Romanzesca viceflda dì ritatti e di morte

Romanzesca viceflda dì ritatti e di morte Romanzesca viceflda dì ritatti e di morte a Ozieri Un giovanetto rapito e poi soppresso - Il riconoscimento dal teschio della vittima - La condanna dei colpevoli. Sassari, ^ mattino. Da altre un mese si svolgeva alla Corto d'Assise di Sassari, tra il più vivo interesse di tutta l'isola, un processo per una serie d'audaci imprese criminose, commesse ned popoloso centro di Ozieri da una banda di malviventi nel marzo ed aprile 1922. Il 23 marzo di quell'anno il giovane Aglio del proprietario Leonardo Polo cadeva in una insidia tesagli presso la sua villa da sconosciuti e trascinato lontano. I ricattatori inviarono poi aj padre lettere minatorie, chiedendo che a mezzo del servo Longu fosse inviata la somma di L. 60.000 per risparmiare il giovinetto. Il povero padre raccolse parte della somma e T'affidò ai Longu, denunciando tuttavia il delitto alle autorità. Tutta la regione fu battuta da pattuglie di carabinieri e da schiere di cittadini senza che si riuscisse a trovare itracce dei malfattori. Mentre proseguivano le indagini, alla metà di aprile si annunciava un altro tentativo di estorsione con lettere minatorie dirette al dottor Comida ed ai suoi fratelli, noti milionari di Ozieri. I Comida tuttavia non si piegarono alle minaccie e preferirono rivolgersi all'autorità di P. S. L'impressione in Sardegna fu enonne. La audace impresa ricattatoria pareva segnare un ritorno alle leggendarie gesta criminoso di tempi lontani. Tutta la forza pubblica fu in moto; si operarono numerosi arresti e finalmente, un vice-commissario di P. S., il dottor Agostino Devita, raccolse la confessione di un ragazzetto, certo Federico Murgia, che narrava di aver partecipato al ricatto del Polo, insieme ai suoi padroni, i pregiudicati Antioco e Ignazio Cosseddu ed a certo Polo Simoni, i quali agivano d'accordo col Longu, servo del ricattato. Il Devita arrestò pure certo Marcello Pasquale, cognato dei Cosseddu, sospettandolo autore delle lettere die erano servite ai duo ricatti. Più tardi però il Murgia ritrattò le sue accuse ed al dibattimento i difensori dimostrarono che il Devita era un funzionario indegno, espulso in seguito dalla P. S. c condannato per peculato dal Tribunale. Il dibattimento potò svolgersi solo quest'anno, perchè una lunga malattia del Murgia, morto poi in carcere, provocò due rinvìi c ad un terzo rinvio diede origino il rinvenimento di alcuni scheletri in una fossa tra i monti di Ozieri, rinvenimento avvenuto l'anno scorso. In un teschio che facevn parte dell'ossario, i periti medici credettero di identificare il teschio del povero Polo, indubbiamente sacrificato dai ricattatori. D processo, ricco di sinistri scorci e di vicende .strane, 6 terminato ieri dopo due settimane di discussione vivacissima, diretta dal presidente cav. uff. Lobina od alla quale parteciparono sostenendo l'accusa, il P. M. cav. Ferroluzzi, c gli avvocati Altana. Pinna, Marginotti e Disunì, per le diverse parti civili. I difensori prof. Mancaleoni, on. Berlinguer, avv. Tiroglia, Stara, Cugiolu, Mancaleoni T., P. Campus, N. Campus, sostennero invece che gli indizi non erano rassicuranti. La deliberazione dei giurati è durata lungamente, assistendovi, per il Collegio di difesa, Fon. aw. Berlinguer, difensore dell'imputato Marcello; mentre grande folla stazionava nelle adiacenze delle Assise. Il verdetto ò stato di condanna per l'Ignazio e l'Antioco Cosseddu, per il Simone Polo e per il Longu. e di assoluzione per.il Marcello. Il presidente, in base al verdetto, ha letto la sentenza, che condanna l'Antioco e l'Ignazio Cosseddu a trent'anmi, quali autori di omicidio, nella persona di Luigi Polo, e di ricatto; il Simone Polo, a ventiquattro anni, come complice nell'omicidio e nei ricatti; il Giovanni Antonio Longu, a sei anni e tre mesi, por complicità nei ricatti; e assolve il Pasquale Marcello. Mia lettura della sentenza i condannati hanno dato in ismanie, agitandosi, singhioz- ■ zando, gridando e spergiurando ancora la proprio innocenza. , I IIl processo di Bergamo I i

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