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REATI E> X*E>IVE> REATI E> X*E>IVE> Strozzato nella stalla con un fazzoletto Tra operaio e capo reparto p(Tribunale Penale di Torino) Casetli Stefano e Bacci Battista fanno parte della maestranza del Tuppetiflcio ti. Furaceli! e C, sito in via Pianezza, 17, in Qualità di capo-i eparlo 11 primo e di operaio il secondo. 11 giorno 3 luglio u. s. sorse fra loro un diverbio, polche il Bacci si era rivolto al Casetti perchè riparasse il suo telàio che non funzionava bene, ed il Cosetti si era riilutato di farlo, dicendo di aver altri lavori più urgenti. Siccome fra i suddetti da vari anni non correvano buoni rapporti, il proprietario dello staDilimento cav. Paracchi Giovanni, allo scopo di «vitare nuovi, urti li chiamò nel suo ufficio ed ivi tentò di conciliarli e di metterli d'accordo Inutilmente, perchè il Bacci insultava ancora i.' Casetti e tentava di colpirlo con uno schiaffo, non riuscendovi per il pronto intervento di alcuni operai. Non solo, ma prima di uscire dalla fabbrica minacciava il Casetti dicendogli che se veniva licenziato l'avrebbe ucciso. Il Casetti non reagì ma ottenne dai suoi superiori che il Bacci uscisse dallo 6tabilimento prima dell'ora solita per evitare ulteriori strascichi. Il Bacci Infatti usci un'ora prima dell'orario, ma si fermò fuori ad attendere il suo capo-reparto. Questi appena >o vide cercò dì evitarlo con buona maniere, e siccome il Bacci gli diceva che voleva spiegazioni, egli lo esortava a rivolgersi presso i comuni superiori. Eccitato da questi rifiuti il Bacci si fece sempre più minaccioso ed aggressivo, tanto che afferrò il Casetti per il bavero della giubba per fermai lo. Questi invece, temendo che il Bacci volesse mettere in opera la precedente minaccia, estrasse un punteruolo e lo colpi due volte alla schiena, producendogli due ferite alla regione posteriore semitoracea sinistra a livello del nono spazio intercostale e lombare. Portato all'Ospedale Martini II Bacci venne ricoverato con prognosi riservata, polche l'arma era penetrata in cavita e guari dopo circa diciannove giorni di malattia. Il Casetti è stato rinviato a giudizio avanti il Tribunale per rispondere di lesioni aggravate e di contravvenzione alla legge di P- ». Il processo ha occupato l'intera udienza del mattino e gran parte di quella del pomeriggio, dato il numeroso stuolo di testimoni pre: senti al fatto Lunga la discussione al nne di stabilire se il Casetti avesse agito in istato di legittima difesa e se avesse in essa ecceduto i limiti consentiti dalla legge. Il Tribunale è stato appunto di quest ultimo avviso, e concedendogli la minorante deli eccesso della legittima difesa 1 ha condannato a mesi 3 e giorni 15 di detenzione, pena interamente condonata per il decreto 31 luglio scorso, col beneficio della non iscrizione sul certificato penale. L'ha assolto per amnistia dalla contravvenzione alia legge di P S. Pies. : cav. uff. Barberis; P. M. : cav. Cottnfavi; Difesa- aw. L. Maccari e G. Astore; Cane: Leprotti, Il bicchiere della staffa {Tribunale 'Penale di Torino) . Genlnatti Ciich Pasquale è un assiduo cultore di Bacco ed ha, come si suol dire, il vino cattivo. La sera dol 30 gennaio 1924 si era presentato nell'osteria di certo Poccliiola, a Mezzeinile in quei di Lanzo, per consumarvi il bicchiere della staffa. Qui trovò assisi ad un tavolo altri compaesani, che come lui, santificavano regolarmente la domenica. Ahimé, Geninatti perdette davvero la staffa. Dai discorsi che gli altri pronunciavano gli sembrò che si alludesse alla sua persona, in senso poco benevolo. Sta di fatto che il Geninatti ad un tratto usci dall'ustoria pronunciando parole di vendetta. I fumi del vino avevano però ingrandito nella mente di costui quello che probabili!)ento era un volgare modo di esprimersi di un componente la combriccola. Quando il padrone dell'ostarla vide prossima l'ora della chiusura, invitò i suoi clienti ad uscire. Il Geninatti che stava in agguato presso la porta assali il suo omonimo Geninatti Antonio, e dopo breve colluttazione questi giacque a terra senza potersi rialzare. Una tremenda coltellati gli aveva perforato l'addome. 11 Geninatti Antonio sopravvissuto miracolosamente alla grave lesione, fu mite nell'accusare. Quindi il Collegio, facendo sua la te6i della difesa, pur ritenendo l'imputato colpevole della lesione, gli concesse la diminuente della semiebrieta irrogandogli la pena della reclusione per mesi sette, completamente condonati ed assolvendolo dal portodel coltello per intervenuta amnistia. Difesa avv. Dagasso; Pres.: cav, Zanetti; P. M.: Andrianl; Cane: Mancane. Una torinese al tribunale di Roma per una serie di imprese ladresche Roma, 16, notte. Con contratto del 17 dicembre 1933 il conte Vincenzo Lamberti cedeva in locazione all'on. Giovanni Guai Lno-Amella un suo appartamento mobiliato 6Ìto in via Palestro, 11 Lamberti si riservava per sé una camera, in cui depositava dei mobili, delle argenterìe ed altri oggetti. Sulla porta della camera suddetta, oltre alla solita serratura di sicurezza vennero apposti dei sigilli. Ma quando l'on. Guarino-Amelia, il 14 febbraio di quest'anno, procedette alla consegna dall'appartamento alla signora Maria Costantini, si constatò che sigilli erano stati rimossi e sostituiti e la ser. raiura .presentava evidenti segai di scusso. Denunciato il fatto, dopo opportune indagini, fu aiirestata tale Giuseppina Bosco, di anni -43, da Torino, la quale venne anche ritenuta responsabili.» .ti truffa di lire 500, in danno di un certo Pietro Marini e di altri furti commessi a San Memo, in danno di Valentina Gazzano, per la somma di L. 500. L'on. Guarino-Amelia, a cui erano pure mancati vari oggetti, si costituì parte civile insieme al conte Lamberti. La Boscq ò difesa dall'aw. Aldo Vecchini; 1! conte Lamberti o assistito dall'aw. Antonn!lo Caprino, e dall'aw. palazzolo e l'on. Guarino-Amelia dall'aw. Romualdo e dall'aw. D'Angelo. Milana, io, nette. Si è Iniziato alla nostra Corte d'Assise 11 processo contro Saverio Piermattei di anni 25, i fratelli Lazzaro e Pietro Sironi rispettivamente di 23 e di 21 anni, imputati di omicidio premeditato in persona del calzolaio Giovanni Sala. Tutti e tre gli imputati deb. bono rispondere di furto per aver sottratto al Sala, dopo che fu morto, 11 denaro che egli teneva indosso per un ammontare ancora imprecisato. Il tragico fatto si svolse nelle seguenti circostanze, appurate dalle indagini dell'autorità giudiziaria. La sera del 6 maggiora vespro; nel cortile della cascina comune la famigl:a Sironi col Piermattei e con certo Vergani era riunita a recitare il rosario. Dopo la preghiera 11 Vergani si appartò pochi istanti con la sua fidanzata Teresa Sironi, quindi prima di ritirarsi chiamò il Piermattei perchè rincasasse con lui. Dal Lazzaro Sironi gli fu risposto che il giovanotto era già tornato a casa; ma il Vergani che rientrato nella propria cameretta non ve lo trovò, si insospettì credendo che egli si fosse intrattenuto con la sua fidanzata e tornò sui suoi passi alla casa del Sironi. Passando per la stalla Io trovò a confabulare coi fratelli Sironi Capi che stavano complottando contro il Sala ed anzi, fu ancora invitato ad aiutare a dare una lezione a quel disgraziato. Ancora una volta rifiutò e si allontanò. Vide rientrare in casa il Piermattei alle 1,45 di notte, sconvolto e si senti dire: — Ah, se sapessi... Poi, due giorni dopo, dal Piermattei stesso ebbe la confessione del delitto. Dopo le rivelazioni del Vergani il Piermattei ed i due Sironi vennero arrestati e confessarono, lì delitto si svolse in pochi istanii: allorché 11 Sala entrò nella stalla, il Piermattei provocò un alterco; poi lo afferrò pel fazzoletto che teneva al collo e lo gettò a terra; allora gli -furono sopra i due Sironi. Il Lazzaro afferrò il caduto alla gola e strinse ferocemente, menlre l'altro lo immobilizzava tenendolo per i piedi. Quando il poveretto fu strozzato, 10 depredarono di due portafogli, ed 11 Lazzaro ricevè 700 lire come parte del bottino: poi il cadavere venne adagiato sul carro ch'era già pronto, il cavallo venne condotto sin fuori del paese e poi lasciato alla sua sorte. Stamane il Presidente ha proceduto all'Interrogatorio del Piermattei che ha cercato di negare quanto già ebbe a confessare ai carabinieri ed al giudice, nel periodo di istruttoria Alle serrate contestazioni del comm. Curtino, si è limitato a dire di non ricordare, di non avere voluto uccidere ma solo percuotere. Del furto accusa il Lazzaro Sironi che però, già In istruttoria, ritorce l'accusa contro di lui. Il Lazzaro Sironi rende la sua confessione con tranquillità. Dice che 11 Sala maltrattava la moglie e andava per il paese vantandosi di essere un conquistatore di donne. Per punirlo fu deciso di ucciderlo 1 A tutte le altre domande del Presidente, che gli contesta il furto dopo l'ucci' stono del povero Sala, Lazzaro Sironi risponde con dei vaghi « non so ». Quindi l'updlenza è stata rinviata a domani. Vita e avventure della "Saica,, 3 condanne Novara, 16, notte. In Tribunale 6 stata oggi discussa la causa per bancarotta fraudolenta, falso e truffa a carico dei componenti la fallita società atì.mentare, industriate, commerciale e agricola, denominata S.A.I.C.A. Questa società non ave. va capitali ma uomini, essendo costituita da certi Allìerto Serra di Vincenzo, di anni 31* da Ciriè, geom. Dante Giovannetti fu Silva, suro di anni 42, anconitano e Umberto Introiti! fu Adulile di anni 41. Nella società non mancava anche una signora: la moglie del Serra. Dopo un anno corca la società si trovò costretta a fallire per una rilevante som* ma. Si constatò quindi che era stato falsificato il Uhi'o-giornaie in cui veniva fatta figurare nello spazio in bianco come versata in conto capitale la somma di L. 10.000, e che erano state compiute delle distrazioni dallo attività della società in parola. Oltre a ciò l suddetti imputati danneggiavano la ditta fratelli Colacci di Squlnzano, facendosi fornire vino per 40.000 lire. I committenti avevano Anto a questo scopo, di essere proprietari dt una regolane e fiorente società. Tutti furono accusati poi di truffa per avere emesso a favore delia Ditta Colane! un assegno sulla Banca Agricola Commerciale Novarese per la somma di L. 10.000, mentre nella banca non esisteva alcun deposito della « Saica ». Inoltre il Serra, che figurava quale direttore della Società, si faceva consegnare da certo Pietro Pigazzi la somma di L. 85.000 promettendogli un lauto interesse e di farlo entrare come socio di tale azienda, di cui si magnificava la grande attività commerciale. A certe Ercole Falsetti veniva pure carpita }t> somma di L. 14.000 in denari e> Buoni del Tesoro, facendogli credere che sarebbe stato assunto in qualità di impiegato stipendiato della So. cletà. Tutto ciò senza mai vorsnre alcuna somma di rimborso. Al processo il Serra non si e visto, essendosi dato.nlla ruga. Sono com. parsi invece il Giovanotti e l'Introinl. coinvolti nel'a 'osca faccenda dall'astuto direttore Serrn. il processo ha dato luogo a vivaci discussioni. Il Tribunale, udita la requisitoria SS arringhe ho condannato il ima e il ~' vannelti a 3 anni 7'mesi 11 giorni <*loue e 7iio lire di multa; I Introtì, anni ì mesi. 1! iriorni e 1000 lire div apnlr-vmdn i! condono per 2 a«nl ali duo imputar» o condannando tutti in ai danni e spose da liquidarsi. Gli impu hanno subito interposto appello. e il otì, iv ali n impu

Luoghi citati: Ciriè, Lanzo, Novara, Roma, San Memo, Torino