Una Conferenza economica proposta da Loucheur

Una Conferenza economica proposta da Loucheur Una Conferenza economica proposta da Loucheur , , e i a n (Dal nostro inviato speciale) Ginevra, 15, notte. Prima che Loucheur presentasse davanti all'assemblea il suo progetto per una grande conferenza economica internazionale, qualche oratore ha voluto ancora affermare la sua fede nel protocollo. Fra questi il delegato e ministro dogli esteri della Finlandia, Idmann, il quale, dopo essersi dichiarato favorevole a quel documento, ha fatto una allusione alle condizioni del suo paese, confinante con un grande Stato come la Repubblica Socialista dei Sov.icti. « Certi priesi — egli ha detto — non domanderebbero di meglio che vivere in pace in pieno disarmo; ma la loro situazione li obbliga, per premunirsi da attacchi possibili!, di mantenere e perfezionare la loro difesa nazionale •. Ancora in difesa do] '.'protocollo,, Più avanti, anche il delegato del Brasile, il prof. Femandez, ha pronunciato un discorso, nel quale si è fatto eco delle impressioni sconfortanti suscitate nel suo paese da certe dichiarazioni portate alla tribuna di questa assemblea quasi universale. A giudizio dell'oratore 6i rendono ormai necessari patti intercontinentali, giacché in America la pace continentale si trova assisa su basi morali sicure. Laddove si donneano le possibilità di conflitti, fra continente e continente, ed a causa della loro ogirine, questi conflitti saranno di natura giuridica, piuttosto che di natura politica. La sicurezza dell'America richiede quindi un regolamento giudiziario d'essi conflitti sia col mezzo dell'arbitrato obbligatorio sia mediante l'intervento della Corte di Giustizia dell'Aja. Tuttavia il Brasile vede con soddisfazione che la pace europea si consolida mediante i patti di garanzia, giacché i legami tra i due continenti sono innumerevoli, e ila pace dell'Europa vuol dire la tranquillità e la prosperità dell'America. L'oratore brasiliano, che è un eminente giurista, ha quindi qualche accenno polemico per le dichiarazioni dell'onore vole Scialoja. « Io penso — dice l'oratore — che l'adattamento del diritto ai mutamenti della storia per via di arbitrati occasionali, come mostra di desiderare l'eminente delegato dell'Italia, potrebbe facilmente mascherare una politica di forza; e che, per contro, la giustizia obbligatoria, grazie all'opera costruttiva della giurisprudenza, porterebbe inevitabilmente alia evoluzione del diritto, a seconda dei bisogna vitali dei rapporti fra i popoli. La tesi italiana, dn ultima analisi, non contiene soltanto una obbiezione dilatoria contro una organizzazione giuridica e giudiziaria della vita dei popoli: essa nasconde al contrario tutti gli elementi di un rifiuto, che sarebbe permanente nelle sue origini, benché provvisorie nelle sue manifestazioni. Formulando questa obbiezione l'on. Scialoja ha eccezionalmente sostituito alla finezza delle sue armi fiorentine una mazza schiiacciante ». E l'oratore conclude, dicendo di credere che il protocollo sia ancor vivente come una possente forza morale, giacché, se l'ammirevole lavoro della quinta assemblea fosse veramente morto, il suo immenso cadavere, troppo grande per una terra diggià satura di violenze e di miseria, finirebbe per avvelenare il mondo. "...tutti i mezzi capaci per far resnarc la pace nel mondo...,, Infine l'attenzione dell'assemblea è stata attirata dalla proposta e dalle dichiarazioni dell'on. Loucheur. La Francia, in tal modo, coi discorsi di Pàinlevè, di Paul Boncour, e di Loucheur, impone la sua autorità e il suo influsso nel seno dell'assemblea, Loucheur ha incominciato presentando le sue proposte in una mozione così concepita: « L'assemblea è fermamente decisa a ricercare tutti 1 mezzi capaci per far regnare la pace nel mondo; convinta che la pace economica contribuirà grandemente a salvaguardare la sicurezza dei popoli, invita il Consiglio a costituire su larghe basi un Comitato preparatorio, che, appoggiandosi sull'organismo tecnico della Società e 6ul Bureau internalional du travail, prepari i lavori di una conferenza economica internazionate. La convocazione di questa conferenza, sotto gli auspici della Società delle Nazioni, sarà oggetto di una decisione ulteriore del Consiglio. Il suo scopo sarà di esaminare le difficoltà economiche che si oppongono al ristabilimento della prosperità generale, così da mettere in luce i migliori mezzi capaci di superare queste difficoltà, e di evitare i conflitti ». L'oratore illustra quindi la sua proposta, ricordando le parole dell'on. Scialoia: « Val meglio prevenire una malattia piuttosto che guarirla ». « Presentando questo progetto — dice Loucheur — la Francia tenta di raggiungere questo fine: oggi vi sono gravi cause che turbano il mondo: le cause economiche spiegano da sole questo malessere ». EsU esamina la evoluzione dei popoli nel corso degli ultimi cento anni; rileva che numerose popolazioni furono travolte da crisi industriali, e subirono l'assalto di tutti i pericoli sociali e dei conflitti economici inerenti a queste trasformazioni. « La guerra, generata da questi conflitti economici, ha complicato questa situazione; ed oggidì la molteplicità delle frontiere, i regimi-doganali, i gravi problemi delle comunicazioni e dei transiti, i torbidi monetari, contribuiscono a mantenere, non soltanto in Europa, ma nel mondo intero, un malessere economico permanente. Senza dubbio certi rimedi furono già applicati; ma questo non è sufficiente; e precisamente nel momento in cui 6i assiste ad uno sforzo internazionale intenso, avviene il fenomeno seguente: in ciascuno Stato un nazionalismo economico ad oltranza risponde ai tentativi generali di pacificazione. Le frontiere vengono chiuse; Non c'è forse in tutto ciò una porgente di gravi pericoli per l'avvenire? ». La proposta di Lnncheur Dopo aver denunciato le cause del malessere, il signor Loucheur si addentra in considerazioni più delicate e difficifli, ed Pronta i mezzi capaci di determinare il rimedio. « Anzitutto — si domanda l'oratore — la Società dalle Nazioni è competente a prendere una iniziativa di questo - genere? ». L'onorevole Loucheur cita l'art. -J;J del patto, e risponde affermativamente a questa domanda, ed illustra con inolia considerazioni il suo 1 ponsioro, riferendosi soprattutto al magniti co sforzo generane che portò] alla ricostruzio. ne finanziaria dell'Austria e dell'Ungheria. « Io sono un realista — dichiara Loucheur — ma debbo confessare con tutta franchezza cho sono stupefatto dei risultati che sono stati ottenuti a questo riguardo. Di fronte a questi risultati, il problema della ricostruziono economica universale si pone nettamente. Senza dubbio molteplici obbiezioni possono elevarsi immediatamente. Ma è permesso riguardare fin d'ora la convocazione di una cowferenza economica internazionale come un utile strumento di discussione di questi problemi. Quale sarà il programma di questa conferenza? Non si può neanche prevederlo. L'essenziale è di porne il principio, e di inviterò il Consiglio a studiare questa idea, nello stesso tempo che un proget. to di programma preparatorio. Quello che occorre non è la conclusione di nuovo con volizioni internazionali; ma di ricercare il principio di coopcrazione internazionafle, di stabilire, per esempio, accordi fra certi prò. duttori di ciascuna nazione. Ecco quale davo essere lo spirito del programma. E la Francia ha preso questa decisione, non già per suo interesse particolare, ma perchè essa si preoccupa di collaborare nella misura deilc sue forze all'opera di concordia generale; perchè essa è fermamente devota al trionfo della causa della sicurezza; perchè, in una parola, è suo dovere far questo. La Società delle Nazioni ih tal modo continua il suo sforzo degli anni scorsi. La discussione sul tre punti essenziali del protocollo sarà ben presto terminata. Noi abbiamo tutta la volontà di concludere, o non già di retrocedere, o di rimettere le nostre, decisioni a un eterno domani. Li mozione che la Francia ha presentato, è lo svolgimento normale dello sforzo Incominciato. Occorre affrontare il male fin dalle sue radici: la guerra — e questo la Società dello Nazioni riuscirà a fare, seguendo lo lineo del patto, e preoccupandosi di contenero tutte le manifestazioni del nazionalismo economico, clic perturbano la vita delle nazioni ». Jl discorso di Loucheur, il quale volle sollevare un problema che è nella coscienza di tutti, anche se tutti siano convinti che interessi di ogni genero ed egoismi di ogni specie vorranno soffocare questo monito, è stato ascoltato attentamente e cordialmente accolto dall'affollata assemblea. Dopo Loucheur, il ministro greco Rentis ha fatto una breve dichiarazione, soprattutto rivolta ai problemi della penisola balcanica, 'fra l'altro, egli si dice disposto ad invocare la cooperazione della Società delle Nazioni per risolvere la vecchia, divergenza con la Bulgaria circa lo sbocco di questo paese al Mare Egeo. Irreducibile intransigenza del turchi e degli inglesi per lìossul Se l'assemblea è prossima ad esaurire la discussione generale, le Commissioni che preparano il materiale per le ulteriori discussioni si radunano ogni giorno, e sbrigano ogni giorno una mole ingente di lavoro. Oggi si è riunito anche il Consiglio, sotto la presidenza dell'on. Paolo Boncour — il posto di Chambeilain era tenuto da Robert Cedi — ed ha deliberato su affari di ordinaria amministrazione La questione di Mossul, che è sempre allo studio del Comitato dei tre membri designati dal Consiglio, continua a far parlare di si. La Turchia, come è noto, ha fatto un passo conciliante, 'proponendo che la provincia di Diala sia lasciata all'Irak; ma è più che mai decisa ad insistere per ottenere il « vilayet » di Mossul. Una delle ragioni per cui la Tur- j chia insiste con tanta intransigenza è questa: nel • vilayet » di Mossul vive una considerevole popolazione di razza curda, popolazione che abita pure una parte del territorio della Repubblica Turca in prossimità del « vilayet » contestalo. Il Governo di Angora teme che, se questa popolazione curda venisse lasciata all'Irak, l'Inghilterra posi-a suscitare qualche agitazione nazionalista pancurda, cosi come in passato seppe già suscitare agitazioni nazionaliste degli Arabi; e che in tale modo anche i territori attualmente turchi, abitati da Curdi, possano essere in un tempo successivo strappati alla Turchia, e trasferiti ad uno Stato curdo di nuova creazione, nel quale tutta questa popolazione potrebbe trovarsi riunita. Se la Turchia è intransigente, l'Inghilterra I non lo è meno. Oggi la Delegazione ingioio ! ha fatto pervenire al Consiglio una nota di ! protesta con la quale l'attenzione della So- ; cietà delie Nazioni è richiamata sui fatto che il Governo turco starebbe effettuando sposta-} nienti, in contrade situate più al nord, di po- j polazioni cristiane che si trovano nel terr;- J torio rivendicato dal Governo dell'Irak. Una i parte di queste popolazioni sarebbe riuscita j a fuggire sul territorio deO'toak. Si 6a inlì-1 ne che l'Inghilterra fa voti per una sollecita | decisione del Consiglio sull'argomento, affinchè il contrasto possa essere definito al più presto. lticoitosccnza austriaca per l'Itali» Ivi questione austriaca, decisa nel Consiglio con la virtuale abolizione del controllo finanziario, ha dato motivo ad alcune notevoli dichiarazioni che il ministro degli Esteri Mataya ha fatto ai giornalisti italiani. Mataya ha manifestato la sua più viva riconoscenza per l'Italia, che ha prestato il suo valido concorso alla risurrezione finanziaria dell'Austria: — Di fronte alle delusioni che noi abbiamo qui provato — ha dichiarato il ministro — l'atteggiamento dell'Italia ci è stato di vero conforto. — Quali delusioni? Forse la facoltà, che il Consiglio si è riservata, di applicare eventualmente il controllo per un periodo di dieci anni1 — Non si tTabta di questo — ha risposto Mataya — ben presto il controllo potrà essere considerato corno finito. La precauzione, che il Consiglio ha preso, non era, a mio giudizio, necessaria; ma queste condizioni sono State fissate allo scopo di rafforzare la fiducia dell'economia mondiale verso l'Austria ; e io non saprei dolermi di questo eccesso di prudenza. Io mi riferisco invece alla questione economica. 11 rapporto dell'economista Leyton ne consigliava una sollecita solimene, anziché il rinvio ad una sottocommissione. Furono suscitate in Ausilia speranze che ora andranno disperse. Il pericolo immanente dell'Austria è la disoccupazione; l'anno scorso si ebbero nella nostra piccola Repubblica ben 220.000 disoccupati. L'Austria, non dispone delle potenti risorse dell'economia britannica per poter sopportare alla lunga un così oneroso fardello. La disoccupazione in Austria dipende direttamente dalla politica doganale degli Stati europei. Il Governo di Vienna limi ha tralasciato nessuno sforzo per ottenere trattati di commercio che rispondessero ai suoi maggiori interessi; ma non vi è riuscito che in parte. Nel corso del 1923, quanto Slati, il commercio dei quali é di grandissima importanza per l'Austria, cioè la Jugoslavia, l'Ungheria, la Polonia e la Germania hanno aumentato sensibilmente le loro tariffe doganali, che in precedenza sorpassavano le tariffe austriache. Le misure protezionistiche intralciano lo industrio au-. strìache, che altrimenti sarebbero in grado di vivere in condizioni normali. — Quali risultati hanno avuto le trattative che l'Austria 6volse a Roma? — Durante un mio recente soggiorno a Roma — ha risposto il ministro — io esposi al capo del Governo italiano la situazione dell'Austria, senza tuttavia che discussioni particolareggiate fossero iniziate. Nel giugno scorso a Ginevra le discussioni colla Delegazione italiana assunsero un carattere più I preciso. Tutte le promesse fatte dall'Italia I furono rigorosamente mantenute nel corso j delia presente sessione della Società dette Na! zioni. , — Trattative dello stesso genere sono state avviate anche con la Geco-Slovacchia? Con quale risultato? — Trattative furono avviate; ma esse non trovarono da questa parte il medesimo risultato che ebbero col Governo di Roma. — E' possibile sperare che gli Stati successori della Monarchia austro-ungarica st accordino per una mitigazione delle loro bar¬ riere doganali, nello stesso senso che era stato previsto da parto dell'Italia e della Ceco-Slovacchia ? — Non credo che i detti Stati vi siano disposti. Oggi è stato presentato dal signor Loucheur all'Assemblea un suo progetto, che mira allo stesso fino al quale l'Austria aspira; ma è di tale portata, che non si può prevedere ad esso una facile e rapida realizzazione, nienire la situazione dell'Austria esige appunto una rapida soluzione. Silenzio sul ! a questione dell'"anschluss,. Il ministro austriaco non ha voluto rispondere a una domanda clic gli è stata rivolta, circa la passibilità di riunione dell'Austria alla Germania, asserendo che egli vuoie considerare il problema austriaco esclusivamente nel suo aspetto economico. — Che esista — egli ha però soggiunto — una questione i\0ÌVanschluss, o che non esista, non per questo è meno vera la necessità per l'Austria di esportare .i suoi prodotti. Tuttavia un accenno politico, quantunque sobrio e discreto, Mataya ha fatto rispondendo a quest'altra domanda: — Quale portala — è sta.to chiesto al mi¬ nistro — ha attualmente l'idea, che venne già agitate* all'epoca dej °onvecTnl SeipelSchaazer a Verona, nell'agosto ésZ, di una unione doganale italo-austriacS, e che in questi giorni è stata timidamente risuscitata, magari con una estensione di questo accordo alla Germania? — Non credo — ha risposto il ministro — alla possibilità di questi accordi, non solo per la vasta estensione economica, ma anche per la loro inevitabile ripercussione politica. Mataya, non ha voluto diro di più; ma, per quanto circospetto, aveva già detto abbastanza. ^ C. S.

Persone citate: Paolo Boncour, Paul Boncour, Scialoia, Scialoja