La nomina dei dodici vice-presidenti

La nomina dei dodici vice-presidenti L'Assemblea internazionale ginevrina La nomina dei dodici vice-presidenti Il delegato italiano Scia:oja presiUn banchetto di giornalisti che d(Dal noetro invGinevra, 8 notte. Oggri, I/assemblea della Società delle Nazioni ha tenuto una breve seduta pubblica, per la nomina dei vi ce-presidenti. II regola, monto intemo dell'assemblea disporne che i vice-presidenti siano dodici, sei dei quali sono eletti direttamente dall'assemblea, e gli altri sei sono di diritto i presidenti delle sei Commissioni che l'assemblea, appena riunita, nomina mei suo seno. La prima Commissione è investita delle questioni costituzio. J nati e giuridiche; la seconda, dei lavori di organizzazione tecnica; la terza, del disarmo; la quarta, del hilancio della Società del. le Nazioni e delle questioni amministrative interne; la quinta, delle questioni sociali; la sesta, infine, delle questioni .politiche. Le Commissioni e i loro presidenti Una delle più importanti Commissioni, se non la più importante, è la prima, della quale fino dal 1922 era stato presidente' il delegato italiano senatore Scialoja. Nell'assemblea del 1923, il senatore Scialoja non fu più rieletto. E neppure nel 1S24 l'on. Scialoja fu reintegrato nel posto. Invece, questa volta, il senatore Scialoja è. stato rieletto presidente della prima Gorrtmissiane; e pertanto «gii è uno dei vice-presidenti dell'assemblea. Gli altri cinque presidenti delle Commissioni sono: Von Eisinga {Paesi Bassi); Nincic (Jugoslavia); Da Costa (Portogallo); No. vinckel ('Norvegia); Guerrero (Salvador). Il presidente dell'assemblea, senatoro Tan. durand, ha invitato quindi i delegati dei cinquantaquattro Stati, membri della Società delle Nazioni, a procedere alia elezione degli altri sei vice-presidenti, che risultarono così eletti: Visconte Ishii (Giappone); Briand (Francia); Zumeta (Venezuela), tutti con 43 voti; Chamberlain (Inghilterra), 42 voti; principe Arfa (Persia), 42 voti; signor Duca (Romania), 39 voti. A innesto punto la seduta fu tolta. Nel pomeriggio si sono riunite e si sono costituite regolarmente le 6ei Comanissioni, che hanno intrapreso i loro lavori, per la quarta seduta dell'assemblea, nella quale avrà inizio la discussione sul protocollo; e «die si riunirà domattina. Banchetto di giornalisti con discorsi di Painlevé, Chamberlain, ecc. Subito dopo finita l'assemblea della Società delle Nazioni, ha avuto luogo una riunione, che, pur non avendo carattere strettamente politico, non ha mancato di significato, per le persone che vi sono intervenute, e per le parole-da esse pronunciate. L'Associazione dei giornalisti accreditati presso la Società delle Nazioni aveva fissato per oggi una colazione, alla quale parteciparono circa 150 giornalisti di ogni nazione, che in questo periodo sono convenuti a Ginevra. Invitato, intervenne anche il presidente del Consiglio francese Painlevé, il ministro inglese Chamberlain, il ministro belga Vandervelde, ranibiisciatòre epagnuolo Quinones de Leon, il iprimo delegato belga alla Società delle Nazioni signor Hymans. Nessun membro della Delegazione italiana era stato invitato Alla fine il senatore francese De Jouwenel, uno dei presidenti onorari dell'Associazione giornalisti, ha preso la parola, rivolgendo un cordiale saluto agli invitati, a nome dei giornalisti. Ha messo in relazione i rapporti diretti che ■ intercorrono fra l'azione degli uomini politici e quella dei giornalisti ; ed ha osservato òhe mentre i giornalisti che vengono a Ginevra sono quasi sempre gli stessi, fra gli uomini ipolitici i mutaimentt sono innumerevoli. Nel pochi anni dacché vive la Società delle Nazioni, tre governi francesi si 6ono succeduti, e quattro inglesi. Painlevé ha preso la parola, ed ha messo opportunamente in rilievo come, più delle ambizioni, le differenze fra i popoli e i governi 6iano fomite di guerra. La Società delle Nazioni invita uomini e popoli.a compiere un'azione benefica, che non è fra le meno importanti ili quelle che ad essa 6ono riservate. Chamberlain ha avuto accenni esplicitamente politici quando si è dichiarato lieto che le trattative in corso per il patto di sicurezza abbiamo compiuto progressi notevoli, soprattutto in questi ultimi tempi, e quando ha accennato ad « un'altra più decisiva riunione » — evidentemente quella fra i (ministri degli Esteri, che seguirà in una città non molto lontana da Ginevra. Vandervelde ha ricordato la 6ua appartenenza alla classe dei giornalisti; accennando poi alle trattative in corso per il patto, e affermando che il patto non è in contrasto col protocollo di ieri, ma sarà certamente la premessa del protocollo di domani. La gravità della situazione economica dell'Austria In questa giornata di tregua delle pubbliche riunioni non sono ressaii i lavori delle Commissioni ed i coloqui fra gli uomini politici ette si trovano e Ginevra per la So- sidente della prima Commissione dà luogo a dichiarazioni politiche viato speciale) , , i i i . J i . e a e ù a o . sc o. . à i ì d 3 ; a o , a e i a i n l a a , e e ; e i t é i . o e e o o e a a ene o e a blni o- R Comitato finanziario che si occupa della questione austriaca ha concretato le sue decisioni in questo senso : il controllo finanziario che la Società delle Nazioni esercita a Vienna, mercè la presenza nella capitale austriaca dell'Alto Commissario Zimmermann, continuerà quale è attualmente sino al 31 dicembre 1925. Dal l.o gennaio al 30 giugno 1926 il controllo continuerà in misura più ridotta. Poi il controllo sarà abolito, non senza però che un delegato della Società delle Nazioni, in qualità di osservatore, vigili sulle operazioni della Banca di Stato austriaca, e colla riserva che il controllo potrà essere ristabilito qualora l'Amministrazione finanziaria austriaca non proceda con quelle cautele ed entro quei limiti che assicurino l'equilibrio del bilancio e la stabilità della moneta. E' appunto su questa riserva, formulata dalla Società delle Nazioni, che sono sorte le ultime difficoltà. Il Governo austriaco, che avrebbe desiderato l'immediata soppressione del controlle, è assolutamente contrario alla possibilità che il controllo medesimo possa essere ristabilito sulla vita finanziaria della Repubblica, e perciò le trattative continuano; ma la soluzione del contrasto non appare facile. E' noto che chi si oppone all'immediata abolizione del controllo, ed esige che il controllo debba essere' eventualmente ristabilito in Austria, è l'Inghilterra, la quale intende in tal modo tutelare gli interessi dei creditori dell'Austria, giacché nel 1923 e nel 1923, quando la Società delle Nazioni accorse in aiuto della pericolante Repubblica austriaca, l'assemblea indisse un preslito internazionale, che servi a ristabilire la finanza dello Stato, e che in gran parie fu coperto dai sottoscrittori inglesi. Le notizie sulla situazione austriaca non sono frattanto liete. La disoccupazione è una piaga gravissima, che turba la vita di quel paese; e per il prossimo inverno si prevede altresì un aumento della, disoccupazione stessa, e si temono disordini. Il consiglio dei due economisti, che, per incarico delia Società delle Nazioni, inquisirono sulla situazione austriaca, consiglio di schiudere con maggioro generosità le barriere doganali che rinserrano l'Austria, e le impediscono di respirare, non pare destinato al successo. L'Italia aveva bensì proposto che fossero adottate facilitazioni doganali in favore dell'industria austriaca ; ma i trattati commerciali vigenti comportano la clausola della nazione più favorita. Le facilitazioni accordate all'Austria avrebbero dovuto in tal caso essere accordate a tutti gli altri Stati che le avessero invocate. Occorreva perciò che questi Governi rinunciassero a valersi della clausola di cui sopra, quando la nazione più favorita fosse stata l'Austria. Perciò erano state iniziale trattative colla Cèco-Slovacchia, la quale, pur senza grande entusiasmo, pareva favorevole ad acconsentire, e ad estendere all'Austria, per il suo territorio, le stesse facilitazioni che avrebbe accordato all'Italia. Ma poi la Cèco-Slovacchia ha ritirato le fatte promesse; e le trattative sembrano giunte ormai ad un punto morto. L'Italia e il patto di sicurezza La questione di Mossnl Per (pianto riguarda il patto di sicurezza e l'atteggiamento dell'Italia, eccovi quanto mi risulta da fonte sicura. Il Governo di Roma ha partecipato alla conferenza dei giuristi a Londra in qualità di osservatore. La sua posizione non è mutata nei giorni successivi Esso si riserva di partecipare 0 non partecipare al patto; e nemmeno la eventualità che la conferenza dei ministri esteri avesse potuto aver luogo in una città dell'Alta Italia (ma l'accenno odierno di Chamberlain al banchetto dei giornalisti, in cui egli ha parlato di una città vietala a Ginevra come sede dell'eventuale convegno, sembra ormai escludere questa possibilità) avrebbe avuto il significato di una sicura adesione al patto che si sta discutendo. Un'ultima notizia. Mi consta ohe la delegazione turca tia ricevuto istruzioni da Angora per insistere con assoluta intransigenza nel reclamare l'annessione del vilayet di Mossiti alla Turchia; e poiché anche il Governo di Londra è più che mai deciso a resistere, senza esitazione, su questo punto, si prevede un acuirsi del grave conflitto. E' possibile tuttavia che la Delegazione torca, come ultimo tentativo per risolvere amichevolmente la divergenza, riproponga di interrogare la popolazione del vilayet di Mossili, mediante un plebiscito; ma si ricorda a questo punto che la stessa domanda fu presentata dal Governo turco, e non fu accolta in passato; e che la Commissione della Società dello Nazioni recatasi in quei luoghi, fra quelle popolazioni, riconobbe l'enorme diftlcoltiì. già allegata dal Governo inglese, di poter indire nel lilayet di Mossili un plebiscito che dia risultati rassicuranti. TOSARE SPCtCANZtm.