L'on. Zaniboni e il generale Capello

L'on. Zaniboni e il generale Capello L'on. Zaniboni e il generale Capello nei particolari delia stampa romana sull'attentato Le felicitazioni del Re* delle Regine e dei Principi 11 Governo si compiace della disciplina delle manifestazioni ] Roma, 6. notte. All'ori. Mussolini sono pervenuti e continuano a pervenire migliaia di telegrammi, il He, informato fin da mercoledì mattina, a Siena, dal ministro dell'Interno, circa la scoperta del complotto e dell'avvenuto arresto dei colpevoli, incaricò l'on. Kedcrzoni di manifestare al presidente del Consiglio j il suo altissimo compiacimento o le sue afj fettuosc felicitazioni, inoltre inviò il se| guenlo telegramma: > S. E. Cav. Mussolini, — Roma. « Lidi della sua incolumità, la Regina ed 10 ci affrettiamo ad esprimere le nostre piti vive li'lir.uazionl. Cordiali saluti. Aff.mo Cugino Vittorio Emanuele ». All'oti. Mussolini sono pure pervenuti i seguenti dispacci : « Gradisca i miei vivi rallegramenti ed auguri. « Aff.mo Cugino Umberto ih Savoia ». « Dal profondo del cuore ringrazio Iddio che ha proletto la preziosa vita di Vostra Ecce!lenza e proservato l'Italia da tarila sciagura. « Affina Cugina margherita ». « Gli alti comandanti dell'Esercito e i membri della Commissione centralo ap-' prendono indignati l'esecrando attentato organizzato contro il capo del-Governo nazionale, e.l esprimono a V. E. Ja loro sincera devozione. » emanuele i-'ii.ibkrto Dt savoia ». it 11 Duce c salvo, viva l'Italia. « duchessa d'Aosta ». « Invio a V, E. le mio più vive felicitazioni per lo scampato pericolo che indegno persoli'', nemiche della. Patria, avevano ordito contro chi la patria ha salvalo e tiene alta di fronte al mondo. «Aff.mo: filiberto Di savoia genova». « Lietissimo essere la E. V. scampata all'esecrando attentato, pregola gradire mie niù vivo felicitazioni con l'espressione di tutta ia. mia simpatia e con i miei più cordiali saluti. « Tomaso, di Savoia ». « Prego V. E. voler raccogliere mie sincero espressioni di giubilo per scoperto, indegne persone che volevano attentare contro la E- V. che ha ridato l'Italia agli italiani. • Adalberto di Savoia ». « Le mie più vive felicitazioni per scampato pericolo infame attentato. « Aff.mo Ferdinando di Savoia ». Un comunicato della Presidenza dei Consiglio L'Ufficio stampa della Presidenza del Consiglio comunica : « Manifestazioni oli protesta e di esultanza per l'attentato a S. E. il Presidente del Consiglio si sono svolte in tutta italia •*con l'imponente partecipazione delle masse popolari. Il fascismo ha dato comunque prova memoranda della sua disciplinata potenza. Incidenti, del resto, di scarsa importanza e senza alcun danno a persona, si sono verificati solamente a Brescia e a Trieste, per parto di elementi indisciplinati, presumibilmente non iscritti al Pattilo fascista, e. che in ogni caso si stanno identificando per deferirli immedia, tamente all'autorità giudiziaria». I giornali fascisti recano oggi nuovi particolari sul complotto scoperto contro l'on. Mussolini. /.' Epoca scriveva oggi, in contrasto con lo notizie di ieri, che fu la direzione del partito fascista ad avere per prima sentore della cosa: dopo una prima indagine per assodare se la notizia dell'attentato aveva una base seria, l'on. Farinacci si recava, personalmente al Ministero dell'Interno e ne informava il ministro FedeiL-oni. Senonchè, l'ultima edizione della stessa Epoca, reca la seguente lettera del segretario del Partito fascista al direttore di quel giornale: « Nella cronaca riguardante il mancato attentato al duce nostro si dico che fui io ad informare il ministro dell'Interno del complotto. Ciò non risponde a venia: puro a conoscenza di tutto quanto -si stava organizzando ai danni dell'on. Mussolini e (Lattaria, non ho mai avvisato il ministro dell'Interno perché egli era informatlssimo da tempo di tutte lo manovre dei vari Zamboni, Capello e soci Della brillante operazione che ha sventato l'atto criminoso va data lode alla Direziono generalo della P. S. : ;1 mio merito e quello di avere impesto, in quest ora difficilissima, la più rigida disciplina al pari ito. In tutta Italia non un incìdente si e verificato. - Firmato: Roberto Farinacci ». La calma di Zaniboni . Sull'atteggiamento dell'on. Zaniboni dopo l'arresto, i giornali fascisti recano vari particolari. L'on. Zaniboni, poco dopo l'Avemaria, veniva condotto -- com'è noto — dal commissario della squadra politica o da duo agenti a Regina Cicli. Prima del trasporto all'arrestato venne fatta togliere la divisa di ufficialo degli alpini ed indossare un vestito coloro scuro, clic aveva nella valigia. Nell'uscirc, il commissariò Bellone domandò all'ex-deputatò se volesse indossare la pelliccia sequestrata con altri oggetti all'Hotel Dragoni, ma l'on. Zaniboni disse : — No, no, fa troppo caldo a Roma ! Salito in automobile fu condotto diret- 4 . I -11. _ ,-,,./. . .... . ' ... . 11,1', ul'in uni li.-: : le une taatu. ...^ ...— - za a pagamento del quarto braccio. Poco dopo si recava al penitenziario il consigliere istruttore comm. .Marciano, incaricato dell'istruttoria dal P. G. comm. Xarra. L'interrogatorio si protrasse per duo ore. Anche oggi l'interrogatorio 6 continuato. Sono stati invitati al Palazzo di Giustizia 11 direttore generalo della P. S. comm. Crispo Moncada, il comm. Bellone commissario della squadra politica, il cav. Ponnetta, il cav. Do Bernardini ed il maresciallo Quagliotta. II fascista Popolo di ìlomn aggiunge: .1 Errerebbe chi supponesse che l'on. Zaniboni si sia accascialo o disperalo nel vedersi sorpreso e dichiarato in arresto, e durante e dopo la perquisizione. Ed errerebbe, pure mollo chi supponesse che egli abbia confessato i! misfatto che si preparava a compiere, ligli tenne di fronte ai funzionari e agli agenti un contegno calmo, come se quanto si svolgeva intorno a lui non lo riguardasse. Appariva sorridente e osservava gli agenti e rispondeva in forma cortese ncKando le intenzioni che g}i venivano attribuite e pareva volesse dir loro: » Mi rincresce che vi siete disturbati per cosi poco! ». Ancora sull'arresto e sulla carabina Circa la scena dclì'urreslo, che peraltro è già stata descritta ieri, dalia versione, data oggi dai fogli fascisti risulta definitivamente che l'on. Zaniboni fu ar¬ S state recate in piazza San Claudio a mezzo ùcll'autoniobile, che poi doveva S'ivire per la fuga. Un altro pied-a-terre l'ex-deputato aveva, secondo informazioni della questura, in ui*a casa di piazza Pia, n. 90, in uno dei palazzi di angolo di Borgo Nuovo, e precisamente quello di destra. E' un palazzo grandissimo, dove al quarto piano, .nti'riu ìj, abita la famiglia di cui si parla. Uno dii membri della famiglia sarebbe in stretta partatela con uno dei principali responsabili dell'attentato, ilu questa casa, peraltro, lo Zaniboni non avrebbe abitato in questi ultimi giorni, perchè, come, è noto, l'ex-deputato unitario aveva avuto cura di prendere stanza anche in vari alberghi. Inutile dire che anche questa casa e questa famiglia è stata piantonata dalla polizia, corno sono stato piantonate le camere n. 90 dell'Hotel Dragoni e l'altra dell'Hotel Modem. E' sia stato riferito che all'Hotel Corso non fu potuta fissare alcuna camera, essendo l'albergo interamente cccupato. E' altresì noto come l'on. Zaniboni potè avere la camera all'albergo Dragoni. Egli però, qualora fosso venuta a mancare ta camera all'Hotel Dragoni, aveva provveduto a tenere a sua disposizione una ramerà dell'Hotel Modem, il quaic guarnì pure sul Corso, e si prestava, sebbene, in minor grado, al tentativo criminoso ideato ». Anche al "Modem,, A questo proposito il Giornale d'Haliti narra: N 'i 11 20 Ottobre si presentava al segretario del «- Modem », signor Pietro D'Alessandri, un giovane elegantissimo, dell'apparente età di 30 anni, che si qualificò per avvocato Gino Piccoli. Costui disse di avere avuto incarico da un amico, il maggioro dei bersaglieri Angeli, mutilato di un braccio, di fissargli una stanza por assistere alla cerimonia del i novembre. Aggiunse che la camera avrebbe dovuto avere la finestra hiil Corso per meglio assisterò al passaggio del corteo. Il segretario dell'albergo risjKise che por il momento non aveva disponibile che le stanze sulla via Marco Minghetti, ma egli ora del parere che il maggiore, durante il corteo avrebbe potuto usufruire, insieme con gli altri clienti, della camera che ha il grande balcone sul Corso. Ad ogni modo, so per il 4 novembre si fosse resa libera una stanza sul corso, questa sarebbe stata lasciata a disposizione del valoroso mutilato. Questo furono lo assicurazioni avute dal sedicente e tuttora ignoto avvocato Piccoli. Il primo novemvbre l'avvocato torna all'albergo e conferma il prossimo arrivo dell'amico. Gli viene cosi assegnata la stanza N. 108 all'ultimo piano; in quello stesso giorno perviene alla direzione del « Modem » una lettera dello stesso maggiore Angeli, il quale scrisse per avere a disposizione per il 4 novembre una camera con flnesU-a sul Corso. La viigfliia dell'anniversario della Vittoria, cioè il 3 corr., si presentava alle 11 un giovane, che disse di essere il fattorino dell'avvocato Piccoli; egli recava con sè la cassetta militare del maggiore Angeli, di cui preannunciava l'ar: rivo per la mattina successiva. Il giovane sali nella stanza N. 108, depositò la cassetta e con una certa premura si approssimò alla ltnestra. Non guardava sul Corso ma in via Marco Minghetti.' « — Ma- ii. Jtnaggàpreji.vev» fissato una camera sul Corso » — egli fa fio-*' tare al segretario dall'Hotel. « — Non ne abbiamo che una disponibile, ma è a duo letti» — risponde l'altro. « Fa lo stesso, anche se dovesse costare di più. n maggiore Angeli proprio ci Meno ». Avviene il cambio della stanza, si fissa quella N. 93 egualmente all'ultimo plano, con una finestra che guarda benissimo, non solo verso Piazza Colonna, ma vmrso precisamente il balcone di Palazzo Chigi, il mattino successivo invece del maggiore Angeli sopraggiungono agenti di P. S. che sequestrarono la cassetta e piantonarono la stanza, mentre al Dragoni si arrestava l'ex-deputato ». Un colloquio Lungo Tevere? I giornali fascisti insistono sul complotto e parlano di numerosi complici, tra i quali pongono in prima linea il generale Capello, arrestato a Torino. Sulla parte attribuita all'ex-comandantc della It Armata, la stampa ufficiosa fa affermazioni diverse. Il Popolo di Roma, per esempio, scrive : « Si ritiene che egli abbia partecipato al complotto concorrendovi in linea finanziaria e adottando misure di precauzione per assicurare la fuga dell'on. Zaniboni ». Lo stesso giornale afferma che l'on. Zaniboni « recentemente avrebbe avuta, proveniente dall'estero, la somma di 150.000 lire, quale compenso, da persone ancora ignote, e per sovvenzionare gli altri individui che facevano parte del complotto »„ E L'Epoca racconta: « Nella casa di via Borgo Pio, l'on. Zaniboni aveva occasione di vedere, nei giorni precedenti a quelli del suo arresto, mia persona di cui non è ancora possibile fare il nomo e che nella preparazione del piano criminoso ha avuto una parto non indifferente. La polizia, naturalmente, stabili uno strettissimo servizio di sorveglianza intorno a tale persona. Risulta che questa avrebbe du-vino avere un colloquio col generale Capello, che avrebbe dovuto fornire i fondi per l'esecuzione dell'orribile piano. Infatti, il fiduciario dell'on. Zaniboni, senza accorgersi di essere continuamente seguito, o ad ogni modo sorvegliato dalla polizia, lunedi scorso alle 15,30 ebbe l'atteso colloquio col generalo Capello. Nel corso del colloquio stesso i due ebbero corto occasione di iraltarc molto questioni, essendo esso durato circa mezz'ora. La polizia venne a conoscenza inoltro che il giorno successivo, martedì ultimo scorso, il fiduciario dell'on. Zaniboni avrebbe dovuto avere un altro colloquio cui generalo Capello. L'appuntamento era per 10 Iti di quel giorno sul ponte Cavour Infatti, martedì, all'ora fissata, il generale Capello giunse sul ponte V.avour in una carrozzella, dalla quale scese e si accompagnò col fiduciario dell'on. Zaniboni. I due passeggiarono per il Lungo Tevere Mellini per circa dieci minuti e quindi si separarono. 'il fiduciario dell'on. Zaniboni, lasciato il luogo dell'appuntamento, si recò subito nel nascondiglio di via Borgo Pio, mentre il generalo Capello si affrettava a lasciare Roma in ferrovia, dirigendosi a Torino. Benché tuttavia ciò non risulti con precisione si ha ragione di credere che nel corso del collonino nel Lungo Tevere Mellini il generale (.anello abbia consegnato al fiduciario del- ^iboni i fondi precedentemente stabiliti, venne cosi al 3 novembre e l'individuo di giorni prima si presentò al direitore doli albergo Dragoni per avvertirlo che al mattino seguente sarebbe giunto l'amico invalido ». Sul generale Capello A sua volta, Il Messaaye.ro scrive quanto segue : • «Risulta-che negli ultimi giorni precedenti all'attentato, l'ex-deputato socialista ebbe frequenti colloqui con il generale Capello, il quale avrebbe anche finanziato, diremo cus\, 11 piano delittuoso. Tali colloqui stabiliscono una correlazione- tra le due figure, anche indipendentemente dalla documentazione elio ha potuto, dopo l'arrosto, ossero sequestrata. Anche il nome del genera1..! Capello fu fin da un imito e mezzo mescolalo a tutta l'attivila delle organizzazioni squadrista un. tifasciste che si andava svolgendo intensa» niente. Tale attività il Capello perseguiva spe. restato proprio nella camera e non già per le scalo, corno- qualche giornale disse ieri : « Salito al quinto piano, il. cofomdssarto, comin.,Belloni, colla squadra -dei suoi agenti, piccino ripetilii colpi alla camera occupata dal fals.o maggiore Silvcstrini. Onesti, dall'intèrno, rispose con voce convulsa ai reiterati invili, il tramestio interno rivelava la concitazione dello Zaniboni nel chiudere i cassoni dei mobili e metterò a posto ogni cosa. Ad un tratto, il nellouo ruppe gli indugi, e sotto una pressione considerevole da parie degli agenti hi porta, si aprii Nel chiarore elio filtrava appena dalla persiana accostala apparve l'on. Zaniboni, pallidissimo. Nella stanza si trovava anche il segretario dell'on. Zaniboni, il Quaglia. Le contestazioni furono brevi e drammatiche. Lo Zaniboni era vestilo colla giacca nera, coi calzoni grigio-vérde e gambali. 11 letto appariva disfatto ancora. Nella camera disordinata vi erano in; valigie di i'ucìo e una cassetta tipo militare. Quello che colpi subito gli agenti è stala la finestra; lo sport-elio di sinistra era stato tolto dai cardini ed appoggiato presso la persiana di cui un bàttente era appena socchiuso. Lo scardinamento dello sportello di sinistra doveva servire soltanto per avere più facile manovra nel puntamento dell'arma. Infatti, per • chi dalla finestra guarda il palazzo CIiìkì, questo si presenta in diagonale ed a destra in ba.«»o. Ma a chi fosse stato alla finestra, corno aveva divisato l'on. Zaniboni, sarebbe staio facilissimo colpire il presidente, elio ordinariamente si pone al control del balcone quando si affaccia nelle cerimonie ufficiali. La carabina veniva trovata dietro lo sportello di cui parlammo. Vicino ad essa era un cavalletto por appoggiare l'arma ed essere sicuro della mira. A dotta di chi l'ha veduta od esaminata, essa è una Mauser di grande precisione. La canna ò quasi tutta ricoperta di legno ed al posto dell'alzo c situato una specie di cannocchiale, molto simile a quelli adoperati nei fucili di precisione adottati in guerra dagli austriaci di fronte ai passaggi obbligati ». Veramente, le notizie relative all'arma sono contradditorie. Qualche giornale parlava' ieri di fucile modello 91; qualche altro, come 11 Sereno, di carabina della casa austriaca. Stayers. Comunque, l'arnia sarebbe stata potente, precisissima, munita di canocchiale per avvicinare il bersaglio. L'Idea Nazionale rileva: « Il fucile non ha il numero di matricola. Dalla perizia fatta da un armiere specializzalo in armi daguerra, è risultato che il numero di matricola è stato fatto scomparire a mezzo di una minuscola lima. Questa misura precauzionale è giustificata dal fatto che colui il quale ha prestato l'arma allo Zaniboni ha cercato di fuorviare qualsiasi ricerca della polizia, dato il fatto che le armi in possesso di privati devono essere, denunziate alle autorità superiori. Nonostante ciò, la polizia- sarebbe, a quanto si dioe, sulle traccio della persona che avrebbe fornito il fucile che — questo ò certo — non è di proprietà dell'cx-deputato. Al momento dell'arresto l'on. Zaniboni fu trovato in possesso di una pistola automatica di grosso calibro, Stayer, carica di otto colpi. L'arma è nuova. Tre paia di occhiali e un itinerario Lo stosso giornale aggiunge : « Mentre il commissario Bollono conduceva 10 Zaniboni e il Quaglia in Questura, il commissario Errico della sauadra politica si recava a sequestrare, nel garage di via del Corchi, dove si trovava, una nuova o poiéntft macchina, di proprietà dell'on Zaniboni, come risulta dal libretto di circolazione. Sulla macchina furono rinvenuti cinque caricatori della stessa pistola, quindi in tutto 7", cariche, che dovevano, evidentemente servire allo Zaniboni per liberarsi da qualche eventuale attacco. Nella vettura vi erano anche tre sfilatini di pane raffermo ed un chilogramma e mezzo li uva, ravvolta vn un foglio di carta. La macchina è quasi nuova ed a giudizio dei competenti può percorrerò 120 Km. all'ora, senza alcuno sforzo. E' verniciata di giallo ed è provvista di benzina per un percorso di 700 Km. Nella giubba da alpino, indossata dall'ox-deputato al momento dell'arresto, furono rinvenuti tre paia di occhiali di vetro senza gradazione: uno con larghi cerchioni di tartaruga di colore chiaro e gli altri a stanghetta, che avevano ancora attaccato il cartellino col prezzo. Gli occhiali dovevano servire alle vario trasformazioni. Nella lasca interna della stessa giubba c'era la fodorina del fascicolo 4.o dell'atlante stradale del Tourìng Club, sulla quale era segnato a lapis copiativo tutto l'itinerario della fuga, che era il seguente: Roma. Viterbo, Montefiascone, Orvieto, Ficulle, Arezzo Firenze., Prato. Bologna, Modena; totale Km. 502. Tra una città e l'altra era segnato 11 numero dei chilometri di distanza e così si spiega corno in lino l'ox deputato avesse scritto: totale Km. 502 ». Dalla pineta al "pied-a-terre,, Quali siano stali gli indizi clic misero la Pubblica Sicurezza sulle traccio degli autori del complotto, finora non si sa; ma la fascista Epoca narra stasera: «La nullo di sabato un'automobile n. t!5-',S30 partiva da Mantova alla volta di Koina. Miei. L'interno dc-'la \otturi, .pile-tata dallo stesso on. Zaniboni, avevano preso posto altre tre persone già identificate, cito dovevano servire di scorta c di aiuto al follo deputato. La macchina giungeva sull'alba di domenica scorsa, nello vicinanze di Roma -e. precisameli te sulla via Flaminia, a qualche chilometro dallo capitate. Sui fianco della via esisto una piccola pillola di vecchi ed annosi nini, rifu, gio di migliaia di volatiti, quindi luogo caro ai cacciatori. Quivi, non si sa ancora se per «.panne» o per altre ragioni, la velocissima macchina si fermava per qualche lenipo. La pineta, tino ad allora silente, era risvegliata di' ffivti nnlni »l; funi'i.-. ,t/H*( ...w.i... ,i.,h.-. Tir.* r- - —. ....... ..t.w..^. UOUl. £H r- sone che abitano in quelita località o che pcn. sarono subito ad un delitto o ad una disgrazna. Era invece lo Zaniboni che si esercitava al bersaglio. Quando ebbe la certezza che tutti i suoi colpi. aWa diistanza di cento metri, raggi ungeva no il bersaglio, risali sulla macchina o prosegui per la capitale ». Secondo Videa Nazionale, l'on. Zaniboni, giunto a Roma prese dimora in una stanza della casa N. 195 in Borgo Pio, precisamente incontro alla piazza delle Vaschette, lì giornale ufficioso prosegue: ■I Quivi abiterebbe una famiglia di cui ancora ignoriamo il nome, ma che sarebbe in stretta relaziono coll"ex-doputato socialista, sappiamo inoltre, con certezza, che in questa casa l'on. Zaniboni sostò per Ire giorni, cioò dall'imo al ire corrente, e che non usciva quasi mai sapendosi sorvegliato dalla polV. zia. Infatti là presenza dell'ox-deputato, co-S me ieri anche avemmo a dire, era stata notala da qualche agente della squadra politii-a. L'on. Zaniboni, a quanto risulterebbe dal-, le indagini della polizia, indagini personalmente coiiuott'; dai commissari uelloni e De Bernardini, nonché dal maresciallo Quii sbotti, la mattina del -i novembre, ■-! Lrazione della vittoria, sarebbe uscito alle- S, o poco prima, recandosi seco il fucile rinchiuso in una fodera di stoffa, e la cassetta .da ufficiale. Subito, su una vettura l'ex-deputato avrebbe sirato parecchio prima di farsi condurr" all'albergo Dragoni, e ciò per sviare lo traccio degli agenti, che supponeva somlire alle calcagna. Sarebbe pure accertato che i; u tardi le tre valigie di cuoio sarebbero ssnpdsalsdemr—dslbCgcnmscar