Le ripercussioni dell'atto dell'on. Orlando

Le ripercussioni dell'atto dell'on. Orlando Le ripercussioni dell'atto dell'on. Orlando Impressioni e commenti dei circoli politici e dei giornali - Un'intervista Ciò che dicono rappresentanti dell'opposizione del ministro Di Scalea Roma, 3, notte. Si ha oggi un'idea più precisa delle ripercussioni che la lettera eli dimissioni da deputato dell'on. Or.ando ha prodotto, poiché il gesto deli'e.x-pi esiòente del Consigliò, sebbene individualmente deciso ed attualo, trascende la sua persona e, come hanno già rilevato alcuni giornali della capitale, inveite la possibilità di esplicare la funzione politica per tutti gli oppositori. Quindi, neU'éspòrre obbiettivamente 11 quadro delle ripercussioni delle dimissioni dell'on. Orlando, quale oegi si presenta, conviene distinguere bene il giudizio che da taluni si esprime a ino' di conclusione sulla decisione doll'ex-presidente del Consiglio, ed il giudizio di altri, o, per essere più chiari, di alcuni oppositori aventiniani, i quali, evidentemente, ritengono che l'esempio dell'on. Orlando imponga alla loro coscienza il problema che l'expresideute ha, per suo conto, risolto. Essm.io clic sarebbe seguito? Tale è realmente l'aspetto più Interessante delia situazione, poiché la lettera di dimissioni dell'on.-Orlati do ò giunta a rafforzare una tendenza già'notevolmente diffusa negli ambienti dell' Wentino, e segnatamente in alcuni dei suoi gruppi, come documenta la cronaca delle discussioni avvenute nel giugno scorso, annodo parve affacciarsi In-possibilità di un mutamento di tattica nell'opposizione àvcrttinista. Non pochi furono allora i drpulati che sostennero l'opportunità' di rassegnare le dimissioni ih massa: ma — per le circostanze del momento — non essendo ancora pubblicata la sentenza dell'Alta Coite, e non avendo di conseguenza, l'Aventino potuto pronunziare in me l'ito una parola conclusiva, la proposta di dimissioni fu risolutamente scartata. Oggi si torna à discutere que.'ita eventualità. Sembra, che l'ipotesi delle dimissioni sin. considerata anche da taluni deputati aventiniani, che nello scorso giugno l'osteggiarono. Ben inteso non è minimamente il cnso di pa lare di decisione prossima, nò, d'altra pnrte, questa sarebbe possibile, poiché una deliberazione di simile importanza ha bisognò di essere ragionata e discussa. Pi pensa, in sostanza, che il gesto dell'on. Or!an lo, provenendo da un uomo di natriotti-mo indiscusso e di grande equilibrio, dimostrato anche fiancheggiando a lungo il fascismo, costituisce un dato di Tatto ed una constatazione della situazione presente, compiuta con obbiettiva serenità. Ecco come il cesto dell'on. Orlando, Inquadrandosi eventualmente negli sviluppi ulteriori della situazione, potrebbe, tra nn certo temno, essere seguito: n* è ora il caso di vedere da chi e come. Infatti, non sarebbe affatto da escludere che il gesto dell'on. Orlando trovasse imitatori anche tra l'opposizione dell'apio. Og?i L'Impero, ad esempio, e stasera la Tribuna raccolgono la voce secondo la cenale rrli on. Lanza di Trabia prineioe di Scordia e Musotto daranno le loro dimissioni da deputati. Entrambi, infatti, erano compresi nella lista per le elezioni ammi^ist- n'ive di Palermo e, mentre il prineipe di Scordia è entrato nella minornn'n. ì'on. Miotto è rimasto eseluso. T.e dimissioni avrebbero la stesa, motivazione dell'on. Orlando; ed ti ritardo nel presentarle, di penderebbe, secondo il giornale, dal fa'to ebe i due deputati, apnartenendo entrambi al gruppo dei combattenti, avrebbero desiderato prendere accordi coi loro colleglli commilitoni. La Trihuna soggiunge: Si assicurava ieri sera alla Camera che Ritri deputati dell'opposizione costituzionale seguirebbero Pesammo dell'on. Orlando. Non si parlava naturalmente degli on. GJolittl e Salandra, che sono uno a Vichy e l'altro a Cortina d'Ampezzo, e di cu( per conseguenza si dovevano ignorare le intenzioni. L'attepjtomento e dichiarazioni dei combattenti Le voci raccolte dalla Tribuna sono per 10 meno premature. E' probabile die i compagni di lotta dell'on. Orlando vogliano dimettersi; ma non è affatto probabile che • le loro dimissioni siano immediate. Anche le ragioni del loro atteggiamento si inquadrano in quello che abbiamo più sopra esposto. Il diurnale d'Italia dà infatti valore personale alle dimissioni dell'on. Orlando, e smentendo che egli si sia preventivamente consultato coll'on. Gìolitti, soggiunge : L'on. Orlando non si ò consigliato con nessuno; ed ha voluto espressamente mantenere il riserbo sulla propria decisione, riputando doverla tenere nell'ànibito della sua valutazione personale. In altri termini, si tratta di una iniziativa individuale dell'on. Orlando, e non di un gesto preparato d'accordo con gli altri due presidenti liberali Gìolitti e Salandra, i quali si trovano il primo in Savoia e il secondo in Cadore, Riguardo ai combattenti, il Giornale d'Italia pubblica un ordine del giorno della Giunta direttiva dell'Associazione Nazionale Combàttenti Indipendenti, riunitasi d'urgenza dopo le elezioni amministrative di Palermo. L'ordine del giorno, richiamandosi ai principi ribaditi ad Assisi, dichiara la solidarietà dei combattenti indipendenti con l'on. Orlando e con i suoi compagni dell'Unione palermitana. Riguardo all'atteggiamento dei deputati combattenti assisiani, qualcuno di essi, fa. cente parte della Giunta, ha fatto alla Tribuna le seguenti dichiarazioni: ...Non essere possibile restituire il mandato parlmentnre in questa contingenza, senza rinunciare all'ultima garanzia costituzionale che ancora permette al deputato di svolgere qualche attività in difesa delle liberta manomesse; doversi in ogni caso decidere qualche cosa In una riunione cui dovrebbero partecipare tutte le opposizioni costituzionali, che, allo stato dei fatti, solo una questione di pura tattica parlamentare mantiene ancor divise; essere In questa circostanza, secondo i deputati della Combattenti Indipendenti, più confacente allo scopo cui mira l'azione dei deputati di opposizione, e per le ragioni sopra indicate, l'astensione dai lavori parlamentari, che le dimissioni in massa, le quali non avrebbero altro risultato se non quello, come è stato detto, di privare l'opposizione dell'ultima garanzia statutaria, che mette 11 deputato nella condizione di resistere in difesa della costituzione. La secessione cosi allargata avrebbe, per ragioni evidenti, maggior valore, per i Ani legalitari cui essa tende. Ma è superfluo notare che, anche questa (potetti di secessione dei combattenti, non fia altro valore se non quello di indizio dall'impressione che il gesto dell'on. Orlando ha prodotto, li segretario dell'Aventino Più Importanti, non solo sotto questo 'aspetto, ma anche come elementi di giuBliio per gli ulteriori sviluppi della situa¬ zione, sono le dichiarazioni che l'on. Molò, segretario del Comitato direttivo dell'Aventino, ha fatto alla Tribuna. Il deputato aventiniano ha detto : « Non so che «usa debba dirvi, che voi già non pensiate, elio non pensino coloro che abbiano comunque conoscerla:! del nostro modo di vedere e di giudicare lu situazione politica. Le dimissioni delì'on. Orlando scino destinate ad avere grandi ripercussioni nella coscienza del paco, perche- acce! et ano -il tempo della invocata chiarificazione della nostra vita pubblica. Si vuol dare alla decisione dell'on. Orlando il carattere di un gesto isolato, insofferente ; nu non si tiene conto deli l'autorità grandissima dell'uomo, il cui no1 me è indissolubilmente legato, comunque si giudichino alcuni atti di Govirno, ad eventi tìtorioi del mostro paese ; e non si pone mento al significato delle dimissioni, alla gravità delle motivazioni, le quali, seppure espresse con la consueta nobiltà, rivelano la fredda meditazione e la vigile consapevolezza di un uomo, cui il senso squisito di responsabilità j impedisce gesti Improvvisi e deliberazioni avventate. « L'on. Orlando ha dato ieri la deiftnitiva consacrazione di uno stato di fatto: l'impossibilità per .noi, uomini di passato e di fede liberale o demo-rat ica, di partecipare alla vita parlamentare e la necessità quindi di agire in conseguenza, rassegnando i! mandato. L'Aventino non può non vedere in questo fatto la solènne consacrazione della bontà delia sua tesi, e la riprova della verità delle sue affermazióni... Anche coloro che, nella valutazione della no.strn vita pelitica, mossero da punii di vista opposti o diversi, devono arrendersi a']'insegnamento della quotidiana realtà che vince' tutti i propositi di conciliazione e di arrendevolezza. L'onorevole Orlando, in un certo senso, collo sue dimissioni sorpassa anche la posizione dell'Aventino, noieihè, non solo afferma l'impossibilità della coesistenza della maggioranza e della minoranza alla Camera ; ma proclama l'inutilità del mandato parlamentare, anche peT la lotta delle correnti politiche nel paese ». Richiesto se anche i deputati dell'opposizione secessionista intendano rassegnare 10 dimissioni, l'on. Mole ha risposto: • Non mi risulta nulla di concreto. Certo tra alcuni deputarti dell'Aventino è diffuso questo stato d'animo favorevole alle dimissioni ; ma è facile comprendere — e fu del resto già osservato — che l'Aventino, por le premesse donde sorse, per la diverga impostazione della lotta, per i rapporti coi partiti organizzati, non può consentire gesti isolati, nè decidere gesti collettivi, in assoluta indipendenza dagli organismi politici ohe rappresenta nel paese. Quando la situazione, che va sempre piU chiarificandosi, permetterà una valutazione definitiva, l'Aventino deciderà la linea di condotta per tutti 1 suoi aderenti ». " —larga e profonda Impressione... „ L'on. Mole ha concluso dicendo di ignorare la notizia che l'Aventino sia stato convoaato d'urgenza. A conferma poi di quanto abbiamo più sopra esposto, riguardo all'atteggiamento dell'Aventino, riteniamo opportuno riferire il commento del Mondo : Le dimissioni presentate dall'on. Orlando alla presidenza della Camera hanno suscitato larga e profonda Impressione negli ambienti dell'opposizione aventinista. Non ci risulta esatta, almeno sino a questo momento, la notizia raccolta da qualche giornale di una prossima convocazione del Comitato delle opposizioni; ma ò certissimo il fatto che l'atto compiuto dall'on. Orlando costituisce un elemento importantissimo della situazione politica e ohe le opposizioni avent.ìniane non potranno disinteressarsene allorché dovranno riprendere in esame le decisioni che la situazione comporta. Credere che il gesto dell'on. Orlando possa considerarsi come un gesto isolato od un semplice incidente significa, a nostro avviso, non comprendere, non valutare in criusto modo gli avvenimenti. E' naturale, ner altro, che l'opposizione dell'Aventino non possa valutare riè questo, nè altri importantissimi elementi della situazione in rapnorto al fatto singolo delle elezioni di Palermo; bensì in connessione con tutto il corso degli eventi che hanno accompagnato nel suo sviluppo l'esperìmcn-'o fascista. Essa obbedisce, cioè, al ritmo più lento, più impersonale, ma, perciò non meno distinto e meno sicuro. Intnnlo, resta stabilito questo: che l'atto compiuto dnll'on. Orlando trova nell'Aventino una larga simpatia, e che sogna ad occhi aperti chi pensa di poterlo ridurre ad un incidente ». A giudicare dnl commento del Mondo e dagli altri elementi che la situazione offre, non sembra quindi che colpisca nel segno 11 Giornale d'Italia, quando crede che « ...l'Aventino, pur non respingendo la possibilità de'Ie dimissioni, si limiterà a solidarizzare col presidente della Vittoria, ribadendo in questo mòdo i fini ed il significato della secessione parlamentare ». Secondo la Tribuna, le dimissioni dell'on. Orlando ripropongono il problema dell'atteggiamento dell'Aventino; e, dopo avere rilevato il valore del commento di ieri del Mondo, critica di nuovo tutta la tattica siti qui seguita dalle opposizioni secessioniste, disapprovando ancora il documento aventiniano sulla sentenza dell'Alta Corte. Il giornale trova che, approvate ormai tutte le leggi fascistissiine, le opposizioni non hanno più nulla da fare alla Camera; e conclude: « Non soltanto, dunque, verosimilmente, quest'autunno le opposizioni non potranno formulare un pretesto qualunque per rientrare dignitosamente alla Camera; ma, se tornassero, esse non potrebbero a meno di riconosctre che, dal posto vuoto dell'on. Orlando, parto al loro indirizzo un rimprovero, ben più eloquente di quello che potrebbe essere l'eloquenza in uno dei discorsi pur eloquentissirni dell'illustre statista ». Riferendosi ai commenti fascisti di ieri, il Piccolo Giornale d'Italia notava: « La stampa fascista naturalmente si affanna a descrivere un on Orlando avvilito ed umiliato per la sconfitta di Palermo, e perciò deciso -francescanamente a lasciare la vita pubblica. Niente di tutto questo: invece, protesta fiera per quel che a Palermo è avvenuto, e insieme convincimento che « nell'attuale vita pubblica italiana non vi è più posto per un uomo del suo passato e della sua fede ». Sono le testuali parole dell'ex-presidente nella sua lettera di dimissioni da deputato. E' necessaria più che mai in questo momento l'azione degli uomini del partito liberale. Ed è da sperare che l'on. Orlando resti nella vita politica e parlamentare, dovendo i liberali tenere ancora e sempre la posizione per Ta difesa delle loro alte Idealità, alle nuali il paese non ha affatto rinunziato. Ornella dei liberali è una posizionee.spra, ma è necessario non abbandonarla per l'interesse del liberalismo e soprattutto del paese ». "... Senso di amarezza... „ n Giornale d'Italia stasera dichiara di astenersi dal commentare le dimissioni dell'on. Orlando nel loro significato riguardo alla situazione politica: « Pensiamo tuttavia che sia lecito esprimere il senso di amarezza che spontaneamente si prova per il modo onde, davanti alla sua decisione, che toglie al Parlamento un uomo certo eminente, la stampa fascista si comporta verso di lui. Eppure è appena un anno dac¬ ché i capi più autorevoli del fascismo Invocarono da lui la concessione del suo nome per ornare la lista elettorale del partito. Egli, allora, uon cedette senz'altro alle insistenze anzi, al consenso pose esplicite condizioni, per tutelare la coerenza del suo passato e delle sue idee. E le coadizioni furono accettate. Era, dunque, a cosi prossima lontananza di tempo, considerato per vivo, e fortemente vivo, ed avrebbe avuto tanta deferente considerazione se, come dicesi oggi, con la sua politica interna avesse contribuito al disastro di Caporctto, anzi lo avesse addirittura provocato? ». Siccome alcuni giornali fascisti hanno parlato di un dissenso verificatosi nel Consiglio dei ministri tra gli on. Rissolati e Orlando, il Giornale d'Italia ammette che il dissenso vi fu; ma afferma che esso si risolse per l'intervento dell'on. Sonnino. La discussione fu chiusa senz'altro, e i due ministri rimasero nel Gabinetto. Venendo poi alla pace di Versaglia, il Giornale d'Italia ricorda che Lansing, il segretario di WUson, scrisse che, dei capi, chi rivelò ir cervello maggiore fu proprio l'italiano; ed aiferma quindi che le nostre delusioni di allora non derivarono dall'inferiorità dell'on. Orlando. Ricordati infine tutti i nobili precedenti politici dell'on. Orlando, di studioso illustre e di patriota consapevole, il giornale liberale conclude: « Non va dunque tenuto conto dell'opera sua? Sembra di no, perchè solfante per il fatto di avere egli mantenuto, nell'episodio recente delle elezioni amminlstralive di Palermo, l'atteggiamento impostogli dal suo passato e dalla fedo mai contraddetta, fu malamente attaccato, senza ombra di rispetto alila verità storica E' inutile ripetere quanto abbiamo già detto ieri, senza venire unno al rispetto dovutogli: avremmo preferito che rimanesse. In quest'ora, cominciando da quelli più illustri tutti abbiamo l'obbligu di rimanere fermi, per adoperare ciascuno le energie di resistenza dePc quali possiamo disporre. Ma non perciò ci sembra melo significativo e meno doloroso il fatto per cui un uomo dell'ingegno, dell'esperienza e della probità dell'on. Orlando, dopo avere legato il proprio nome a gloriosi eventi della patria, senta di dover uscire dalla vita pubblica ». Le dichiarazioni di 01 Scalea al "Popolo d'Italia,, I giornali fascisti si occupano oggi più diffusamente delle dimissioni dell'on. Orlando; ma come episodio alquanto secondario. Anzltu;to iì ministro Di Scalea si è fatto intervistare dal Popolo d'Italia. Dono avere sostenuta la sua coerenza nella condotta politica, cosi di fronte ai liberali come di fronte ai fascisti, ha proseguito : • Le mie convinzioni sul fascismo e sul suo sicuro divenire erano chiaramente note prima della marcia su Roma, Quando ebbe a formarsi 11 Gabinetto Facta, io fu designato dagli agrari a farne parte: va snns dire che non avrei accettato se non avessi saputo rli.; la destra liberate e il gruppo parlamentare fascista non ostacolavano la costituzione del Gabinetto Facta. E ancora: quando 1 fascisti insorsero contro la nomina dell'on. Ame'nlo'a a ministro della Guerra, io, già designato a ministro delle Colonie, mi sobbarcai ad assumere il grave fardello del Dicastero della Guerra, solo perchè avevo la persuasione del consenso del gruppo fascista. Ministro nel Gabinetto Facta ho sempre rappresentata la lendenza filofascista, opponendomi a coloro che ritenevano il fascismo potesse essere debella, to attraverso una serie di espedienti di ordinaria polizia, convinto com'ero che il fascismo fosse un movimento nazionale degno della più scrupolosa considerazione. « Nella crisi di acosto del Ministero — oh i ricordi dello sciopero legalitario! — io uscii dal Governo Facta forse perchè troppo sospetto alle correnti che in quel momento donrnavano la politica parlamentare del Gabinetto. Non ho mai approvato lo stato d'assedio come afferma il giornale l'Unità. Anzi, da cittadino, l'ho aspramente disapprovato come atto inconsulto e pericoloso, quantunque non ne conoscessi bene le cause, essendo nei giorni in cui si svolsero quegli eventi ormai storici non solo fuori della romnagine ministeriale, ma nell'interno della Sicilia, dove le notizie criuncevano confuse e frammentarie. Ma appena mi fu possibile, partii; e due giorni dopo la marcia su Roma, giunsi al mio posto di combattimento qui nella capitale, con il fermo proposito di servire il nuovo Governo naziona^. Da quel giorno non mi sono mai stancato, anche prima di avere la tessera, di essere un fedele seguace di Mussolini c del fascismo ». " ...Rinasc Sa del pensiero politxo di Crisn!...,,. Venendo poi a parlare delle elezioni di Palermo e del caso Orlando, l'on. Di Scalea ha detto: « Non il Governo, ma le opposizioni hanno dato alle elezioni di Palermo un calore e un colore prevalentemente politici. Improvvisamente si è veduto sorgere una coalizione di elementi disparati, i quali chiaramente indicavano come l'opposizione 6i cacciava nel cimento elettorale con il massimo delle forze per indebolire l'autorità del Governo. E' inutile nascondere che questa coalizione mi sorprese ; non avrei rnat potuto credere che i dirigenti l'opposizione costituzionale avessero potuto commettere l'errore di affratellarsi con gli elementi più "militanti dell'opposizione anticostituzionale. Ma ciò avvenne, e quello che fu, e che rimane 6empr-; il conglobato irrazionale dell'opposizione palermitana, ebbe l'onore e il prestigio del nome dell'on. Orlando, il quale venne ad assumere così una duplice figura politica; quella cioè di leader dell'opposizione costituzionale nell'aula e quella di condottiero dell'opposizione aventiniana nella lotta elettorale amministrativa della mia città. Questa ibrida situazione personale dell'on. Orlando certo non ha influito ad accrescere l'autorità della sua parola nella battaglia elettorale, poiché II buon senso collettivo non poteva indubbiamente ammettere l'atteggiamento contradittorio dell'enti? nente personaggio. Cosi la sua influenza morale veniva sminuita e si frantumava... E eco perchè l'on. Orlando, squisito conoscitore li se stesso, oggi riconosce che la sconfitta di Palermo ha proprio colpito la incoerente slluazicne che egli aveva capeggiata, a che era in contraddizione col suo atteggiamento parlamentane, e, oserei dire, con la sua ortodossia costituzionale. « D'altra parte, come ho già detto, a Palermo, quando gli avversari, difendendo lo eminente parlamentare, cercavano di riandare le anie origini politiche, io ho lealmente dichiarato che comuni con quelle dell'onorevole Orlando furono le mie origini: entrambi fummo sorretti dall'on. marchese Di Budini. Con questa differenza: che egli credette opportuno di andare varco sinistra e io andavo vèrso destra; tutti e due lasciammo l'on. Di Rudinì, dopo aver votato insieme le leggi restrittive dell'on. Pelloux. Ritengo perciò die gli appunti che si fanno alla mia coerenza poetica dovrebbero per lo meno cambiare di indirizzo... Quanto poi alla mia posti urna, ma influita devozione per il nome di Francesco Orispi. debbo ricordare che la prima mirabile apoteosi di Orispi fu fatta in Sicilia da Giorgio Arcoleo, ex-30Uose«T«tario di Stato all'Interno del marchese DI Rtwlnl: e ohe, i>er quanto riguarda me, ho potuto forse In alcune contingenze non seguire il Crisin nelle vicende parlamentari, quando egli era onnipossente, ma gli sono stato amico devoto quando fu abbattuto da un'imbelle demagogia parlamentare. Il mia culto per ì suo Ideali ho cercato di tradurre nella miti modesta opera di Governo, quando 6i trattò , della conquista della Libia ; allora fui milite ; ardente della crociata ohe tendeva a realizzare in parte il sogno di Francesco Crispi. « Le elezioni di Palermo hanno avuto questo significato: la rinascita cioè del pensiero politico di Crispi, la riconsacrazione della ; sua figura nel quadro storico della vita nazionale ». « Il popolo di Palermo ha pienamente compreso il significato dell'omaggio co! quale è sluta iniziata la lotta elettorale. Questa lotta oggi ha un epilogo: le dimissioni dell'onorevole Orlando. Esse esprìmono il valor» politico della battaglia superata e il valore morale della vittoria, la quale è molto più sostanziale di ciò che le apparenze, seconoo l'opposto pensiero dell'on. Orlando manifestano. Poiché l'importanza di questa vittoria non consiste nel pìccolo successo di uomini, ma soprattutto nel fallito tentativo di un blocco di tutte le opposizioni, blocco incoerente ed artificioso, die non ha trovalo nò poteva trovare risonanze nella coscienza collettiva. I risultati delle elezioni di Paterna danno alla minoranza 16 posti ; i tirimi 4 eletti della stessa minoranza sono rurali, tanto malfamati nei giornali di opposizione; gli altri 12 posti sono assegnati agli clementi costituzionali. Restano esclusi dalla rappresentanza della minoranza tutti gli elementi popolari, eccezione fatta per l'on. Termini; lutti gli elementi socialisti, i principali esponenti della Massoneria locale e l'on. Musone capo della sezione palermitana della Uornbattenti, fedele all'ordine del giorno di Assisi! « Ogni commento è su per duo, come è vana ogni recriminazione della stampa ili opposizione. Gli Dei tramontano, dinanzi all'inesorabile avvento di nuove forme di vita, che sorgono dalla coscienza nazionale per opera di una fede, la quale ha avuto un apostolo. Coloro che non la comprendono — conclude il ministro Di Scalea — sono destinati a scomparire ». "...Per un nomo di lede liberale non c'è più pesto... Nel Popolo d'Italia Arnaldo Mussolini dice che Palermo ha fatto giustizia della coalizione antifascista, e che l'on. Orlando è « un sentimentale ed un permaloso » ; e quindi soggiunge: Che non ci sia posto per uomini di vecchio stile, i quali della vita politica unitaria hanno sentito più il lato formale che quello sostanziale (Orlando a Palermo, Nasi a Trapani, De Nicola a Napoli, Gioliti! « Cuneo, Morpurgo a Udine, ecc.; piccoli re senza coronai ciò non lo devono dire gii interessati: lo dicono gli elettori; ed è inutile drammatizzare i piccoli gesti delle diserzioni. Il nostro costume politico sarebbe in ritardo di secoli, se si dovessero considerare come iatture le infelici situazioni particolari di alcuni elementi fuori quadro. A questo proposito sorge spontaneo un tal quale di ammirazione per l|on. Glolitti, che, nelle situazioni politiche di piccola e grande responsabilità, non si è mai astenuto, e che, in fatto di parentesi politica, non ha mai superali, tolta la guerra, i cento giorni napelonlcl. D'altra parte si vocifera che l'on. Bonomi riprenderebbe attivamente la vita politica. Ecco il fenomeno eterno di chi esce e di chi entra; di chi si ferma e di chi si incammina. L'on. Orlando è in istile. Questo non è il suo mondo. 11 suo gesto non ci stupisce, perché è in linea colla sua coerenza. Per l'Idea Nazionale l'on. Orlando doveva dare le dimissioni prima, essendo stato eletto col listone; e trova » deplorevole n che egli si converta ora in vittima; ed aggiunge : Noi conveniamo perfettamente con lui che per un uomo di fede liberale non ci sia più posto nella vita pubblica. Solo in Italia persiste tuttora l'illusione che 11 liberalismo abbia tuttora una funzione da compiere, mentre in quasi tutti 1 paesi, non solo il partito, ma anche il nome di liberale sono scomparsi dal numero del fattori politici, e nella stessa Inghilterra il liberalismo agonizza. Se r.atria e libertà non costituiscono più un binomio, come vorrebbe ion. Orlando, la colpa non è del fascismo. Secondo l'Idea Nazionale la colpa è dello Stato democratico. I gibrnali fascisti, pur rilevando i commenti dei giornali aventiniani circa la possibilità delle dimissioni in massa, non mostrano di annettervi grande valore, e non attribuiscono molto credito a tale probabilità. La maggioranza fascista - accetterebbe le dimissioni Dal complesso delle affermazioni dei giornali fascisti, e specialmente dal commento che l'on. Farinacci ha dedicato su ■Cremona Nuova alle dimissioni dell'on. Orlando, sembra che, alla ripresa parlamentare, la maggioranza fascista sarà senz'altro invitata ad accettare le dimissioni dell'ex-presidente, cioè a non respingerle, come solitamente è buon uso parlamentare. La Tribuna riferisce che qualche deputato fascista domandava stamane nei corridoi della Camera ad un amico dell'on. Orlando se fosse vero che egli avesse dato comunicazione al Re delle sue dimissioni: ed ebbe come risposta che nessuno aveva visto in questi giorni l'on. Orlando e, per conseguenza, nessuno era stato da lui informato, non soltanto della forma che avrebbero preso le dimissioni, n£ della stessa intenzione che aveva di presentarle. L'on. Orlando ha avuto cura diligente di dare al suo gesto un carattere di iniziativa del tutto personale. L'interrogato non sapeva in conseguenza se il suo illustre amico ne avesse dato comunicazione al Re; ma la cosa gli sembrava ' verosimile, per una ragione di doverosa cortesia personale e politica, in quanto l'on. Orlando non è soltanto un ex-presidente del Consiglio, ma è anche un Collare dell'Annunziata. L'"Osservatore Romano,, risponde a Farinacci La cronaca politica si esaurisce oggi interamente eolle ripercussioni delle dimissioni dell'on. Orlando. Va segnalata tuttavia la continuazione della polemica tra l'Osservatore Romano ed i giornali fascisti. Nella polemica, è intervenuto l'on. Farinacci, con l'articolo « Ora basta! ». All'intimazione del segretario del partito dominante, risponde stasera l'0»*ert)afoT« Romano, il quale scrive: In nn suo articolo ohe ci intima • Ora basta!', Cremona Nuova afferma che la violenza fascista non è mossa da alcun fine egoistico, e che noi dobbiamo protestare contro le aggressioni di cui sono vittime 1 fascisti. Ora, dacché scriviamo di tutto quanto torba l'ordine e la pacificazione, abbiamo già tante volte ripetuto ohe il fine non giustifica la violenta, ohe è per se stessa un male, • quindi, quali ne siano lo scopo e gli autori, l'abbiamo sempre da ogni parte de- Jdorata. Nelle loro steste raccolte, i giornali aseieti, per le frequenti eitszioni deìrO«.ertxiiere. ne posseggono la prova più irrefutabile. Cosicché et sentiamo di poter tranquiljnmente replicare e questa parola conclusiva del nuovo nostro contradittore ». A proposito del proverbio medico cura te ipsum, citato dall'on. Farinacci, il gior. n*l« della Santa Sede osserva: I i riissimi diplomatici, ed 1 più rappresentativi 1 < n proverbio — ed in latino é chiaro — vale non quando il maialo pensi di non aver bisogno del medico, ma quando questi sia malato a sua volta; e noi di violenza non abbiamo il sintomo ». Quindi prosegue : • Mentre osserviamo che non dipende da noi se quelle che Cremona definisce « lesioni » si sono ripetute, ma da chi ci attaccò e ci costrinse a delle risposte, ci teniamo a ricordare che Cristo non volle la violenza, nemmeno a sua difesa, e ne rimproverò Pietro, quando l'usò, riparandone col miracolo gli effetti; per cui la Chiesa' compi la più gionosa rivoluzione nel mondo, soffrendo per tre secoli e trionfando coi suoi martiri, senza lasciare nelle catacombe un solo tratto, un mono solo, un so! segno di protesta contro i persecutori ed i carnefici. Teniamo poi a rilevare che., se tacessimo di tron:e alla violenza che offende la giustizia e la carità, danneggia gli interessi del paese, infirma il principio di autorità base dell'ordine, perch-;'. si attuarono riconosciute benemerenze contro la rivoluzione sovversiva e, aggiungiamo, verso la religione, avremmo una mentalità e un costume da mercanti del tempio. Ed allora soltanto, sulla traccia • lei Van;-''io, si perebbe inlimare i « ora bastai »; ma, sino allora, no ». " ...Cstrann colpo di copertura... „ Oggi il Tevere attribuiva la campagna contro le violenze alle elezioni di Palermo. E scrìveva.: « La Segreteria di .Stato è popolata di ri¬ hanno assistito in questi ultimi ami ad un, caleidoscopio di mutamenti politici. Di qui la; dimostrazione giornalistica dell'Osseruotor* a proposito della violenza, e l'incredibile silenzio tuit'acccrtln fra cattolici tpopblArii e 1 socialisti in occasione delle elezioni palermitane, isOsservatóre ricorderà una sua recen, t ssima campagna, molto severa ed esplicita, i contro gli accordi politici f:a cattolici e soI efatisti. .-Mìa canipogna i! f'ov^lA ri=- ><• ' che nessun accordo era mai Intervenuto fra popolari e socialisti, l'Intesa aventiniano ! rissando di carattere puramente Ideale e negati vof Ma gli accorili di Palermo furono invece pratici e positivi. Perch'' VOsservatore non intervenne a condanna'li ? In questa distrazioni! dell'organo va'.i'ano sta forse la chiave di Uitta la politica odierna ». Replicando stasera al Tevere, l'organo della Santa Sede defìni'-ee le spiegazioni! di detto giornale « esfremo colpo di copertura ■>; e soggiunge: » Chi ricordi, e lo ricordano tutti, come l'nrtico'o » rinlenze e deplorazioni » non sia stato il primo contro le violenze, nò occasionale nè snorndico, ma sia stato precisamente detcrminato dai fatti di Montecatini, di Pieriimonto d'.Vifo, della Spezia, di Firenze, di Rorgo San Donnino, di Signa e ili Parma, che non risparmiarono, tra gli altri, i circoli cattolici: chi ricordi come esso abbia fatto eco a deplorazioni ministeriali, e rammenti ancora come VOsscrvatore abbia, sin dalle prime battute delle elezioni palermitane, facilissimamente preannunziata la vittoria fascista, potrà, prima ancora di farne le inevitabili meraviglie, constatare come il colpo di copertura abbia fatto anch'esso cilecca ». A proposito poi dell'osservazione, fatta dai fogli fascisti, che le note dell'Osseroofore contro le violenze sono citate con compiacenza dalla stampa di opposizione, l'organo della Santa Sede dice che ciò impegna la stessa stampa di opposizione a citare l'Osserrwfore allorché renda tmicMique unum, anche alla parto contrastante all'attuale regime; e soggiunge: « Frattanto dall'una e dall'altra sponda c'è qualcuno ebe fantastica oltre la firma e la responsabilità del nostro giornale, su indirizzi ed autorizzazioni particolari. Avvertiamo che quanto scriviamo va attribuito, come sempre, mollo semplicemente al nostro buon diritto di difenderci e di ragionare, in ciò ispirati sempre dal proposito di non ventre meno alle tradizioni ed alla missione del nostro giornale ». Escludendo poi che la sua campagna possa comunque giustificare l'affermazione di un suo orientamento verso l'Aventino, l'Osservatore si chiede: « Si può proprio pensare che la ragione della nostra prolesta contro ogni violenza abbia o possa avere alcunché di comune col pensiero e colle speranze di certi partiti, e non risponda invece al più disinteressato, al più obbiettivo, al più doveroso proposito cristiano di giustizia, di pace e di ordine? ». " La libertà, uh dono di Dio „ Il Popolo, stasera, in un articolo « I cattolici e la coerenza », esamina il problema della posizione e dei doveri dei cattolici nei confronti dell'autorità. Il giornale ricorda anzitutto che giorni fa si riunivano a Padova alcuni esponenti del centro nazionale. Nessuno di essi ha fatto il più Ioni ano accenno di deplorazione per le violenze subite dai cattolici in quella città, ed in difesa dei quali intervenne l'altissima e nobilissima protesta di quel vescovo. L'organo popolare ripete la frase scultorea che fu autorevolmente opposta al discorso dell'Augusteo della « violenza intelligente » : teia violenza è un delitto»; e trova che in detta frase è incisa tutta la verità evangelica, una verità venti volte secolare. Poi scrive : « L'anno scorso, a Torino, i cattolici discussero e svilupparono nella Settimana Sociale un tema importantissimo: L'autorità sociale nella dottrina cattolica: sentimmo che quest'autorità aveva dei limiti, e che la libertà era un dono di Dio ; apprendemmo che l'autorità sociale doveva conformarsi alle leggi modali, e che i diritti naturali dovevano essere rispettati dall'autorità sociale. Principii basilari questi, dal quali non si può decampare, e che sono i cardini gloriosi su cui la Chiesa si muove, per indirizzare il popolo sulla via della luce, della perfezione e della redenzione ». Giorni addietro il senatore Enrico Corradini pubblicava un articolo sul Popolo d'Italia contro la libertà di stampa. Ora il Mondo, replicando, scrive: Non sappiamo come la stampa possa danneggiare il paese, ove funzionino e siano giustamente applicate le sanzioni legali che contemplano delle punizioni per chiunque sconfini dai limiti della liberta per entrare anni e bagagli in quelli del crimine. In politica non esistono tabù, non esistono Idee e programmi cosi assoluti, cosi indiscutibili da poter vantare l'Intangibilità. Ciò perchè i Governi sono fallibili, come tutti gli uomini, come le opposizioni; e dallo scontro di Idee e programmi contrastanti può risultare la verità dell'uno o dell'altro di questi ultimi, o quel tanto di buono che l'uno e l'altro possono contenere; quindi l'utilità della stampa libera ». Dopo riaffermato ebe la libertà della stampa non ha mai prodotto danno alcuno, Ù giornale passa a confutare le ragioni morali addotte dal senatore Corradini. Questi citava il caso dell'on. Drago, che diede querela di diffamazione al giornale comunista l'Unità, il eui redattore responsabile dovette fare ampia ritrattazione; e si chiedeva se tutto ciò sia lecito. Il Mondo conviene che tutto ciò non è lecito; ma osserva ohe sono state sufficienti le leggi vigenti a reprimere' l'azione le dente l'on. Drago. L'on Mussolini R