L'auspicato blocco liberale-democratico per l'opposizione costituzionale alla Camera

L'auspicato blocco liberale-democratico per l'opposizione costituzionale alla Camera L'auspicato blocco liberale-democratico per l'opposizione costituzionale alla Camera Roma, 25, notte. Nonostante le ripetute riserve dei giornali aventiniani sui possibili sviluppi della nuova situazione ed il fatto stesso che la convocazione della Giunta non sia stata anticipata, si insiste da varie parti, e con diversi punti di vista, nelle previsioni suscitate dallo sbloccamento dei massimalisti. Amendola per le dimissioni? Come è noto, i giornali aventiniani, avvertendo a più riprese che nessuna decisione ò presa e che occorre attendere la riunione della Giunta, hanno prospettato due eventualità : le dimissioni o il reingresso, astenendosi però da qualsiasi accenno esplicito riguardo alle nuove formazioni cui potrebl>e dar luogo la discesa. I fautori delle dimissioni sembrano per altro disposti a ribadire, nella prossima riunione, il loro punto di vista, che altre volte è stato sostenuto, e si dice che probabilmente lo sarà ancora dall'on. Modigliani. Stasera, pertanto, un giornale fascista, L'Epoca, pur ritenendo poco probabile che la decisione avéntiniana sia per le dimissioni, riconosce che la tendenza in questo senso « va raccogliendo ogni giorno qualche nuovo consenso ». Questa tendenza, che finora è stata prospettata prevalentemente per gli unitari, secondo L'Epoca sarebbe affermata nella prossima riunione della Giunta dall'on. Amendola, tuttora restio al ritorno nell'aula. L'Epoca poi, riferendosi alle voci di scioglimento della Camera nel caso di reingresso dei secessionisti, ricorda che «più volte voci autorevoli hanno affermato che l'attuale legislatura vivrà la -sua vita normale se svolgerà, come ha svolto fino ad ora e come farà certamente per il futuro, regolarmente la sua funzione ». Riguardo all'atteggiamento dell'on. Amendola, e particolarmente alla soluzione che egli caldeggerebbe, sta di fatto che il leader unionista, assente da Roma, non ha avuto modo di pronunciarsi finora sulla situazione, e può essere perciò per lo meno prematura qualsiasi induzione sul punto di vista che l'on. Amendola esporrà nell' adunanza della Giunta, dopo essersi consultato con gli altri dirigenti dello opposizioni secessioniste. Si accenna pure da taluni — non sappiamo con quanta attendibilità — ad un'altra corrente che si manifesterebbe ne! campo delle opposizioni aventiniane, consistente essenzialmente nella prosecuzione della secessione tra i gruppi che la ritengono ancora necessaria, sia pure senza una vera e propria coalizione. In base ad informazioni che avrebbe raccolto tra le varie frazioni aventiniane, L'Agenzia Nazionale pubblica: «Nulla si può dire circa il ritorno * delle Opposizioni a Montecitorio, dovendo in proposito decidere la Giunta esecutiva, che, per ora, non si riunisce. Per il momento, però, non c'è nessun fatto nuovo che giusti neh i questo gesto. L'unica possibilità, si afferma nel campo delle Opposizioni, sarebbe data dal processo Matteotti, ma a quanto pare di questo se ne parlerà soltanto nel 1KÌ6, ed allora per quale motivo le Opposizioni dovrebbero ritornare? Lo sbloccamento non significa affatto decampare dalla lotta e dalla intransigenza ». Trattative per il blocco Non inanca neppure qualche accenno alla formazione del blocco costituzionale, di cui si è già parlato. Uno dei componenti la Giunta esecutiva avrebbe fatto le seguenti dichiarazioni alla Agenzia della Capitale : « Dopo la deliberazione dei socialisti unitari e dopo quelle che si attendono dal Partito popolare, dui demosociali e dall'Unione N'azionale, si radunerà la Giunta esecutiva delle Opposizioni. Saranno anche invitati i rappresentanti dei massimalisti e dei repubblicani. Il deliberato della Giunta esecutiva sarà un nuovo documento storico di altissima importanza politica e morale. Ormai si delinea un grande blocco demo-costituzionale, il quale, agendo strettamente e sul terreno legalitario, sarà un vero controllo dell'opera presente e passata dell'attuale regima. Incontreremo, certamente, delle difficoltà, ma le finalità di tutti i gruppi delle Opposizioni concordano in un'unica azione, la duale sarà salutare per gli interessi del paese, che vedrà con piacere nuovamente funzionare il Parlamento ». Richiesto se sia vero che a capo di questo blocco di opposizione vi sarà un expresidente del Consiglio, l'intervistato avrebbe risposto: « Non posso dire nulia. Vi sono delle trattative in corso e speriamo che l'accordo venera solleeitamente raggiunto ». A proposito dei deputati che La Tribuna, giorni sono, indicava come elementi di un eventuale blocco di opposizione costituzionale alla Camera, l'on. Imberti (già popolare) e l'on. Maury (già liberale salandrino} telegrafano allo stesso giornale che essi « sostengono il Governo ». Replicando all'Atlanti.' circa la Uupostazione « classista » dell'azione politica, II Mondo scrive : « Non abbiamo bisogno di ripetere ciò che abbiamo scritto in questi giorni di fronte Pd in contrasto alle concezioni particolari dei massimalisti, i quali errano nell'affermazione e nella valutazione di quello che essi chiamano identificazione degli ordinamenti e delle classi borghesi col fascismo. Tale orrore i: dimostrato dalle ragioni che determinarono la coesistenza di partiti democratici nel blocco dell'Aventino c dal permanere o dell'acuirsi dei motivi fondamentali e pròuramraatici di dissenso tra partito fascista a auei partiti democratici, che fin dalla prima ora assunsero contro il regime una posizione di battaglia, che hanno mantenuto e mantengono per considerazioni e per esigenze che investono in pieno « il problema del poi ». " li regime non è disposto a dar tregua „ Nelle discussioni aventiniane, e con particolare riferimento ai massimalisti ed ai repubblicani, interviene lì Popolo d'Italia il quale si preoccupa soprattutto dei propositi mnnifestati da questi due ultimi par. titi. L'organo presidenziale scrive: « Non si comprendono le illusioni che dimostrano di nutrire i massimalisti ed i repubblicani sui vantaggi che possono trarre dallo sbloccamento. Essi »i ripromettono, a auanto pare, grandi coso, perchè parlano di « andare oltre e più in là » e di « vivificare l'azione antifascista, facendosi centro di tutte le forzo realisticamente, e senza preciudiziali costituzionalistiche, antifasciste ». Quale maggiore attività antifascista sperano dunoue di svolgere costoro? 11 regime non è disposto a dare tregua ai suoi nemici; quindi, nulla è più ridicolo di quell'esponente del partito repubblicano che ieri si faceva intervistare per dire che' lo sfasciamento dell'Aventino « non dovrebbe rallegrare il fascismo, perchè si andrà oltre e più in là ». Evidentemente questa gente non 6i è ancora convinta che noi fascisti non siamo dei liberali e che lo Stato non è più liberale, e auindi è vano confidare ancora nella tolleranza, in tessuta di abilità, o nell'osservanza di certe forme esteriori. Nulla di tutto uuesto: il fascismo, come regime e come partito, è, dal 3 gennaio in poi, abbastanza spregiudicato per non fermarsi a pesare sul bilancino i mezzi atti alla sua difesa ed al suo consolidamento. Quindi, 6e sarà attaccato. si difenderà contrattaccando ». Lo zelo dell'organo eferico-fascista contro le libertà Intanto, il clericofascista Corriere d'Italia si affanna a ripetere : « Costituzionali o no, tutti gli oppositori devono convincersi che per aiutarsi a comprendersi, e quindi influiie sulla situazione, è indispensabile persuadersi anzitutto che non è più il caso di pensare alla possibilità di assalti alla diligenza, di rotazione ministeriale, di restaurazione dello statu quo ante. Il fascismo, comunque, farà il suo esperimento; perchè esso nasce dall'urgenza — e se ne è assunto il compito — di una revisione universalmente sentita e quindi necessaria. Si tratta precisamente' della revisione delle libertà. Noi riteniamo che una detente non sia possibile in Italia se non tra i partiti che accettino domani dal fascismo l'invito a collaborare a quella indispensabile riforma dello Stato, che non può essere attuata senza un infrenamento delle libertà, in un'armonica e salda disciplina nazionale. Se l'esperienza fallimentare avrà aperto gli occhi ai falliti, si potrà salutare la ripresa politica e parlamentare di quest'autunno come l'inizio dell'atteso e salutate processo di semplificazione politica e di chiarificazione nazionale. Assisteremo ad un nuovo aggrup pamento di partiti, non più secondo le vec cliie distinzioni, ma in rapporto alla nuova impresa, soverchiamo i problemi particolari: l'impresa di superare le antitesi che dissociavano la vita nazionale ed esautoravano lo Stato ». La sconiitta dei Solimi Altro argomento di rilievo e tema di stanche polemiche in questa vigilia romana: la riforma statutaria. Vi è noto chi ha risollevata la questione : Farinacci, colle sue note dichiarazioni, che sono apparse in contrasto nettissimo col progetto dei Soloni, poiché questi volevano riformare la Camera e quello ita annunziato che sarà riformato, invece, il Senato. Per chiarire del tutto l'ingarbugliata faccenda e sapere le ragioni di tanto revirement ufficiale, occorrerà forse attendere il Gran Consiglio del 5 ottobre, ma intanto, per indubbi segni, appare certo che le indiscrezioni del Farinacci corrispondono agli effettivi disegni ministeriali, cosicché la sconfìtta dei Soloni, su questo terreno, sarebbe inevitabile. A questo proposito II Giornale d'Italia osserva: « Non c'è da farsi venire la pelle d'oca perchè si vuole cercare d'immettete nel Senato dei rappresentanti dei sindacati. L'essenziale, per l'equilibrio costituzionale statutario, che la Camera rimanga intatta, col suffragio universale e col collegio uninominale. L'annunzio che la composizione della Camera non verrebbe toccata, mentre si .immetterebbero nel Senato elementi sindacali, ha avuto un successo impensato. L'on. Farinacci ha, indubbiamente, una bonne presse. Persino la stampa aveiitiniana lo approva. Sono le sorprese della politica. Viceversa, chi è agitaiissimo è il super-solone prof. Gentile ». L'organo liberale accenna, a questo riguardo, a quanto pubblicava ieri L'Epoca, e cioè che in seno alla Commissione dei 18 fu respinta la tesi della rappresentanza delle corporazioni in Senato e prosegue : « L'on Gentile, adunque, vorrebbe il contrario di quello che vuole l'on. Farinacci: cioo che il Senato rimanesse intatto e fosse radicalmente mutata la composizione della Camera. Inutile dire che, in questo caso, tra i soloni o l'on. Farinacci, noi "diamo ragione a Farinacci. Più obbiettivi di cosi si muore I Ma, cosa vogliono mai questi benedetti soloni? Vogliono che per le loro smanie riformatrici si butti all'aria tutta la Costituzione? La Camera è il corpo eminentemente politico e rappresentativo del paese, e tale ■ levo continuare ad essere. 11 Senato è un'altra cosa. Noi faremmo a meno anche di riformale il Senato, o pensiamo che un ritocco alle categorie basterebbe per dare la mano più libera al Governo di mandare a Palazzo Madama anche i rappresentanti dei sindacati, nonché altri cittadini, certamente non mBdvcSdxdsntflasos e o o n meno meritevoli di coloro che pagano TestBua somma di 3000 lire annue di imposte dirette. Ma, in ogni modo, se si tratta di rivedere le basi del Senato si può studiare la cosa con alquanta tranquillità, e lo stesso Senato si • presterà a studiarla, come al terodo di Arcoleo. Adesso viene fuori anche l'Axentino a dire che la riforma del Senato sin da vari mesi addietro l'ha chiesta uno dei suoi gruppi più autorevoli: l'Unione Nazionale. Va a finire che, sulla base di un "ritocco alla costituzione della Camera alta, si fa un cmbrassons-nous generale l». A proposito poi delle ripercussioni che le dichiaraaioni dell'on. Farinacci hanno avuto fra i Soloni, uno di essi avrebbe smentito all'Informatore della. Stampa ogni eventuale attenuazione delle proposte soloniche da parte della maggioranza della Commissione soggiungendo: « Nessuno di noi ha motivo per sminuire 0 attenuare la portata di tali riforme, perchè anzi esse si sono dimostrate sempre più necessarie di fronte all'acuirsi della situazione politica e sindacale del paese. La Commissione ha pertanto la certezza che le sue proposte, pur suscitando inevitabilmente un aro. pio e vivace dibattilo in seno al Gran Consiglio fascista, verranno integralmente approvate ». Riguardo poialla rilevata affinità fra le proposte innovatrici formulate dall'on. Farinacci e'i preesistenti progetti popolari a democratici, un deputato popolare avrebbe osservato sempre all'Informatore della Stampa che l'identità fra il programma fascista e quello popolare può avere soltanto un limitato valore programmatico, in quanto la distinzione fra i metodi di realizzazione del partito dominante e quelli degli altri partiti sostanzialmente permane. Sicché un modus vivendi fra opposizione e fascismo sul terreno delle riforme costituzionali non potrebbe aversi. Mussolini presieder le trattative industriali-fasciste In connessione con la riforma della Camera Alta in senso sindacale, si riparla delle trattative in corso tra gli industriali e le corporazioni fasciste. Il Giornale d'Italia ricorda che il l.o ottobre si tornerà a discutere tra i sindacati fascisti e gli industriali intorno al problema delle rappresentanze operaie ed il dibattito avverrà in cospetto dell'on. Mussolini, che sajpà un po' l'arbitro della controversia. Dopo avere ricordate le due tesi in contrasto, quella dei fascisti e quella degli industriali, l'organo liberale osserva che questi ultimi vorrebbero accontentare i sindacati fascisti, ma non possono dissimularsi che la massa dei lavoratori dell'industria non è precisamente queHa che milita sotto il fascio littorio :' « Gli industriali, per girare l'ostacolo, e cioè non dovere scegliere tra sindacati fascisti e sindacati socialisti, hanno in parepchi importanti stabilimenti stabilito un contatto diretto colla massa attraverso le Commissioni interne. Ma di queste l'on. Rossonl chiese la soppressione e gli industriali ac-. consentirono. Ma.allora sorse ancora più imponente il problema: a chi dare le funzioni di rappresentanza delle masse operaie? ». Il Giornale d'Italia si compiace infine ciie la libertà sindacale sia difesa anche dall'» Azione Cattolica», ma rileva: « I sindacati fascisti insistono per ottenere che soltanto con loro gli industriali devono trattare, e si capisce il perchè di tale pretesa, che non ha solo carattere di orgoglio, ma anche quello dell'avvedutezza, in quan- 10 eli organizzatori fascisti sperano che, una volia stabilito il monopolio sindacale, le masse operaie lascino le organizzazioni rosse e bianche e corrano ad arruolarsi sotto le bandiere del fascismo ». Chiasso su una circolare apocrifa Sopite appena le polemiche antimassoniche dopo i casi montecitoriali e quello dell'on. Farinacci, e dopo il pronunciamento fascista contro il XX Settembre, la questione massonica torna quasi in prima linea net giornali fascisti. La pubblicazione fatta ieri dall'/dea Nazionale di una falsa circolare che il giornale diceva data da Palazzo Giustiniani, nella quale si invocava l'ausilio delle forze internazionali contro la lira e contro il fascismo, ha dato 11 segno ad una nuova vivacissima campagna della stampa fascista contro la Massoneria. Benché il segretario del Suprèmo Consiglio dei 33, prof. Ettore Ferrari, avesse dichiarato fino da ieri sera, in maniera precisa e recisa, che si trattava di un documento apocrifo, nessuno dei giornali del regime ha accettata come buona la smentita, e II Popolo d'Italia scrive: * Non vediamo come possa la Massoneria di Palazzo Giustiniani protestare contro una circolare come quella della quale vorrebbe negare la responsabilità, quando è ben palese il fatto della campagna contro l'Italia fascista condotta a base di menzogne in tutti 1 giornali esteri, nei quali esercita influenza la Massoneria internazionale e da tutti i Giornaletti scritti all'estero da massoni italiani emigrati prima o dopo il 1922. E' intervenuta mai presso i fratelli massoni italiani per far cessare lu gazzarra diffamatoria? No. E allora? Ma poi, non è forse vero che lo statuto fondamentale dell'Ordina impegna le comunità massoniche di ogni Daese ad aiutarsi per il trionfo dei principi di democrazia, ecc. ? Dunque, la circolare che Il Grande Oriente, rinnegandola, rrualinca tendenziósa, corrisponde alle ragioni e alla funzioni dell'Ordine massonico e corrisponde alla politica generale della Massonerìa ». Dal canto loro, Il Tevere e L'Impero reclamano provvedimenti energici, come rji*trebbe essere l'arresto di tutti i capi ma», soni. Sentite L'Impero: «Voi diciamo: bastai con questa masso»

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