Le singolari vicende

Le singolari vicende Le singolari vicende della Banca di Credito e Commercio Una contabilità fantasma - I conti del clienti tcnnti sospesi ed arcuati - 1 profitti ingenti del prcsldcnto e del direttore Attivo presunto: 1 milione, passivo imprecisato: forse ti milioni Di questa Banca travolta in un crak colassale, di milioni si ó multo parlato recentemente a proposito della dichiarazione di fallimento fu istanza stessa del 1'. M., e dell'arresto del suo direttore, rag. Coriiaceliin, nonché del suo presidento c amtnintsii'Uioru delegato, avv. Vallerò. Ma Je curiose e angolari vicende, i fasti o i nefasti di questo Istituto, elio ebbe vita brevissima, burrascosa e travolgerne, clic lia seminato danni * dolori nella massa dj pìccoli creditori ohe ad 64*o affidarono, Ignari o fidenti, lunghi e 6Udi»ti risparmi, fono stati precisati, elencati con docuinemazionc incisiva nella relazione voluminosa dei cuiaiorc provvisorio del fallimento, prof, rag. Broglia, il quale ha dettato pagine, le quali, malgrado l'aridezza della materia, sembrano di romanzo. E forjxi un po' il romanzo di questa vita febbrile, d'oggidì, di questa corsa o cieca, o astuta, o audace, o senza scrupolo, al guadagno rapido, alla ricchezza di galoppoI Come è noto, il fallimento della Ba.nca di Credito e Commercio venne estero alla» accomandita Treves e C, e. ai suoi soci accomandatari, signori rag. Decio Cornacchia, direttore della suddetta Banca; Treves Cesare e Grassi Alberto. La Banca di Credito e Commercio venne costituita con un piccolo capitale, appena W.K) mila lire, sottoscritto dai eignori Vallerò avv. cav. Giuseppe, Cornacchia rag. Decio, Vallerò Mario, Vallerò Carlo, Ostorero Andrea,'De Mattai rag. Mammolo. Toesca di Castellazzo avv. prof. Carlo. Borghese avv. Roberto, Giordana ingegnere Alfredo, Benso avv. Giuseppe. Scopo della eocieia era quello di eseguire operazioni di Banca sia. per conto proprio che per conto di terzi. Meritano particolare menzione le disposizioni contenuto nell'articolo S e nell'art. 10 dello statuto sociale, con le quali si interdiceva all'Amministrazione della Banca osmi speculazione di Borsa o di cambi, e si stabiliva die per gli acquisti per proprio conto di azioni e di obbligazioni industriali e commerciale occorreva il consenso della maggioranza del Con6Ìglio di amministrazione. Come questi lodevoli intendimenti dei promotori, diventati quasi tutti amministratori e sindaci della. Società, di svolgere un prudente e tranquillo programma di lavoro bancario, ripudiando ogni operazione di carattere aleatorio, siano stali mantenuti, lo si vedrà nell'esame delia gestione della Banca, la quale anziché svolgersi in un campo di prudente operosità, trascinò affannosamente la sua breve esistenza di anni due e mesi dieci in proda alle più sfrenale ed incomposte operazioni di Borsa. Le cariche vennero cosi distribuite nella prima adunanza: a presidente ed amministratore delegato 11 signor avv. Giuseppe Vallerò ; a vico-presidente il signor avvocato prof. Carlo Toesca di CasleJlazzo; a segretario del Consiglio ed a direttore il signor rag. Decio Cornacchia; a cassiere il signor Carlo Ostorero; a segretario d'amministrazione il signor avv. Roberto Borghese. Garlc&e e prebende per tutti APPENDICE DELLA STAMPA (5 Dieliiara il relatore prof. Broglia: « Non e lecito il dubbio sul fatto che la Banca di Credito e' Commercio c stata creala ed ha vissul-, esclusivamente per le operazioni di Hi risa, nonostante le platoniche disposizioni del suo Statuto. L'effettivo movimento bancario è infatti di nessuna importanza, cosa questa che dimastra come ad esso non sia inai stala rivolta l'attività dei dirigenti. Le cifre sono più eloquenti di ogni discussione; già fin dal mese di agosto 1923 6i notava., ad esempio, che, mentre si erano acquistali titoli (poi riportati o venduti per complessive U. 24.376.743,30 (risultanze dei « Mastri ni » di Borsa, le operazioni di Banca si erano limitate a L. 295.S99.60 di depositi in conto corrente, ed a risparmio. L. 487.284.9S di sconto effetti; L. 9.910,40 di effetti pervenuti per l'incasso ». 11 relatore prosegue dimostrando che. la Amministrazione della. Banca si svolse sempre In modo irregolare e disordinato e che le cifro di contabilità vennero alterate o nascoste. In tutte le situazioni manca l'indicazione dei titoli presso terzi; in quella dell'a prile 1923 non sono riportati i 'titoli di proprietà, in quelle dei mesi di giugno, luglio, oltetbre, novembre. 1923 mancano gli effetti all'incasso; in tutto poi, i saldi dei conti debitori <; creditori, nelle varie voci, sono improvvisati e non trovano alcun riscontro nella contabilità; Oltre a ciò sono numerosissime, le differenze esistenti fra i saldi esposti nelle situazioni ufficiali per i vari conti, e quelli emergenti dalla contabilità, di modo che. si può sicuramente attenuare che le situazioni contabili depositale dalla Banca presso il Tribunale sono tutte false. Insomma, veniva nascosto il controllo degli azionisti e dei terzi. Crediti simbolici o inesigibili In attesa di potere dare una esatta cifra di tutte 3c passività, il curatore ha. portato il suo esame sulle attività dell'azienda. Ter quanto riguarda il mobilio, i pochi titoli e valori in cassa, ed il portafoglio, ci si può attenere alle valutazioni fatte dal perito Adamo, arrotondandole nella cifra complessiva di L. 100.000. 1 titoli depositati presso terzi, a garanzia di anticipazioni, debbono essere trascurati perchè, come si dirà trattando della parte passiva del Bilancio, serviranno appena a tacitare i creditori che da essi sono garantiti. Rimangono quindi soltanto i crediti vari che. nella situazione patrimoniale figurano per complessive lire. 2.903.494,16. Ma il relatore si e formato l'intimo convincimento che ben difficilmente si potrà realizzare somma superiore a lire SOO.OoO. Si tratta infatti di credili in gran parte inesigibili o contestati, originati da operazioni non ciliare, e forse in parte fittizie, come lo prova il fatto, eloquentissimo, che la Banca, pur nelle disperate condizioni in cui era venuta a trovarsi, non riuscì a spremere da essi la benché minima somma. Concludendo, il prof. Broglia ò persuaso che le attività della Banca, non compresi ben s'intende i titoli presso terzi polla ragione già enunciata, pur considerando l'eventualità di incassare un discreto premio per l'abbandono dei locali, non permetteranno complessivamente di realizzare somma superiore ad un milione. Riferendo sulle cause, circostanze e caratteri del fallimento, il curatore cosi si esprime: « 11 più volte lamentato gravissimo disordine contabile ed amministrativo, la mancanza per moltissime operazioni di borsa dei fissatini bollati, degli eseguiti e iverfino delle registrazioni o di qualsiasi altro ricordo scritto, l'omissione nella contabilità per molti mesi dei fogli di liquidazione, rendono oggi impossibili gli accertamenti necessari per stabilire dettagliatamente tutte le perdite sulle innumerevoli operazioni. Se si considera che in mezzo a tanta colpevole confusione, la Banca, nella sua breve esistenza e col modesto capitale di lire 500.090, operò per cifre impressionanti, di centinaia e centinaia di milioni, si comprende facilmente quale lavoro lungo e paziente sarà riservato al curatore definitivo per fare la desiderata luce su quella ridda fantastica di operaziotnti. « Per di più ad aggrovigliare maggiormente la matassa figurano dei conti indubbiamente fittizi ed altri che ne hanno tutta la apparenza. Tali sono ad esempio quelli intestati a Bizzi, Dassi, Pizzirani, Conti, Gastaldini, Pesoni, Ugolotti, Rossini, oltre a diversi libretti a risparmio a favore di N. N., Parma, Maria, ecc. Comunque, indipendentemente dalle indagini contabili specifiche, si deve per ora ritenere che causa principale del grave dissesto furono, salvo altre concause, necessariamente dolose, le speculazioni di borsa, le quali si succedettero vertiginosamente per opera del presidente e del direttore, fin dai primi giorni in cui la banca cominciò a funzionare >. SI salvi eli! può.. Risulta che d conti dei ci' venivano addebitati irregolarmente, te- ,i in sospesc>per molto tempo, altri addili;.ura arenati. Molto significante 6 invece il fatto che mentre la Banca si inabissava sempre più in perdite ingentìssime, i conti liquidazione del presidente e del direttore venivano invece accreditati per utili di liquidazione di somme notevoli. Limitandoci agli accertamenti contabili eseguiti in questo breve peiiodo, risultano, per tale titolo accreditati in più riprese all'avv. G. Vallerò degli utili netti per L. 674.902,80 ed al rag. Decio Cornacchia per L. 577.819,40, alle quali somme devono aggiungersi gli utili passati nei vari conti fittizi per la cifra ingente di lire 1.058.426,15 finora accertata a credito dei conti Pizzirani, Bizzi, Gastaldlni, Pesoni, Dassi e Moizi. Interessantissima * la parte che riguarda i « mezzi rovinosi e fraudolenti » escogitati dalla fallita Banca per fronteggiare i forti 6borsi derivanti dagli impegni di liquidazione di Borsa Ma si tratta di materia irta di cifre e complicata per la gran parte dei nostri lettori. Dal maggio 1935 apminciò poi la promiscuità di affari con la fallita Accomandita Treves e C., che si era allora costituita e della quale, come già il curatore ebbe a rilevare, era gerente attivissimo 1] rag. Cornacchia direttore ad un tempo della Banca. Altro mezzo rovinoso e fraudolento cui ricorse la Banca fu quello (che si riscontra spesso nei dissesti bancari) dell'emissione di assegni a vuoto, fidando sempre sulla possibilità di provvedere alle coperture relative presso le Banche frascato prima che gli assegni stessi venissero presentati per l'incasso. I Uucul risparmi del direttore La mancanza di contabilità relativa al movimento dei titoli lascia anche dubitare sulla verità di taluni riporti che giustificano rile¬ la miglior cosa da fare è di prender con vod le due lettere d'i Woberskri, la voluminosa «pistola di Anna Upcott, e i! telegramma di Betty » e, così dicendo, raccolse i documenti nominati in una grossa lmtsta, e la porse a Jim : « Spero di vedervi ritornare fra pochi giorni, sorridente e soddisfatto. Vorrei pigliarmi il gusto di veder die faccia farà Boris quando gli chiederanno di spiegare queste due lettere ». Haslitt suonò il campanello, e disse al commesso che entrò: « C'è qualcuno che mi aspetta, non è vero?». Gli fu risposto elio da mezz'ora un proprietaria di terroni stava asipetta^ndo di essere ricevuto. Confinato in una sala d'ingresso polverosa, e con dei vecchi libri di scienze giuridiche per tutta compagnia, egìi dava manifesti segni d'irritazione — Bene, fatelo entrare — disse Haslitt mentre Jim tornava «wd proprio ufficio. E, quando la figuru d -ril'importante gentiluomo di campagna apparve dinanzi agli oc| chi dell'avvocato, fu ] er sentirsi domandare: « Non avevate mica fissato un appuntamento? u. Durante la consultazione, sebbene Haslitt desse il chiestogli responso con l'abituale perspicuità caratteristica della sua ditta, egli non cessò di giooare con la sua memoria, cercando qualcosa che si nasconi deva, spariva, stava per far capolino, e di I nuovo « dileguava. « La memoria è don■ nae Si ha, un bèi fiorjrerl* dietro, pia

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