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Tra operaie - Due ladruncoli { P Tra operaie - Due ladruncoli { P p{Tribunale Penale di Torino) Amalia Gribaudo, di &6 anni' da Milano, ara impiegata come operaia presso gli stabilimenti della « Viscosa » a Vcnaria Reale. Il 24 giugno scorso essa fu affrontata da-due giovani compagne da lavoro, tali Maria Di Barbaro e Maria Magrini, nei locali del dòrmitorio, e richiesta di restituire somme che aveva avuto in custodia. La Gribaudo rispose arrogantemente alla richiesta, negando di avere avuto alcunché in consegna. Ma. le altre insistettero e ne derivò una baruffa che indusse il custode dello stabilimento, Antonio Marino, ad intervenire. Intese le ragioni dell'una e delle altre, il Marino si convinse che la Gribaudo doveva avere giocato qualche brutto tiro alle compagne e la invitò a seguirlo alla vicina caserma dei carabinieri. La donna allora si fece remissiva e mutò tono: ammise di avere ricevuto 1800 lire dalla Di Barbaro e 2S0 lire dalla Magrini, perche li custodisse, ma fece intendere che le somme le erano state rubate dal gabinetto dove le aveva nascoste. Era pronta comunque a rimborsare tutto: ratealmente, ad un tanto al mese, falcidiando la propria paga. 11 Ma-Ino la portò dai carabinieri che la dichiararono in arresto. L'istruttoria seguita assodò che la Gribaudo aveva circuito le due giovani compngne, assicurando che era affezionata a loro quanto una madre. Per questo si preoccupava della loro sorto e le consigliava a consegnarle i risparmi e gli oggetti di valore che detenevano: i furti nel dormitorio — diceva — sono così frequenti! Fidatevi di me, aggiungeva: 10 custodirò i vostri risparmi nel gabinetto dove lavoro, e nel quale non può entrare alcuno al di fuori di me. Sarete più sicure che se li aveste depositati alle banche. — Le due ragazze 6i fidarono: la Di Rarbaro dopo avere consegnato all'anziana collega un braccialetto d'oro e 300 lire di risparmi, le versò settimanalmente, per lungo tempo, quanto economizzava: la Magrini la imitò * consegnò 280 lire. Ma come abbiamo detto, non riebbero più niente. ' La Gribaudo, accusata di truffa, 6i è difesa, anche ieri davanti ai giudici, narrando che qualcuno penetrò nello stanzino dove erano nascesti i risparmi delle compagne, insieme a suoi oggetti personali, e si impadronì di tutto. Disse che quando si accorse del furto ne parlò sollecitamente colla capo reparto « Ninin »: ma contro gli ignoti ladri non si procedette. Queste difese però non apparirono suffragate dalle testimonianze: addosso all'accusata furono bensì trovati pochi centesimi, ma, tra le materasse del suo letto, fu rinvenuto il braccialetto della Di Barbaro, che essa, pochi «riorni prima dell'arresto aveva offerto in pegno per ottenere un iinpresi-to. Il Tribunale la ritenne colpevole e la condannò a 2 anni. 4 .mesi di reclusione e 700 lire di multa condonata. Non la esento però dall'obbligo della rifusione dei danni alle due compagne. h pDifesa avv. Del Vecchio. *** Tra il nugolo dei ladruncoli tradotti ieri in Tribunale per essere giudicati, si trovarono .due tipi intraprendenti di giovani borseggiatori: Marcello Mainerò ed Elisio Ratti, entrambi ventenni. Costoro operavano alla Barriera di Milano, in piazza Emanuele Filiberto, nei giorni festivi, quando la folla si accalca attorno ai ciurmadori che predicono il destino o fanno, con la sveltezza che li contraddistingue, il vecchio giuoco dei bussolotti. Tra questa folla, domenica scorsa, si trovava l'operaio Giuseppe Tarantini, che, ad un dato momento, si avvide di avere smarrito una penna stilografica che aveva nel taschino della giacca, in realtà la penna gli era stata rubata, ma egli non se ne era accorto : stava ricercandola per terra quando due giovani operai che gli stavano dappresso, lo avvertirono che la sparizione della penna era dovuta all'abilità di una giovane coppia di ladri. 11 derubato e gli altri si posero alla ricerca dei borseggiatori, e raggiuntili li affidarono ad una guardia municipale che li tradusse in sezione. I due negarono di avere fatto il piccolo colpo, ed il risultato della perquisizione operata sulle loro persone stava per confortare questa loro tesi difensiva, quando l'agente scorse dietro la stufa, ben sei penne stilografiche che i giovani ladruncoli, non visti, avevano colà buttato, nell'intento di crearsi un alibi. Ma con questa constatazione venne fuori anche dell'altro: la coppia dei ladruncoli era stata minutamente osservata, già la domenica precedente, dai due operai che provocarono poi il suo arresto. Ad uno dì essi, tale Francesco Cappa, avevano tentato di carpire la catena dell'orologio: non ci riuscirono perchè il Cappa fu lesto a parare il colpo, ma riuscirono poi a svignarsela. Il Cappa però, ed il suo compagno, giurarono vendetta e ritornati la domenica appresso nella stessa località incontrarono nuovamente la coppia, sorprendendola mentre operava. I due ladruncoli vennero accusati del furto e del tentato furto: il Ratti, non nuovo alle aule giudiziarie, si difese abilmente dalla doppia accusa. L'altro, il Mantero, rivendicò a sè 11 furto della penna, scagionando il compagno. — La penna l'ho presa io. Sono io il colpevole. Ma l'orologio non sarei stato capace di prenderlo"^ II Tribunale ha condannato il Mantero a 3 mesi e 22 giorni di reclusione — condonati un mese e 15 giorni — il Ratti a 3 mesi e 15 giorni. Pres. : cav. Carrara; P. M. : cav. Bellono ; Difesa: avv. Paola e Aldrovandi; Cancelliere: Beggiato. Una condanna all'ergastolo per l'assassinio di Mosciano Firenze, 4, notte. Si era iniziato da alcuni giorni innanzi alla Corte di Assise il processo per l'assassinio di certo Virgilio Tucci, assassinio avvenuto anni fa nei pressi di Mosciano. Il poveretto venne ucciso da un colpo di rivoltella lungo la strada, mentre faceva ritorno alla propria abitazione. Le indagini furono lunghe e minuziose, ma il delitto rimase avvolto nel mistero. Dopo alcuni arresti non mantenuti, l'istruttoria venne riaperta e si procedette alla incarcerazione di certi Enrico Bani, Dante Rosi, Angelino Minchioni, Giulia Minchioni ed Ernesto Bani sotto l'accusa di assassinio e di correità in assassinio del Tucci, il quale sarebbe stato ucciso per errore di persona. L'uccisione sarebbe avvenuta per rivalità di donne. Durante il dibattimento però questa ipotesi è stata messa da parte ed ha proso consistenza, quella dell'assassinio commosso a scopo di furto. Infatti presso l'imputato Enrico Bani fu rinvenuta, all'atto dell'arresto, una bicicletta di proprietà dell'ucciso. La responsabilità dell'Enrico Bani, attraverso le testimonianze, è emersa e nonostante che egli si sia mantenuto completamente negativo, dopo il verdetto dei giurati che hanno affermato la di lui responsabilità, il presidente lo ha condannato alia pena dell'ergastolo. Gli altri imputati sono stati tutti assolti. Il processo contro l'on. Imperati Napoli, 4, notte. Per il giorno 6 6 fissato innanzi alla Corte ordinaria d'Assise la causa- a carico dell'on. Alfonso Imperati, accusato di omicidio volontario nella -persona dell assessore comunale Cosenza di Castellammare di Stabia. L'ornici, dio fu originato da violenti attriti politici esistenti fra i dirigenti del fascismo locale e l'on. Imperati, fascista dissidente. Il difensore dell'imputato, on. Cerabona, ha chiesto il rinvio della nuova causa con una istanza motivata principalmente dalla volontà, da parto dell'Imperati che attualmente è latitante, di costituirsi per un giudizio pieno c coni, pleto. Con le prove che potrà fornire l'on. Imperati, la causa inotrà essere vista nella sua vera luce, ciò che in un giudizio contumaciale è impossibile essendo per legge vietata la presentazione di prove a discarico. Se il presidente accoglierà l'istanza della difesa, la causa potrà trattarsi nel novembre prossimo. Diversamente il giudizio sarà fatto in contumacia. La causa tra esercenti e Comune di Novi La prima sentenza cassata Novi Ligure, 4, notte. La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza del Pretore di qui, con cui mesi sono condannava a multa e spese circa 200 esercenti novesì rei di avere attuata per tre giorni la serrata dei negozi come atto di protesta verso il Comune di Novi Ligure par inasprimenti daziari. Il processo fu assai clamoroso ed aveva dato luogo a dibattiti assai iriter essenti.

Luoghi citati: Castellammare Di Stabia, Comune Di Novi, Comune Di Novi Ligure, Cosenza, Firenze, Milano, Napoli, Novi Ligure, Torino