transcaucasia bohevica

transcaucasia bohevica transcaucasia bohevica (Dal nostro In Tra TlFLIS-ANI e BAKU, novembre. 33' giunta a Tiflis la notizia della morte 'dì Frenze, il Commissario della Guerra. La città ei è vestita in un baleno di bandiere rosse listate di nero (anche il nostro Consolato ha inalberato il vessillo a mezz'asta) non una finestra, non un tetto, non un negoao ne sono privi. H ritratto dello scomparso è esposto in moltissime vetrine fra decorazioni di drappi nero-scarlatta. L'imponenza della manifestazione di cordoglio è davvero impressionante. In un altro Paese non si decreterebbero neppure per la morte del Sovrano forme di lutto nazionale così generali, assolute e profonde. La città è piombata nel silenzio e nel raccoglimento. Tutto è chiuso, musiche militari percorrono le strade suonando ;nni funebri, i giornali usciranno per parecchi giorni listati in nero e posdomani, nell'ora della sepoltura a Mosca, a Tiflis come Sai tutte le città russe tuonerà il cannone, fisohieranno le sirene e il popolo si immobilizzerà in dieci minuti di meditazione. Ho percorso in ferrovia i 500 chilometri da Tiflis a Baku il giorno dopo della morte di Frenze constatando che non una stazione, non un villaggio, non un tugurio era privo della bandiera rossa abbrunata o, in mancanza di questa, della bandiera rossa abbassata con la punta verso terra. Il quartiere persiano a Tiflis Non fidatevi troppo delle prime impressioni di una città. Avevo trovato Tiflis eccessivamente moderna considerata come capitale della vetustissima Georgia, l'ho scoperta venerabile nelle ultime ore che vi sono rimasto, aggirandomi nel quartiere persiano posto a cavallo del Kurà, sotto la montagna coronata da rovine di fortezze medioevali. In quel punto, ci si poteva illudere di essere a Verona; il Kurà, rncassato fra le rive, ricordava l'Adige scorrente ai piedi della parte alta della città 'di Teodorico e, ancorati nel mezzo delle acque impetuose, non mancavan neppure j certi primitivi molini come ne esistono ancora nell'ansa atesina veronese fra due antichi ponti in pietra di cui mi sfugge il nome. Ma a Tiflis i ponti, nel quartiere persiano, sono di legno, almeno nella carreggiata e ad uno fa da sentinella un basso minareto rivestito di maiolica, un minareto iranico che denuncia che questa parte della città b essenzialmente abitate da persiani. Lo è infatti e così intensamente che un amico che mi accompagna e che è stato lungamente in Persia mi assicura che le vie di Kasvin c di Tabrig sono del tutto simili a queste del quartiere persiano di Tiflis, compresi certi indicibili mendicanti. Ma i Soviet municipali di Tiflis sventrano o spianano la città anche da queste parte e così presto il color locale iranico se ne andrà con la miseria e il luridume. Sotto la montagna, lungo le rive scoscese di un torrentello elle confluisce nel Kurà, scaturiscono alcune sorgenti termali solforose che fanno pensare a quelle di Aoquisgrana o di Acqui odi Valdieri. Le sorgènti sono utilizzate in bagni d'una, certa eleganza e in pubblici lavatói dove si adunano le- donane delle molte rara» ospitate da Tiflis. Molto silènzio e poco colore in quelle riunioni. , ... Quello che c'è di straordinario nei Paesi della Transcaucasia è lo sviluppo delle scuole d'arte, specialmente musicali. A Tiflis, il Conservatorio è frequentato da quattrocento allievi, e a Baku esistono due Conservatori, uno cosidetto europeo e un altro musulmano, con cinquecento allievi. Le rovine di Ani Non ho voluto lasciare la Transcaucasia prima di spingermi da Tiflis a visitare le celebri rovine di Ani, la capitale medioevale armena dei Re Prasrraticli contemporanei degli imperatori d'Oriente del X e XI secolo. Ani non è lontana da Alexandropol, nella Repubblica sovietica armena, al md della Georgia. La ferrovia conduce comodamente da Tiflis ad Alexandropol in una quindicina di ore, passando per Erivan capitale dell'Armenia e continuando sino a Giulfa, al confine persiano. Erivan non ha nulla di speciale all'in'fuori di una viva febbre moderna di trasformazione, la ferrovia attraversa il Piccolo Caucaso fra paesaggi grandiosi ai quali succedono piane ubertose, ricche di armenti e molto ben coltivate nei pressi della città. Da Alexandropol, una Ford vi porta attraverso selvaggi borghi armeni circondati da mastini ferocissimi, alta come vitelli, sino in vista dell'altopiano roccioso di Ani sterile, squallido, deserto, dominato dalle cime nevose del monte Ala Goz ohe supera i 4000 metri d'altezza. Le rovine della città si drizzano all'estremità dell'altopiano, in un angolo. Ani aveva una topografia triungolare di cui due lati eran limitati dal fiume Akurian affluente dell'Araxe ed il terzo da una muraglia formata da cubi di pietra sovrapposti, bicolori, bianchi e rossi. La muraglia conservata mirabilmente, lunga un paio di chilometri, alta dieci metri è viva, intatta quasi e il ciglio angolare dell'altopiano verso l'Akurian guarda l'abisso. Non si riesce ad immaginare una fortezza più strana, suggestiva, inespugnabile, che il deserto intorno rende chimerica. La muraglia, intervallate da torri ha visto l'assalto degli eserciti' di tutte le ràz«e d'Oriente. Per una porta sormontata da leoni scolpiti e da un'iscrizione lapidaria si entra nella morta Ani, dedalo di rovine sovrastate da meravigliosi monumenti del mille. Fra i più notevoli si drizza il palazzo dei principi pragratidi, i fondatori e 1 difensori di quel potente regno armeno che visse per secoli indipendente fra i Califfi di Bagdad e i Rumi di Bisanzio. I resti delle chiese, piccole come tutte le chiese armene, sono in un sorprendente stato di conservazione. La costruzione di alcune si attribuisce all'architetto Tiridate che rilevò Santa Sofia nel 986, crollata in seguito al terremoto. Sua muri, nell'interno delle chiese grandi iscrizioni, in caratteri lapi- ! dari armeni, porte e finestre lavorate in ! ìstile arabo. La cattedrale, dove la cupola i sola è caduta, s»mbra pronta a ricevere an- ] cora re Pakarat, /assallo turbolento di Niceforo Focae o di Basilio II, ed è ornata di bellissime scolture e di affreschi visibilissimi ancora. Tutto è ancora quasi intatto ad Ani, come la lasciarono gli armeni, quando l'abbandonarono per un più sicuro asilo. La nuova Repubblica Armena della Trauscaueasia potrebbe ripristinare l'antica capita¬ viato Spedale ) le con lavori appena notevoli. Ma qui, per ora e forse per sempre, co il deserto : la popolazione armena è troppo poca cosa per progettare una simile opera. Non esiste forse al mondo una città medioevale conservata com'è Ani, contro cui cozzarono invasioni bizantine, georgiane, arabo, persiane, tartare e mongole... La bella georgiana del cinematografo Nel treno da Tiflis a Baku (14 ore, si parte da Tiflis all'una di notte) ci si sveglia al mattino in pieno deserte. La catena del Caucaso è lontana, appena visibile, la strada a fondo naturale che costeggia la ferrovia o disseminata di scheletri e d'ossa di animali come una carovaniera. A lunghi intervalli qualche villaggio, l'interruzione sul deserto dd distese verdastre, dove pascolano grandi greggi custoditi da pastori vestiti come i caucasici di duemila anni or sono. Il treno va così piano che si potrebbe accompagnarlo a piedi, comodamente. Un enorme cane da pastore ci accompagna infatti da una buona mezz'ora e non sembra punto stanco. Lo seguo con lo sguardo e con un 'certo interesse poiché infine è la sola distrazione che offra il paesaggio. Sul treno, servizio inappuntabile. H personale ò così gentile che si preoccupa persino di comunicarmi che dopo Baku, il treno, che è quello che va a Mosca, procede assai più speditamente... Disgraziatamente io non vado a Mosca. « — E dove allora se è lecito? » — mi domanda una bella signora che l'avvenenza dei lineamenti rivela georgiana, e che avendo scoperto lo straniero par che ci tenga ad attaccar discorso. Poiché bisogna sapere ohe i georgiani hanno per i forestieri, oggi piuttosto rari nel loro paese, una vera passione. Cosa che in Russia b singolare, oggi. Infatti la Georgia è ancora il territorio dei Soviet dove le lingue straniere sono maggiormente conosciute e parlate. Rispondo alla signora che sono diretto in Persia, al che essa fa una smorfia come per significarmi che a Teheran c'è poco da divertirsi. « Perchè non venite a Samarkanda? » — aggiunge. E' la mia volta di domandare che cosa avvenga di straordinario a Samarkanda. Allora la signora mi svela che è « regiseeuse » di una grande compagnia cinematografica, che va precisamente a Samarkanda per mettere in scena una gran film asiatica dal grazioso titolo « Molte lune a. Ella mi aggiunge che oggi in Russia l'industria cinematografica è in rinascita e che i Soviet la favoriscono a condizione che le film abbiano un contenuto rivoluzionario, riproducendo specialmente riscosse di popoli contro tirannie di despoti. La signora, naturalmente è una principessa (tre quarti delle signore georgiane lo sono) ma non mi fa l'elogio della sua razza, i cui uomini sarebbero crapuloni e dissipatori senza nessun attaccamento alla famiglia. Donde la necessità da parte dèlie georgiane di frequenti divorzi... Gli armeni viceversa son tutti casa, fedeltà e lavoro. Risparmio e moda La conversazione scema d'interesse per cui mi distraggo dietro una « reclame * attaccata ad una parete del vagone e che inneggia al risparmio, riproducendo la figurina del risparmiatore che affida il suo denaro alle Casse stateli- le quali, un giorno, glielo restituiscono trasformato dall'interesse del 10 % in bei mucchietti di a cervonetz » d'oro. Tutto ciò mi sembra poco comunista, ma è la realtà odierna in Russia. La signora, per suo conto, pensa che più di centomila rubli oro non convenga affidare al risparmio statale. Di più sarebbe pericoloso, per non tirarsi addosso la reputazione dd ricco e le conseguenze fiscali relative. Ma centomila rubli oro sono più di un milione e duecentomila lire, somma con la quale si può viver discretamente anche in Russia. Dalle finanze si passa a parlar di automobilismo. Domando perchè in Russia, neppur d'inverno con quel po' po' di freddo che fa, non si riesca a vedere una vettura coperta, e la signora mi spiega che la ragione dipende, oltre che dall'economia, dall'indole moscovita odierna aliena dalla comodità e dalla raffinatezza, difetti particolari alle borghesie. A questo proposito osservo tuttavia che il popolo russo, anche in regime sovietico, non ha smesso per esempio di viaggiare portando con sè per sua comodità mezza casa, compreso il letto e il « samovar » e soprattutto, appena può, di mangiare pantagruelicamente. Ciò che è veramente sovietico, spartano anzi, in Russia è il modo di vestire. Rigidamente fedele al suo principio di economia statale, d'importare il minimo ottenendo le più grandi facilitazioni di pagamento (ultimamente la Russia ha comperato in Ceco-Slovacchia macchine elettriche da pagarsi entro cinque e anche otto anni, vale a dire in un periodo di tempo superiore alla durata delle macchine stesse) esportando il massimo a pagamento immediato se non anticipato, il Governo dei So-, viet, monopolizzatore del commercio estero, non farà mai entrare nel Paese un oggetto di moda o di lusso, una toilette o un cappellino muliebre di Parigi. Mosca fabbrica qualche cosa in proposito, ma è di gran voga anche per le donne la « casquette » maschile. Non ne guadagna l'estetica, ma di essa i^Soviet se ne infischiano o meglio la vogliono uniformata alla concezione rude, violenta, realista del cubismo L'esercito rosso Un elemento sovietico nel quale mi è sembrato di trovar qualche cambiamento da due anni e mezzo fa è l'esercito rosso. I soldati hanno un'aria molto marziale e gli ufficiali hanno messo le indicazioni dei gradi sul colletto, con piccoli rombi rossi se son di terra, e con i comuni galloni sulle maniche per gli ufficiali di mare. Ho osservato che in Russia le sentinelle stanno sedute. Infatti si può far benissimo la guardia anche stendo seduti. Superfluo insistere sulla disciplina dell'esercito rosso. Essa sarà speciale ma è effettiva. Mi hanno raccontato a Tiflis che or è un anno quando si verificò lo scoppio di alcune polveriere che mandarono in frantumi tutti i vetri della città, due minuti, dico due, dopo l'incidente, di cui si ignorava ancora l'origine e la portata, le truppe erano già schierate per le strade pronto a qualsiasi evenienza. ARNALDO CIPOLLA.

Persone citate: Baku, Basilio Ii, Niceforo, Spedale