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i f itreaSms'Hna i f itreaSms'Hna a e i , a a a e o i , e a — Se si volesse e potesse render giustizia, quante medaglie al valore bisognerei), be distribuire alla obliata fanteria, e quante assegnarne ad ogni fante ! Basta un'ora d'inferno carsico per glorificare l'ultimo contadino d'Italia. Ciò che fa del nostro fante il più eroico, il più completo soldato nel mondo, nella difensiva come nella offensiva? Una grande, semplice qualità ignorata dai più: — il fante italiano, nella sua umiltà proletaria, credo, che la sua vita costi meno di quella dogli altri. Ciò è in rapporto diretto con l'eroismo. Tiratene lo conseguenze ! E' uno psicologo sottile. Il suo acume colpisce al cuore parecchi luoghi comuni. — Si credo erroneamente che il soldato francese sia il soldato tipico dell'offensiva. Piuttosto le sue qualità sono difensive. Del resto, Verdun! Ora che incomincia a parlare di guerra la sua voce diventa singolarmente recisa, e il largo pugno batto sul tavolino. Si ode il tac-tac d'un anello energico. Soltanto le pause sonò lunghe, quasi inquietanti. Su ognuna di esse l'idea già espressa vibra ancora con un tremito metallico. Ma attraverso le parole, più che il disegno mentale si profila la figura, la persona del condottiero. Egli è di carne, d'ossa e di pensiero fusi: completo. Non é -l'esecutore di metodi : è l'uomo di guerra come ce lo hanno tramandato le nostre più remote tradizioni. Pensate al suo Scipione, a Cesare letterato e dandy; pensate a Colleoni e pensate quindi a Napoleone, francese d'Italia. Voglio dire che per Caviglia, come del resto per tutti i grandi condottieri, la guerra è un'arte, alla stregua della politica e di tutte le grandi espressioni umane condizionate alla scintilla del genio. In ciò è consistita — nell'epoca del perfezionamenti tecnici, delle conquiste scientifiche ad usum belli, dei gas asfissianti e delle offensive chimiche — la sua originalità e, se meditate un po', la ragione vera della vittoria. — Molli generali, durante la» guerra, si preoccuparono non di vincere il nemico ma di applicare un metodo, o il suo metodo o il loro metodo che fosse. Io invece mi preoccupai soprattutto di vincere il nemico. Ma quest'uomo antimetodico è uno studioso dei metodi altrui. Egli vide quanto vi era di statico e, per cosi dire, di rigidamente corazzato in certe concezioni belliche che imperarono nella prima parte della guerra. — Si credette che, esaurita la preparazione d'artiglieria e il bombardamento calcinante e occupate dalle fanterie le scon volte posizioni nemiche, fina battaglia si potesse dire finita. In verità la battaglia cominciava allora. Infatti se una battaglia si può divi aere in due fasi: quella in cui la statica imposta dal nemico è sconvolta; e quella in cui si inizia la dinamica dell'attaccante con determinate possibilità di manovra, il genio del condottiero non può trovare gli spunti di questa manovra che in questa seconda fase. Tutto il resto è prepararlo ne — accurata, scientifica fin che vogliamo — di materiali da costruzione.- — C'era, durante la grande guerra, il metodo francese e c'era il metodo tedesco. Io preferii la concezione che direi italiana: regolarsi secondo le circostanze, ricavandone quell'elemento di sorpresa che è l'unico fattore decisivo delle battaglie. Può sembrare empirismo. Ma questa concezione italiana consiste invece nel penetrare il metodo dell'avversario, per poi creare, sui suoi difetti, il colpo di sorpresa che dovrà dare la vittoria. Per fare un esempio, lo stratega come il cacciatore deve studiare le abitudini della belva per poterla quindi freddare a bruciapelo, evitandone l'unghiata. Quindi la fantasia, il calcolo, la sensibilità, l'umanità, tutte insomma le qualità del condottiero in gioco! In una parola, il suo genio. E naturalmente il disegno di guerra diventa in questo modo una cosa viva, palpitante. — Un'opera d'arte! Ogni azione, per me, non devo aver legame con altre; ma essere un'opera d'arte a eè... . Qualcuno potrebbe accusare Caviglia di essere un frammentista, un casuale. C'è chi vuole i macchinosi congegni con trasmissioni, cinghioni e altre diavolerie! Alla guerra tutto ciò, che pur sembra straordinariamente solido, si risolve in un sistema precario. Il salto d'uria rotei lina o d'un' dente può compromettere tutto. Per Caviglia la più bella e vera connessione è quella delle vittorie, se è vero che l'unico scopo di guerra è quello antidiluviano se volete — di... battere il nemico. Naturalmente non posso esimermi dal domandargli quali egli considera le sue più belle opere d'arte nella recente guerra : — La battaglia della Bainsizza e quella di Vittorio Veneto. Specialmente la prima, giacché fu, nel mio settore, rapida e completa. Tutti gli obiettivi raggiunti, nel tempo e nel luogo prestabiliti. Nella storia militare quel passaggio dell'Isonzo, rimarrà come un esempio tipico' di passaggio d'un fiume di fronte al nemico. A Vittorio invece la rotta nemica avrebbe potuto essere piena e completa al secondo giorno. (Una vittoria fulminea!). Se non fosse intervenuta la eccezionale piena del Piave. Secondo i calcoli, il fiume non avrebbe potuto' sostenere il proprio ingrossamento oltre il terzo giorno. Invece la piena durò. Ad ogni modo... Penso alle migliaia di cannoni catturati e alle centinaia di migliaia di prigionieri. Caviglia sorride. Ma in tutti questi piani di guerra vittoriosi, cosi semplici in apparenza, c'è il segreto. Altri generali ebbero qualità tecniche o morali; ma nessuno di ossi raggiunse cosi pacatamente e sicuramente la pienezza dei mezzi e quindi la vittoria, che nessuna critica e nessuna considerazione estranea offuscano. Gli è che Caviglia conobbe gli uomini e gli italiani; ma non soltanto conobbe i suui soldati e i soldati, ma li amò. Ebbe sempre in .essi la più profonda fiducia 'e seppe infonderla loro, anche quando ossi ritenevano di averla perduta di fronte a spvccsrNs

Persone citate: Caviglia, Colleoni

Luoghi citati: Italia, Verdun, Vittorio Veneto