Dall'Impero ai Sòviety

Dall'Impero ai Sòviety Ricordi della Rivoluzione russa Dall'Impero ai Sòviety Le memorie che Sir George Buchanan, | antico ambasciatore d'Inghilterra a Pie- ; troburgo, dettò sul periodo della sua mis-1 sione in Russia, non si arrestano al crollo j del regime zarista. Di questo Memorie, I pubblicate a Parigi pochi mesi dopo la ! morte del rappresentante diplomatico di ; Sua Maestà Britannica, i lettori già cono-1 scono la parte che ha inizio dai giorni j delia conflagrazione mondiale e che si con. elude con la rovina dell'Impero di Nicola II (« Storia d'una catastrofe » — La Stampa 13 settembre 11*25); ma da 15 marzo 1917, data dell'abdicazione dello Zar, a.l 10 novembre dello stesso anno che segnò il trionfo della rivoluzione bolscevica, fu tutto un ininterrotto, drammatico susseguirsi di avvenimenti del più alto interesse, ad intendere i qua!i giova ancora la testimonianza lasciata da Sir Buchanan nel libro dei suoi ricordi. Su questa traccia cercheremo di cogliere i momenti più importanti e gli aspetti più caratteristici .li una fase storica, in cui fu sconvolta dalle radici la costituzione politica del più vaiato impero continentale del mondo. L'ultimo atto ufficiale dello Zar, prima dell'abdicazione, era stato quello riguardante la nomina del Granduca Nicola Nicolaievich a generale sunremo, e del Principe Lvoff, capo degli Zemstvos, a presidente del Consiglio. Subito dopo, Nicola II aveva fatto ritorno al suo precedente Quartier Generale, a Mohileff; egli non portava più che il titolo di «colonnello Romanoff i : tale era, ufficialmente, il suo ^rado nell'Esercito. Il 22 marzo 1917 l'ex-imperatore veniva condotto a Tsarkoje-Selo, sua antica residenza, alle porte di Pietrogrado, e ivi tenuto sotto stretta sorveglianza assieme all'ex-Zarina Alexandra F-mdorowna, e ai figli. Nell'agosto 1917 la famiglia imperiale veniva trasferita a Tobolsk. Durante la permanenza a Tsarkoje, gli ex-sovrani non ebbero però a subir alcun maltrattamento. '« Fin troppo sangue è stato sparso — aveva dichiarato Kerensky nel suo primo discorso a Mosca —; io non voglio essere il Marat della Rivoluzione russa ». A Pietrogrado, dopo l'abdicazione dell'Imperatore, il Comitato della Duma e il Soviet della Capitale avevano stabilito un compromesso, decidendo di formare un Governo provvisorio incaricato dell' Amministrazione del Paese fino alla riunione di .un'Assemblea Costituente, alla quale doveva essere demandata ogni decisione sul futuro regime della Russia: Monarchia o Repubblica. I principali componenti di questo governo appartenevano al partito dei Cadetti e a quello degli Ottobristi; Miliukoff, capo del primo partito, era {.tato nominato ministro degli Esteri, e Sueckoff, esponente del secondo, ministro della Guer. re, Kerensky, assunto al ministero della Giustizia, teneva il collegamento fra il Soviet • il Governo. Un soldato dello rivoluzione aveva detto in quei giorni'«Nói vogliamo, si, la repubblica, ma con a capo uno Zar ». Il desiderio del « Piccolo Padre », di un dittatore, risorgeva all'indomani della catastrofe dell'Impero. In quan. to a Kerensky, egli si sarebbe contentato di erigere, sulle rovine della vecchia Russia, 'l modesto edilìzio di una repubblica democratica. Ma di ben diverso avviso dovevano essere gli uomini ai quali sarebbe poi spettato di manovrare la massa dei Sòviety per lanciarla all'assalto dello stesso Governo provvisorio. Costituito questo Governo, il Presidente della Duma, Rodzianko, il quale aveva sostenuto una parte di prim'ordine nei giorni della rivoluzione, rientrò nell'ombra. La Duma stessa, che per tanto tempo e con tanta tenacia aveva combattuto per ottenere la costituzione di un ministero che fosse responsabile davanti all'assemblea parlamentare, a poco a poco venne ad essere considerata come un'istituzione arcaica, fino a che scomparve completamente dalla scena. In quanto alla guerra era ormai estremamente difficile se non impossibile continuarla, dopo il famoso proclama .lanciato dal Soviet il li marzo. Con quel documento si faceva divieto ai soldati di salutare i loro ufficiali; costoro erano privati del diritto di punire, diritto che passava ai comitati di soldati; le truppe dovevano, dal punto di vista politico, obbedire agli ordini del Soviet. Era il crollo della disciplina nell'esercito. Dal canto suo il Governo provvisorio faceva sapere, in una dichiarazione ufficiale, che le unità, le quali avevano partecipato al movimento rivoluzionario, dovevano rimanere a Pietrogrado senza essere disarmate. Con questa decisione il Governo si costituiva fin da allora, senza volerlo, prigioniero del Soviet la cui influenza sulle truppe, direttamente esercitava, cresceva di giorno in giorno. Arrivate le cose a questo punto, col territorio nazionale invaso, il fronte della guerra premuto e scardinato dagli eserciti austro-tedeschi, i centri di resistenza vitale dell'Impero in piena dissoluzione, mentre già si accendevano le prime fiamme di un più vasto incendio: a che potevano mai servire i patetici appelli che il nuovo Governo rivolgeva ai cittadini affinchè si stringessero in una volontà concorde, i platonici inviti che esso lanciava ai soldati per convincerli ad ubbidire ai loro comandanti? Ogni tentativo rivolto al fine di proseguire energicamente la guerra, veniva stroncato dall'azione dei Soviet. I membri di questa Assemblea consideravano allora un esercito disciplinato quasi un'arma pericolosa, tale da poter essere rivolta contro la rivoluzione. Essi prevedevano, d'altra parte, che con la disgregazione dell'esercito si sarebbe trovata a loro disposizione una massa di operai e contadini armati, Capaci di aiutarli a impadronirsi del potere. Ma, soprattutto, erano gli uomini stessi | quali si erano presa la tremenda responsabilità di reggere il Governo provvisorio In cosi gravi frangenti, erano questi uomini nettamente inferiori al compito assunto. Eccellenti ministri in tempi normali, apparvero, nella situazione eccezionale, non che mediocri. Nella lotta imminente i»l Soviet, il Governo provvisorio avrebbe avuto bisogno di un uomo d'azione, di un capo, «3 fluesto capo non c'era. Il solo ministro la cui personalità avesse qualche ri- Sevo, era Kerensky; affascinante oratore, el prTtnl giorni della rivoluzione aveva fatto di tutto per comunicare agli operai jed ai soldati ufi po' del 6uo fervore patriottico. Inoltre, pei l'influenza che esercitava sulle masse' aveva facilmente raggiunta Rina posizione privilegiata in seno al Gabinetto; fra i suoi colleghi di Governo non aveva rivali.. Eppure Kerensky, avvocato molto facondo, non doveva rivelarsi alia prova niente più che un demagogo. Un certo prestigio aveva anche il ministro delle Finanze, Teresctscenko, che divenne in seguito ministro degli Esteri. Assai gio vane," fervente patriota, brillante ingegno, egli era uno dei membri del nuovo Gover no, su cui si fondavano le maggiori spe ranze. Eccessivamente ottimista, però, ave- va cieca fiducia in Kerensky. Dopo la rivo- . luzione bolscevica, Teresctscenko venne im- prigionato, come i suoi colleghi; tuttavia si sapeva che, essendo molto ricco, egli aveva in altri tempi largheggiato nel rifornire i rivoluzionari. Incontrandosi un giorno, nel cortile della fortezza in cui si trovava rinchiuso, con l'antico ministro reazionario della Guerra, Stesteglovitoff, esso pure prigioniero, questi lo apostrofò duramente dicendogli : » Voi avete dunque pagato cinque milioni di rubli per venir qui dentro. Io vi ci avrei mandato per niente ». Questi erano i principali personaggi ai quali erano affidate le sorti della' nuova Russia. Verso la metà dell'aprile 1917,1 Lenin arrivava a Pietrogrado. Preso allog- gio nel palazzo della celebre danzatrice ' Kscesinskaia, egli incominciò la sua prò- ; pnganda senza che il Governo pensasse in alcun modo ad impedirla, o soltanto a U-1 ni ilari a. Aveva fatto di meglio, il Governo ! * provvisorio: nello stesso mese di aprile 1 1 i aveva chiesto all'ambasciatore britannico di far liberare Trotzky, il quale era trattenuto ad Halifax insieme ad altri rifugiati, e di permettergli di rientrare in Russia. #*# Nel mese di maggio il Governo provvisorio veniva ricostituito. La situazione era stata così giudicata dal principe Lvoff: i « Il Governo è un'autorità senza potere, il | Consiglio degli Operai è un potere senza autorità ». Esisteva dunque, già fin da allora, uno Stato nello Stato. Sperando di sanare il dissidio, Kerensky chiamò al Governo tre rappresentanti dei Soviety : Tse. retelli, Cernoff e Skobeleff. Programma dei nuovi ministri : « mirare alla democratizzazione, non alla demoralizzazione dell'esercito ». Ma presto si videro i risultati. Incominciarono a ribellarsi i marinai di Cronstadt, i quali tentarono di instaurare una repubblica indipendente; altre città si misero in rivolta, nella stessa capitale furono consentite le dimostrazioni armate dei bolscevichi. Il Governo rinunziava difatto ad esercitare il potere. Il Soviet, dal canto suo, lavorava : dapprima aveva preso l'iniziativa di una conferenza internazionale socialista da tenersi a Stoccolma; tema: preparazione della pace generale secondo la formula « nè annessioni nè indennità ». Successivamente il Soviet di Pietrogrado convocava tutte le assemblee russe dei de-i [X^àSrt aKS1che con maggiore autorità potesse influire sulle direttive del Governo. L"8 luglio incominciava al fronte l'offensiva che Kerensky aveva ripetutamente promessa ai rappresentanti dei Governi interalleati. Grandi erano le speranze di Kerensky: egli aveva fatto tutto quello che poteva fare un uomo che contava sui di- scorsi, e solo sui discorsi, per incoraggiare 1 a una vigorosa offensiva uri esercito «g^ della guerra e senza più freni di disciplina., Ebbe un effimero successo l'armata di Korniloff, il cui front e era stato percorso dalla propaganda di Kerensky; ma presto si aprirono larghe falle nei tratti di fronte KT»T n™.«,», SS SoTety: Spunta iS^ ì zavano coi tedeschi. Ben presto l'offensiva venne arrestata : gli austro-germanici si lanciarono al contrattacco. Scatenata la controffensiva, il ripiegamento delle ar, mate russe divenne fuga precipitosa. Una disfatta generale: Tarnopol e Stanislau furono perdute. Quasi contemporaneamente scoppiava a Pietrogrado la prima rivolta dei Soviety; essa metteva per diversi giorni in serio pericolo l'esistenza stessa del Governo provvisorio. *■"■» Ormai gli eventi precipitavano. A pochi mesi dalla sua costituzione, il nuovo Governo era già agonizzante, nell'assoluta impossibilità di eliminare i fermenti di una più profonda rivoluzione. Avendo il principe Lvoff rassegnato le 6ue dimissioni, Kerensky assunse i poteri di presidente del Consiglio. Dopo aver deciso di reprimere l'agitazione bolscevica e di far arrestare Lenin e i suol luogotenenti, non seppe agire. Di fronte alle obbiezioni sollevate dai Soviety, non fece nemmeno ricercare Lenin, revocò l'ordine d'arresto per Trotzky, adducendo il pretesto che questi era uno dei capi del Comitato esecutivo dei Soviety, e 6i accontentò di lanciare uno de' suoi soliti proclami per invitare gli operai a deporre le armi. La piazzaforte di Riga era caduta mentre il Governo era impegnato in trattative con la Rada Ukraina, Pietrogrado, minacciata d'invasione, veniva febbrilmente sgombrata dalle donne e dai fanciulli. Ai primi di settembre Kor niloff, il quale aveva assunto il comandi supremo dell'esercito, tentò un colpo di forza; il suo piano era ardito : marciare sulla capitale, deporre l'imbelle Governo provvisorio e instaurare una dittatura- Ma l'avventura, concepita con leggerezza ed attuata in modo infantile, fallì; quando la i< divisione selvaggio » di Krimoff, dopo una marcia lentissima giunse alle porte della capitale, venne facilmente respinti Korniloff, imputato d'alto tradimento, fu tratto in arresto e fatto imprigionare da Kerensky, che era geloso della popolarità u. n ,; „„„ _-.ii» «in 1che il generale si era acquistata nelle file dell esercito. Per i primi giorni di novembre del 1917, era statò convocato il Congresso panrusso dei Soviety. Era previsione generale che pochi giorni prima dell'apertura del Congresso dovesse scoppiare una nuova sollevazione comunista. Secondo lo stesso ministro degli Esteri, Teresctscenko, i bolscevichi avevano ormai dalla loro la maggior parte dalle truppe della guarnigione di Pietrogrado. Il 6 novembre si ebbero i primi moti; il 7 novembre i Cosacchi si "rifiutarono di eseguire gli ordini del Governo; l'8 novembre arrivava da Kronstadt l'incrociatore « Aurora », che sbarcava l'equipaggio; nello stesso giorno gl'insorti prendevano d'assalto la fortezza di Pietro, grado, e dalla fortezza e dall'incrociatore s'incominciò a tirare sul Palazzo d'Inverno, ove s'erano rifugiati i ministri, per imporre la resa. Kerensky era fuggito. Il 10 novembre i comunisti costituivano il nuovo Governo: Lenin primo Commissario, Trotzky Commissario agli Affari Estori. U « Consiglio dei Commissari del popolo » si poneva 6otto il controllo ialine- diato del Comitato Centrale del Congresso panrusso dei Soviety. Era il trionfo di Lenin. Cinque mesi dopo la Russia, sconvolta dalla guerra e da due rivoluzioni, veniva trascinata alla pace di Brest-Litowsk. « Kerensky ha due anime — aveva detto un giorno un uomo di Stato' straniero —; una di primo ministro e di patriota, l'altra di socialista e d'idealista. Quando vince la prima, egli ordina misure energiche e parla di stabilire una disciplina di ferro; ma se ascolta la seconda, egli ricade nell'Inazione e lascia infrangere i suoi propri ordini ». In verità Kerensky voleva, sì, un esercito per vincere Io guerra, ma non lo voleva veramente forte, temendo egli stesso di farne un arma contro la rivolu¬ zione. La paura del Soviet, pareva paralizzarlo, lo spettro della contro-rivoluzione lo ossessionava. Non seppe mai decidersi fra la salvezza del Paese e quella della ri voluzione : cosi finì col perdere l'uno e l'altra. Come l'Impero, anche il Governo provvisorio era caduto senza lottare; alla stessa guisa di Nicola li, Kerensky era corso ai ripari quando era già troppo tardi. Per entrambi Sir George Buchanan aveva scolpito con due sole parole un chiaro epitaffio : « Occasioni perdute ». I comunisti invece formavano una minoranza compatta, avevano un fine determinato e conoscevano i mezzi per raggiungerlo. Gli uomini di valore erano dalla loro parte, e tutti mostravano di possedere nell'organizzazione e nella lotta, qualità di prim'ordine. Infine, quale che voglia essere il giudizio sull'uomo, è certo che un solo uomo di capacità veramente eccezionali seppe rivelare al mondo la Russia nella duplice tragedia della guerra e della rivoluzione: Lenin. Prima che un autocrate spietato, egli fu un condottiero. PONZIO DI SAN SEBASTIANO.