La situazione bolognese e l'azione del Governo

La situazione bolognese e l'azione del Governo La situazione bolognese e l'azione del Governo Un telegramma dell'ori. Oviglio a Mussolini - Commenti dei giornali Roma, 27. notte. La situazione del fascismo bolognese e l'espulsione dal Partito dell'on. Aldo Oviglio costituiscono anche oggi, come è naturale, l'argomento vivo della giornata e sul quale convergono l'attenzione dèi circoli politici e le discussioni della stampa. Questo interessamento è giustificato dalla importanza che ha nella politica interna una delle più potenti organizzazioni fasciste, giudicata formidabile per le sue origini, relativamente antiche, e per la sua rapida e fortunata espansione. I giornali ufficiosi, d'altra parte, sono estremamente sobrii sui colloqui che si svolgono tra Governo e i capi fascisti bolognesi per dirimere la controversia locale. I colloqui! del presidente del Consiglio Stamane, a Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio on. Mussolini ha convocato gli on. Federzpni, ministro dello Interno, Farinacci e l'on. Augusto Turati, rispettivamente segretario generale e vice-segretario del partito; l'on. Arpinati segretario federale fascista per la provincia di Bologna; il grand'uff. Bocchini, prefetto di quella città; il dottor Pasquali, segretario del fascio bolognese, e il dottor Cuccoli, segretario provinciale dei Sindacati, per conferire sulla situazione fascista bolognese. Sono 6tati concretati — riferisce il Popolo d'Italia — i provvedimenti per ricondurre immediatamente la piena concordia e disciplina, che sono tradizionali nel glorioso fascismo bolognese. L'on. Augusto Turati è stato incaricato di recarsi a Bologna, per conto della Direzione diel partito. Egli partirà da Roma per Bologna questa sera. In serata è ripartito per Bologna anche il prefetto comm. Bocchini, dopo aver conferito separatamente coll'on. Federzoni e col segretario del Partito, on. Farinacci. Per quanto si riferisce al mandato che è stato affidato all'on. Augusto Turati, a buona fonte si apprende che il deputato lombardo non dovrà cercare una formula di accordo, ma solo assicurare l'attuazione di una soluzione precisa, già accettata nell'adunanza di stamane da tutti. Si tratterebbe in sostanza di ripristinare lo statu quo, facendo cessare l'occupazione dei locali dei sindacati da parte dei fautori dell'on. Arpinati, imponendo alle autorità sindacali locali di occuparsi esclusivamente della loro materia, ed ai dirigenti dei fasci di conservare la direzione del movimento politico, senza sconfinamenti nel campo sindacale. L'on. Arpinati, che stasera ha conferito lungamente a Palazzo Chigi coll'on. Mussolini, si sarebbe impegnato a riprendere la sua carica di segretario del fascio di Bologna, e di limitarsi alle funzioni ad essa inerenti. Per quanto riguarda l'ordine pubblico, l'on. Mussolini avrebbe dato al prefetto Bocchini, alla presenza di tutte le rappresentanze locali, disposizioni perentorie per mantenerlo condro tutti e con ogni mezzo. Le cause dei dissensi bolognesi Si pi eannuncia anche un comunicato della direzione del partito fascista. Ma vediamo ora sommariamente, secondo le notizie che si hanno a Roma dai giornali, quali sono le cause dei dissensi fascisti bolognesi, i quali sono/stati anche causa della espulsione dell'on. Oviglio. Pare che il nocciolo della controversia sia dato dagli antagonismi fra squadristi, seguaci dell'on. Arpinati, e le organizzazioni sindacali della zona, dirette dal dottor Cuccoli; e pare che si tratti' di controversie di carattere campanilistico, inacerbitesi soprattutto nell'antico collegio elettorale di Vergato. Il Corriere cVllalia scrive in proposito:' L'urto di interessi campanilistici, del quale si ebbe anche recentemente una manifestazione incresciosa in atti di violenza compiuti da fascisti di Vergato a danno di fascisti di Bagni della Porretta, aveva cominciato ad avvelenare la popolazione favorendo l'impressione che in ogni cerimonia si nascondesse il pretesto di una manovra elettorale. Così è accaduto che le stesse onoranze decretate all'on. Arpinati, in luogo di essere una occasione di concordia, diventassero un nuovo pretesto all'esplosione delle rivalità locali. L'on. Arpinati, accortosi tempestivamente di questa degenerazione campanilistica della iniziativa in suo onore, si affrettava a rinviare sine die i festeggiamenti per evitare che la sua persona diventasse involontario strumento di beghe e di manovre di sapore pro-elettorale. Sennonché le dimostrazioni in favore di Arpinati ebbero luogo egualmente, rapeg-i giate da quell'avvocato Del Cinque, che fu ieri sospeso per indisciplina a tempo indeterminato dal partito. E le manifestazioni per Arpinati originavano anche le sfide fra Arpinati, il dott. Cuccoli, l'ingegnere Mazzanti, l'ing. Bonfiglioli. L'espulsione dell'on. Oviglio è anche dovuta al suo presunto intervento nei dissensi bolognesi. In una corrispondenza al Giornale d'Italia, da Bologna, si dice che l'espulsione dell'ex-guardasigilli è giunta in quella città come un fulmine a ciel sereno. Quindi la corrispondenza prosegue : Gli amici dell'on. Oviglio dicono che questi non ha detlettuto neppure un momento dulia rigida linea di riserbo impostasi fin dal giorno in cui uscì dal Governo. SI è parlato in questi giorni di un intervento di Oviglio per la riconciliazione di Baroncini con l'on. Arpinati. Ma si afferma che l'incontro deU'ex-minlstro con l'on. Arpinati e con il rag. Baroncini è stato puramente casualp. L'on. Oviglio era stato invitato a colazione alla Ca6a del Fascio da un suo amico e collega, l'avv. Del Cinque, e Oviglio si incontrò con Arpinati. Durante il pranzo venne anche il rag. Baroncini» Ma l'incon- Itro non-ebbe nulla di solenne nè di preparato. "Espulso da Roberto Farinacci..." Avuta notizia della sua espulsione, l'onorevole Oviglio ha indirizzato al presidente del Consiglio, Benito Mussolini, il seguente telegramma: « Esco dal partito, espulso da Roberto « Farinacci. Se il suo pensiero vuole dire « fascismo,, io non sono fascista. Rimango « fedele a quel puro ideale che, suscitan« do generosi ardimenti, liberò l'Italia dal« la tirannìa sovversiva, e volle, nell'or<< dine, la grandezza e la forza d'ella Na« zione. Respingo sdegnosamente le basse « accuse di interventi inopportuni in epi« sodi locali. II mio riserbo è sempre stato « assoluto ». I commenti dei giornali fascisti farinacciani approvano entusiasticamente i provvedimenti deW'on. Farinacci contro l'exguardasigilli. "L'impero scrive: La espulsione dell'onorevole Oviglio, fino a poco tempo fa ministro di Mussolini, è ragione per noi del più intimo compiacimento. Soli abbiamo combattuto Oviglio, soli abbiamo denunziato il suo falso fascismo, 60li abbiamo chiesto le giuste sanzioni contro di lui. ' Oggi* eccolo alla deriva. Di Cesarò, De Stefani, Oviglio: eèco i tee ministri che noi, affrontando tutti i pericoli, attaccammo fino ad abbatterli. Non bisogna dimenticare che parecchi fascisti, perchè non tutti i fascisti sono fascisti, tentarono con tutti i mezzi di troncarci le gambe. Invece proseguiamo, di vittoria in vittoria. La soddisfazione dell'Impero per l'espulsione dell'on. Oviglio sembra condivisa dal fascista Tevere, il quale ricorda che « per rimorchiare l'on. Oviglio nelle file fasciste, ci vollero pugni, spinte e pedate' nel sedere perchè gli mancava il coraggio di essere fascista ». Il giornale scrive che l'on. Oviglio è stato sempre in bilico fra la massoneria, la democrazia e il fascismo, e aggiunge: Democratico infradiciato nelle mollezze pietiste, nei compromessi personali con i'magnati socialistoidi del foro bolognese, fini con l'arrendersi di fronte alla visione del piatto che il fascismo ebbe la melensaggine di offrire alla incompostezza de]la sua nascosta e falsamente pudica voracità; e salì, salì fino al massimi fastigi del potere con la celerità medesima con la quale'le zucche nuotano su! filo della corrente. E riuscì a dimestrare due cose soltanto; che era un ministro sbagliato e un fascista falso. Falso, intendiamoci, per congenita incapacità ad essere un fascista vero, tanto fal60 da non capire irai che egli doveva formulare le leggi anziché affogare, come gli accadeva, nel putrido mare di quello spirito rinunziatario che faceva di lui l'interprete più fedele dell'antifascismo accampato nel partito. Ora è stato buttato via. Ma non è un limone spremuto: è un parassita identificato e il fascismo addentandolo con le pinze se lo è strappato dalla pelle. Ma non e il solo. "... Intendiamo imporre, e imponiamo a tutti..." II Popolo d'Italia non dice parola. Soltanto, in un articolo, Arnaldo Mussblini, esaltata l'attività riformatrice del Governo, si limita ad invitare i fascisti- alla concordia, riferendosi evidentemente alla situazione bolognese: Bisogna aiutare l'opera del Governo con un lavoro disciplinato e costante. Non bisogna creare imbarazzi o provocare amarezze al duce. Egli è tormentato dall'assillo del lavoro, del senso del dovere e dalia vastità del suo cornpiito. Governare l'Italia è già un'impresa diffìcile ; guai se dovesse governare un partito di indisciplinati. I fascisti, per la verità, sono sempre stati la sua fiera e migliore salvaguardia, è non devono, proprio loro, oggi che il fascismo vince su tutta la linea, rimpicciolire con diatribe inutili h significato di queste vittorie decisive. Il Corriere d'Italia nota che la notizia dell'espulsione di Oviglio è stata accolta con un senso di sorpresa. Il giornale ricorda i dissensi verificatisi fra l'on. Mussolini e l'on. Oviglio, quando si'votò la legge sulla burocrazia. Ma nota che l'onorevole Oviglio si ritirò allora dalla prima linea del partito, e ritiene che la sua espulsione sia dovuta « a torto o a ragione » al lavorìo di disgregazione della compagine fascista nel bolognese. Per conto suo, l'on. Farinacci giustifica ancora oggi in questi termini l'espulsione dell'on. Oviglio, su Cremona Nuova: Come già abbiamo avuto occasione di ripetere nel discorso di Desio, intendiamo di imporre, e imponiamo a tutti, la più perfetta disciplina, disciplina che non dovrà essere vuota formula dottrinaria, ma franca, leale costante norma di vita. Questa è la ragione per cui noi, più che pigliarcela con i giovani squadristi, che se talvolta eccedono, eccedono in buona fede, sorveglieremo attrmitamcnte i dirigenti, che devono essere 1 primi, sempre, a imporsi la più ferrea disciplina, per poterla poi imporre ai dipendenti. Di questa nostrp. fermissima intenzione ò esempio chiaro l'espulsione dell'on. Oviglio dalle file del partito. Come sì vede, non siamo usi a nessun riguardo, e la nostra seveiiità è garanzia migliore che* il nostro movimento non sarà mai inquinato da debolezze di sorta. D'altra parte, la ragione di questa rigida disciplina, imposta, prima ehe agli altri, a noi stessi, è ovvia: il fascismo ha preso solenne impegno di restaurare quanto negli anni del folle liberalismo andò distrutto, di rinvigorire tutte quelle attività nazionali che impallidirono, e si dispersero, con l'osservanza dei cosiddetti immortali principi. In Italia molle cose sono da fare; molte altre ancora sono da riedificare. Dissensi interni del fascismo I giornali di opposizione tacciono sul caso Origlio. Soltanto il Giornale d'Italia, nella 6ua edizione meridiana, Il Piccolo, scrive : L'on. Oviglio non avrà l'anima fascista, ina è certo un'anima pura. Fu lui che trovandosi sotto le rivoltellate nell'aula del Consiglio co. munale di Bologna quando fu dai comunisti ammazzato il povero Giordani, disse, gettando la pistola: « Ammazzatemi pure, io non sparo ». E fu vivo per miracolo. La vita del resto egli non la calcolava troppo da che aveva perduto gloriosamente un diletto figlio .in guerra. Quando si costituì il Gabinetto fascista egli ne fu il»GuardasigLUi, e tale rimase fino al principio di quest'anno, uscendo insieme ai ministri liberali Casati e Sarroochi. Come ministro della Giustizia fu assai apprezzato e il suo aj.taccame.nto alla magistratura dimostrò quando alia Camera propose degli emendamenti per escludere la magistratura dalle misure di epurazione politica dei funzionari. Gli emendamenti non furono accettati, ed egli votò la legge por disciplina di partito, ma con delle riserve. A questo episodio si è riferito l'on. Farinacci oltreché alla parte presa nelle manifestazioni di, questi giorni a Bologna. L'on. Oviglio — conclude il giornaOe — è certamente un gran galantuomo ed un gran patriota. Il Popolo si limita a rilevare che l'espulsione dell'ex-guardasigilli è un altro indice significativo degli orientamenti e dello spirito prevalente nella politica del partito dominante. Va" segnalato poi, per la cronaoa, che, secondo YAqenzia Nazionale, il deputato fascista bolognese on. Biagi rassegnerà le dimissjpni dal partito, in segno di protesta contro il provvedimento che ha colpito l'on. Oviglio. L'on. Biagi è anche parente dell'ex-ministro. Oltre ai dissensi .nel fascismo bolognese, ve na sono altri, come è noto, nella Federazione fascista di Terra di Lavoro, retta da un commissario straordinario. Recentemente l'on. Farinacci ordinò una inchiesta, e sospese da ogni attività di partito l'on. Mesolella, de/ereridolo alla Corte di disciplina. Sembra imminente, secondo l'Agenzia Nazionale, l'espulsione del1 on. Mesolella dal Partito, in seguito alle risultanze emerse.. Resta così conclusa, per oggi, la cronaca dei dissensi interni del fascismo, il quale peraltro continua nettamente nella sua linea e nelle sue polemiche di intransigenza. Nell'editoriale dell'Epoca si legge tra l'altro:. Il fascismo non è democrazia, perchè come classe politica in formazione, è un'aristocrazia, quuidi una minoranza; ma cerca di fare penetrare le masse entro la vita dello Stato attraverso l'attribuzione ad esse di un valore politico qualitativo. Il fascismo non è un partito in lotta con altri partiti ; ma una classe, politica che lavora.alla instaurazione di un regime. In questi termini si vede come non oi sia possibilità di coordinazione nella lotta. Il fascismo e l'opposizione sono su due piani diversi: o il fascismo domina completamente, o sarà completamente domincito. E' chiaro quindi che i partiti oggi in Italia non hanno una ragione politica di vita. Residui di un passato che volge al tramonto, fondati su una negazione che ne giustifica l'eSsenza, essi sono destinati a scomparire non appena sia mutato i! regime della nostra vita politica. I partiti che attualmente rappresentano le ' opposizioni dobbiamo combatterli, non con politica, ma con guerresca mentalità, col deliberato ed espresso desiderio di distruggerli. Ancora delle interviste D'Aragona e Baldesi Ancora una ripercussione polemica delle interviste D'Aragona e Baldesi è oggi da segnalare. Il Mondo nota infatti che esse hanno fatto dire al fascismo che l'Aventino e la Confederazione generale del Lavoro sono in sfacelo. A questo riguardo il giornale osserva: In tutte le discussioni sulle due interviste l'Aventino non erutra affatto. L'Aventino è una coalizione di partiti politici, i quali partecipano alla secessione parlamentare con tutte le forze di cui dispongono ; non solo : l'Aventino è altresì il rappresentante di tutte le forze anti-fasciste del paese, ed infine una posizione ideale, la cui importanza discende per l'appunto da! fatto di essere una posizione ideale. La Confederazione generale del Lavoro invece è una organizzazione di classe, per la tutela di determinati interessi: rotto ogni rapporto di interdipendenza con i partiti politici, fa da sè una politica sua, che, qualunque ma. l'interpretazione che si voglia dare all'intervista dell'on. D'Aragona, è 6empre una politica anti-fascista. Più oltre il giornale rileva che D'Aragona e Baldesi hanno ambedue affermato che la conciliazione col fascismo è impossibile, e che i colloqui Mussolini-Baldssi sono-episodi arcinoti. Indi prosegue: Ma da quel tempo in poi sono intervenuti avvenimenti che non giova fingere di dimenticare : sono cioè intervenuti quegli avvenimenti che hanno determinato la secessione aventiniana. e che sono stati seguiti dall'applicazione del decreto sulla 6tampa e dalla cosiddetta legislazione fascista. Quanto alle corporazioni, gli organi faseisti assicurano che vincono e vinceranno. Che abbiano vinto, finora nessuno si fi "accorto: neanche il comm. Rossoni; che vinceranno, fi cosa che si vedrà ih seguito. Certi successi conseguiti dalle corporazioni culminano nelle trattative condotte con gli industriali, senza avere mai avuta alcuna delega dalla maggioranza operaia come fu luminosamente dimostrato nell'ultimo sciopero metallurgico. Speculazione interamente andata a male, dunque, quella tentata dagli zelatori del regime: non sono riusciti a ottenere che la organizzazione confederafle, col capo cosparso di cenere e con la fune al collo, si prosternasse dinanzi al trono doi trionfatori; non sono riusciti comunque a turbare l'Aventino; e non sono riusciti a convincere il pubblico che le opposizioni abbiano esaurito ogni loro funzione.