nella sua vi

nella sua vi nella sua vi Idue cannoni austriaci, legati per gli affusti come belve per la coda, aprono ancora le loro gole vertiginose in un muto latrato, verso Est o verso Ovest. Prelevati dall'enorme bottino della rotta imperiale, i due pezzi da campagna furono donati dal vincitore di Vittorio Veneto — il generale Caviglia — alla città natale: Fìnalmarina. Ora, frotte multicolori di bagnanti passano chiassando davanti ai duo cimeli. Una blinda è forata da un proiettile, che uccise forse un servente; una predella appare sfondata da un obice. La gente passa oltro senza volgersi. E' molto se un fotograto sentimentale fa scattare l'obiettivo. Che cosa si può pretendere da questa stagione di coleotteri? Ma in fondo, oltre le capanne fragili e gli ombrelloni banali c'è sempre il latrato del mare. Il vincitore vive, in tranquillo ritiro, nella sua villa di Finalmarina. Una cancellata sempre socchiusa, dei palmizi, delle rose rampicanti. Sopra, sull'alta scarpata, di quando in quando, passa il rombo dei « treni azzurri » : i diretti della Riviera. Nulla tradisce la presenza del vincitele dell'ultima grande battaglia europea, fuorché l'energico piglio di due giovani aU pini, che fermano il visitatore per chiedergli dove va. Il generale, quantunque, da uomo taciturno detesti le interviste, mi riceve cordialmente. Era al tavolino e stava lavorandoceli a mezza luce del luogo mi viene incontro la sua imponente statura. Credo ancora di sentire il tintinnio degli speroni. Un attenti. Una stretta di mano. E siamo seduti, guardandoci. Egli parla dallo stesso tavolino dal quale impartì gli ordini per'l'ultima travolgente avanzata. Un caratteristico cranio a casco — passatemi la parola — blindato; occhi azzurri, gravi, in cui l'acume delle pupille mette qualcosa di fèrreo; naso a larga radice; battetti appena grigi; e infina un mento vasto e quadrato: euclidèo. Pare la voce di quest'uomo è cosi lenta e smorzata, da sembrare' pacatamente stanca ed egli ha l'apparenza di un buon agricoltore che esponga, a sera, il bilancio della sua laboriosa raccolta. — MI sono dedicato quasi esclusivamente alla pesca e all'agricoltura. Soltanto di mattina lavoro a questo volume di guerra, che vedrà la luce forse l'anno prossimo. Conosco per averle gustate le famose pesche di Finalmarina. Ma il generale me ne spiega le virtù e le bellezze. MI raccomanda le Californiane, dette Halle, che egli coltiva in un suo podere aggrappato air Appennino.' — Sono di polpa gialla. Spartendole, ella vede il giallo digradare te roteo, fino al vivo rossore del nocciolo. Sono profumate, deliziose; le assicuro! Ma i peechl californiani fruttano per 10 anni Poi ••isteriliscono e hanno la carattaristtea di avvelenare il terreno. n Cincinnato italiano continua ad tare 1 prodotti della sua terra. I vini. Quefc 10 bianco di Vezzi, quello roseo di Cartratta. Ma la sua parola acquista un tono sconosciuto di calda ammirazione, quasi di passione insieme a una squisita acutezza di giudizio davanti a una preEiosa collezione dei ce macchiaiuoli » italiani: Fattori, Sernesi, Boldrini, Borrani, che adomano le pareti. — Ho acquistato questa raccolta, quadro per quadro, in tempi lontani, quando 11 nome di questi mirabili artisti era in Italia, pressoché sconosciuto. E sono lieto di aver contribuito a mettere in valore queste glorie italiane. Ora la collezione rappresenta un inestimabile valore. n dialogo varia. Cerco di spostare la conversazione verso questioni attuali. Caviglia mi parla di Roma e delle guerre puniche I Egli sembra conoscere il Mediterraneo come il palmo della propria mano e l'antica rivalità tra Roma e Cartagine si profila attraverso le sue parole con realistica evidenza, che fa brillare acciai offuscati e accende bronzi patinati dal tempo e dalla retorica. Ma dove egli vede sottile è nella storia militare di questo periodo. Sono noti, del resto, i suoi studi in proposito. — Il più grande generale è, per me, Scipione. Per rapidità d'intuito, per finezza e varietà di gioco strategico, per superiorità morale. E' l'uomo che constrinse Annibale a rifare verso la disfatta la strada che aveva già percorsa vittoriosamente. Scoperse il metodo del grande capitano e gliene oppose uno impreveduto contro cui la concezione d'Annibale venne a spezzarsi. E con quale disinvoltura noncurante Scipione tornò quindi alla vita di pace! Chiedo al generale quali sono i libri del suo tavolino da notte. — Leggo, nell'originale, quel singolare scrittore che è il portoghese Eca de Queiroz. E alterno la lettura con qualche aforisma di Nietsche. i E' un lettore meditativo al quale il libro serve per certi riscontri mentali e intellettuali. Egli cioè confronta, precisa e afflila alla cote dell'altrui pensiero la propria somma d'esperienza. Davanti a lui è posato un grosso tagliacarte nero a intarsi esotici d'avorio: —.elefanti, pagode, motivi arricciati e cornuti d'Estremo Oriente. La conversazione verte. — Già: fui addetto militare durante la guerra russo-giapponese e seguii l'armata del generale Kuroki... Fu la mia prima guerra. Vasta esperienza in giro d'anni relativamente breve. Egli è passato attraverso le Armi, le specialità, gli uomini e le cose. Proveniente dall'artiglieria, ha comandato le fanterie; ha gettato l'occhio scaltrito di ligure fino nei congegni bellici, penetrandone i segreti. Ma non gli è bastato: voleva conoscere gli uomini. Gli occorreva il contatto con la fangosa, brulicante, . eroica fanteria. Mentre parìa dei fanti e tìel Carso quest'uomo di guerra nroveniente dall'Arma intellettuale e aristocratica ha un tremito, di -commozione nella zbtdcftn f -' :■' y

Persone citate: Boldrini, Borrani, Caviglia, Fattori, Queiroz, Sernesi, Vezzi

Luoghi citati: Carso, Estremo Oriente, Italia, Roma, Vittorio Veneto