Il Quaglia, segretario di Zaniboni, scarcerato

Il Quaglia, segretario di Zaniboni, scarcerato r,' a i> aysKTT? A^r o Il Quaglia, segretario di Zaniboni, scarcerato Roma, 7, notte. La notizia oggi maggiormente degna di rilievo a proposito della scoperta del complotto contro l'on. Mussolini, è quella della scarcerazione del Quaglia, pubblicata dalla Tribuna e dal Giornale d'Italia. La Tribuna dice che la notizia della scarcerazione del Quaglia si sparse ieri sera, a tarda ora, negli ambienti giornalistici, e continua: « Il motivo dell'arresto del Quaglia, sebbene non ancora precisato, si attribuiva all'intimità che legava il Quaglia allo Zaniboni, del quale era segretario. Infatti non avveniva mai di incontrare l'ex-deputato unitario senza la compagnia del giornalista popolare. Si pensò anzi ad una possibile complicità del fermato nella preparazione dell'attentato. Molti credettero di identificare in lui quel misterioso personaggio che, a quanto si è scritto, faceva ila tratt-d'union tra lo Zanibonl e il generale Capello.' La scarcerazione però disorienta tutte le induzioni sulla partecipazione del Quaglia nell'organizzazione del criminoso tentativo, il che, però, non toglie che l'avvenimento abbia dato luogo ai più disparati commenti, specie tra gli elementi popolari e nell'ambiente della redazione del Popolo, della quale il Quaglia aveva fatto parte in qualità di informatore vaticano. 11 suo rilascio è stato cohiunicato nel pomeriggio alla Direzione di Regina Coeli. Poco dopo, un agente in borghese della squadra politica andava a rilevare il liberato nell'Ufficio matricola delle carceri, accompagnandolo all'Ufficio centrale di P. S., in piazza del Collegio Romano. Dopp circa mezz'ora' il Quaglia saliva in un taxi e scortato dallo stesso agente raggiungeva la sua abitazione, al secondo piano di via Santa Maria dei Calderari, N. -17. Subito dopo avanti il portone è stato disposto un servizio di P. S. Due carabinieri vi sono infatti permanentemente di piantone. Inutile dire che ogni tentativo di avvicinare il Quaglia si infrange contro l'inesorabile consegna affidata alla sorella dello scarcerato, la quale congeda con belle, ma energiche maniere chiunque si presenti alla porta dell'abitazione. Siamo stati anche noi tra i giornalisti che hanno tentato di apprendere dalla viva voce del Quaglia qualche delucidazione sui motivi del suo arresto: ma, pur essendo riusciti ad avvicinare il Quaglia, questi ci ha fatto comprendere elle la sua delicata posizione non gli consentiva la benché minima spiegazione ». II Quaglia e Capello Com'è noto, sinora la figura del Quaglia non era emersa gran che nella croaiaca dell'attentato. Non si sa ancora precisamente dove sia stato arrestato, perchè, mentre alcuni giornali fascisti hanno dapprima affermato che egli fosse rimasto a guardia dell'automobile, altri ieri assicuravano che fosse stato arrestato nella stessa stanza dell'on. Zanibonl. Oggi, mentre La Tribuna usciva con la notizia della scarcerazione del Quaglia, L'Epoca usciva recando queste gravissime indicazioni a carico del Quaglia : « La Polizia pedinava da molto tempo tonto il generale Capelloi che il Quaglia e lo Zanibonl. Pertanto, alcuni agenti appostati dietro il muraglione del Lungo Tevere, assistevano la sera del 3 novembre ad un colloquio tra il generale Capello ed il Quaglia. Quando 1 due si divisero, alcuni agenti seguirono il Capello ed altri il Quaglia. Quelli che seguivano il Quaglia videro costui recarsi a Borgo Pio, al N. 195, dove nascostamente alloggiava l'on. Zamboni, per consegnare evidentemente a questi il plico ricevuto dal generale Capello, e contenente dei biglietti da mille, come poi la Polizia ha accertato. Quelli che seguivano il Capello videro questi recarsi a palazzo Giustiniani ed uscirne dopo circa mezz'ora. 11 generale Capello, appena uscito da palazzo Giustiniani, sali in un taxi pubblico e si recò direttamente alla stazione Termini, da dove parti alle 20,30 per Torino, dove poi il giorno appresso, com'è- noto, veniva arrestato. Da queste notizie sorge spontanea la domanda circa lo scopo della visita del Capello a palazzo Giustiniani il giorno avanti quello in cui l'on. Zanibonl avrebbe dovuto assassinare l'on. Mussolini. Risulta alla Polizia che palazzo Giustiniani ha consegnato all'on. Zanibonl circa 50 mila lire per la preparazione di un complotto che, almeno in un primo tempo, doveva mirare a suscitare la ribellione di nuclei armati contro il fascismo. Ad un certo momento poi palazzo Giustiniani fece sapere all'on. Zaniboni che non intendeva più finanziarlo, ed allora il generale Capello dichiarò allo stesso Zaniboni che egli personalmente si sarebbe assunto l'incarico finanziario dell'impresa. Ala poiché il generale Capello non possiede grandi capitali, tanto che tempo fa ottenne un lauto sussidio da-ll'on. Mussolini nella sua qualità di ministro della Guerra, si deve avere il legittimo sospetto che la Massoneria, per il tramite del Capello, continuasse a dare denari per l'infame impresa. E ciò è avvalorato dal fatto che il 3 novembre, prima di partire per Torino, il Capello si recava per un ultimo colloquio a palazzo Giustiniani. Quanto resta ancora da appurare è questo: se la Massoneria di palazzo Giustiniani volesse precisamente l'assassinio dell'on. Mussolini, oppure volesse favorire un movimento di ribellione contro il regime fascista ». Una frase di Mussolini Il Popolo di Roma pubblica: « Da tre settimane Mussolini era stato Informato del complotto e quasi ogni giorno riceveva comunicazioni intorno alle indagini che venivano compiute dalla P. S. Egli accoglieva le informazioni con grande serenità. Qualche giorno prima che venisse celebrata l'apoteosi del 4 Novembre, messo di buon umore, ebbe uno scatto e domandò alle persone che lo avvicinavano : • Quando si decidono a fare questo attentato? ». Allorché seppe dell'arresto di Zanibonl ebbe un sorriso e disse: t Non ha avuto fortuna! ». Lo stesso giornale scrive: « Da parecchio tempo la famiglia dell'on. Zaniboni era preoccupata per l'attività dello Zaniboni stesso, il quale, del suo criminoso proposito non faceva mistero col parenti e neppure con gli intimi amici. Una sorella sua, allarmata, si rivolse recentemente ad amici della famiglia, e 11 supplicò affinchè ottenessero dal Governo l'allontanamento di lui dall'Italia». Il giornale crede che il passo compiuto abbia servito ad aumentare la vigilanza intorno all'ex-deputato. n giornale, aggiunge poi che la moglie e la figlia quindicenne dello Zaniboni sono ottime persone e che lo Zaniboni avrebbe indotto recentemente una signorina lombarda a fuggire con lui. Nello stesso tempo lo Zaniboni avrebbe avuto una' relazione con una signora danarosa del Mantovano, che gli dava aiuti finanziari. Altri particolari sulla scena dell'arresto L'Epoca pubblica inoltre un particolareggiato racconto dell'arresto dell'on. Zaniboni. 11 giornale fascista narra: « L'arrosto fu predisposto la notte dal 3 al i dolio stesso questore di Roma comm. Perini. Alle 6 del mattino gli agenti circondarono l'albergo coll'ordine di non lasciare assolutamente uscire nessuno. Sopraggrunsero poi il comm. Beldoni ed il commissario Errico. Per non destare sospetti nell'osi. Zamboni, il comm. Belloni chiamò una cameriera e sommessamente le ordinò di bussare all'uscio e dire che un signore desiderava parlare col maggiore Silvestrini. E' noto che l'ex deputato aveva dato questo nome all'albergatore. La cameriera bussò due volte. t — Chi è ? — domandò lo Zaniboni. < — C'è qui un signore che desidera parlarle d'urgenzai « Lo Zaniboni non rispose verbo. Il comm. Belloni appoggiò l'orecchio all'uscio e percepì nell'interno della stanza dei rumori strani. Poi, dopo vari minuti, l'uscio venne aperto ed apparve la figura dello Zanibonl. Indossava i calzoni grigio-verde con gambali ; era in maniche di camicia. La giubba' coi distintivi da maggiore e le decorazioni si trovava sul letto. L'ex deputato comprese subito tutto e divenne pàllido. Retrocedette di due passi e rimase formo con le braccia' penzoloni. I funzionari immediatamente en-. trarono nella stanza, in un angolo della quale si trovava il Quaglia, anch'egli- pallido e tremante. Un certo disordine regnava nell'ambiente. Il comm. Belloni, dopo lanciato uno sguardo intorno, si rivolse all'ex deputato e gli domandò: — Siete il maggiore Silvestrini o l'on. Zaniboni? « L'interpellato rimase qualche secondo èsitante, poi rispose: — Sono l'on- Zanibonl-. — Gli altri funzionari, intanto, osservavano minuziosamente la camera. Sul muro del davanzale della finestra era inchiodata una robusta striscia di legno, sporgente una ventina di centimetri dal limite del davanzale slesso, sino a superare di qualche centimetro l'altezza della cerniera laterale detta: persiana di destra. Su questa cerniera e sulla sommità di detta striscia di legno eia appoggiato il famoso fucile di precisione, munito di cannocchiale. La bocca del fucile era in direzione del balcone di palazzo Chigi. L'arma risultava in una posizione obliqua, col calcio più alto della canna « — Questo fucile di chi è ? — chiese S comm. Belloni allo Zaniboni. • Questi esitò alquanto, poi rispose semplicemente: — Questo fucile è miol « — E' stato lei ad applicarlo alla finestra? «— Si, sono stato iol « — Anche la striscia di legno è stata Inchiodala da lei? * — Si. " — Perchè ha tolto lo sportello sinistro della finestra ? « — Perchè mi piaceva vederlo cosll « — 11 fucile è carico ? « — No. « — Le carlucclo dove sono? « — Non esistono cartuccie I « A questo punto il funzionarlo prese il fucile il cui calcio presentava uno sportello di acciaio di forma rettangolare. Aperto questo sportello, apparvero tre fori, duo dei quali contenevano due potenti cardicele. « — Vede bene che le cartuccie vi sono I — disse ironicamente il funzionario. « — Ali! ci sono! — rispose testualmente lo Zaniboni. « Presso la finestra il funzionario rinvenne un grosso cacciavite, un arti ose contenente un punteruolo, due piccoli cacciavite, molti chiodi di errandola varia, delle spille di sicurezza, un martello, un gomitolo di spago .dei rampini ed aliri oggetti. « — E' sua questa roba ? — chiese il Belloni allo Zaniboni, che aspettava con aria impassibile ma che chiaramente dimostrava la 'più grande ansia. » — Si ! ■» rispose egli seccamente.

Luoghi citati: Borgo Pio, Italia, Roma, Torino