Siofnali e riviste

Siofnali e riviste Siofnali e riviste Sempre interessante una visita a Saluzzo. Un collaboratore del Resto del Carlino si dichiara contentissimo d'aver trascorso qualche ora fra le mrrnorle dell'antica città. Egli descrive fra l'altro casa Cavassa, notevole costruzione del secolo XV, comperata nel 18S5 dal marchese Tapparelli d'Azeglio, che dopo di averla restaurata e abbellita di numerose opere, ne fece dono alla città di Saluzzo. Qui sono raccolto le reliquie del martire dello Spielberg; alcune sono state inviate poco tempo fa, come un fascio di lettere del Pellico al genitori; al Comitato di Bruo 'per il Museo dei patriotti italiani morti nella fortezza dello Spielberg e che verrà Inaugurato il 27 settembre. Sotto le volte colorate del sogno antico, rasente le pareti gemmate da niorlajrlioni consunti dai secoli, passo tra le salo: duella della Giustizia, dove il Vicario Generale Cavassa, pronunciava le sentenze, quella del Trono, detta anche rll Margherita di Foix, per giungere alla sala delle dodici Sibille. In un angolo il quadrato, pesante letto, ove dormi Carlo Emanuele f, la biblioteca Bodoniana, magnifica mostra di volumi puliti e ordinati con cura. Ed ecco in una vetrina i cimeli Pcilichiani : gli occhiali, una sfiniscila tabacchiera, alcune carte rose dal giallo-avorio, un cofanetto di velluto azzurro; dentro una ciocca di capelli casirtno-doiati, non tutti, però, poiché alcuni fili sono screziati di bianco. Lontana reliquia cho una nintosa mano tolse dal letto di morte, dal capo immoto, sul quale un giorno si era addensata la bufera, che tardò a scemarsi anche dopo la liberazione del morituro dello Spielberg, Una piccola vecchia Bibbia, il manoscritto della Franoesca da Rimini, vergato dalla calligrafia minuta, chiarissima, tranquilla del Pellico, con le annotazioni del Foscolo. Sotto al vetro un po' polveroso della bacheca appaiono sbiaditi, alcuni fogli di carta grigiastra, quasi plumbea, la ruvida carta data di straforo dal buon vedilo Schiller ai prigionieri, talvolta in buona compagnia con la pagnotta all'affamalo Maroncellì. Poiché la era senza colla, Maroncelli per scrivervi sopra la immergeva nell'acqua, ove aveva fatto sciogliere un po' di mollica di pane, poi la lucidava e la passava a don Fortini, dalle forti braccia, che la strofinava con il cucchiaio di legno. Con questo procedimento la carta rimaneva adatta alla scrittura. Quei pochi fogli contengono brani di memorie del Pellico, continuato a Torino in aggiunta alle Mie Prir/lùni. ma non portate a termine, perché come scrisse una volta al Maroncelli « potevano dispiacere agli uni ed agli altri ». Dante ebbe un figlio poco noto, olire i notissimi Jacopo e Pietro. Si chiamò Giovanni. La scoperta di un documento notarile lucchese del 21 ottobre 1308, ove appare un testimone col nome Johfinnc fllio Dantis Alagheril de Florcntia (quantunque lo scopritore, l'egregio profossore Luiso, Io pubblicasse contornandolo di molte caute riflessioni) aveva messo tempo fa il campo a rumore. Se la maraviglia che nasce dalla differenza tra la perfetta oscurità di codesto Giovanni e la molteplice notorietà di Jacopo e di Pietro Alighieri, può facilmente attutirsi col considerare che egli potè soggiacere ad una morte molto precoce, ben altrimenti però diede da pensare il fatto, che, richiedendosi (cosi almeno si credeva) l'età di didott'anni per poter fare da testimone, e d'altra parte ritenendosi generalmente che il matrimonio di Dante avvenisse al più presto dopo il 1201, il figliuolo finora incognito, posto pure ch'ei fosse il primogenito, non avrebbe mai fatto in tempo ari aver diciott'anni nel 1308. Si affacciò quindi — nota la Nuova Antologia — subito il sospetto: che sia stato un figlio naturale? Allora, dicono, tali figli spesseggiavano, perfin Pietro di Dante n'ebbe uno che si chiamò senz'altro Bernardo degli Alighieri. Ma Augusto Mancini ha potuto sfatare, con lina prova storica, questa leggenda. Giacché stando ai formulari notarili del medioevo, a,far da testimone era sufficiente non essere impubes, ossia non aver meno dei quattordici anni. Basta dunque che non più tardi del 1294, o qualche mese od anno prima, madonna Gemma, moglie di Dante, abbia dato in luce un Giovanni. A proposito, poi, del matrimonio di Dante il Boccacdo narra che dopo la morte di Beatrice il poeta fu inconsolabile, disperato, tutto lacrime; e dipoi, benché rassegnatosi, si èra però insalvatichito anche fisicamente, e rimaneva chiuso ad ogni svago ; ma i parenti alla fine per farlo passare dal dolore all'allegrezza « ragionarono insieme di volergli dar moglie », e « dopo lunga tenzone » vi riuscirono. Non si deve credere « cecamente » ai Boccaccio, e sta bene; ma gli si può credere oculatamente. Egli scriveva forse poco pili che una sessantina d'anni dopo il fatto, ma potè attingere a tradizioni e testimonianze, anche parecchi anni prima che si mettesse a scriverne. *** I pinguini sono uccelli in frak; e per la loro posizione eretta tali da essere scambiati per veri... camerieri. I primi olandesi giunti allo stretto di Magellano nel 1598 11 credettero dapprima uomini pigmei: avvicinatisi, li battezzarono «pinguini», perchè assai «pingui», con voce latina. Anche oggi gli olandesi continuano a chiamarli con un nome che esalta la loro grassezza: «vetgans» cioè: «oca grassa». Però, più assai che ad oche, somigliano ad esseri umani. Sì: i pinguini — nota Noi e il Mondo — hanno la cortese abitudine di salutarsi l'uri l'altro con un profondo inchino e si salutano non solo fra loro, ma riveriscono anche i pinguini di altre razze — come i pinguini Adelie, i «Royal penguins», i «King penguins» e gli «Emperor penguins» — e persino le foche e i rari" esseri umani in cui si imbattono. Qualche viaggiatore polare, dinanzi a cosi amabili espressioni di cortesia si credette in dovere di togliersi anch'egli rispettosamente il cappello. La capitale del regno dei Pinguini è a metà strada fra l'Australia e il continente Antartico. La solitaria isola Macquarie che sorge rocciosa in quei paraggi, dalle profondità del Pacifico, può infatti considerarsi la regione più popolata di pinguini: lì è una vera Pinguinòpoli che ha abitanti pennuti più numerosi di quelli che siano gli abitanti di Milano. Il capitano Frank Hurley, che ha compiute numerose e. splorazioni antartiche calcola che il più importante raggruppamento di ' Macquarie Island comprenda non meno di un milione e mezzo di... si sarebbe tentati di dire « anime » Se i pinguini non ne hanno una, essi hanno certo qualcosa cho ha parentela con l'anima umana. Forse essa fu fabbricata con i residui dell'anima umana. Forse anche con residui migliori che il resto. Hanno, infatti, un carattere veramente ammirevole, tanto che una città di un milione e mezzo di pinguini si governa con più facilità che non un nostro capoluogo di provincia. E senza prefetto ! *"* Allegre vendette di pittori I II pittore scenografo portoghese José Utreras aveva sposato una cantante, Eugenia. Un bel giorno arrivò un vecchio compagno di teatro di Eugenia, il quale, triste, deluso e povero di voce e di denaro, chiese ed ottenne dal buon José prima qualche soccorso, poi addirittura l'alloggio. Ma ben presto José sospettò di uua intesa fra Eugenia e il compagno d'arte, senza riuscire ad avere uessuna prova precisa Allora pensò di scomparire. Sulle riva del Tago sì ritrovarono la giacca, il cappello e le écarpe del pittore: dunque si era annegato ! La vedo /a si vestì a lutto e dopo qualche tempo volle trovarsi un compagno legittimo, e se lo trovò naturalmente nella persona del cantante sfiatato e sospettato. II 20 gennaio 1907 la coppia beata si presentava dal sindaco, seguita da testimoni. Ma alla prima domanda rivolta allo sposo dall'ufficiale 'H Stato ci'ile, una voce terribile dal fondo della sala gridò : < U marito di quella donna sono iol», e tutti riconobbero José Utreras. La donna allora svenne, 11 fidanzato cadde sopra una sedia. José se ne tornò via e non se ne ebbero più notizie I Un altro — un pittore parigino di veiturè — certo Henry Muchet, scoperta, nel giugno 1905, l'infedeltà deila sua compagna, la « vendeuse » Jeanne Auroy, si vendicò bizzarramente così: aspettò ebe la giovane tornasse a casa, si spogliasse e si addormentasse; poi l'Imbavagliò, la legò al letto, prese uno dei suoi pennelli e con un bel rosso cinabro scrisse molte volte eu tutto il corpo della Infedele una parola che riassumeva crudelmente il suo giudizio morale sulla condotta di lei Infine depose la Auroy :n mezzo alla strada, abbandonandola alla curiosità dei passanti e dei lettori! Cosi YOra: I

Luoghi citati: Australia, Milano, Rimini, Saluzzo, Torino