Il distacco dei massimalisti

Il distacco dei massimalisti l'on. Di Cesarò. In esso, premesso che oggi il'Aventino, come coalizione secessionista dispartiti di opposizione ,non è ufficialmente più, è detto: . '«■ Però virtualmente la coalizione era già spezzata dal giorno in cui la Democrazia sociale intimò di non volere più condividere la responsabilità di una tattica che appariva nociva e pericolosa. Infatti, la Democrazia sociale in ' seno all'Aventino propugnò più volte la necessità di scendere nell'aula per dare al paese l'ese-rr.pio di combattività; e quindi, nel giugno scorso, insisteva perchè l'opposizione scendesse a impedire l'approvazione del nuovo regolamento capestro della Camera e della legge contro la burocrazia e sul poteri legislativi del potere 'esecutivo, unici provvedimenti sul quali era possibile raccogliere l'unanime blocco di tutte le opposizioni secessioniste e di quella dell'aula. Ma allora, alla proposta demosociàle, 11 gruppo massimalista fu unanimemente contrario. Il gruppo democratico sociale si ora deciso a fare le surriferite proposto in seguito alla' manifestazione quasi unanime fini Congresso nazionale del partito ed aveva anche ammonito il Comitato dPirAventi.no che se esse fossero state respinte si sarebbe riservato di deliberare circa la propria permanenza nell'Aventino stesso. Respinte che furono, tali proposte, la democrazia sociale per iscritto intimò al Comitato dell'Aventino che, per disciplina, subiva la decisione presa di persistere nell'astensione, ma scindeva la nrooria responsabilità da quella della coalizione. E già dai primi di settembre il Comitato., esecutivo del Partito democratico sociale diramava ai membri del Consiglio nazionale l'avviso di tenersi' pronti per una imminente adunata del Consiglio stesso, per •esaminare la necessità di convocare un Congresso nazionale straordinario del partito, sognare nuove direttive e dare nuove norme tattiche ». Lo Sfato democratico si chiede quindi se lo 'sbloccamento già avvenuto della secessione deve significare anche la fine completa dell'Aventino, la fine, cioè', della coalizione tra i vari partiti dell'Opposizione. E continua: « Appare ovvio che su tutte le divergenze particolaristiche dei varii partiti di opposizione incomba una finalità comune e pregiudiziale, quella cioè, della.difesa di alcuni principi! ideali politici che il fascismo non tiene in considerazione e che gli oppositori reputano invece indispensabili ài progresso ci vile: ora, per questa difesa le Opposizioni dovranno trovarsi spesso d'accordo e agire molto d'intesa, e talvolta probabilmente d'accordo e d'intesa con quei massimalisti che oggi sbloccano l'Aventino, e con quelle altre opposizioni dell'aula che all'Aventino non hanno mai voluto accedere. Le Opposizioni, insomma, saranno sempre tratte dalla necessità delle cose a operare come coalizione. Ma se questa coalizione dovesse importare da parte del .gruppi che vi aderissero Vobbligo di una disciplina tale da vincolare la libertà di azione ancora come era sul1 Aventino, quando in coscienza si ritenesse dannosa la tattica da seguire, allora difficilmente potrebbe acquistare una forma stallile e duratura, c contare sull'adesione, per esempio, dei demo-sociali ». . . ■' Come risulta da questo articolo dell'organo demosociale — di cui La Tribuna ed il Giornale d'Italia anticipano la pubblicazione — mentre il gruppo massimalista, deliberando il distacco, ha considerata chiusa la fase della coalizione, la democrazia sociale, a 6ua volta, considera chiusa' quella della secessione e pone senz'altro il problema dell'azione da svolgere, pronunciandosi implicitamente per il ritqrno nell'aula e per le intese con gli altri gruppi, intese che possono essere suggerite da obiettivi comuni. Negli ambienti politici la dichiarazione demo-sociale ' è stata anche rilevata come il primo passo, che potrebbe avvicinare le opposizioni costituzionali avénttniane, od una parte di esse, a quelle dell'aula. 1 sarrocchianì e il fascismo A ^pfopoTSitó della notizia; di fonte fascista; circa il passaggio dei sarrocchianì 'al' fascismo", lo stesso Sarrocchi, come è moto? ha dichiarato di non risultargli che il. sw'gruppoi sia stato chiamato a prò? nunziarsì in merito. L'Informatore della Stampa, assicurando che i deputati sar«r-occhiani presenti a Roma nulla sanno al .riguardo, pubblica stasera v ■ •ci liberali 6arrocchiani. terranno anch'es6i prossimamente una riunione, ma e dubbio che tutti gli iscritti al gruppo si trovino concordi nel passare al fascismo. E probabile invece che soltanto alcuni di essi io facciano, non fosse altro che per far cessare l'equivoco di un fiancheggiamento che, secondo essi,.non sarebbe tenuto nella dovuta considerazióne dal Governo ». Il distacco dei massimalisti anche dai Comitati locali dell'opposizione aventiniano L'atteggiamento della Bemocrazia sociale In un articolo dell'oa. Di Cesari» ma, 28, notte. La ripresa dell'attività governativa dopo la tregua delle ultime settimane, si può diro che sia stata iniziata coi discorsi domenicali degli uomini più rappresentativi del governo fascista. Infatti, contemporaneamente a Mussolini, a Federzoni e al guardasigilli Rocco, ha parlato Farinacci, che da Bari ha annunciato una prossima terza ondata che dovrebbe consistere nel completamento della legislazione « fascistissima ». Le manifestazioni domenicali sono ampiamente commentate stasera dagli organi goveiiifitivi, i quali insistono prevalentemente sul motivo della « intransigenza » e del « consenso ». L'organo del presidente del Consiglio va ancor più in là ed in un editoriale — intitolato : « Nuovo risorgimento » — scrive : . « Il nuovo risorgimento e infatti pacifico e guerriero insieme. Forse nessun altro governo ha fatto per la pace altrettanto quanto il governo dell'Italia fascista, ma ciò è stato possibile precisamente perchè nessun altro governo ha fatto altrettanto per elevare la efficienza guerriera della nazione. E la nazione comprende che soltanto cosi potrà procedere sul cammino della grandezza e della potenza poiché non le intenzioni pacifiche e tanto meno la dedizione pacifista valgono ad assicurare una pace degna di essere vissuta fino a quando la umanità non abbia trovato la formula della giustizia e della indipendenza inerme ». Gli accenni all'Aentino Ai discorsi ministeriali ed a quello fa- rinacciano accennano pure, come possono, i giornali di opposizione. Dopo aver rilevato la consuetudine del fascismo (partito e governo) di dedicare la domenica all'oratoria Il Popolo, riferendosi agli accenni dell'on. Mussolini all'Aventino, soggiunge: « Dal punlo di vista politico i discorsi di ieri non contengono grandi novità, ma specialmente ne) discorso dell'on. Mussolini vi sono battute di significazione notevoli per la situazione. La stampa ufficiosa più autorizzata, nei giorni scorsi, dinnanzi alla discussione ed ai movimenti avvenuti nel campo dello opposizioni, aveva ammonito che non valeva la pena di interessarsi dell'Aventino perchè gli oppositori non contavano più nul. la nella vita italiana. Il capo del Governo, però, sia pure ostentando lo stesso avviso, ha finito per mostrare un interessamento per le opposizioni alle quali ha dedicato accenni assai vivaci e sintomatici». Anche II Mondo, a proposito della svalutazione delle opposizioni fatta dal presidente del Consiglio, osserva: « Da quanto tempo la stampa e gli uomini del fascismo varino predicando che l'Aventino è morto e le sue ceneri disperse? eppure non vi è articolo di gazzette umeiose, non vi è discorso di ministro o di segretario o di vice segretario politico, in cui la secessione aventiniana non ritorni come motivo riomv nante e fondamentale; ciò che conferma ' il contrasto tra la realtà, che l'Aventino rappresenta e la figura polemica che il fascismo se ns foggia ». .* A proposito di " tendenze di profughi „ Più àmpiamente l'organo democratico si occupa del discorso dell'on. Farinacci, il quale a Bari ha dichiarato che tra i profughi dell'Aventino vi sono dei partiti disposti a riconoscere i propri torti e ad offrire la loro collaborazione, mentre, dal canto suo, l'on. Mussolini alludendo agli avversari, li ha esortati ad accettare il fatto compiuto. Replicando a Farinacci Il Mondo scrive : «Il giudizio che il segretario; di cui sopra formula-sull'Aventino, che, secondo lui, è niente 4»iù che un cadavere, menire la. sua ombra si proietta ancora su tutte le manifestazioni del partito dominante ed ingombra i discorsi dei suoi zelatori, costituisce di per se stesso un criterio di valutazione circa la importanza ed il peso da annettere alle altre affermazioni di Farinacci. Ciò nonostante, senza indugiarci a riesaminare quali 6ono stati i risultati dell'azione svolta dall'Aventino — risultati operanti, non soltanto per ieri ed oggi, ma per domani — e senza rilevare, ancora una volta, l'origine, il significato e le finalità della solenne protesta rappresentata dall'Aventino, conviene soffermarci per poco a stabilire quale rapporto corra tra la concreta realtà e le facili affermazioni dell'oratore domenicale ». Il giornale quindi osserva che i massimalisti, che si sono distaccati dall'Aventino, hanno riaffermato i motivi fondamentali e programmatici della loro opposizione al fascismo e si domanda: « Quali sono dunque i ben disposti a curvare la schiena sotto il peso di una situazione contro la quale rimangono immutate, anzi, più vive e più profonde di prima, le stesso ragioni, le stesse esigenze di lotta? Le affermazioni generiche e le vaghe allusioni vogliono nascondere la realtà, non ricercarla. Aspettiamo di sapere a chi intenda riferirsi il segretario del partito fascista quando parla di tendenze di profughi, dal cui presunto atteggiamento risulterebbe in pili bella c pura luce la condotta diritta, fiera, coeernte, di coloro che, avendo séelto dall'ora, prima il loro posto di battaglia, lo hanno conservato e lo conserveranno con incrollabile fermezza. Di fronte alle presunte offensive pacifiste, è evidente che chi ha la coscienza storica delle proprie responsabilità nella lotta cóntro il fascismo e della funzione che gli spetta per la difesa delle proprie idealità, non potrebbe non assumere, dalla opposta sponda, la stessa posizione di intransigenza che l'on. Farinacci dichiara di voler fissare a se stesso ed al proprio partito. Ma allo stato delle cose, ci sembra che l'on. Farinacci muova con la sua lancia in resta contro mulini a vento e ohe il suo' duplice « no » costituisca la risposta ad una domanda che non è stata mai formulata e che, per conto nostro, mai lo sarà ». Il sindacalismo e il ministro Rocco Oltre i discorsi degli on. Mussolini e Farinacci, ò rilevato quello del guardasigilli Rocco per i principi che vi sono enunciati in materia sindacale. Il Popolo lo considera particolarmente dal punto di vista della democrazia sociale cristiana, ed osserva ■ « Le rievocazioni deiron. Rocco sulle origini del sindacalismo rispondono, in grande parte, a verità, speciailmente laddove accennano all'incomprensione ed alla cocciutaggine delle classi padronali ed all'agnosticismo liberata, r.nsa, quest'ultima, che la critica sociale cristiana, da più' di 50 anni, ha ripetuto,- affermato e dimostrato. Relativamente all'affermazioni del ministro, secondo cui le degenerazioni derivate dal socialismo hanno reso necessario il corporativismo fascista, non è possibile identificare, neanche in Italia, i movimenti sindacali col socialismo, perchè dinanzi al sindacalismo socialista molti anni prima che nascesse quello fascista, c'era il sindacalismo cristiano, che trovò la sua consacrazione nell'enciclica Rerum novarum di Leone XIII. Le esigenze della solidarietà tra i fattori della produzione, alle quali l'on. Rocco vuole riallacciare la teorica del 6inducalismo fascista, sono economicamente una verità. La scuola cristiano-sociale lo ha sempre proclamato, ma il miraggio di quello che può essere, ed è.. l'interesse comune di una collettività, non basta — come l'esperienza ha più volte dimostrato — alla collaborazione delle classi, nè basta il principio semplicemente ed angustamente nazionalistico. La collaborazione di classe, come fu anche di recente solennemente ed autorevolmente riaffermato alla Settimana Sociale di Napoli, può realizzarsi solo nell'unità e nella disciplina delle classi, le quali non possono scaturire che da una legge morale, quella del cristianesimo. La proclamata Identità di fini collaborazionisti lascia impregiudicata la questione dell'efficienza delle dottrine, che la collaborazione auspicano: da una parte quella nazionalistica, dall'altra quella cristiana, che promette l'assoluto dominio della propria legge morale nella regolazione dei- rapporti sociali, mentre la prima prestutptpone uri fine nazionale, che — come dichiarò mo'ns. Minorctti alla Settimana Sociale di Napoli — potendosi intendere come avvaloramento di un principio nazionalistico, è da temersi, .perchè la collettività potrebbe, invece, trovarsi danneggiata ». Sempre in riguardo al discorso, dell'on. Rocco, il punto di vista democratico è lumeggiato dall'odierno editoriale dèi Mondo dal titolo « Paternalismo sindacale ». « La enunciazione che il ministro Guardasigilli ha fatto a Genova del sindacalismo fascista, non è nuova nè rispandente alla verità. Che cosa significa, nel terréno concreto della vita la solidarietà nel campo della produzione, quando non è possibile — e l'on. Rocco In confessa — la solidarietà., e le garanzie di perfetta equità, nel campo della distribuzione? Gii è disposto a produrre una richiesta di cui è incerta la -partecipazione nell'immediato domani, che urge con tutti 1 suol bisogni? Una solidarietà tra i vari fattori della produzione esiste realmente all'atto della produzione stessa, in quanto che il prodotto è il risultato di una convergenza di sforzi, che partono dall'organizzazione industriale e si irradiano per tutti i meandri nei quali la produzione si elabora e giunge, a compimento; ma.questa solidarietà, che 6 il prodotto naturale dell'odierno industrialismo, non può essere disciplinata 'falle sempre risorgenti utopie del socialismo di Stato, come chiamava Antonio Labriola le velleità paternalistiche cui .si attacca l'on. Rocco. I rapporti della concorrenza internazionale non possono ' venire regolati dalle inframmettènze politiche nelle vicende economiche, perchè quelle inframmettenze sarebbero non già imposte da una necessità obbiettiva; ma sarebbero soltanto una costrizione a danno dell'una o dell'altra parte, soprattutto nel momento della distribuzione dei ' profitti. In altri termini, presupposto del profitto fi la produzione, onde sì aggira in un circolo. vizioso chi voglia arbitrariamente disciplinare la ripartizione^ col pretesto di alimentare la produzione. Un detto ordinamento conduce, per necessità, ad effetti assolutamente contrari. La solidarietà, insita automaticamente nel fatto della produzione, sarebbe', anzi, turbata, se non addirittura annullata, dalla costrizione politica, che toglierebbe, ai datori di lavoro ed al lavoratori la libertà di competere sulla ripartizione del profìtto. Circa la concorrenza internazionale, l'onorevole Rocco sa perfettamente che essa non si regola col paternalismo o, peggio, col socialismo di Stato. La concorrenza si vince con uria sempre più perfetta organizzazione' industriale e con una provvida politica economica, preceduta o fiancheggiata da un'oculata politica estera. Ma i rapporti tra capitale e lavoro, nell'interesse della produzione, sono efficacemente disciplinati, soltanto dalla libertà consentita ai due fattori di produzioj ne; libertà che trova i suoi contini ferrei ed intravarcabili nelle leggi economiciie, che. nessuna coalizione può, comunque, violare. Insomma la competizione.di interessi .è possibile soltanto se esiste il profitto, cioè il prodótto. E' quésta la legge regolatrice dei rapporti sociali. Ogni altra influènza safebr he perturbatrice, opperò irremediabilmente dannosaI ». -. : Del discorso dell'on. Rocco si occupa-anche la Voce Repubblicana. Il giornale prei mette però alcune considerazioni sulla eloquenza dei ministri fascisti e le condizioni della stampa e scrive: « Gli uomini del.Governo, fascista sono ter'. tili di idee e pronti di parola. In questi tré anni l'eloquenza ufficiale, lungi dall'essere presa per il collo, come in un primo m'o-j mento era stato spontaneamente .promesso, ha dilagato con un crescendo, di cui, con tutta franchezza, noi vorremmo iallegraTCli Parlare è invitate' al contraddittore e proi porre temi di discussione, è invitare-a chiai riflcaio-ri dibattiti, n ministroi Oeglii interni; meli annunciare, e difendere-4 p?oy^diiaecti eccezionali contro .gli abusi' a le licenziose stravaganze "d'ella''■libertà' di «asripà '(vèti! Idea Nazionale Ai questi. «lOBWl^.-asBtìudeva caloricamente -,.]<> pacateuAJjytig'taaate -discussioni di principio da ogni misura repressiva, c'era anzi come implicito' l'invito agli alti dibattiti. E invece... abbiaTno'vis-io che le-proposte di.discussione degli uomini di Governo sono regolarmente troncate dal ministro degli interni ò da chi*per'lui ». Venendo all'oggetto della questione : la enunciazione sindacale del guardasigilli, l'organo repubblicano scrive : « La dimostrazióne, che ancora ci attendiamo dall'om Rccco, è sul'come- e sul quando lo Stato fascista — eliminando in principio e ih atto la lotta di classe, cosi come la intendono i socialisti — si dedichi a costruire la società italiana sulla base 'dell'interesse solidale fra datori di lavoro e lavoratori. Ma il fatto stesso che esistono corporazioni fasciste di lavoratori manuali e intellettuali, poco conta, quando la posizione dei lavoratori, di fronte àgli imprenditori, è la stessa in base alla reclamata ripartizione dei profitti del prodotto; ciò dice che gli iritoi'essi dei lavoratori hanno bisogno ili essere assistiti e difesi in contrasto con quelli dei datori di lavoro. Ora sta in fatto che esiste,' ria un'Iato, un sindacalismo fascista, che aspira energicamente al monopolio della rappresentanza, degli interessi dei lavoratori, mentre una direzione fascista, nel senso politico,' 6ui sindacati padronali non esiste, e questi non 60no nemmeno organizzati in un blocco uniforme, perchè, nella lotta economica, non pochi sono gli -interessi contrastanti fra gruppo e gruppo di imprenditori, secondo la speciale fisionomia dèlie loro formazioni economiche ». 1 massimalisti - L'"Unione nazionale„ La discussione sull'Aventino è sempre viva. A tenerla desta contribuiscono non solò i discorsi delle personalità fasciste — nei quali sono, come avete constatato, frequentissimi gli accenni al contegno delle opposizioni — rhà le stesse polemiche di' tendenza interna delle opposizioni, che tuttora si manifestano. Intanto, si sono avute alcune riunioni. Va segnalata quella dell'Esecutivo massimalista, il quale, di fronte alle discussioni sollevate dalla-nota mozione, ha pubblicato una dichiarazione con cui si riafferma che « la deliberazione di Milano mira ad accentuare, nel terreno classista, l'intransigenza del partito contro, il regime», e si ammoniscono « i compagni a. non creare confusioni con chiacchiere ed interviste ». L'Esecutivo — composto degli on. Nobili e Velia e del dottor Vernocchi — ha notificato la suddetta deliberazione ed.ha dato disposizioni alle dipendenti sezioni del Partito di distaccarsi dai Comitati locali di opposizione, ni quali il partito stesso aveva ,-,,)~*,: + ~ Si è riunito pure il Comitato centrale dell'Unione Nazionale. Prima di iniziare i suoi lavori ha inviato un telegramma al suo capo on. Giovanni Amendola, a-cui-ha raffermata tutta la propria stima e devozione, formulando i migliori auguri per il suo sollecito ritorno alle quotidiane battaglie. Il comitato, oltre a questioni interne di organizzazione —secondo quanto pubblicano i giornali — ha esaminato la situazione politica, ma senza prendere deliberazione alcuna. Evidentemente, l'Unione ritiene doveroso ed opportuno, prima di prendere una qualsiasi deliberazione di carattere politico, sentire il pensiero del suo leader. La Tribuna scrive stasera che, conseguentemente, anche la Giunta esecutiva rinvierà ancora, a quanto pare, la sua con. vocazione, che avverrebbe nella seconda quindicina di ottobre e, precisamente, dopo il ritorno' dell'on. Amendola. ' Com'è noto altre riunioni si preannunziano per i giorni venturi. Il' 2 ottobre si riunirà- il gruppo parlamentare repubblicano; il 18 il Consiglio centrale dei demosociali. ; i demo-sociali La-posizione di questi ultimi è precisala ed illustrata oggi in un- articolo del Lo Stato democratico, articolo attribuito atl-

Luoghi citati: Bari, Genova, Italia, Milano, Napoli, Roma