Le ultime giornate della "settimana piemontese,, di Mussolini

Le ultime giornate della "settimana piemontese,, di Mussolini Le ultime giornate della "settimana piemontese,, di Mussolini Il suo "dialogo., con fa rolla a Vercelli « "La voce non ò mutata: Intransigenza e intolleranza; se sarà necessario, il legno ed anche il ferro! - In novembre vedrete grandi cose,, Farinacci annunzia la "terza ondata,, che "sarà pacifica se non verremo disturbati,, Mussolini a Casale, Vercelli, Ivrea Nelle nostre edizioni di Ieri abbiamo dato la cronaca della giornata del presidente del Consiglio a Casale Cd a Vercelli. Da essa riproduciamo 1 discorsi da lui pronunciati nell'una e nell'altra citta. Piemonte e fascismo Nella sala del Consiglio comunale dt Casale: ♦ Signor Sindaco, vi ringrazio molto vivamente per il saluto 0 le accoglienze cho mi avete tributato. SI dice che il Piemonte è freddo. Ndh è vero. E' serio. Non ama le intemperanze della retorica Non sembri strano che io affermi che non amo la espansiva!. Frefensco sentimenti meno espansivi, ma più protondi, meno frondosi, ma più radicati. Si dice che il Piemonte non è fascista. AJtro luogo comune. Intanto non v'è dubbio che :1 Piemonte 6 col Governo nazionale. E siccome non si può intendere il Governo avulso dal partito, anche nel Piemonte la nostra idea ha trovato vaste masse di proseliti. Il Piemonte per secoli e secoli ha avuto la missione di rappresentare l'unico Stato Italiano che si 6 assunta l'enorme responsabilità d'iniziare il riscatto nazionale e ha sostenuto e difeso l'idea dell'unità nella Penisola e di fronte all'estero: è naturale dunque che oggi il Piemonte risponda fra 1 primi al richiamo di battaglia.- Ho sentito molla commozione nelle vostre parole, on Battaglieri, cosi come nel discorso del prof. Ottolenghi. Ho sentito stamani attorno a me tutto 11 popolo, che evidentemente non detesta. Il tiranno, e sente che non 6ono un tiranno, almeno di vecchio stilo, ne un comandante di armati. Vado verso il popolo e sono còl popolo per comunione di intenti, e di spiritò. Eleviamo il pensiero agli •eroi della guerra, al martiri del fascismo, al due tamburini sardi caduti in questa città, nuasi a riaffermare la continuità dell'idea; e . lavoriamo, lavoriamo tutti con spirito' fervido e con cuore alacre per ti trionfò e per le maggiori fortune della Patria ». Al sindaci E poco dopo, al ricevimento di sindaci ed altre autorità ' fasciste: « Voi sapete quello che to penso 6ui sindaci e sulla loro posizione e mansione. Li considero 1 piti preziosi collaboratori del Governo nazionale, perchè essendo a contatto delle • popolazioni rappresentano direttamente i loro bisogni e le loro necessità amministrative. 11 Governo che ho l'onore; di presiedere confida nell'opera vostra. Vuole che i sindaci diano il loro zelo e la loro attività per andare incentro ai bisogni delle popolazioni. Quando ini segnalano qualche necessità, mi faccio premura di accogliere i giusti desideri. In tre anni si 6ono fatte grandi cosa Molti comuni hanno sentito l'influsso la potenza del nostro Governo: molte opere che ritardavano — strade, scuòle, ponti, bonifiche, acquedotti, ferrovie - hanno avuto un vigoroso impulso. Risogna che questo impulso, che parte dal centro, arrivi, mercè l'opera vostra, alla periferia; bisogna che un po' cella luce di Roma 6la in ogni angolo. 1 sindaci ncn si considerino avulsi dai Governo nazionale, bensì cellule del meraviglioso aggregato storico che rappresenta 11 Paese, pcrtate. signori sindaci, alle -vosirs popolazioni f! mio sicuro senso di fiducia e il n^o affettuoso saluto ». Alle camicie nere ammassato dinanzi al Municipio : « Camicie nere t poche parole solo per farvi sentire che la mia voce non è cambiata, 0 per dirvi il mio ringraziamento fraterno per questo magnifico spettacolo: spettacolo di gentilezza 0 di forza veramente piemontesi, veramente fasciste. Quando sento cosi intensa la vibrazione del popolo mi domali; do: quali larve uscite dai cimiteri remoti della penisola osarono parlare di un Governo cho manca del consenso profondo, spontaneo, non ricercato delle moltitudini? Perchè, se vi è un uomo che non desideri la popolarità, e disdegni i successi ottenuti con la facile e stupida demagogia, quello sono 10. Abbiamo cominciato bene: la battaglia e impegnata. Si tratta di continuarla. Vi assicuro, in nome di tutti i morti e dei vivi che ini seguono, che la battaglia impegnata per la resurrezione dell'Italia sarà continuala sino alla vittoria finale •. Dal balcone manici palo di Vercelli A Vercelli è stata inaugurata solennemente, sulla Torre Gioberti, questa lapido In memoria dello sedici medaglie d'oro vercellesi : « Vercelli, splendida 0 forte di libertà cittadine, u tu della Lega Lombarda, dopo tristi secoli, tede. « Usslma — Sotto l'Insegne del Re Sabaudi offri u alla redenzione e grandezza d'Italia fervore di opero, sacrificio di sangue — Oggi con italico .• orgoglio ù materna tenerezza ractuna 1 figli della, sua terra, che la recingono con fulgido ser« lo CU XVI medaglie d'oro — Al venturi auspicio, « monito, Incitamento >•.„ Dal balcóne munlclpalo Mussolini, presente anche Cadorna, ha parlato cosi : «Popolo di V'ercollil Camicie nere! Avevo promesso di assistere alle cerimonie di questa solenne giornata senza fare discorsi. Ed ecco che anch'io manco di parola. {Voci dalla piazza: 1 Bene! Bravo!'. Si applaude). Il vostro applauso cosi cordiale e fraterno mi ha già assolto. Del resto vi confesso cho sono io che desidero parlare a voi. Voglio dinanzi a tutta la Nazione mettere all'ordine del giorno la città di Vercelli: non solo per le pagine stupende cho sono state scritte in ogni tempo nel libro della storia italiana; non solo per la mole di eroismo offerto in guerra; non solo - perchè la vostra città si onoi l . li sedici mirabili medaglie d'oro; ina an-r- perchè, quando il Governo ha chiesto la rinunzia, Vercelli ha accettato spnza discutere, con altissimo senso di disciplina nazionale; ha dimostrato di ^aper superare i diritti ed i bisogni del municipalismo ed assurgere alla più vasta visione delle necessità nazionali. Vercelli in questa materia è all'avanguardia del popolo italiano. < Questa vostra adunata è veramente significativa. Mi sento vostro: carne della vostra carne, spirito del vostro spirito; vibro della vostra passione, ini nutro della vostra fede. Ho avuto in questi giorni lo spettacolo del popolo in armi, del nostro glorioso Esercito, al quale vi prego di mandare un vibrante saluto. {Voci: Viva l'Esèrcito! Viva il maresciallo Cadorna!). C'era negli occhi del soldati un lampo di gioia e di orgoglio. Non erano soltanto del soldati: erano dei guerrieri, capaci di ricominciare domani, so ricominciare sarà necessario Sono presenti i vostri condottieri in guerra: dico il maresciallo Cadorna, il generale Giardino, cho fe. ce del Grappa l'estremo baluardo della Pa tria, e il generale Cavallero, che ieri 0 oggi è fedele e tenace servitore della nazione {il Sottosegretario alla Guerra s'inchina a ringraziare). Davanti a questo spettacolo di gioventù, di caldo entusiasmo e di vibrante passione, che cos'è l'altra piccola e medio ere Italia? (Dalla piazza salgono risate; anche il maresciallo Cadorna sorride, rivolto ai vicini). « aie cosa può significare che questa piccola Italia stia sul colle o discenda al piano? (Svnvc forti risate dalla piazza) Nulla 1 Nulla! Dalla piauza: — Zero! Mussolini: — Zero! Chiusi nelle loro conventicole, schiavi dei loro rancori, tenacissimi nei loro odii, nonché impotenti per qualità congenita, credono con la barricata delle loro fatue parole di fermare la fiumana irrompente del nostro fiume! Voci: — Mal! Mai! Alla gogna! Mussolini: — Non ci riusciranno! Poco fa, in un'altra vicina città, ho fatto sentire la mia voce che non è mutata: non so se è mutata la voce, ma non è mutato lo spirito, non è mutato il coraggio: non è mutata la fredda metodica sistematica volontà di condurra la battaglia fino alla vittoria. Aspri compiti ci aspettano: molte battaglie abbiamo Impegnate. Viviamo una vita dt combattimento; ma lo spirito è alto e sereno, perchè anche con l'opera di tutti 1 giorni e di tutte lo ore, con l'opera quotidiana minuta ed oscura, si fa grande la Patria. Che cosa è la grandezza della Pàtria, questa parola che a pronunziarla ci Infiamma? E* il ' benessere, 11 prestigio, la potenza della Nazione italiana: benessere di tutto il popolo lavoratore, procurato a mezzo dNnyoro e di disciplina metodica; prestigio, affinchè il nostro popolo, anche nel paesVplù lontani e barbari, abbia la difesa di una bandiera e di una forza; e finalmente, potenza del mezzi e delle anime, che non è soltanto eredità del passato, ma deve essere creazione e fatica quotidiana del nostro SDlrito. « Chi osa dire ancora che il fascismo rappresenta una piccola minoranza di interessi meschini ? Chi è che osa apeora cercare di ribellarsi alla luce sfolgorante del sole? r.'na roce: — Ci vuole il manganello! Mussolini: — Il fascismo è tutto il popolo, siete voi I Perchè voi siete il popolo, e siete anche il fascismo. E fra voi 1 banchieri, i plutocrati, i ricchissimi sono infima mino, ranza. Voi appartenete a quel popolo che si guadagna la vita col diuturno lavoro Voi ascoltate la voce di un uomo che i falsi pastori dagli immortali ed anche putrefatti principi (grandi risate; anche Cadorna ride) vanno dipingendo come liberticida, courve un uomo che vi tiene, avvinti in catene, che si rallegra di tenervi nel suo pugno di ferro, tome un tiranno: mentre io mi rallegro soltanto quando compio un'opera utile ài popolo italiano. Una voce: — Ne abbiamo lo prove! Mussolini: — E continueremo, camicie nere, ve lo assicuro. State tranquilli 1 Voci dalla piazza: — Col manganello! Mussolini : — Se necessario il legno ed anche il ferro (grida entusiastiche si levano dalla piazza). Sapete che il dialogo fra me c la folla mi piace : amo essere interrotto, per che dal colloquio sorge il grido rivelatore del vostro stato d'animo. Bisogna cho quelli che, come i condannati dell'inforno dantesco, tengono la testa voltata all'indletro, si convincano che non c'è niente da fare (altre risate ed applausi), e che è necessario accettare per amoro il fatto compiuto, se non vogliono accettarlo per forza « Camicie nere, penso che il mio discorso deve finire... Voci: — VogU&n.o un. accenno alla Massoneria ! Mussolini: — Raccogliamoci in un solo pensiero, in una sola fede: la nostra fede, che dobbiamo servire con intransigenza assoluta, perchè se le fedi declinanti possono permettersi il lusso di esaere tolleranti, le fedi che sorgono debbono essere necessaria mente intransigenti e intolleranti. O la mia è verità, 0 è la tual O è la tua e non è la miai. La verità è che non posso tollerare la vociferazione clandestina, nè l'agguato codardo, nè la calunnia Infame, nè la diffa mazione subdola Tutto ciò deve essere tra volto, sepolto. Lo volete voi? Dalla piazza-. — Sii Sii Mussolini : — Questo discorso voleva essere una presa di contatto con voi: lo è stato, anzi permettetemi che vi dica che è stato un atto di comunione. Viva il fascismo I ». Dopo it discorso, l'on. Mussolini — con l'automoMle del corridore Solamano, che la guidava — si ó recato alla sede del fascio, accompagnato dalla foUa fascista che canta inni del Partito; anche il presidente del Consiglio ripete qualche frase del ritorneUo. E' seguita una sfilata di tre legioni di camicie nere, un plotone delle quali, in segno di saluto, estraa 1 pugnali e U alza in aria, mentre l'on. Mussolini fa U saluto romano. Al l'adunata d'Ivrea Ieri lunedi l'on. Mussolini si è recato ad Ivrea ove ha avuto luogo l'adunata delle camicie nere. Ecco la cronaca: Fin dalle 9 di stamane la piazza dei Municipio, dedicata a Vittorio Emanuele, fastosamente addobbata di drappi e di tricolori, era gremita di popolo. Davanti al Mu. nicinio erano allineati oltre 100 gagliardetti p. circa 50 emblemi di Sodalizi. Nel centro della piazza stavano appartati circa 200 segretari dei Fasci dei circondari di Ivrea di Aosta. Un cordono formato da militi fascisti e da carabinieri teneva libero il passo agli invitati. I quali cominciarono ad affluire nella sala del Comune verso le 10. Tra. essi notati il prefetto di Torino, D'Adamo, il presidente della Deputazione provinciale. Anselmi, i deputati provinciali Levi6, ChaWoz, Casalis, Peyron, Nicolotti e Sesia, il Commissario prefettizio di Torino, generale Etna, coi Commissari aggiunti commendatore Bosso, Orsi, Bardanzellu, Buffa di Perrero, Broglia, Grassi, ed il segretario se« nelsndpzdmsnBnee1Fqcsrsdndnuvasdibsd nerale, avv. Fubinl, gli onorevoli Pedrazzi e Gemelli, il generale San Marzano, il colonnello Ragni, comandante di questo presidio, il colonnello Bernezzo, la contessa Pinel'H, presidente della « Simul Pugnando » di Torino, il procuratore del Re di Ivrea, il presidente del Liceo, anche in rappresentanza del provveditore agli studi, oltre. 100 sindaci di questi circondari. Il Consiglio comunale di Ivrea era al completo. Rendevano servizio d'onore la banda di Palazzo Canavesc ed una musica fascista. L'on. Mussolini, proveniente dal pressi di' Borgofranco, dove nelle prime ore di stamane aveva assistito ad una ultima fase delle esercitazioni militari, salutato da applausi e da evviva, arrivò qui, a Ponte Nuovo, alle 11,5. Gli andarono incontro i componenti la Federazione provinciale fascista di Torino o quelli del direttorio del fascio di Ivrea. Accompagnato da essi, passò in rivista i fascisti convenuti qui dalla provincia di Torino. Sulla scaia del Municipio fu ricevuto dal sindaco di Ivrea, dal prefetto di Torino c da altre notabilità. Salito nella sala comunale, il prefetto di Torino gli presento i Sindaci del circondario di Ivrea. L'on. Mussolini volle che gli venissero presentati uno ad uno, e a tutti stirnse la mano; poscia conversò, col generale Etna, il quale lo invitò a venire a Torino; l'on. Mussolini gli rispose: « Sarò ben lieto di visitare la capitale del Piemonte. Bisogna trovare un'occasione importante ». B sindaco d'Ivrea gli ha rivolto brevi parole di saluto. Aderendo alle insistenti chiamate del fascisti, l'on. Mussolini si affacciò al Iwlcone, donde pronunciò le seguenti parole: « Cittadini, camicie nere! « Non un discorso, ma un semplice saluto; con questa vostra fresca adunata si chiude quella che è stata definita la mia settimana piemontese. Parto per Roma perchè ài discorsi debbono seguire le opere ed 1 fatti. Reco meco una impressione che sarà, incancellabile nella mia memoria. Ho visto la vostra terra meravigliosa, Asti, Vercelli, e questo dolcissimo Canavese vostro, al piedi delle Alpi inviolabili, dai laghi purissimi come la vostra fede, e nelle sue opere forte come è forte la nostra volontà di battaglia « Camicie nere, gli eventi volgono propizi!; mentre si concludono queste manovre e intorno al fante vibra come non mai l'anima della nazione, l'ala tricolore giungo vittoriosa nel Giappone, a dimostrare che per la generazione di Italia della nuova razza non esistono ostacoli per il loro trionfale cammino. Camicie nere, si tratta di continuare, e vi assicuro che continueremo fino alla meta. Viva il fascismol ». L'on. Mussolini si è quindi recato nel locali del fascio, dove ha ricevuto tutti 1 segretari fascisti dei circondari di Ivrea e Aosta. Oul l'aw. Tuninetti ha dato al prèsidento il benvenuto, compiacendosi coi fascisti della provincia • di vederlo completamento ristabilito. L'aw. Tuninetti offerse all'on. Mussolini un artìstico bronzo raffigurante un guerriero con in pugno una daga romana. L'on. Mussolini, sovente interrotto da applausi, ha risposto: u Camerati! Sono convinto 0 lieto di sfatare una leggenda: la leggenda che il Piemonte ha un fascismo poco numeroso. Bisogna sfatare molto leggende. In realtà, noi non siamo i feticisti del numero, siamo un partito di masse. Dobbiamo scegliere, o la conventicola dei sognatori del futuro, che non viene mai per loro, o andare verso le masse. I vantaggi, fra i quali la capacità dell'urto, di rovesciare per la sola forza d'inerzia,, compensano gli inconvenienti derivanti dalle masse. « Mille modi vi sono di applicare le energie nel fascismo, i Balilla, Io sport e l'opera assistenziale, alla quale è chiamata la donna fascista. Dobbiamo penetrare casa per casa. Tutti mi dicono: « Siamo ai vostri ordini u. Molto bene, 0 allora si marcerà (Applausi). Non intendiamo recedere di un passo. Gli uomini della vecchia Italia, degni di musei, cercano di insinuarsi. Focolari di infezioni, giornalistica di partito, massonica, plutocratlea. esistono. Il Governo li conosce (Applausi vivissimi). 11 Governo è aldi là dei Soloni, Mentre il Governo dovrebbe essere sul carro a guidarlo, egli è oltre il carro, verso la mèta segnata. Andiamo verso un periodo molto interessante per la vita politica italiana. In novembre vedrete grandi cose. La rivoluzio> oltre cento, l'abbiamo tuttora fra i piedi. (Applausi). Conclusione: 6l cammina, e il popolo ci dà il suo consenso, poiché il consenso sì dà alla forza e non alla debolezza. Avremo uria Legislaziono che garantirà U regime, dando al popolo quanto gli spetta ». 11 cap. Tinivella, presidente della Sezione mutilati fascisti di Torino, ha offerto .al presidente del Consiglio un opuscolo intitolato: « Mussolini ». Infine ebbe luogo la sfilata dei fascisti davanti al presidente, 'il' quale terminata la giornata eporediese,, si è recato alla Stazione, donde è partito por Roma. Farinacci a Bari A Bari, Farinacci ha tenuto domenica un discorso di cui ecco la parto più Interessante: « Voi tutti ricordate che dopo l'episodio del giugno dell'anno scorso, molti perderono la fiducia nel nostre avvenire. Purtroppo vi furono loi fascisti che, accodatisi al carro dpi trionfatore, certamente per sfruttare il fasci, smo, lo abbandonarono nell'ora del pericolo. Una parte del popolo italiano, dobbiamo confessarle, credette che per noi si Iniziasse la parabola dis>^ndente; ma nel non dubitammo un solo istante, perchè sapevamo dt contare sulla gioventù fascista, discosta a morirò anziché conoscere il disonore. c un anno fa quando i giornalisti della stampa di opposizione, nei corridoi di tecitorio, a Roma, ò nello redazioni C ' giornali, annunciavano la fine del fa