La preparazione del Concilio Ecumenico

La preparazione del Concilio EcumenicoLa preparazione del Concilio E I precedenti - Le questioni da risolvere L'invito sarà esteso alle Chiese dissidenti? (Dal nostro corrispondente vaticano) ROMA, Gennaio. (B.) Con l'anno testé iniziato, l'opera diplomatica e disciplinare, mercè la qualo la Santa Sede viene attuando quel programma di rifusione religiosa che costituisce il suo più vasto e pressante fine post-bellico, ha tutta l'aria di essere effettivamente entrata in un periodo di raddoppiata intensità e di eccezionale portata. Chi segua da presso le mosse dei più alti dicasteri ecclesiastici sa molto bene come l'azione iniziata per una sagace e lungimirante penetrazione cattolica, attraverso iniziative di assistenza e di carità, nei centri più delicati della ortodossia slava, sta per essere intensificata ed ampliata. Come pure l'opera paziente, da anni ormài tenacemente perseguita per il conseguimento di una situazione legale della chiesa cattolica in Francia, si avvia verso la sua conclusione. Ma queste pratiche, si direbbe quasi di ordinaria amministrazione, cedono ormai il posto, nslle preoccupazioni e nell'interessamento degli ambienti vaticani, a due avvenimenti, che pure essendo di natura strettamente religioso-ecclesiastica, non mancheranno di sortire conseguenze rilevanti, cosi dal punto di vista politico come culturale. Alludiamo all'inaugurazione dell'anno giubilare e alla preparazione immediata del Concilio Ecumenico. Il Natale del 192* vedrà la riapertura della porta santa che quasi cinque lustri or sono Leone XIII rimurava, dopo il memorando suo giubileo. Gli eventi compiutisi in questo lasso di tempo sono stati tali che le autorità ecclesiastiche mal non si appongono ripromettendosi dal fermento di esperienza e di emozioni, che il nuovo anno giubilare non mancherà di deporre nello spirilo delle masse dei pellegrini, dei risultati non indifferenti anche nella zona dei rapporti politici delle varie popolazioni cristiane. Una commissione di cardinali è già all'opera per predisporre tutta l'organizzazione pratica necessaria, affinchè la affluenza dei pellegrinaggi, che nonostante le penose condizioni economiche di tanta parte della popolazione cattolica in Europa, si annunciano già numerosi e nutriti, sia disciplinata secondo un turno predisposto. Sono già intervenuti i primi scambi di vedute fra le autorità ecclesiastiche e il governo, affinchè, anche da parte del potere civile, sia agevolato il ritmico succedersi delle masse di visitatori clic giungeranno alla capitale nell'anno snnto. Ma di gran lunga più importante e più ricco di conseguenze per la vita interna della chiesa cattolica si annuncia la convocazione ecumenica dei vescovi, che dovrà porre un termine al non concluso Concilio Vaticano. Si era pensato da prima ad abbinare tale convocazione con l'anno giubilare. Gli ostacoli concreti d'ogni natura che sarebbe stato ben arduo superare, per dare ospizio in Vaticano ad un paio di migliaia di vescovi con il loro indispensabile seguito, nel momento stesso in cui affluiranno a Roma da ogni angolo dell'orbe cattolico masse di credenti e nel recinto etesso vaticano sarà organizzata l'esposizione missionaria, han fatto abbandonare per via il primitivo proposito. Tanto più che i lavori preparatori del sinodo sono sensibilmente in ritardo. E' vero che si sarebbe potuto pensare come, trattandosi di una convocazione suppletiva, chiamata unicamente a dar l'ultimo tocco ai lavori di un Concilio, le cui decisioni furono di una molo e di una portata cosi rilevanti, non occorrevano eccessive e troppo laboriose consultazioni preliminanari. Ma il cinquantennio che ci separa dall'ultima sessione del Concilio vaticano, è stato tale, che sarebbe assurdo il solo pensare che la nuova convocazione possa acconciarsi ad apporre unicamente un codicillo protocollure alle definizioni del 1870. I vescovi che verranno a Roma nella metà del 192G, e che fin d'ora sono stati preavvisati sul compito che son chiamati ad assolvere, troveranno sottoposti al loro esame ed al loro verdetto problemi d'una gravità inconsueta, sui cui precedenti e sulla cui significazione i lavori delle Congregazioni cardinalizie stanno in questo momento raccogliendo materiali e pareri. Tali Congregazioni sono state formate e ripartite con gli stessi criteri con -cui furon designate quelle che prepararono il terreno al Concilio del 1870. La Commissione centrale che iniziò allora i suoi 1 vori fin dal 1865, e che fu composta con i cardinali Patrizi, Reisach, Panehianco, Bizzarri, Caterini, Barnabò, Billio, De Luca, Capoiti, si suddivise in cinque speciali comitati. Una Commissione definita «dog j matica », presieduta dui cardinale Billio, | si accinse allo studio c alla preparazione dei capitoli dottrinali e dei canoni. Una seconda, diretta dal Caterini, detta della « disciplina generale », si occupò di tutti i problemi coinvolgenti questioni di stretto diritto canonico. Particolarmente delicato fu il compito della Commissione « ecclesia stico-politica » chiamata, sotto la presidenza del Reisach e del Capoiti, a vagliare le difficoltà politiche create al magistero cattolico sulla dottrina e sulla prassi della politica liberale. Il comitato dei « regolari », presidente sua eminenza Bizzarri, allestì un intiero codice per la disciplina religiosa. Infine la Commissione per « i riti orientali e le missioni», condotta dall'eminentissimo Barnabò, studiò una quan' tità di questioni e proprie decisioni che han sempre servito dopo a determinare gli indirizzi di Propaganda Fide. Sono notissime le vicende interne attraverso le quali il Concilio, nonostante resistenze tenaci, giunse alla definizione della infallibilità pontificia. E' indubitato che le decisioni conciliari segnarono l'atto di morte del gallicanismo e costituirono una data decisiva nello sviluppo della concezione cattolica circa i rapporti tra scienza e fede, La Commissione cardinalizia che Pio XI ha nominato per la preparazione delle nuove sessioni sinodali si è ripartita logt camente nella stessa maniera. I vari gruppi, con l'ausilio dì esperti in dogma tica e in diritto canonico, stanno attuai mente lavorando nel più impenetrabile se greto alla disamina dei problemi che sa; ranno sottoposti al voto del Padri. Tali problemi sono di varia natura. Come nel 1870, il sinodo, riconvocato dopo un cin qtiantennio, dovrà pronunciare una sentenza inappellabile su questioni dottrinali, disciplinari, politiche, che il corso tur bilioso dei latti ed il maturare profondo della coltura impongono oggi alla coscienza cattolica. Se sarà facile raccogliere un suffragio unanime sulla definizione solenne e sul riconoscimento dogmatico dc-lla. credenza nell'assunzione di Maria in cielo, sarà probabilmente arduo giungere con speditezza ad una conclusione concorde sui punti di più viva e appassio nante controversia, sulle questioni teori che e pratiche, di cui d'altro canto sem bra inutile, se non pericoloso, procrastinare la trattazione. Fra esse figurano la questione romana, dalle cui possibili e più o meno autorevolmente ventilate soluzioni sarà investito il giudizio dei vesiovi convenuti ; la questione dottrinale dei rapporti fra sviluppo storico e immutabilità dogmatica, all'analisi della quale abbiamo ragione di pensare che attendono in questo momento i migliori teologi della Compagnia di Gesù e dell'Ordine domenicano ; il problema infine della riunione delle Chiese. E' noto come a poche settimane "dalla pubblicazione della Bolla, che il 29 giugno 1868 convocava il primo Concilio Vaticano, erano spiccati inviti agli orientali ed alle denominazioni protestanti, per il loro ritorno alla cattolica unità. Il mondo diplomatico stupì alla mossa audace. Sarà essa oggi ripetuta ? Tutto induce a pensare clic si. E' vero che nel frattempo si è avuta una decisione pontificia sulla invalidità delle ordinazioni anglicano: impedimento senza dubbio non fàcilmente sormontabile alla riconciliazione del cristianesimo ufficiale di lingua inglese con Roma. Ma in compenso si è avuto anche il riaccostamento, veramente sincero, di tenti nuclei anglicani, oltre Manica ed oltre Atlantico, al papato, e sulla ortodossia pullulata su dalla tradizione di Bisanzio, si è abbattuta la più rovinosa catastrofe storica. Si aggiunga il desiderio dovunque diffuso di veder ripristinata nella fede l'unità della disgregata convivenza umana e si comprenderà come l'appello di Roma sia per avere buone probabilità al suo attivo. Questo non vuol dire che oltre il portone di bronzo si nutrano troppo rosee aspettative. Si conoscono molto bene colà le ragioni dei vecchi rancori storici che insidiano ostinatamente ogni programma di riconciliazione cristiana. Le rivalità nazionali non sono mai state di buon augurio all'azione pubblica del cattolicismo e il mondo civile è lungi dall'aver fatto l'esperienza completa del miraggio nazionalista. Comunque Roma attende e spera. Il Concilio che fra un paio d'anni o poco più si raccoglierà sotto la vòlta della basilica immensa, che sul luogo dei vecchi giardini neroniani, spalanca l'area sua sconfinata alla fede del mondo, seguirà probabilmente la prova del fuoco per l'ideale cattolico, in un mondo che si caccia sempre più a capo fitto nella lotta acre ed esasperante delle competizioni nazionali. La preparazione del Concilio EcumenicoLa preparazione del Concilio E I precedenti - Le questioni da risolvere L'invito sarà esteso alle Chiese dissidenti? (Dal nostro corrispondente vaticano) ROMA, Gennaio. (B.) Con l'anno testé iniziato, l'opera diplomatica e disciplinare, mercè la qualo la Santa Sede viene attuando quel programma di rifusione religiosa che costituisce il suo più vasto e pressante fine post-bellico, ha tutta l'aria di essere effettivamente entrata in un periodo di raddoppiata intensità e di eccezionale portata. Chi segua da presso le mosse dei più alti dicasteri ecclesiastici sa molto bene come l'azione iniziata per una sagace e lungimirante penetrazione cattolica, attraverso iniziative di assistenza e di carità, nei centri più delicati della ortodossia slava, sta per essere intensificata ed ampliata. Come pure l'opera paziente, da anni ormài tenacemente perseguita per il conseguimento di una situazione legale della chiesa cattolica in Francia, si avvia verso la sua conclusione. Ma queste pratiche, si direbbe quasi di ordinaria amministrazione, cedono ormai il posto, nslle preoccupazioni e nell'interessamento degli ambienti vaticani, a due avvenimenti, che pure essendo di natura strettamente religioso-ecclesiastica, non mancheranno di sortire conseguenze rilevanti, cosi dal punto di vista politico come culturale. Alludiamo all'inaugurazione dell'anno giubilare e alla preparazione immediata del Concilio Ecumenico. Il Natale del 192* vedrà la riapertura della porta santa che quasi cinque lustri or sono Leone XIII rimurava, dopo il memorando suo giubileo. Gli eventi compiutisi in questo lasso di tempo sono stati tali che le autorità ecclesiastiche mal non si appongono ripromettendosi dal fermento di esperienza e di emozioni, che il nuovo anno giubilare non mancherà di deporre nello spirilo delle masse dei pellegrini, dei risultati non indifferenti anche nella zona dei rapporti politici delle varie popolazioni cristiane. Una commissione di cardinali è già all'opera per predisporre tutta l'organizzazione pratica necessaria, affinchè la affluenza dei pellegrinaggi, che nonostante le penose condizioni economiche di tanta parte della popolazione cattolica in Europa, si annunciano già numerosi e nutriti, sia disciplinata secondo un turno predisposto. Sono già intervenuti i primi scambi di vedute fra le autorità ecclesiastiche e il governo, affinchè, anche da parte del potere civile, sia agevolato il ritmico succedersi delle masse di visitatori clic giungeranno alla capitale nell'anno snnto. Ma di gran lunga più importante e più ricco di conseguenze per la vita interna della chiesa cattolica si annuncia la convocazione ecumenica dei vescovi, che dovrà porre un termine al non concluso Concilio Vaticano. Si era pensato da prima ad abbinare tale convocazione con l'anno giubilare. Gli ostacoli concreti d'ogni natura che sarebbe stato ben arduo superare, per dare ospizio in Vaticano ad un paio di migliaia di vescovi con il loro indispensabile seguito, nel momento stesso in cui affluiranno a Roma da ogni angolo dell'orbe cattolico masse di credenti e nel recinto etesso vaticano sarà organizzata l'esposizione missionaria, han fatto abbandonare per via il primitivo proposito. Tanto più che i lavori preparatori del sinodo sono sensibilmente in ritardo. E' vero che si sarebbe potuto pensare come, trattandosi di una convocazione suppletiva, chiamata unicamente a dar l'ultimo tocco ai lavori di un Concilio, le cui decisioni furono di una molo e di una portata cosi rilevanti, non occorrevano eccessive e troppo laboriose consultazioni preliminanari. Ma il cinquantennio che ci separa dall'ultima sessione del Concilio vaticano, è stato tale, che sarebbe assurdo il solo pensare che la nuova convocazione possa acconciarsi ad apporre unicamente un codicillo protocollure alle definizioni del 1870. I vescovi che verranno a Roma nella metà del 192G, e che fin d'ora sono stati preavvisati sul compito che son chiamati ad assolvere, troveranno sottoposti al loro esame ed al loro verdetto problemi d'una gravità inconsueta, sui cui precedenti e sulla cui significazione i lavori delle Congregazioni cardinalizie stanno in questo momento raccogliendo materiali e pareri. Tali Congregazioni sono state formate e ripartite con gli stessi criteri con -cui furon designate quelle che prepararono il terreno al Concilio del 1870. La Commissione centrale che iniziò allora i suoi 1 vori fin dal 1865, e che fu composta con i cardinali Patrizi, Reisach, Panehianco, Bizzarri, Caterini, Barnabò, Billio, De Luca, Capoiti, si suddivise in cinque speciali comitati. Una Commissione definita «dog j matica », presieduta dui cardinale Billio, | si accinse allo studio c alla preparazione dei capitoli dottrinali e dei canoni. Una seconda, diretta dal Caterini, detta della « disciplina generale », si occupò di tutti i problemi coinvolgenti questioni di stretto diritto canonico. Particolarmente delicato fu il compito della Commissione « ecclesia stico-politica » chiamata, sotto la presidenza del Reisach e del Capoiti, a vagliare le difficoltà politiche create al magistero cattolico sulla dottrina e sulla prassi della politica liberale. Il comitato dei « regolari », presidente sua eminenza Bizzarri, allestì un intiero codice per la disciplina religiosa. Infine la Commissione per « i riti orientali e le missioni», condotta dall'eminentissimo Barnabò, studiò una quan' tità di questioni e proprie decisioni che han sempre servito dopo a determinare gli indirizzi di Propaganda Fide. Sono notissime le vicende interne attraverso le quali il Concilio, nonostante resistenze tenaci, giunse alla definizione della infallibilità pontificia. E' indubitato che le decisioni conciliari segnarono l'atto di morte del gallicanismo e costituirono una data decisiva nello sviluppo della concezione cattolica circa i rapporti tra scienza e fede, La Commissione cardinalizia che Pio XI ha nominato per la preparazione delle nuove sessioni sinodali si è ripartita logt camente nella stessa maniera. I vari gruppi, con l'ausilio dì esperti in dogma tica e in diritto canonico, stanno attuai mente lavorando nel più impenetrabile se greto alla disamina dei problemi che sa; ranno sottoposti al voto del Padri. Tali problemi sono di varia natura. Come nel 1870, il sinodo, riconvocato dopo un cin qtiantennio, dovrà pronunciare una sentenza inappellabile su questioni dottrinali, disciplinari, politiche, che il corso tur bilioso dei latti ed il maturare profondo della coltura impongono oggi alla coscienza cattolica. Se sarà facile raccogliere un suffragio unanime sulla definizione solenne e sul riconoscimento dogmatico dc-lla. credenza nell'assunzione di Maria in cielo, sarà probabilmente arduo giungere con speditezza ad una conclusione concorde sui punti di più viva e appassio nante controversia, sulle questioni teori che e pratiche, di cui d'altro canto sem bra inutile, se non pericoloso, procrastinare la trattazione. Fra esse figurano la questione romana, dalle cui possibili e più o meno autorevolmente ventilate soluzioni sarà investito il giudizio dei vesiovi convenuti ; la questione dottrinale dei rapporti fra sviluppo storico e immutabilità dogmatica, all'analisi della quale abbiamo ragione di pensare che attendono in questo momento i migliori teologi della Compagnia di Gesù e dell'Ordine domenicano ; il problema infine della riunione delle Chiese. E' noto come a poche settimane "dalla pubblicazione della Bolla, che il 29 giugno 1868 convocava il primo Concilio Vaticano, erano spiccati inviti agli orientali ed alle denominazioni protestanti, per il loro ritorno alla cattolica unità. Il mondo diplomatico stupì alla mossa audace. Sarà essa oggi ripetuta ? Tutto induce a pensare clic si. E' vero che nel frattempo si è avuta una decisione pontificia sulla invalidità delle ordinazioni anglicano: impedimento senza dubbio non fàcilmente sormontabile alla riconciliazione del cristianesimo ufficiale di lingua inglese con Roma. Ma in compenso si è avuto anche il riaccostamento, veramente sincero, di tenti nuclei anglicani, oltre Manica ed oltre Atlantico, al papato, e sulla ortodossia pullulata su dalla tradizione di Bisanzio, si è abbattuta la più rovinosa catastrofe storica. Si aggiunga il desiderio dovunque diffuso di veder ripristinata nella fede l'unità della disgregata convivenza umana e si comprenderà come l'appello di Roma sia per avere buone probabilità al suo attivo. Questo non vuol dire che oltre il portone di bronzo si nutrano troppo rosee aspettative. Si conoscono molto bene colà le ragioni dei vecchi rancori storici che insidiano ostinatamente ogni programma di riconciliazione cristiana. Le rivalità nazionali non sono mai state di buon augurio all'azione pubblica del cattolicismo e il mondo civile è lungi dall'aver fatto l'esperienza completa del miraggio nazionalista. Comunque Roma attende e spera. Il Concilio che fra un paio d'anni o poco più si raccoglierà sotto la vòlta della basilica immensa, che sul luogo dei vecchi giardini neroniani, spalanca l'area sua sconfinata alla fede del mondo, seguirà probabilmente la prova del fuoco per l'ideale cattolico, in un mondo che si caccia sempre più a capo fitto nella lotta acre ed esasperante delle competizioni nazionali.

Persone citate: Billio, Bizzarri, Concilio Vaticano, De Luca, Leone Xiii, Patrizi, Pio Xi

Luoghi citati: Europa, Francia, Roma