Le vittime dell'emigrazione clandestina

Le vittime dell'emigrazione clandestina Le vittime dell'emigrazione clandestina 15 morti congelati sul Fre {Tribunale pe ISoii Fono purtroppo molto noti — e disgra- .tintamente restano perciò impuniti. — gli • svariali e tristi stratagemmi usati da scaltri individui senza alcun senso di umanità, per gabbare tjuei poveri diavoli che si allldano in loro mani allo scopo di varcare il conllne della patria è recarsi in lontani paesi, all'evieni, a guadagnarsi il pane. Troveranno, £ vero, lontani dal loro paese. un pane altrettanto salato e ostacoli d'ogni j genere e impedimenti e miserevoli insidie: ; ma no trovano anche proprio in terra Ila- , liana in questo loro viaggio verso iJ contine della patria, verso la feria promessa. Qualche tempo fa si svòlse in tribunale il processo a carico di tre lestofanti i quali ; nssaondatcilgspridrddOctdha interposto appello) era una ooru chiusa per ordino del- j mcavevano abbindolato alcuni poveri disgraziati del meridionale al loro giungere a Torino. Avevano loro promesso di farli passare il confine e in automobile b avevano trasportati a Susa. I disgraziati, dopo avere pagato profumatamente l'automobile e gli intermediari, «rano stati abbandonati senza un soldo, senza guida, senza aiuto sulla strada che mena al Moncenlsio perchè o non trovarono gli accompagnatori o questi se la squagliarono. Ritornarono a Torino e il caso fu noto e i colpevoli furono puniti. K' recentissimo pure il processo che ha rivelato altre insidie a carico dei nostri emigrnnti, di quelli più danarosi. Non più a piedi, attraverso le montagne nevose, varcano il confine; ma in piroscafo. Veniva loro assicurato l'approdo negli Stati Uniti e venir va no sbarcati e abbandonati, dopo avere sborsato migliaia e. migliaia di lire, dopo averli insomma impoveriti, nel Messico. Il Governo italiano doveva poi pensare a rimpatriarli gratuitamente, a farli ritornare cioè a! loro paese, abbandonato con tante speranze, più poveri, più dissestati di prima perchè i risparmi e i loro averi ero.no stati ingoiati dai negrieri di cui sopra. La eaccia all'emigrante I poveri emigranti sono attesi, circuiti, raggiiiiti a Porta Nuova dove esiste tutta una scaltra e subdola organizzazione ari hoc. si è visto come la sede principale di un vettore di emigranti (condannato testò a due anni di reclusione con una sentenza contro cui il P. M. ,M. tabaechér -^autorità di finanza. In sistema molto usato e quello di far passare, gli emigranti pel colle del Frejus quando è ancora coperto di neve e la sorveglianza è quindi minore, c'è, secondo quanto il . presente processo ha rivelato, in Bardonecchia. un'organizzazione i cui componenti avevano come ritrovo uh' altra R. tabaccheria! ! Una disputa accanita tra alcuni di questi individui dedicati a tale commercio di carne d'emigranti — e tale commercio sarebbe in Bardonecchia molto diffuso originando liti, gelosie e invidie — .Siede per caso il filo rivelatore circa ima disgraziata carovana di ben quaranta emigranti, la quale abbandonò, in territorio italiano, uno dei loro che mori come un cane, assiderato, senza aiuto, e il suo corpo venne trovalo circa 7 mesi dopo verso hi fine di giugno, all'avvenuto sgelo delle nevi. Il cadavere di questo emigrante venne, rinvenuto da due guardie doganali in perlustrazione il giorno di s. Giovanni ad un passaggio sul colle del Frejus. Aveva le lasche rovesciate per cui si capi ehi: il disgraziato, ancora morente, era stato perquisito e derubato dell'orologio e di quel danaro od altro di valore che teneva indosso e soprattutto di quelle carro che ttvrebbero potuto servire a identificarlo. Questa povera vittima risultò completamente "sprovvista di documenti e fu sepolta tra Io olire vittime ignoto nel cimitero di Bardonecchia. In una tasca del morto fu però trovato un bigi Iettino conquesto indirizzo: « Carbonero Giovanni, via Cavour, n. 17 ». Le indagini assodarono che il Carbonero era. iu quel tempo soldato alpino a. Merano, ma che era notorio in paese come la famiglia Carbonero facesse parte d'una combriccola di guide d'emigranti. Nessuna, prova salto fuori contro il Carbonero Giovanni, anzi l'arma dei carabinieri prospettò l'ipotesi che tale indirizzo fosse stato messo appositamente nelle tasche del moribondo per recare nocumento ai Carbonero e ciò per gelosia di mestiere. IC notorio clic nel paese di Bardonecchia multi valligiani, come si è. detto, si dedicavano a questa 'professione di guide d'emigranti. Costoro giùngevano dalla bassa Italia, col loro gruzzolo 'prodotto dalla vendita del cnmpicello. della casetta, o fruito di chissà quali sacrifici e impegni. Un primo salasso lo subivano forse ne] loro paese .0 nel capoluogo dagli agenti che li indirizzavano a Torino: a uu secondo sborso sottostavano necessariamente a Porta Nuova; il terzo e forse non ultimo sacrificio di danaro lo subivano a Bardonecchia. Poi venivano gli inenarrabili patimenti e anche il sacrificio della vita. Sperduti nella montagna Diciamo che. queste cose avvenivano, poiché non osiamo supporre che un simile traffico di vite umane possa ancora svolgersi a Bardonecchia in si vasta sitala. A quiuito pare questi emigranti arrivavano a frotte a Bardonecchia dalle Provincie meridionali. Si tratta di solito di gente riconoscibile a prima visto. Arrivavano, pernottavano e proseguivano in colonne verso la montagna. E' da supporre, che lo Autorità li scambiassero per... soci del Chili Alpino, per acuitemeli dell'alpinismo, per gente in vena, insomma, di far dell'escursionismo invernale. Arrivavano privi di equipaggiamento e soprattutto di allenamento per affrontare j rigori ed i rischi della traversata del Frejus. Bisogna notare soprattutto che si tratta di gente avvezza ai climi caldi c nuova alle grandi altezze. Quanti soccombettero, sepolti dalla neve, flagellati dalla tormenta, ingoiati dai crepacci? C'è allegato al processo che si è discusso ieri mattina un rapporto della stazione dei tea li carabinieri di Bardonecchia, rapporto rhe stringe il cuore. Il rapporto afferma che quel biglietto col nome del Carbonero trovato nelle tasche della povera salma fu probabilmente messo apposta addosso al morente per gelosia di mestiere, il quale essendo molto lucroso per invidia rende gli individui bestiali l'un contro l'altro ». Il rapporto prosegue testualmente e laconicamente: « Nella coscienza di costoro, o di parte di costoro, pesano solo in quest'anno già 15 vittime trovate congelate sul colle del Frejus ». " Le montagne sono mie „ A Bardonecchia una combriccola capitanata da certo Ge.rard Giulio detto Carlo, uomo astuto o audace., si era assicurato il monopolio del trasporto degli «•migranti. Gerard Carlo un giorno ebbe ad esclamare: <• Lo montagne sono mie: gli uomini che. arrivano a Bardonecchia per emigrare sono miei! ):' facile immaginare quali gelosie e contrasti creasse però il commercio del Gerard in BardoTiecchia. Affermano le carte processuali che qualunque altro tentasse di esercitare quel mestiere era denunciato. Ma in realtà, <: malgrado tutto, diverso erano le squadre addette a questo contrabbando umano. Un giorno il Gerard Carlo andò in dissidio persino col fratello Adolfo. Si dissero un mondo di male, parole, sì accapigliarono, si ferirono. La scena fu disgustosa e scandalosa. E in quell'occasione la cognata di Carlo gli grido: — Tu sei colpevole del fatto del Frejus. Hai ammazzato quell'uomo eppoi l'hai" spogliato d'ogni cosa! E un popolano, ch'era tra i presenti, consigliò: — Sta zitta. Se vai a palesare queste cose ci rovini tutti! Queste parole possono dare un'idea lippis • et tonsoribus dell'ambiente. Naturalmente la autorità infine indagò su queste voci e si venne a sapere l'impressionante racconto fatto da certo Locateli! Pierino residente ora a AgsclmfgrcsaDcnctptsfgm6esdpttaa■lantrprzipbnbptGlGzldmLione a certo Carbonero. Narrò che il 20 no-J vembro 1921 di ritorno anche lui da un sur-1 vizio di guida clandestina, in località Tra versere, tra la neve alta, trovo una colonna di circa Quaranta emigranti condotta dal Carlo Gerani il duale trascinava personalmente uno della comitiva, più stanco degl. altri pel faticoso viaggio e colpito da mal di montagna, mentre un altro emigrante era disteso sulla neve in preda alle conyulslom dell'agonia. Il disgraziato, che era stato abbandonato dalla colonna la quale lentamcn te proseguiva il suo cammino, invocava con flebiteroee soccorso. Il Locatela tento di far. jus - I negrieri al confine nale di Torino) Pìi bere qualche sorso di caffè che teneva • nella boraccia, ma il disgraziato non Dote 1 !- «»---"- «-- berne una goccia Era alla fine. Nel giugno, come si è detto, veniva trovato in quella località, allo sciogliersi delle nevi, un cadavere privo di danaro, di documenti, di bagaglio. Si venne a sapere inoltre, sempre da confidenze, che il disgraziato non aveva pagato j la quota richiestagli e aveva seguito la co ; lonna degli altri emigranti, cosicché fu di , stanziato e lasciato senza soccorso. Pareva che questa brutta avventura dovesse avere il suo epilogo alle Assise. Il Gerani Carlo è comparso invece ieri davanti ai giù ; dici della VII Sezione del Tribunale, insieme a certi Durand Luigi Alfonso, Martoux Augusto. Durand Luigi Giuseppe e Francon Benedetto tutti di Bardonecchia. Vennero imputati di avere « in unione e correità tra di loro abbandonato nella regione Traverserà del colle Frejus, in luogo solitario, un individuo non identificato, incapace per sopravvenutagli malattia di corpo di provvedere a sé stesso e'del quale dovevano aver cura, essendosi assunti l'impegno di accompagnarlo al valico della frontiera ». Erano inoltre imputati di essersi, in quella occasione, impossessati dell'orologio, del da naro e di altro togliendo tali cose da quel cadavere stesso e ciò in pregiudizio degli eredi aventi diritto 11 Gerard Carlo (che fu difeso dall'avvocato Agnes di Susa.) tentò scolparsi accusando certo Durand Ernesto e un certo Bruno detto il Piacentino, di avere capitanato quella colonna di 40 emigranti. Gli altri negarono ogni loro partecipazione a quella tragica escursione. Nei confronti di questi ultimi il processo era indiziario. Pare anzi che il Gerard Carlo pretendesse da qualcuno degli imputati una certa somma come indennizzo... dui processo, e che riuscisse anzi a farsi dare Suo lire. . Il Tribunale ha ritenuto «olpevole dei suddetti reati il solo Gerard Carlo e Io ha condannato a un anno e 10 mesi di reclusione. Onesta pena essendo contemplata dall'ultimo condono non verrà scontata, cosicché l'intraprendente guida, specialista in escursioni d'emigranti, ritornerà ai suoi monti. Ila non osiamo supporre che ritornerà al suo com marcio. Quei cadaveri vaganti fra le nevi, come bianchi fantasmi, devono ammonire... M. Audacissimo furto di stoffe (Corte d'Appello di, Torino) Nel mattino del 24 dicembre u. e., i signori Monga e Marini, proprietari di una sarixj.ria-negozJo in corso Duca di Genova, 3, con grande s.orpresa. constatavano come i ladri nella notte aivessero quasi completamente svaligiato il loro negozio. Dagli scaffali e dai 'banchi erano stati sottratti 352 tagli di stoffa per abiti e due sacchi di pelli rat-musqui: del valore di circa L. 120.000. Le prime Indagini vailse.ro ad appurare che nella notte da! 23 al 2-i dicembre, verso le ore 3. un camion ed una automobile avevano sostato davanti la casa di corso Duca di Genova, 3, mentre tre individui confabulavano tra di loro in prossimità del negozio delia sartoria Monga e Marini, in compagnia- di un vigile not.tiuirno di alta statura. Oltre le prime deposizioni raccolte che precisavano la presenza sul teatro del furto di una guardia notturna di alto statura, sii constatò che l'orologio di 6egnalazione infisso ad una serranda del negozio saccheggiato, clie avrebbe dovuto portare ad ogni mezz'ora la punzonatura del vigile, portava 60>o la traccia di una punzonatura alle 5,35 e di un'ultima alilo ore 4 meno 5 minuti. I suezzi ipoi usati dagili svaligiatori, l'audacia dimostrata da coloro ohe avevano partecipato alla temeraria impresa in località centrale e frequentatissima anche nelle ore più tarde della notte, la constatazione ohe i ladri avessero corrotto uno stesso milite addetto ad una Società di vigilanza (appartenente ai ■ Cittadini dell'ordine »), oltre l'ingente valore delle merci sottratte, determinarono un allarme nello autorità preposte alla direzione dallo indagini, ohe per un complesso fortunato di circostanze portarono ad assicurare aKa giustizia qu-aJcuno dei maggiori prevenuti per il furto anzidetto c parecchi ricettatori. Si oparó così una i>erquiòizio.ne nel negozio di meccanico di VaHc Domenico, sito in via. Monginevro, 16, ove si rinvenne stoffa per ulbito da uomo ed altri oggetti di dubbia .provenienza, ed attraverso la deposizione di certo passio Michele, negoziante, ambulante, residente in via Borgo Dora, 33, si pervenne ad identificare come presunti autori del furto i fratelli Giacchino Carlo e Giacchino Davide fu Giovanni, coirai. interiori indagini accertali jle erano pure da ritenersi quali CO" nell'impresa ladresca i fratelli Bretto < ..anni e Eretto Giuseppe, dimoranti in vii; -Salbertrand (Pozzo Strada). Quest'ultima indicazione fu fornita all'autorità dalla sorella del vallo Domenico: Valle Ugolini! e la moglie dello stesso Bretto Giovanni: Gariglio Francesca, secondo l'accusa, confermò che nella notte dal 23 al 2-4 dicembre u. s. il marito si era allontanato con la sua automobile verso le ore 11.30 e non vi fece ritorno che verso le 3 per ripartire, presto al mattino per ignota destinazione. Disse anche la donna di aver sentito che mio sconosciuto nella sera aveva, conferito con suo marito circa un trasporto di stoffe da eseguirsi nella notte. Nel primo giudizio seguito davanti la VII Sezione del Tribunale di Torino il giorno 25 luglio u. s., venivano condannati : Giacchino Carlo, contumace, ad anni s di reclusione per furto qualificato; il Vallo Domenico ad un anno e mesi 2 ed alla multa di L. 400, per ricettazione qualificata; Giacchino Davide, pure contumace, e Eretto Giovanni, ad anni (ì di reclusione ciascuno, per furto qualificato; il « Cittadino dell'ordine », Salini Salvatore, contumace, ad anni 4 per complicità nel furto 6tesso ; il BTCtto Giuseppe, a mesi 5 di reclusione ed alla multa in L. tOO per ricettazione; il Bovio ad 1 anno di reclusione e L. G00 di multa, per ricettazione qualificata; il Bricco Pietro a mesi dieci di reclusione pure per falsa testimonianza. Ieri davanti la Corte d'Appello, malgrado i valorosi sforzi di mia calorosa difesa gli imputati ebbero confermata la sentenza del Tribunale. Presidente: comm. Zannimi; P. M.: cav. Capuccio; Parte civile: aw. Cavaglià Enrico; Difesa: aw. Signorini, Viancini, Cavallo, Gino Oberi. Due militi fascisti assolti per legittima difesa Novara, 2, notte. E" fluito oggi alia nostra Corte d'Assise il processo a carico dei militi fascisti Carlo Savio ii Giovanni Balampórii di Varzo (Ossola). Il primo ora accusalo di omicidio, per avere ucciso con un colpo di rivoltella jl diciannovenna Armando bini, e dei mancato omicidio di Itelo Micheli, mentre il Balamporti tra ■ incolpato di' avere determinato il Savio a sparare, lì tatto avvenni; la notte del 2& marzo scorsu, duranti' un'aggressione patita dal Savio e dal Balamperti, mentre facevano ritorno da una feste da bella. Dopo la requisitoria de] p. G Aroca, parlarono j difensori avv. Fzio Balangoro ili lJallanza e l'oli. Caroua, che sostennero la tesi della legittima difesa. E tale tesi fu accolla dalla Giiu'ia, che emanò un verdetto di assoluzione. Solo il Savio venne condannato per contravvenzione a 000 lire di multa, condonata. I due giovani furono subito scarcerati. Due condanne per un borseggio Alessandria, 2, notte. In Tribunale sono comparsi i fratelli Rinaldi Maurizio, di anni 24, o Stanislao, di ann| ■» nonché il contadino Barisone Cnr r<?_ gij aitr) due come cooperatori, di un fur lo, di anni 20, tutti residenti ad Acqui. Dovevano rispondere, il Maurizio quale esecuto re, gli altri due come cooperatori, di un fiuto effettuato a Montcchiaro il Lo luglio scorso in danno di Foglino Carlo, a cui tolsero il portafoglio contenente 18.000 lire. 11 Tribunale ritenne il Rinaldi Maurizio colpevole di furto semplice, condannandolo ad 1 .inno e i; mesi di reclusione: ed inflisse al fratello Stanislao, per ricettazione. I anno della stessa pena e L. 500 di multa. Assolse il Barisone por non aver commesso il fatto imputatogli.