Il cinquantenario delle Missioni Salesiane

Il cinquantenario delle Missioni Salesiane Il cinquantenario delle Missioni Salesiane Il discorso celebrativo del cardinale Maffl alla presenza del Prìncipe Ereditario, del cardinale Cagherò e d'imponente pubblico A commemorare il cinquantesimo anniversario della fondazione delle Missioni Salesiane, il Cardinale Maffl ha tenuto, ieri, a Torino, nel pomeriggio, un discorso rievocativo, alla presenza del Principe Ereditario, della Principessa Laetitia, della Principessa Maria Adelaide, del Duca di Genova, del Duca di Pistoia, del Cardinale Coglierò e di un pubblico imponente. L'amplissimo vasto cortile, che è a fianco del Santuario di Maria Ausiliatrice, per la circostanza, a cura di Don Ricaldone, prefetto generale, era tutto parato a festa con grandi drappi frangiati d'OTo ed una profusione di bandiere nazionali. 11 teatro annesso all'Oratorio era addobbato a larghi panneggiamenti porpora ed oro e decorato con profusione di piante ornamentali. 1224 missionari • I Principi e le autorità Nel cortile, molto prima dell'ora fissata per l'arrivo dei Principi e dei Cardinali, si schierano fitte squadre di scolaretti delle Scuole municipali e di quelle dei Salesiani. I maschietti hanno in mano una bandierina tricolore; le bambine un fiore, ciò. che dà alla festa un simpaticissime tono di- grazia e di leggiadrìa. Folti stuoli di sacerdoti e allievi fanno ala sul percorso che i Principi faranno per recarsi al teatro. Quivi, sul palcoscenico hanno preso posto i 224 missionari che partiranno fra giorni. Le gallerie sono gremite di sacerdoti e seminaristi e di suore delle Missioni. In platea una fila di poltrone dorate è disposta per accogliere gli ospiti augusti e le alte autorità che cominciano ad affluire. , Giungono successivamente il prefetto; 11 commissario gen. Etna; ,i senatori DI Saluzzo e Orsi-, i-.deputati Pedrazzi, Gianotti, Imherti, Di Miraflori; il generale medico Morino; il prof. Colonnotti, l'onA,Fino; il generalo della milizia Perol;' il magg. Puel del Fascio; S. E. il generale Tiscornia; il dottoro Molinari della Deputazione provinciale; S. E. Casoli; il commendatore Bassaval; ecc., ecc. Ossequiati dai dignitari dell' Operaro, arrivano i Cardinali Matti e Cagliero, coi vescovi monsignori Bortoloinasi, Pinardi, Rossi, l'Arcivescovo di Torino monsignor Gamba, l'Arcivescovo di Mariana (Brasile) mons. Oliveira, 1 monsign. Filippello, Malati, Masera e Guerra, seguiti a breve distanza di tempo da un gruppo- di commissari aggiunti al Comune. Quasi contemporaneamente, giungono 1 Principi. La Principessa LaieUtia con la dama d'onore baronessa Bologna ed il gentiluomo conte Fossati; il Duca di Genova, la Principessa Maria Adelaide, ed' il Duca di Pistoia, salutati dalla Marcia reale. A questo punto un formidabile scroscio d'applausi provenienti dalla piazza del Santuario segnala V arrivo del Principe Ereditario. Appena scende dall'automobile, la musica riattacca la Marcia reale, i bambini sventolano le migliaia di bandiere di cui sono provvisti, e tutti applaudono mentre si alzano grida In-, neggianti a Casa Savoia. Il giovane Principe sosta un attimo, gradevolmente eorpreso 'da «pll'esplosione di entusiasmo e di simpatia. OTindi, col suo bel sorriso sulle labbra saluta e stringe la mano ai prelati «d alle autorità che lo ossequiano, e, fra due all di pubblico acclamante si avvia al teatrino dove là dimostrazione viene rinnovata da tutti gli spettatori in piedi. Quando i principi e le autorità notano preso posto, i cantori che' sono nella galleria Intonano un breve coro. Poi, un giovane allievo dei Salesiani, l'orfano Pietro Reverdino di Volpiano legge un indirizzo al Principe Umberto, ricordando in pari tempo l'opera imperitura compiuta da Don Bosco, che fu sempre efficacemente aiutato da tutti i membri di Casa Savcia, Parla l'Arcivescovo di Pisa E prende la parola il Cardinale Maffl. E dice : «Non sono che goccioline esili e leggere; non sono che veli tenui di pioggia, che vt vento vaporizza ancora e dissipa innanzi che l'erba tocchino, e I fiori e i virgulti del prato; e tuttavia bastano al sole, per dispiegarvi un'iride che innamora, ed incurvarvi l'arco immenso che il mondo benedice e saluta, messaggeri di pace. Le grandezze vere non hanno bisogno di basamenti per dominare. Dante, Raffaello, Michelangelo, anche da un emisticchio, da un tratto di pennello, anche solo da una prima scalfittura del marmo, traspaiono e si rivelano; che, più che di aiuto, è d'ingombro la materia grossa e inerte al genio, il quale, dov'altrl non vede, o vede solo debolezza, esiguità e quasi il nulla, interpreta invece e divina le armonie più grandi e le creazioni sublimi. « Pensieri ben naturali e spontanei, questi, per chi si affaccia alla contemplazione delle opere del Venerabile Don Bosco, il mistico visionario, il sognator profetico. Non è vero che noi qui, più che il cinquantenario del rito che in S. Maria Ausiliatrlce esternamente concretava l'opera delle missioni, celebriamo il centenario di un sogno, del sogno che a Don Bosco, fanciullo di nove in dieci anni, segnalava gli infiniti agnelli, che la Provvidenza gli proparava da salvare colle più fervide e multiformi attività, delle .quali, sopra le altre eroica e commovente, quella appunto delle missioni? E non è poi attraverso ad altri sogni che le diverse opere si venivano delineando, fino a quello ohe, poco innanzi al 1875, precisava le prime terre, 1 primi selvaggi da visitare e illuminare* Le vie di Dio sono molte; ed è bello vedere come nella stessa piccola casa di Nazareth, alle due sole creature che vi stanno, diversamente porli e si manifesti il Signore, a Maria con un Angiolo, a Giuseppe con sogni. In Don Bosco frequente questa forma del sogno, del sogno che, d'ordinario, per un istante, nolle tenebre palpita e si colora, e poi st dissipa e non è più. Non però di questa evanescenza e di una tale vanità i sogni di Don Bosco; e che non siano tali ce lo dice D. Costamagna nella lettera del 27 aprile 1879, nella quale, da Carrhué a Don Bosco scriveva: € I Salesiani sono già arrivati in mezzo agll abitatori del deserto, agli Indi Pampas, e fra breve saremo in Patagonia... Non è sogno, ma realtà! ». Parole che impongono una riflessione, e l'esame di un contrasto: sono sogni, e più che sogni; e più che nebbia al sole si dissipano le realtà del mondo; e sono invece vere e solide realtà, che il tempo consolida e Ingigantisce i 60gni di Don Bosco: là, va. cu ita di parvenze e fugacità di menzogne; qui, nei suoi santi, le eterne 0 infinite realtà di Dio. • Narrar le opere, le principali almeno, nelle quali, lungo questi ultimi cinquantini, si sono fotti realtà i sogni del Venerabile, è il compito che a me e stato affidato, e che primo con trepidazione, poi con tranquillità, ho accettato. Audacia la mia? No; ed invece è soltanto ossequio e ammirazione e riconoscenza per quelli che tanto hanno fatto, e fiducia e assegnamento sulla materia vasto e sublime, do supplire a qualunque povertà dell'oratore: tanto che non dubito che, a discorso finito, io mi troverò ad aver ricopiato quel sacrestano, 11 quale ad un sommo oratore, che discendeva acclamotissimo dol pulpito, diceva con ingenua compiacenza: — La bello predica, che abbiamo fattoi — E questo perchè egli aveva suonato le campane. — Eminentissimo Cardinale Cagliero, la bella predica l'avete fatta Voi, e la hanno fatta con Voi i confratelli Vostri; e tra le infinite vostre bontà, anche questa adunque usate: di permettere ad un malpratico, ma devoto vostro sacrestano, per una mezz'ora di suonare qui, la {gualche modo, te grandi campane. pdice : 11 sogno rivelatore « Sacerdote il 5 giugno del 1841, 1-8 dicembre dello stesso anno, con un episodio nella sacrestia di S. Francesco in Torino, D. Bosco iniziava l'opera sua, la quale, dopo le indispensabili e caiatieristiche prove dei sospetti, delle contraddizioni e delle persecuzioni, e dopo gli ondeggiamenti, che la facevano sobbalzare e tramutarsi dalla piazza e dal cortile della Chiesa di S. Francesco al Rifugio, ai Molassi, a Casa Moretta, qui final, mente, in Valdocco, nel 1846, trovava la 6ua sede stabile e definitiva. D'allora il rapidissimo «volgersi e salire, con una schiera propria di chièrici, clic, il 0 giugno 1857, gli ilaranno il suo primo sacerdote in Don llrvi«rlio; coll'Osplzio e colle scuole professionali nel 1853, arricciate dalle tipografie nel 1862, <ol moltiplicati Oratorii, ai ouall st agglun- goronno i collegi di Mirabello nel 18(3, di Lanzo nel 1804, e poi altri, ed altri ancora, iniiniti; colla Basilica monumentale di Maria SS. Ausiiiatrice, che nel 1868 si compàe e si consacra; finalmente col riconoscimento della Società Salesiana, che la S. Sede, nel 1874, approva e benedice. « Ed ora ? Eccolo D. Bosco, nell'ardore del 6uo zelo, dalla vetta, a cui le opere aveanlo sollevato, spingere lo sguardo negli orizzonti lontani, e scrutare e interrogare a chi, altrove, correre in soccorso e salute. Non dimentichiamo che il primo giovune, al quale, nella sacrestia di S. Francesco, D. Bosco si prodigava, era un orfano, senza padre, senza madre, da nessuno assistito, da molti maltrattato, da tutti abbandonato. E allora tra quali strette 6i sarà sentito angustialo il suo cuore, ripensando laggiù, laggiù, sotto l'orizzonte, quanti orfani, abbandonati, ignari di una madre, la Chiesa; ignari di un padre, Dio; selvaggi in terra più selvaggia ancora; senza luci, senza speranze, senza conforti di Cielo? E l'antico proposito di correre alle missioni si ridestò; e in cuore gli ripalpitò potente e benedetto il Cafasso, che, trattenutolo dal partire da solo, missionario, sulle vie della Provvidenza, gli aveva dato modo cosi di suscitarsi schiere e schiere di figli, che, numerosi e infaticabili nell'opera, si earebr.ero succeduti nei secoli; e al Signore si prostrò, e sul nuovo campo, che gli apriva, lo invocò guida e sostegno. E subito il Signore rispose. In che modo? «Alla Madre Cabrini di Codogno incerta se uscir da Suez per le Indie o da Gibilterra per le Americhe, era per bocca di Leone XIII che il Signore diceva: — Ad Occidente 1 — E su quella parola l'ammirabil donna partiva 'agli Ospedali, alle Scuole, agli Istituti che, sui lidi dell'Atlantico e del Pacifico, dovevano fare cosi benedetto il nome della terra e della gente nostra. E a Don Bosco? Seconde il solito, un sogno, che altri precedenti rievocava, commentava e compiva; che però, diciamolo pure, geograficamente ed etnograficamente gli precisava «»1 dove e a chi, la regione e Te persone, alle quali avrebbe Egli distesa la nuova carità. E in una plaga gli parve dunque di essere, selvaggia, sconosciuta, incolta, tutta pianure, con solo all'estremo il profilo di aspre montagne. E li, turbo d^uomini alti, feroci, nerastri, ignudi o malcoperti di pelli di animali, armati ,di lance e di fionde, che usavano o por uccidersi fra di loro o per dar caccia alle fiere, e, più, per assalire, ecannare, squartare i missionari, che diversi Ordini religiosi mancavano loro, 6ulle picche portandone poi in alto, a trofeo, le membra dolenti, sanguinanti, e sante. — Ma come convertirli, ne cosi feroci? — si domandava allora il Venerabile. E, continuando il sogno, un. schiera di giovinetti vide, dietro ai quali i suoi Salesiani venivano, che, inginocchiati, un càntico intonavano all'Au6iliatrice, al quale, get: tate le armi, a mani giunte, le turbe, dianzi cosi tristi, rispondevano commosse, compunte, tenere di pietà. E tu a quel canto che Don Bosco si svegliò, col quesito: — Chi, dove quei selvaggi ? — E' notevole, ohe non erano nuovi per lui quei volti, quelle pelli, quelle armi. Venticinque anni innanzi non li avevo forse già incontrati, in un'altra visione, al letto di un giovane agonizzante, che fiorente di vita, trent'anni dopo, primo, oltre l'Oceano avrebbe guidato i Salesiani alla grande impresa? Intanto però ecco D. Bosco alla ricerca. All'Etiopia — in seguito ad un colloquio con Mons. Comboni? — Ad Hong-Kong — dopo un invito dettogli da un missionario^ venuto in cerca di operai del Vangelo? — O invece nelle Indie? O piuttosto neu*Australia?... L'eroico apostolato t Ma luoglii e persone non rispondevano; mentre riconobbe che rispondevano quei del. la Patagonia, alla quale, nel dicembre del 1874. con insistenza lo invitavano monsignor Aneyros, arcivescovo di Buenos Aires, e mons. Ceccarelli, parroco laggiù, a San Nicolas de los Arroyos. Più tardi, anche per altre terre delle Americhe e per terre del■HAfrico e dell'Asia, e d'altri continenti ancora, dell'Europa non cattolica e deH'Aii6traliV, si susciteranno apostolati: in quel di, uno solo il sospiro, uno solo il nome : Patagonia! E da quel di, fervidi, esultanti, invidteii, gli eletti, a prepararsi alle vie e alle opere del Signore; finché la sera dell'll novemibre 1875 — cinquont'ainni fa, ieri, in que sfora — nella chiesa dell'Ausiiiatrice don Bo 8co benediceva la partenza, tra una commozione ■ che a molti di Voi, o signori, che ne foste testimoni, rinnova oggi le lagrime, come (ieri a tutti noi le rinnovò il rinnovato, ingigantito spettacolo. In alto cantavano- i cori: « .Stt Homen Uomini benedictum » : Benedetto il Signore I... Il Signore benedetto I... Alla sera, a Sampierdarena;, il 14 a bordo, con un ultimo abbraccio e una raccomandazione per i connazionali e una benedizione ancora da don Bosco, che, fermo sul molo, col cuore, colle preghiere, coi voti, più ancora che colle pupille, seguii ed accompagna il piroscafo che si allontana; e un mese dopo, il 14 decembre, eccoli gli italiani di Buenos Aires, al loro porto, dire il saluto e baciare lo mano di don Coglierò, che, coi nove compagni, vi scende, ad iniziare il grande-apostolato, • Ma non là però la terra, il loro campo da dissodare, Dove? Seducente certo, imo dei più elegaiitl e vari che la storia delle scoperte geografiche presenti, il compito di rispondere a questo domanda, per lo quantità l'interesse, Va varietà delle notizie che si do vrebbero dire: io non lo posso però assumere, o signori; e non lo toccherò che nei contatti del f.ogno di don Bosco. Poco 7 Nessuno lo dirà, che sappia come, proprio Per una sua conferenza sulla Patagonia, la Società geografica di Lione nel 1883 conferiva al Venerabile .una grande medaglia d'oro, Più famosa che conosciuta e precisata, dicevasi Patagonia la terra che, oscillando in aito pel Rio Ndgro, giù, giù discendeva fino allo stretto di Magellano ; più ancora che nel confini, vaga e 'misteriosa nelle sue condizioni e nei suoi abitanti, confusamente giudicati dai piedi larghi, dallo statura alta, ma squallidi e desolati, e soprattutto feroci. — E' un'America — diceva il nostro popolo, di un paese di risorse. — Ha trovato la suo California — diceva- di un fortunato, a cui copiose sorgevano le ricchezze. Ma dovevasi dire d'una caso, d'un poese di stenti, di miserie, di squallori? E. si esclamava: — Che Patagonia 1... ,. Dalle Terre Magellaniche all'Equatore e al Brasile Qui il cardinale Mafl) si diffonde a descrivere le misere condizioni dello Patagonia selvaggia, l'indole feratse degli abitanti; le dure fatiche sostenute dai missionari, e 11 fiorire della fede e della «iviltà in quelle terre lontane. E continua: « ~ Perchè quasi tutto il discorso io l'ho consacrato alla prima Missione, e di questa pure quasi tutto ho taciuto, di ciò che poteva prestorsi a descrizioni affascinanti Per la storia e per le scienze? Per questo: che io desideravo radicar bene nelle menti l'opero di Don Bosco e le sue comunicazioni con Dio, e far sentire, ammaestramento grave e protondo alle anime, che anche la tenuità del sogni dei suoi prediletti, è sempre ... Dio che passa, novi soli a librar per l'infinito... « Alle creature l'abbassarsi a LuiI « Fatto conoscere però il seme, meraviglierà la pianta? E conosciuta la pianto, meravigileranno i rami? E alloro dilutate, dilatate la pupille, e contemnlate : il sorprendente, l'indicibile, l'immensurabile- panorama! Al di là del canale di Magellano, la Terra del Fuoco, più veramente la Terra del fuochi, la più vasta isola dontArci pelago -che in giù termina al capo Hi»orn, e sembra o una terrò frantumata o il sopranuotare delle punto di una vasta terra sommersa, segnalata con raccapriccio; Darwin lo descrive come l'angolo abitato dalle creature più abbiette e miserabili, coll'uomp nello stato più basso che non su qualunque altra parte del mondo, e di chissà quale progenie. E' curioso 11 problema, che 11 naturalista inglese si pone, che gli fa vedere lontano, lontano assai un qualunque bagliore d'incivilimento per quell'infima razza... Oh no, professore: quanto errato lo scopo vostro! Voi -eravate là dal 17 dicembre del \SXl ul marzo del 1833; ma passano cinquanl'an,ni appena; ed eccovi, il 21 novembre 1896, 'Doti Fagrwmo, «eoandervi neOa baia di San Sebastiano, e, colla croce, iniziarvi il regno della fede, con quello insieme della civiltà. Lo disse a Don Bosco la piotila fneghina, che, il 9 dicembre del 18S7, esprimeva grazie per la nuova luce fatta sórgere 6U quelle terre estreme; lo dicono con voce infantile e parola angelica j bambini. Che, fiori silvestri magellanici. Don BorgaterUo ha illutrato in una tanto cara pubblicazione. Dolorosissima però un'altra coso, che non si può tacere, per quanto faccia avrossire, e ia di raccapriccio; si deve dire questa: che gli ostacoli alla civilizzazione, anche laggiù, vennero, forse più che dai selvaggi, invece da certi sfruttatori arrivativi ctai paesi civili, che tra mille oltre iniquità,, anche con questa fecero inorridire: dello caccio agli indigeni, innocenti e tranquilli, <e.ome alle belve feroci 1 E peggio, e peggio ancorai che, persino nel cuore dell'Europa civilv, a Parigi, in quella apoteosi del progresso vhe fu l'Esposizione del 1889, undici fueghinl ,si ardì presentarli in gabbia di ferro, quasi fiere indomabili, costringendoli a non mangiare che carne cruda, per farla da canni-v| bali. Empietà e sarcasmo! Sei'ne morirono, e cinque riebbero la vita per la carità dei Sa"estoni; ma su questi due risultati, o signori, son caratterizzati e scolpiti i frutti dei sistemi, coi quali si crede di portare, & si porta realmente la civiltà. « Ma, discesi alle ultime regioni, da Punta Arenas al Capo Hoorn, dalle Isole Molulne all'Isola degli Stati, non potevano poi i Salesiani non risalire collo sguardo e col cuore ad altri paesi, presso o sotto il Tropico e l'Equatore, ai quali un maggior sole ancora non aveva- portato nè una maggior luce nè una maggiore carità. Ed eccoli adunque fra gli Jivaros dell'Equatore nel 1893 ; nelle foreste dei Bororos, di Matto Grosso del Brasile, nel 1900; a far sorgere la Prefettura e una Prelatura Apostatica del Rio Negro, pure nel Brasile, nel 1915; e ad aprire la missione del Ciaco-Paroguajo, nel 1920. E regioni immense, difficoltà enormi ; eppure non in queste quattro nuove regioni già quasi uria trentina di cose dei Missionari, con una quindicina all'incirca di altre delle Figlie dell'Ausiliotricc ? I martiri e i catecumeni 1 Dall'America del Sud all'Africa, che con tanta simmetrio la fronteggia. E qui, iniziata nel 1911, una missione a Katanga, nel Congo belga, nelja Prefettura dei PP. Benedettini; e in alto, una nell'Algeria e Tunisia, e un'altra nell'Egitto; con una quarta all'estremità australe, al Capo di Buona Speranza. D'onde, all'Australia, a Melbourne; e, primo, a Kimberley-Goldfleld due missioni, e, in quest'ultimo anzi un Vicariato, del quale è titolare quel venerando ed espertissimo Monsignor Coppo, che o Pìso mi rallegrava di uno indimenticabile visita, innanzi di salpare. E finalmente in Asia, fiorenti le opere nello Tùrchio, e nell'Asia Minore, e le molteplici della Polestina, alle quali il Protomartire & Stefano .tanto sorride; e poi, nell'India e nel* la dna; e, nel prossimo dicembre anche nel Giappone: la Prefettura Apostolico dell' Assona, il Vicariato di Shiu-Chow, fondato nel 1920, e i centri dai quali tanta carità s'irradio, da quello di Tanjore, del 1906, agli altri più recenti di Heung-Ahan, di Macau, di Scianghai; presto anche da un centro a Nagasaki. E non Missioni, poi, tant'altre case dell'America del Nord e del paesi d'Europa non cattolici, dove il Salesiano fatica e prega per la tutela e la integrità della fede? Ed anzi, non veramente missionaria, tutta l'opera salesiana con mille istituti in 48 Nazioni, duecentoquorontasette dei quali in 22 Nazioni delle tre Americhe, con duecentonovantoseimilo seicento dodici allievi e miUetrecen tonovantacinque missionari; e quasi altrettante suore — dirette a salvare candide le menti nel candore dei cuori — non di rado in sidiate in mezzo ai popoli, ch'an nome di civili, più che tra i Caffri e gli Ottentotti? Comunque, fermandoci alle pure Missioni, questi i numeri che s'impongono da pesare 1169 le persone, sacerdoti e suore, che oggi sono divisi sulla terra in 1077 Opere, con nelle mani 112,819. catecumeni ed allievi da formare. Pensiamo oi missionari morti nei cin quest'anni; pensiamo ai conquistati e al con. verliti; pensiamo agli edifici eretti, al viaggi compiuti, alle influenze esercitate: non lo si direbbe che stiamo tutti sognando?... E tutto questo, do ieri sera, non più conforme, ma inferiore a verità, dopo la visione commovente, che, nel Santuario, sotto gli occhi dell'Auslliatrice, offrivano i nuovi altri 224 missionari, che abbiamo veduto ricevere la ero. ce, baciare i fratelli, disposti a partire. Parlò il superstite dei dieci che nel 1875 avevano sentito parlar loro Don Bosco; il richiamo, f confronti, i numeri come s'imponevano al l'esame e alla meditazione!... Oh, i sogni dei Santi, sui quali*cosi maestoso inalzo le sue costruzioni Iddio I « Avevo finito, o, meglio, devo finire. Ma come non rivolgere prima, colla più profonda e tenera commozione, i cuori riconoscenti agli emuli di Padre Damiano e di Padre Daniele, a D. Unia e agli altri. Sacerdoti e Suore, che gli si sono aggiunti collaboratori, presto eredi, nella pietà verso i lebbrosi? Il martirologio creato da queste speciali carità è già assai copioso, ed innumerevoli le sue pagine, che da tutto, il mondo, anche dal più egoista, dal più apatico e superbo, hanno strappato applausi per i mirabili eroi; e per Lui. che tra i Salesiani si offri e cadde, prima vittima, sul campo desolato della Columbia, che con decreto 10 decembre 1896 ne faceva dipingere il ritratto, per la sala delle ordinanze dello Società di S. Lazzaro, e sulla Piozzo di Agua de Dios ne collocava la statua in marmo, colla sintetico ed efficace iscrizione a Don Vnia - Apostolo dei lebbrosi in Columbia - la gratitudine nazionale ». II contributo alle scienze « Con un contributo, poi, anche alle scienze, che in nessun modo si può trascurare E questo, non per lo diffusione del sapere e della storia e della gloria e dell'amore del' la terra nostro coi Collegi, colle Scuole, cogli Istituti; non per la lingua italiana, portata ad essero parlata dove voci di Dante e di Manzoni giammai non eran state dette ripetute; ma proprio per i contributi diretti, immediati, positivi ad una più larga e profonda cognizione del mondo che ci ospita, e del quale slam parte. Dell'uomo, del suol caratteri fisici e morali, quante e — quei che più importa — quanto sicure le notizie che le Missioni salesiane hanno procurato, da obbligare a non poche rettifiche l'etnografia, In affermazioni fondamentali, e che poreano assunte a dogmi. In particolar modo si vedono le ultime conclusioni sui sentimenti religiosi dei Paragoni e dei Fuegiani: s'eran detti senza religione: quanto falsa l'asserzioneI come i riti, del quali i Missionari hanno avuto notizie, e le preghiere che hanno potuto raccogliere, hanno dimostrato. Conclusione questa dei Salesiani, olla quale, dietro proprie esplorazioni arriva il valentissimo Po■tire Gusinde, che, alla quarta giornata dello settimana di Etnologia del settembre scorso a Milano, esposte le osservazioni fatte a proposito dei Fueghini, rimproverava: — Ecco il popolo che cinquont'anni fa si presentava come dedito al cannibalismo e sprovvisto di ogni religione I Poveretti I oltreché miseri, anche calunniati e disonorati I — « l poveri, oi vuol poco a farli comparir birboni > : non se ne lamentava anche Agnese?... E prima di lasciare la Terra del Fuoco, come non ricordare il volume che le dedica don Borgatello, descrivendola nelle sue tribù e nel suoi costumi ed anche nella sua fauna caratteristica, cosi bene rappresentate anche a quell'Esposizione Missionaria, che tento genialmente è stata ideata e volute dal Santo padre nei giardini vaticani? Come non dire dei Dizionario Fueghino, ora raccolto da D. Deauvoir? Come non raccomandare la lettura di quelle pagine varie e interessanti che sono i « Contributi » di D. Cojazzi al Folk-lore Fueghino, e l'opera di Don Alberto De Agostini « I miei viaggi nello Terra del Fuoco •, mirabile negli ordimenti che lo prepararono e nella eleganza della edizione sotto la quale si presenta? Da notarsi «he è al nome di monsignor Fognano che quest'opera è intitolata al quale è pure intitolato un lago di quella terra estrema; e quanto è bello, nel grandi recenti atlanti di Baratta e Visiutin, di Andrews 0 di Stieler leggervelo, quel nome del grondo. Apostolo della carità e della civiltà stilla distesa lìmpida e tranquilla delle acque' nel}e. ^c^r^ao le pianto contorte dai turmni - -e al Jww cm» pro*??©*' montagne •