Il gioco parlamentare di Poincaré tra la Ruhr e il franco

Il gioco parlamentare di Poincaré tra la Ruhr e il franco Il gioco parlamentare di Poincaré tra la Ruhr e il franco (Servizio speciale della s Stampa ») Parigi, 18, nodo. 1 4+5 voti favorevoli ottenuti questa seva alla Camera da Poincaré vanno considerati come una .sorta di compenso accordatogli dalla sua maggioranza per quelli lesinatigli ieri c per quelli che probabilmente gli verranno lesinali domani, quando si tratterà di discutere il progetto fiscale. Più interessante è invece il fenomeno del voto favorevole dei radicali. Esso conferma il proposito, già più volto segnalatovi, del partito di non tagliare i ponti che al momento voluto potrebbero consentirgli di rinunciare al presidente del Consiglio o di esserne raggiunti. La tesi di questo liavvicinamento virtuale, per quanto lento, e dissimulato, si succede ad intervalli che non sarebbe eccessivo qualificare di calanti. Le sole concessioni promesse ieri in fine di seduta da Poincaré concernono il progetto di legge sulle pensioni ed i decimi addizionali sui diritti di dogana, ossia precisamente sul punto delle proposte Delasteyrie, che più aspra opposizione incontrano presso il Sonalo : mentre nemmeno una parola venne detta sull'abolizione dei monopoli, cara alla destra. E' vero che tra i precetti dell'arto di vivere, e in conseguenza di quella di governavo, uno dei principali è appunto il non rifiutare che agli amici e non concedere che ai nemici ; ma errerebbe chi credesse che il risultato di tale procedimento non abbia ad essere qualche volta quello di perdere gli amici senza riuscire ad accattivarsi i nemici. Gli umori della maggioranza sono oggi, ad onta delle nuove accoglienze calorose concesse alla politica estera di Poincaré, tutt'altro che sereni ed il Umore di consentirò al Governo sacrifìci dell'entità di quelli richiesti, senza avere la certezza di riceverne in contraccambio il giorno delle elezioni tutto l'appoggio desiderabile, si propaga a vista d'occhio. «Il Ministero — confessa con sincerità il Journal dc.t Débals — domanda alla maggioranza di approvare dei provvedimenti che saranno impopolari e che verranno sfrutttati contro di essa dall'opposizione radico-socialista. Essa è disposta ad esaudirlo, per devozione, ma lo spirito di sacrificio ha dei limiti e non si può chiedere ad un'assemblea un eroismo a getto continuo. Quando essa avrà dato tutto ni Governo, il Governo si renderà solidale con lei? E farà la sua politica economica? Le darà modo di affrontare le elezioni in buone condizioni? ». La maggioranza preoccupata dell'Impopolarità Non si potrebbe parlare più chiaro di così. Ora la realtà è che Poincaré si sente a disagio sul terreno finanziario forse più di fronte alla maggioranza che non all'opposizione. Nell'insieme, i suoi progetti fiscali richiedono sacrifìci maggiori c più immediati alle classi ricche che formano la prima, che non allo classi modeste che formano la seconda. Lo sforzo che dovrà fare trovare i nuovi sette miliardi di entrate incombe soprattutto agli uomini di cui è esponente la Lega degli interessi economici. Il Governo avrebbe dunque, a rigore di logica, maggiore interesse di servirsi dell'opposizione contro la maggioranza, che non della maggioranza contro l'opposizione. Se Herriot si limita a chiedere di non sacrificare un progetto di legge come quello delle pensioni che importerebbe una spesa « di 80 milioni annui all'inizio e poi di 250 e da ultimo di 150», Billet ed i suoi pongono innanzi tutto una batteria di riserve sostanziali sui progetti del Governo le cui conseguenze, sull'efficienza dei medesimi, potrebbero essere cospicue. Se ne è avuto un saggio alla Commissione delle finanze alla Camera, la quale lia tenuto ur.a seduta stamane ed ha udito il presidente del Consiglio ed il ministro delle finanze sui progetti finanziari presentati dal Governo. Numerose domande sono stato avanzate al Governo, specialmente a proposito dell'istituzione della nominati vita dei titoli e la repressione (ielle frodi fiscali. Tanto Poincaré che De Lasteyric hanno difeso energicamente i progetti sottoposti all'esame della Commissione. E la battaglia fu dura. «Lo politica economica della maggioranza», cui alludono i Dfba.lt, la conosciamo ormai abbastanza dai cenni che ne troviamo da tre giorni sulla 'stampa conservatrice. «Bisogna guardarsi bene — insiste stasera il Tcmpx — dal raddoppiare, col pretesto di una repressione meno imperfetta delle frcdl, le vessazioni di una inquisizione fiscale, che e già mollo dura per il paese. E del pari prave imprudenza, capace di condurre alla disorganizzazione del mercato finanziario francese c del mercato dei valori mobili al portatore, sarebbe il risuscitare nuell'ldea della nominativitù dei titoli, preconizzata già or e un anno, e di cui. a suo tempo, il minisi ro De Lasteyrie fece giustizia ». Il terrore della iioininatlvitìt Ora, come sapete, questa della nominatività è per l'appunto tuia delle proposte principali che Poincaré ha presentato ieri alla Commissione finanziaria della Camera. Non si tratta dunque di una possibilità da deprecare, bensì di un provvedimento che il Governo si e già moralmente impegnato a prendere, ma, come dice poche righe più sotto lo stesso giornale, «su tutte queste eventuali modalità ili controllo supplementare la discussione rosta aperta, essendosi il Governo limitato a porre dei principi! di condotta generale». Ecco cioè far cupolino il segreto pensiero della maggioranza alla vigilia della discussione parlamentare dei progetti-ed intervenire direttamente o indirettamente nell'aula o nei corridoi, al momento opportuno, per operare nel prostrammo governativo dei tagli che lo rendano inoffensivo per i suoi interèssi. Ben inteso, ciò dicendo il Tempii non tralascia di inneggiare al loro patriottismo fiscale. Ma qualche altra ripa, più innanzi replica: « Per quanta rapidità la Commissione finanziaria voglia niellerò nell'esame dei progetti, senza dubbio essa dovrà ponderare bene, daocordo. col G'òverno, le conseguenze di questo o di quel nuovo aggravio. F.' ben sicuro, infoiti, che taluno non sia schiacciante per le nostre esportazioni e perciò pericoloso per uno degli elementi essenziali al miglioramento del cambio? ». Dal canto loro i Débals non stanno zitti. « Un certo numero di deputati della slessa maggioranza — leggiamo stasera nel loro articolo di fondo — si domandane dove il fìoverno vuole andare a parare e se i mezzi da lui proposti son quelli buoni, si osserva che ieri deDiiiati .che in. passaio sostennero seniore il Ministero non lo seguirono. Perchè? Perchè in una situazione complessa il noverilo applica rimedi tardivi e insufficienti. Coinè imposte quattro miliardi p mezzo sono molti: come economie, un miliardo <'• poco. T.'avmunzio de! due decimi iVimepsIfl snpiilérnentare parso iranno brusco. Ci si •e ebiesti se non era possibile trovare <iu'al- j I ! ! che cosa d'altro : per esempio, l'abbandono del monopolio dei tabacchi. In tali condizioni è spiegabile che deputati favorevoli al Governo vogliano esaminare le cose bene e pigliare tempo per decidere •. L'ultima risorsa di Poincaré : la Ruhr Chiesti spunti sono abbastanza eloquenti per rivelare, di un sol colpo, lutto il retroscena di una crisi che formalmente, ossia a stare al semplice risultato della votazione, dovrebbe ritenersi bene avviata. 11 leggero passo indietro fatto stasera dal franco indica, d'altronde, come in Borsa i'eco di questi rumori si è fatta sentire. Ora, di frónte a questa complessa manovra, tanto delle sinistre che delle destre, per sgretolare la riforma finanziaria sino a renderla innocua, il che è quanto dire sino a renderla inutile, non dobbiamo dimenticare che si erge tutto l'edificio della politica estera francese sulla quale Poincaré, sino a questo momento — come provano ad usura i 211 voti di maggioranza ottenuti anche, stasera — non si è veduto lesinare i suffragi. Il fallimento parziale del salvataggio finanziario costringerebbe prima o poi la Francia ad una politica di accomodamenti. 11 prospero:;;) successo del tentativo di includere le spese delle riparazioni nel bilancio ordinario, ossia l'annullamento agli effetti di questo bilancio, del credito finora vantati-1, o non riscosso sulla Germania, avrebbe vicevpj-sa questo risultato cospicuo eho restituirebbe alla Francia, sia pure a costo di uno sforzo fiscale gigantesco, la sua libertà di azione di fronte alla Germania, ed agli alleati. L'impegno, oggi ancora lina volta preso dal capo del Governo francese di non evacuare la Ruhr finché la Francia non sarà stata pagata, assume, in corrispondenza del tentativo di affrancamento finanziario che le circostanze gli hanno dato occasiono di intraprendere, un carattere realistico che mai prima d'ora aveva avuto. Allo stato attuale delle cose, infatti, la IUihr ò ancora in mano della Francia un oggetto di baratto, un pegno da scambiare contro una certa somma di denaro. Cessato il bisogno del denaro, ossia cessata la necessità del baratto, anche la necessità della restituzione verrà meno. L'interesse per Poincaré di condurre in porto contro tutti e tutto l'insieme dei suoi progetti fiscali è dunque vitale ed imperioso. Sa tuniche concessione della sinistra potesse fornirgli l'occasione di piegare più vittoriosamente le grosse coalizioni capitalistiche sotto le proprie forche caudine, non sarebbe impossibile che dovessimo assistere, prima o poi, ad una sua conversione a sinistra, verso quell'Herriot che, quando ti tratta della politica estera del presidente del Consiglio, riesce sempre a torvare una sanatoria per mettere in pace la propria coscienza. Ma, e qui sta il punto, 6 la posizione di Poincaré ancora abbastanza forte per consentirgli di espugnare colle armi una fortezza che la sua maggioranza gli rifiutasse di rendergli? Gli rimane la risorsa dei decreti-legge; ma prima di mettersi su una strada simile, sulla quale fallì già l'agile Briand, gli occorrerebbe porre in opera una energia che, per tutto quanto é politica interna, l'opinione unanime dei suoi compatri otti si accorda nel non riconoscergli. Ed ecco quello che aiuta a capire, perchè, da parecchi giorni, i Bailby, gli Hervè, i Coty, ecc., parlano con tanta nostalgia di dittatura e di dittatore, volgcnuo l'occhio verso l'Eliseo. , » — 0. P. innsnfiaslmatrsvdidgsitddtlcmMbdrpLnslPaaadaLbrrotilatspondscoev

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