità di coalizioni o di complotto di cui si va di tanto in tanto chiacchierando. Dice che i .socialisti sono dei democratici Se la democrazia, come accenna ora nell'Italia, dovesse fallire ai suoi compiti, toccherà a noi essere la democrazia. Non è la prima volta che questo avviene nella storia, non è la prima volta die dei partiti che hanno altri fini fanno quello che altri partiti avrebbero dovuto fare. Spiega poi che il chiamarsi unitario è ciò die distingue il suo Partito dai comunisti e dal massimalisti. E tratta brevemente dei comunisti, dicendo die vi sono due anime nel socialismo: la comunista e Iti social democratica. Bisognerà che i massimalisti si decidano. A proposito della guerra ricorda il suo discorso alla Camera nel quale incitava a a rifare l'Italia ». « Vi sono ì ravveduti _ dico — come vi sono i ravveduti della guerra come vi saranno i ravveduti del fascismo. Nessuno possiede l'orologio che segna i minuii delle ore. future d'ella storia, chi può ridere dei nostri peccati scagli la prima pietra. Ora questa genesi del nostro partito si può riassumere iii tre concetti fondamentalil.o Concetto della violenza e della dittatura'; i.o concetto del gradualismo dell'evoluzione; 3.o concerto della Nazione. Chiarisce brevemente questo concetto e con. elude cosi: « Troppe cose ho trascurato die dovevo dirvi, e troppe ne ho detto che non entravano nel mio discorso. VI chiedo veni». Signori, il mondo ba un enorme bisogno di pace. Di pace che non è la imbeile quiete degli ignavi, ma è la solidarietà operosa nella lotta contro le difficoltà della vita. Il mondo, di Europa specialmente, sembra oggi Invaso da una specie di mania suicida, vedete che cosa ha fatto lo sciovinismo frances» di fronte alla Germania, nella Rulu*. I miliardi sciupati, le vie frantumate per distruggere una stirpe che onora l'umanità. Ultimo episodio significativo: il franco che piglia Jt contagio dal inarco. Questa solidarietà,, necessaria, la. cui mancanza ci allena l'America, ha fatto dire l'altro giorno al generale americano Daves, esperto della Società delle Nazioni, che inette in pericolo non solo la civiltà, ina . l'esistenza stessa .delle razze delle nazioni europee. Questa solidarietà non la otterrete senza elevare chi ha più interesse di essere elevato; la forza politica, morale, del lavoro nel vostro paese. Il fenomeno post bellico è fragile e temporaneo: la crisi si risolve malgrado tutte le mosche cocchiere. Nè gli orrori del bolscevismo, nè quelli del fascismo potranno impedirlo, ina occorre elevarci, o signori, in un ambiente di maggior comprensione, di tolleranza e nobiltà. Tutti i problemi concreti esigono una soluzione pronta; perciò giovani compagni, in verità vi dico, che il mondo avrà presto bisogno di voi e perciò osannando oggi al socialismo, corretto dagli inevitabili erróri di tutte le cose umane, ritemprato dalle sventure — e in questo .monicnio quasi benedirei il fascismo rolle sue brutalità perchè ci ha permesso di ritemprarci — io credo fermamente di levare un osanna per la più dande civiltà del mio paese, per la più- grande civiltà del genere unianol ». 11 pubblico scatta in piedi e prorompe in una grande, lunga, calda ovazione. Molti si apprestano ad uscire — sono passate le 12 — ma Fon. Francesco Frola scampanella e, ottenuto un relativo silenzio, annunzia che il maggiore Freguglia degli arditi ha chiesto il contraddittorio, che è stalo concesso, e prefa il pubblico di ascoltarlo serenamente, infatti il Freguglia si avanza al tavolo e premette che non parla in nome del Fascio ma per gli arditi d'Italia, soggiungendo: « non per gli arditi del popolo il cui duce si occupa di altre faccende... ». Quasi tutto 11 pubblico a queste parole si alza e se ne va, mentre si iniziano fra i rimasti vivaci scambi di parole ancora più vivaci. Tuttavia il Freguglia prosegue parlando sul tema della libertà. Vediamo l'on. Turati che prende appunti, evidentemente col proposito di rispondere, poi, all'oratore. Questi accenna all'episodio del generale Agliardi che in un paese, di Romagna venne disarmato dai sovversivi. Molte voci si levano, in coro : — C'era Mussolini, c'era Mussolini! Freguglia: -- Si, c'era Mussolini, ma si è ravveduto. L'oratore aggiunge ancora alcune parole che nel trambusto scatenatosi nella sala non si afferrano. Fra i pochi rimasti • scoppia qualche diverbio. Vola anche qualche pugno e qualche bastonala. Ma pòi tutti escono. Fuori, nella via, un numeroso gruppo di giovani passeggia davanti al teatro, dal qua. le escono gli ultimi ritardatari, cantando e gridando. Si avanzano i carabinieri ed i militi fascisti e sgombrano anche la strada senza incidenti e la calma ritorna quasi subito in quel tratto di via.