Un po' di luce su Mustalà Remai

Un po' di luce su Mustalà Remai Un po' di luce su Mustalà Remai Non posso diro che sia impossibile, per un giornalista straniero, awiiCinaro oggi l'ora, niad leggendario Presidente della Repubblica Turca; ma sia il fatto ch'egli ritinta ogni intervista. Ritengo perà che armandosi di molla pazienza, stabilendosi ail Angora, ed avendo modo, attraverso un pori odo di tempo non breve, di prolltuiro eli un'occasione favorevole'* di un momento di Iman umore dol . (limai », si T-iRsca ad c.-ser ricevuti anche a Gian. Itala, nella residenza presidenziale, presso la nuova capitale. Un amico intimo del Presidente, che Io ha seguito passo passo nell'ultimo viapgio in Anatolia, culminalo in questi giorni nella visila a Brussa, mi ha favorito una lettera dì presentazione per il Segretariato particolare del « Ghazi •. Non ne posso momentaneamente profittare, spinto da motivi imprescindibili verso l'Est; ma al iìtorno, se passerò dalla Turchia, farò l'esperimento, se proprio Mustafa Kemal e inabbordabile per me come lo fu per quei pochissimi giornalisti americani, che soggiornarono ad Angora. -(Dal nostro invDa bordo del « Quirinale i Costantinopoli e Batum fra ms Latifé Hanum Frattanto non priverò i mici lettori di alcuni particolari inediti sulla persona, sul caràttere e sugli atteggiamenti del Presidente, o meglio, del « Pascià •, come per antonomasia 10 chiamano i turchi, particolari che mi furono forniti e da turchi e da diplomatici europei che lo conoscono molto da vicino. Mustafa Kemal, oggi, ha 45 anni; è nato a Salonicco; è da pochissimo tempo divorziato da JUiti fè llauum. e, secondo le dichiarazioni fatte ai suoi intimi, alla sua Corto infine, pochi giorni fa, non ha nessuna intenzione diritentare l'esperienza coniugate, intorno a que. sto clamoroso episodio dol divorzio presidenziale, le fantasie c i pettegolezzi, còme è faciIo immaginare, germogliano copiosissimi a Costantinopoli e altrove. Lati», della famiglia Usciaki-Zade di Smirne iil padre e un ricchissimo ormatore, e si trovava a Trieste occupato' a costituire una società di navigazione turca al momento del divorzio della llglia) conobbe il « Ghazi » a Smirne, 1 egli esaltanti giorni della vittoria turca. Il l'umuinzo inventato da qualcuno, secondo il quale Latiti aveva promesso la jua mano a Mustafa Kemal come premio della vittoria, nel periodo che il kemalismo appena nasceva, non ha fondamento. La volita è che 11 « Ghazi », a Smirne, aveva scelto la sua abitazione in una e;isa greca. La famiglia di La. tifo, lo invitò a cambiarla con la propria casa e Kemal accettò l'ospitalità degli Usoiaki-Za<dè. Conobbe cosi Latifè, e la sposò. Latife. di coltura ed educazione molto raffinate, ardente femminista, graziosa, so non bellissima, non ha raggiunto ancora i 30 anni. Appartiene a quella categoria di donne turche che intendono rappresentare nella vita rinnovata del loro Paese una parto cospicua, so non fondamentale. Aveva portalo al marito una dote di 50 mila .lire turche (circa 750 mila lire italiane) che sono già state restituite dal «Ghazi» alla famiglia Usciali. Molto ambiziosa, Latifè, paro volesse prendere una parte attiva nelle decisioni politiche del Dittatore. Di carattere espansivo, enfatico, non todasciava oce;isiono per dimostrare il piacere che avrebbe avuto nel veder Ciankaia trasformarsi in ima vera Corte, dov'essa sarebbe ptata regina. Lo mancavano ancora le mogli degli ambasciatori, die preferiscono rimanere a Costantinopoli, fra le quali troneggiare; ma ai rappresentanti europei che le furono presentati trovò modo di rivelarsi una-specie di Giuseppina napoleonica turca, condita di femminismo. All'ambasciatore Montagna domandò a che punto stava il femminismo in Italia. Avutane risposta che da noi le donne 6ono per lo più occupate a procrear figli e a regolare i domestici « menages », gli osservò che l'italico costume era piuttosto « suranné •. "0 lo sono feroce o ella non valeva niente..." Gli amici del «Ghazi» dicono che Latifè era un'intrigante; ma l'aggettivo mi sembra ingiusto. Sta però il fatto che i suoi atteggiamenti non andavano gran che a genio al marito. La cronaca aggiunge che era sorta sull'orizzonte di Ciankaia un'altra donna, e che la causa determinante della rottura è stata la gelosia, che Latifè non seppe e non volle celare. Non «-sondo lecito entrar in particolari, diremo che Latifè oggi, a Costantinopoli, si ammanta in gesti che licordano precisamente quelli di Giuseppina di Beauharnais, limitandosi a dichiarare che Mustafa Kemal fra l'amore e la Patria, il cui bene tutto l'assorse, ha dovuto scegliere la Patria. La sacrificata 1ace e parte per l'esilio. Da parte sua, il « Ghazi », al ricordo della donna che fu sua moglie per due anni e mezzo, pare che si metta persino le mani nei ca- ] pelli, e ami dire: « 0 io sono feroce o ella | non valeva niente... •. I particolari dellasce- | na del ripudiamento a Ciankaia sono molto diffusi. Com'è noto, secondo la costumanza islamica, che le imminenti riforme dei codici tuichi modificheranno, la rottura del matrimonio turco è affare di un momento: basta che il marito dica alla moglie: « Ti ripudio, vattene ! » e alla donna non resta che obbedire. Qualcosa ili simile è avvenuto a Ciankaia. Alla tavola del « Ghazi » erano seduti, oltre Latitò, il fratello iemali, noto per le sue stravaganze a Pera e a Parigi, dove pure la polizia dovette occuparsi di lui, le due sorelle minori, conosci irtissime a Pera, ed altre persone, fra le quali la signora che motivava la gelosia della moglie di Mustafa Kemal. Alla fine de] simposio, svoltosi alquanto a disagio, si domandò lo champagne. La richiesta indispclti Lafitè, che, come padrona di casa, espresse l'opinione che qualcuno fra i suoi empiii del momento non era bocca per simili delicatezze. Segui un battibecco fra il Presidente e la l'residentesssa, il risultato del quale fu assai penoso. Il «Ghazi» ingiunse alla moglie di lasciare la sala ila pranzo, e Latifé, scoppiantlo in pianto, obbedì. Il giorno stesso Mustafa Kemal lasciava Ciankaia per un vicino « cifìik » (tenuta), da dove telegrafò alla suocera, invitandola a venire a ritirare sua figlia, dalla quale aveva deciso di separarsi per sempre. Aggiungeva che non sarebbe ritornato a Ciankaia sino a che Latifè non ne fosse partita. Molti altri particolari si potrebbero aggiungere sull'episodio, ma li stimo superflui. L'opinione pubblica, in generale, è sfavorevole a Latifè, dipinta come un'aristocratica. Come si sa, oggi in Turchia la democrazia trionfa. Un genere di democrazia che è diflicile classillcare, e che non si sa come mettere d'accordo con il militarismo dominatore, con la dittatura e con la xenofobia; ma sta il fatto che tutti gli atti e tutte le parole del « Ghazi » sono improntati al concetto che non esistono più in Turchia differenze sociali. Mustafa Kemal chiama i suoi domestici ;« camerati » e predica ad ogni occasione l'eguaglianza fra i cittadini della Repubblica. Cosi Latifè ora è entrata nell'ombra; e, a ftuanto pare, nessuna donna prenderà il 6uo posto. Alle fotografie, diffuso nel Paese, di Mustafa Kemal ritto in piedi vicino a Latifè seduta, e con il capo e il mento cinti da una acconciatura elio la faceva stranamente assomigliare alla Monaca di Monza, la Polizia dà una caccia a fondo, spieiata. E il «Ghazi» ora è scio. Solo nella sua Ciankaia, questa reggin-fattoria, sormontata da cupole esagonali di zinco elio vorrebbero conferirle un'aria di padiglione orientalo, fra i vigneti e le colline guardate da senlinioille. L'intorno delia dimoia presidenziale è abistanza banale, pieno com'è di mobili di cattivo gusto, di cuscini cilindrici, di canaehferl di terrò, n 'la sol? principale, un enor¬ iato speoiaie)- me ritratto del «Ghazi» in piedi, appoggiato sul pavimento ed al muro, par che vi venga ine «rtro Il "Qhazi., e l'ex-Hedlve flbbas Hllml n Presidente ama molto l'agricoltura e vuol far di Ciankaia una fattoria modello. E' la sua ambizione principale, E' ra.ru che si corichi prima di giorno, e non dorme, a quanto mi assicurano i suoi amici, più di tre oro sullo ventiquattro. E' un improvvisatore <'i discorsi incisivi ed efficaci, e segue con assiduita anche le pubblicazio.ili straniero. Nel suo sforzo par volgarizzare in Turchia le ideo moderne, dice sovente coso encomiabilissime, che lo farebbero giudicare un apostolo, se i comporta menili pratici dei suo Paese vwso gli stranieri non fossero cosi sgradevoli. So ■ che pochi giorni or sono Mustafa Kemal trovò le Memorie di Hindenburg un « libro infelice » (sic). E so pure di una caratteristica scena avvenuta a bordo dello yacht dell'ex-Kedlvé d'Egitto, oggi cittadino turco. Abbas Hilmi 6 (fili, ospite più o meno volontario della Turchia. Gli si attribuiscono aspirazioni per diventare il futuro sultano turco, per attuare le quali spera suffìcente la sua fortuna, calcolala attorno agli otto milioni di sterline. Sennonché il kìoco dell'cxiKedivé è cosi ingenuo, che i kemalisti quasi lo secondano, essendo oramai sicuri di riuscire a tenerlo qui prigioniero, e con lui le sue colossali sostanze. "Ora, l'ex-Kedivé, ultimamente, invitò a bordo del suo yacht Kemal (su cotesto yacht anzi, il Presidente sfilò dinanzi a Costantinopoli; ma non pensò menomamente di scendervi, fedele al giuramento, di non metter piede mai nella metropoli). Erano in venti persone a tavola; e alla fine del banchetto il Presidente invitò tutti a dire qualche cosa. Parlò per primo l'ex-Kedivé, profondendosi in lodi sperticate e quasi servili all'indirizzo dol « Ghazi». Rispose questi ricordando ad Abbas Hilmi ch'egli era stato un sovrano, una testa coronata; ma che la sua nuova condizione di cittadino turco, cioè di un paese dove 6i sta compiendo il più stupefacente miracolo che la storia registri, era infinitamente più degna dell'antica. Per questa ragione, l'ex-Kedivé doveva provare la sua gratitudine alla Turchia. E che genere di gratitudine Kemal si attenda da Abbas Hilmi è presto detto, quando si rifletta sulle parole dette dal Presidente ai suoi intimi, quand'ebbe lasciata la sontuosa nave di Abbas Hilmi : « Costui ha otto milioni di sterline: ebbene gliene lasceremo uno, cifra più che sufficiente ai suoi bisogni!... » Infatti, a quanto sento, l'ex-Kedivé che aveva fondata a Costantinopoli una Banca con un milione di lire turche di capitale, si è già visto mettere delicatamente alla porta della medesima. Con questi sistemi, e con altri simili (è di ieri la graziosisstma storia di un commerciante turco che, spedendo per mare certa mercanzia a Trieste, l'assicura presso una Compagnia italiana: la merce arriva a destinazione regolarmente; e allora il turco reclama alla Compagnia la restituzione del premio ; al naturale rifinto della Compagnia d'assicurazione, il turco cita la Compagnia slessa in Tribunale; e questo dà pienamente ragione al turco) ; con simili sistemi dunque, pare a tutti mollo difficile che la Turchia riesca a trovare i capitali che le occorrono per effettuare i progressi formidabili, che medita di compiere. Ma di questo Mustafa Kemal non si preoccupa. Egli mostra di avere un'immensa fiducia nell'ingordigia della speculazione europea ed americana, anche se queste scoraggiate o diffidenti abbandonano a poco a poco la Turchia; e ci annunzia che nel 1920 la Repubblica avrà compiuto la sua rete ferroviària interna, raggiungendo con la strada ferrata Erzerum e la frontiera persiana. Implacabile ed elegante Gli intimi del « Ghazi » dicono che egli abbia un carattere piuttosto dimoile e si mostri implacabile con i suoi nemici. Per contro è grandemente disposto alla benevolenza verso chi, amandolo, lo segue. Astraendo poi dalla sua opera interna presente, è interessante notare come l'Italia sia stato il primo paese verso il quale il « Ghazi » volse la speranza all'inizio della lotta contro gli anglo-greci. Ma, come si sa, egli accolse poi poco benevolmente la prima Missione italiana andata ad Angora prima dell'avvento al potere dell'on. Mussolini, e in seguito si mostrò mediocremente disposto a riconoscere l'opera pro-Turchia compiuta dagli italiani a Losanna. 11 Presidenle della repubblica è certamente l'uomo modernamente più elegante di Turchia. 1 suoi abili vengono da Londra, ed egli non trascura nessuna occasione per Incitare i cittadini a ripudiare in blocco la tradizione dei costumi. Egli ama ripetere che la rivoluzione in Turchia non è opera di una ristretta élite occidentalizzata, ma proviene dall'intimo sentimento popolare. Perciò egli si prepara a dare fra breve il colpo di grazia all'Islamismo, alla religione, intesa come baluardo delle vecchie idee, dei privilegi e dei pregiudizi. Gli si attribuisce persino l'intenzione di far chiudere senz'altro le moschee, o per lo meno di introdurre nel rito religioso maomettano riforme radicali, come potrebbe essere l'abolizione, delle genuflessioni con la fronte a terra, ed altro. Il « Ghazi » però sta facendo costruire a Ciankaia una moschea, dove avrebbe poi origine la riforma. Molti kemalisti sono per l'ateismo puro, ma pare che il « Ghazi » sarebbe propenso a dirigere il fanatismo islamico delle masse di ieri verso una specie di epicureismo, genere giapponese. Ospitanti a caro prezzo Mustafa Kemal è sempre ini movimento per la vasta Anatolia, improvvisa i suoi discorsi con grande facilita ed efficacia, ed ora pensa di procedere ad una nuova suddivisione amministrativa dell'Anatolia, che faciliti l'aaione di Governo. SI lamenta spesso che i funzionari non sappiano interpretare le riforme, e imprime senza dubbio, personalmente, alla vita interna del suo paese l'impronta del suo carattere energico, audace e geniale. E dico geniale, poiché Mustafa Kemal, fra le sue innumerevoli riforme, non dimentica, ad esempio, le danze nazionali. Come si sa, in Turchia, pubblicamente, era permesso ai soli uomini di ballare lo «zelek», il ballo indigeno. Ora l'ordine è stato dato, a chi so ne intende, di formare uno « zelek » per coppie d'uomini e di donne. L'idea di questo nuovo « zolek » è venuta al « Ghazi » a Erussa, pochi giorni fa, visitando la citta. E a Brussa, Mustafa Kemal ha avuto pure occasione di dimostrare il suo spirito mordace. La città, in occasione della penultima visita presidenziale, aveva offerto al tGhazi» un gran banchetto. Senonchò il Comune, invece di assumersene le spese, pensò bene di richiederne il pagamento al Governo di Angora, nella 60mma di 500 lire turche. Anche questa volta Brussa, immemore della cattiva figura fatta precedentemente, invitò il Presidente ad un banchetto, che venne nettamente rifiutato dal « Ghazi » con questo commento: « Voi di Brussa siete della brava gente ospitale; ma fate pagare eccessivamente al Governo il vostro buon cuore 1 ARNALDO CIPOLLA. 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