Le relazioni fra Italia e Grecia esposte da Venizelos al nostro inviato ad Atene

Le relazioni fra Italia e Grecia esposte da Venizelos al nostro inviato ad Atene Le relazioni fra Italia e Grecia esposte da Venizelos al nostro inviato ad Atene ATENE, 1?; ore 12,30. Avevo sollecitato dal Presidente del Consiglio Venizelos che mi concedesse una particolare intervista sulla questione dei rapporti tra l'Italia e la. Grecia e se volesse dichiararmi, nell'atto che riassumeva il potere, le sue disposizioni in merito. Venizelos ha cortesemente acconsentito e il colloquio che si è svolto nel suo studio privato ò durato circa un'ora. Io non credetti dal primo momento di nascondere al Presidente — poiché egli mi interrogava in proposito — quella certa diffidenza e preoccupazione di legittimi- interessi compromessi o minacciati che ha sollevato nella opinione pubblica italiana la politica greca degli ultimi anni e proprio quella personalmente indirizzata da lui, Venizelos. Questi ribattè con una ampia esposizione di idee e di fatti, esposizione di cui ecco testualmente i punti principali : » — lo non ho mai fatto nulla contro l'Italia — dichiarò il Presidente; — la mia politica si è ispirata esclusivamente agli interessi nazionali del mio paese colla preoccupazione costante di evitare, nella tutela di i :rù, di contrastare a concorrenti interessi italiani ma cercando piuttosto, per mezzo di amichevoli accordi, una possibile armonizzazione comune. Non si può ne si deve dimenticare l'entrata in guerra della Grecia, che io sopratlutti volli. E la nostra entrala in guerra non giovò alla causa degli alleati? Tra gli alleati non era anche l'Italia? La guerra fu combattuta, come sempre si affermò, per la tutela del diritto delle piccole' nazioni e per l'adempimento delle legittime aspirazioni nazionali. Ora, io affermo che tutte le rivendicazioni avanzate dalla Grecia erano, e sonò, fondate sul principio della nazionalità e che la mia politica non si può equamente giudicare come anli-ilaliana in quanto è slata soltanto « prò Grecia ». Per qual ragione adombrarsene? Si potrebbe forse dirmi che, dato ciò, i malintesi e i contrasti siano originati dall'avere io trascurato di chiarire agli uomini politici e alla opinione pubblica italiana la mia politica, la politica della Grecia, e di cercare ad essa l'adesione e l'appoggio dell'Italia, la quale, per essere una grande nazione mediterranea, ha necessità e diritto di interessarsi direttamente e di voler collaborare alla soluzione di ogni qu< 'ione mediterranea. Ma. io lungi dal trascurare ciò, ho fatto invece Replicali tentativi presso i vari Governi 'italiani della guerra e del dopoguerra e tempre fino all'accordo con Tittoninù. urtai contro la più assoluta intransigenza, 'contro anzi una dichiarala non volontà di trattare. Ancora durante la guerra fui a Roma ed ebbi colloqui col vostro primo ministro e col vostro degli Esteri di allora, 'Orlando e Sonnino. Io ero disposto e pronto, da parte mia, alle più ampie concessioni, a sacrifizi veramente dolorosi per la Grecia. E Itdte le volte Sonnino, invariabilmente, mi oppose che egli non entrava in nessuna discussione sulle rivendicazioni greche perchè voleva, in precedenza, regolare la questione adriatica. Posso aggiungere che io ritrassi l'impressione che l'on. Orlando non fosse forse esattamente del parere di Sonnino e che propendesse anzi ad addivenire alla discussione e all'accordo da me. insistentemente sollecitali; ina, dopo ogni conferenza con lui, egli vii rimandava al suo ministro degli Esteri presso il quale non ritrovavo che il « fin de non irecevoir » che vi ho detto. Concluso l'armistizio alla Conferenza della pace di Versaglia, prima di'esporre alla Conferenza stessa le rivendicazioni della Grecia, ho voluto ancora rivolgermi ai vostri delegati Orlando e Sonnino sollecitando calo-' rosamenle il loro appoggio, ben convinto del sommo interesse della Grecia alla amicizia e alla intesa coll'Uàlìa la quale sarebbe anche valsa alla Grecia stessa come aumento di indipendenza in quanto le permetteva di affrancarsi dall'influsso delle altre potenze. L'on. Orlando mi disse molte buone parole; Sonnino tergiversò ed io fui costretto a cercare, per questo mio piccolo paese, altri appoggi. E al tavolo conferenziale io, che avevo vagheggiato una Italia alleata, vie la trovai irreducibilmentc ostile e contrastante tutte le aspirazioni greche, Da allora si svolse una lunga serie d'attriti di inimicizie tra l'Italia e la Grecia; finché, dopo nuovi dibattiti, un nuovo accordo potè essere raggiunto in seguito alle mie conversazioni di Parigi con Tittoni ne' '19 ». - A questo punto Venizelos apre una lunga parentesi rievocando, a dimostrazione delia sua deferenza e .de' suoi sentimenti di amicizia per l'Italia, vari episodi del passato tra cui l'avere egli immediatamente, durante la prima guerra balcanica, annuito al desiderio espressogli dall'Italia che non fosse occupata Valona arrestando telegraficamente l'armata del diadoco Costantino elio avanzava vittoriosa nell'Albania meridionale e l'avere fino d'allora spontanemento ceduto all'Italia nella questiono della occupazione della isola di Sasseno, malgrado l'opposizione the dovette affrontare in Parlamento. E prima ancora, ai tempi della questione di Creta e della sua prima elezióne alla Camera greca i suoi accordi o personali rapporti di amicizia coll'allora ministro Di San Giuliano. Quindi il presidente riprende : « L'accordo redallo tra me e Tittoni fu denunziato dall'Italia alla vigilia slessa della firma del trattalo di Sèvres. Esso comprendeva, come saprete, quattro punii riguardanti l'Epiro nord e sud, la Tracia, Smirne, il Dodecaneso. Ora, riguardo ai primi tre punti le noslre ultime vicende militari escludono, disgraziatamente per noi, ogni possibilità attuale di rivendicazioni. Non resterebbe quindi tra l'Italia e la Grecia che il quarto punto ■rifercntcsi alla questione del Dodecaneso. JE a Losanna io credo di avere dimostra¬ lo ancora una volta la mia buona volontà e disposizione di accordo quando, anche perchè il fronte alleato potesse mantenersi compatto contro ì turchi, rinunzia* di portare la questione in sede di Conferenza e mi accontentai di inviare una letUra. ai rappresentanti alleati, in cui spiegavo che, riconoscendo il possesso italiano delle isole, mi riservavo di discutere in prosieguo di tempo la questione 'coll'Italia, secondo l'accordo Tittoni. Le cose tra l'Italia e la Grecia sono a questo punto. La sola questione che resta tra noi è questa del Dodecaneso a risolvere la, quale occorre la massima buona volontà da entrambe le parti. Io vi dichiaro formalmente la mia quanto mai piena e sincera. Dall'altro lato, se è vero che l'Italia si è ora intesa eolla Jugoslavia su una questione che toccava i suoi sentimenti e faceva parte delle sue rivendicazioni nazionali, non vedo come non potrebbe intendersi colla Grecia su una questione che non tocca il sentimento nazionale e le rivendicazioni dell'Italia densi quelle della Grecia. Per parte mia vi ripelo, ho la migliore disposizione a transazioni, purché l'accordo sia raggiunto e la convinzione che su questo accordo si baserà quindi la più cordiale intesa Ira Italia e Grecia e la più felice cooperasene delle nòstre forze economiche per lo sviluppo di comuni interessi nel Mediterraneo. Io sollecito di tutto cuore il momento del nostro reciproco riaccostamento. E, credete, l'amicizia tra Italia e Grecia è un interesse vivo di entrambi i paesi pel riguardo materiale e per quello morale. Un buon affare e una buona azione ». Il presidente mi strins» con simpatica effusione la mano. MARIO BASSI.

Persone citate: Di San Giuliano, Smirne, Sonnino