Un discorso del ministro guardasigilli a Roma e la lotta politica a Palermo

Un discorso del ministro guardasigilli a Roma e la lotta politica a Palermo Un discorso del ministro guardasigilli a Roma e la lotta politica a Palermo Roma, 31, notte. E' stato offerto ieri séra a Roma, dalla sezione del fascio romano del rione Monti, un banchetto al ministro della Giustizia, on. Rocco, per offrirgli la tessera aurea di quella sezione. Il ministro ha pronunciato un discorso di notevole importanza politica del quale L'Epoca dà il seguente testo : Dal manganello alla legislazione fascista « Commilitoni di tutte le battaglie, che abbiamo combattuto e combatteremo ancora, io vi porgo il mio saluto ed il mio ringraziamento. Questa tessera aurea, che mi offrite, è il dono più gradito al mio cuore perchè esso, è il simbolo della fede cui ho dedicato e dedicherò sempre tutta la mia vita. Infatti, voi sapete che io considero la mia persona come strumento di una grande idea qu3le è Quella intesa a dare forza e prestigio alla nostra bella, possente Italia. Voi mi rivedete al mio posto che ho sempre tenuto con fermezza di carattere e di'coscienza. Sono oggi come ero ieri. Sono ministro ma fascista e non potrei essere che questo. Ora un gravo compito pesa sulle nostre spalle. Siamo in periodo di realizzazione di quello* Stato cui sono stati sempre tesi e intesi 1 nostri sforzi, le nostre costanti aspirazioni: Stato nazionale cioè contro lo Stato agnostico di ieri, contro il non Stato dei nostri avversari che avevano portato al dissolvimento gli istituti fondamentali dell'organismo statale. « Ma non siamo che al preludio. Non abbiamo che disegni di legge approvati da un solo ramo del Parlamento e però, come vi dicevo, la battaglia continua e dovrà continuare fino alla vittoria. Non temiamo le insidio nè le armi degli oppositori. Essi sono ciechi in- buona o mala fede, in ogni modo, questo è certo che noi siamo nella verità, mentre essi sono nell'errore. E' per questo che non possiamo accettare transazioni e compromessi perchè non vi è transazione possibile fra la verità e l'errore. Abbiamo dunque bisogno di procedere all'applicazione delle leggi fasciste senza di che tutto il nostro appassionato movimento che gronda di lagrime e di sangue nostro diventerebbe sterile e non lascierebbe la sua profonda orma nella storia e nello spirito degli italiani. Con ciò non rinnego e non ripudio nessuna manifestazione del nostro grandioso movimento. Mi piace anzi salutare, anche nell'attuale mio ufficio di grande responsabilità, il vecchio ed eroico squadrismo. Se non ci fosse stata l'azione violenta delle camicie nere non potremmo certamente oggi procedere alla restaurazione della nostra adorata patria. Oggi però occorre trasformare l'azione violenta nell'intelligente propaganda. Il Governo provvede e prowederà a ridurre all'impotenza i nemici della nazione. «Statene certi, o commilitoni carissimi: quando la legislazione fascista avrà rinnovato lo Stato italiano, gli spodestati di ieri e gli avversari di tutte le risme rimpiangeranno l'epoca del manganello. Questo dunque chiediamo a voi : che lasciate al Governo l'azione e lo confortiate col vostro consenso e con la vostra propaganda attiva, quotidiana, instancabile. Cosi noi, nel nostro posto di responsabilità, voi, nella vostra opera collaboratrice rli diffusione dell'ideale nazionale e di educazione nazionale del popolo, tutto sacrificheremo e tutto oseremo non per noi, non ner il nostro partito, ma per l'Italia madre nostra amorosa, generatrice infaticabile della nostra razza imperitura che tanti preclari segni di gloria e potenza ha lasciato e lascerà nel mondo ». E nell'editoriale dell'Epoca, che riproduce il discorso Rocco, si legge : « La pace fra il fascismo e i suoi avversari è impossibile. Il fascismo deve tendere con tutte le sue forze verso la riforma dello Stato per poter dare esempio di sè all'Europa, la quale si dibatte nella crisi istituzionale e democratica. Aver paura di una lotta senza quartiere vorrebbe dire sanzionare la minorità politica dell'Italia e togliere a noi la possibilità di valutare esattamente le debolezze e le coinè dell'antico regime, che si rivelarono meglio nella lotta, come di un esercito si appalesano 1 meriti e le manehevolezze nella battaglia. La logica della nostra rivoluziona c'Impone di essere intransigenti innanzi al liberalismo e ai suoi uomini. Nessuna concessione nella sostanza dal fascismo deve essere fatta a quel nostri diretti avversari, o alla sopravvissuta loro mentalità nelle nostre file ». I discorsi fascisti a Palermo Le notizie che giungono da Palermo al Giornale d'Italia segnalano l'intensificazione della battaglia elettorale. La corrispondenza prosegue : ■ Palermo in ogni ordine di cittadini partecipa alla lotta eon passione e con fede. La importanza politica — e. più che politica, morale — della battaglia, è ormai palese ed ha convinto anche i timidi e gli incerti ad uscire dalla perplessità ed assumerà, un posto nella lotta. E' caratteristico il fatto che alcune nobili famiglie palermitane, che avevano cercato, prò bono pacis, di starsene alla finestra e seguire dall'alto le fasi della battaglia, hanno dovuto, per necessità di cose, scendere anch'esse in campo e scegliersi un posto nell'una o nell'altra parte. E' un segno dei tempi, e da solo serve a smentire quanti avevano baldanzosamente affermato che le idea- lità liberali e democratiche non erano più capaci di smuovere e commuovere il popolo Italiano. I comizi si seguono ininterrottamente. I fascisti, disponendo di mezzi formidabili forniti dal Governo e dal partito, fanno sfoggio di ogni genere di propaganda. L'arrivo dell'on. Gray è stato sbandierato come un grosso evento e iersera il messo dell'on. Farinacci parlò ai palermitani insieme all'on. Yung. La polemica fascista, nei due discorsi di iersera, riprese i soliti motivi. Da una parte, l'on. Yung fece l'apologia dell'opera del Governo per il Mezzogiorno e la Sicilia; dall'altra l'on. Gray tuonò contro le responsabili, tà del dopo-guerra e contro la coalizione che, sotto la bandiera liberale, ha raccolto tutti i partiti costituzionali dell'antifascismo. L'on. Gray tirò sassi in piccionaia, perchè erano proprio attorno a lui gli esponenti palermitani del nittismo e della demagogia piazzatola, che cercò di svalutare la vittoria. Inoltre, l'on. Gray affermò .che nel programma del. l'on. Orlando vi è poco posto per la patria, essendo stata messa al primo piano la rivendicazione della libertà. Questa peregrina trovata del deputato fascista ha suscitato un po' di buon umore. Chi mai qui avrebbe osato mettere in dubbio il patriottismo di uomini come gli on. Orlando, Di Scalea e Di Trabia T Eppure, l'on. Gray, mésso speciale dell'on. Farinacci, ha avuto il coraggio di fare questa singolare scoperta ». Il Popolo d'Italia pubblica una intervista del suo inviato a Palermo con l'on. Cucco, il quale ha dichiarato che a la uniformità d'intenti e di programmi non è intaccata dal fatto che accanto ai compagni di fede figurino 21 nomi di fiancheggiatori nella lista fascista, la quale rappresenta, nel suo complesso, un poderoso schieramento di forze del fascismo palermitano, il quale accoglie 30 professori di Università, 25 liberi docenti, 25 ufficiali generali in congedo ». L'on. Cucco ha anche detto che « gli avversari hanno già la sensazione di avere perduto ». Il corrispondente del Popolo d'Italia riferisce pure, a favore della lista fascista, una dichiarazione del comm. Ignazio Florio, « fascista all'indomani del delitto Matteotti ». A un redattore dell'Epoca, l'ex-ministro Corbirio ha dichiarato di non avere affatto aderito all'Unione palermitana e di non sapere per quale ragione il manifesto porti il suo nome. Ha aggiunto che per ovvie ragioni personali egli intende rimanere appartato, dalla lotta politica che si svolge a Palermo per le elezioni di domenica. Ha detto pure di avere telegrafato all'on. Orlando, pregandolo di toglierlo dai firmatari del manifesto. Quanto al risultati della lotta, La Tribuna ha da Palermo : « Non è il caso di fare previsioni, perchè se oggi se ne potesse fare una, questa sarebbe naturalmente non favorevole per la lista nazionale. A Roma e altrove non si può avere l'idea di quello che è stato l'entusiasmo travolgente che in certi momenti ha seguito Vittorio Emanuele Orlando. Evidentemente, 1 sostenitori della lista nazionale non avevano calcolato di dover lottare contro il simbolo Orlando. Oggi, soltanto oggi, Vittorio Emanuele Orlando e i palermitani si sono veramente conosciuti e compresi ». Un telegramma I giornali fascisti continuano ad attaccare violentemente l'on. Orlando. Poiché ieri Luigi Lodi ebbe a ricordare nel Giornale d'Italia alcuni episodi del Ministero Orlando, stasera II Popolo d'Italia si lancia al contrattacco e comincia col dire che l'on. Orlando « offriva alla nazione, in luogo di energia e di volontà, retorica e rilassatezza ». Quindi aggiunge che « l'on. Orlando aveva un Gabinetto dove regnava il disfattismo », e ricorda un'adunanza di senatori e deputati, tenutasi a Milano nel 1917, dove i parlamentari convenuti si impegnarono ad obbligare l'on. Orlando a mutare rotta. A tale proposito narra che, avendo qualche parlamentare cercato di uscire, fu respinto, con randello alla mano, dal prof. Belluzzo, oggi,ministro. Più oltre il, giornale scrive che « inutilmente il generale Cadorna tempestava dal fronte, perchè l'on. Orlando mantenesse la resistenza del paese », ed a tale proposito dichiara che « l'on. Orlando rischiò semplicemente di farci perdere la guerra: civilmente e socialmente egli è un insensibile; egli è amante di libertà costituzionale, che è la sua lue, il suo occhio, la sua cocaina ». Infine, si legge nell'articolo che la colpa di Caporetto non è di Cadorna, ma di Orlando. E' Von. Orlando che non provvide; pagò Cadorna ehe aveva provveduto. E più oltre : « Orlando fu conservato, per forza di cose, dopo la sconfitta, perchè potesse addottrinare lo future generazioni del suo diritto costituzionale e della sua pestifera libertà. Perciò fu conservato a produrre nuovi disastri, e questo dopo la resurrezione del Piave ed il trionfo di Vittorio Veneto, a Versailles ». Il Giornale d'Italia — nella sua edizione meridiana — a proposito dell'intervento del presidente del Consiglio nella polemica con l'on. Orlando (intervento che ai è rilevato dal discorso di ieri agli agrari fascisti), scrive: « La frecciata contro l'on. Orlando è evidente; ma gli amici di' questi contrappongono a tale giavellotto un documento, pure dell'on. Mussolini, ed è il telegramma che il presidente del Consiglio mandò al sindaco di Partinico per associarsi alle onoranze all'on. Orlando. In questo telegramma l'onorevole Mussolini diceva: « Aderisco cordialmente alle onoranze -che < questo nobile paese tributa a S. E. Or« landò, cui nome e attività sono collegati ai « nomi gloriosi del Piave e di Vittorio Ve« neto ». Il discorso Mussolini agli agrari Inoltre II Giornale d'Italia rileva il grande significato nazionale delle elezioni palermitane, e passando quindi al discorso di ieri dell'on. Mussolini, ammette che avranno anche grande valore le libertà elencate dal presidente del Consiglio — quali quelle di lavorare, di possedere, di circolare,, ecc. — ma il giornale replica che il maggiore fatto compiuto dall'Evo Medio è costituito dalla proclamazione di altre libertà, quali quelle del pensiero, di riunione, di associazione, e cita il Piemonte che prima del '59 era la sola regione italiana all'altezza delle nazioni occidentali: « Ma il Piemonte aveva camminato celermente avanti, dappoiché aveva ottenuto lo Statuto. Nelle libertà, infatti, è la forza suscitatrice di tutte le energie benefiche. Si dice: ma sono energie individuali, che rimangono senza guida e senza freno, quindi lo Stato rimane fatalmente debole. Ed è falso. Il regime liberale presuppone tutta una serie di armonie, che allo Stato appunto chiedono una direzione vigilante e sempre superiore. Se vi furono pure fra noi Governi inconsapevolmente e perniciosamente inferiori all'altissimo ufficio loro, la colpa fu del governanti e non del regime; questo, anzi, derivava o deve derivare la maggiore autorità dal sentirsi il supremo custode delle leggi applicate egualmente a tutti. Sostituire alle leggi le improvvisazioni della propria volontà,, equivale arrecare la peggiore debolezza allo Stato, poiché scema la fiducia delle popolazioni In quella custodia della giustizia inalterabile, che è proprio il primo dei suoi doveri e il fondamento della sua autorità intangibile ». Tornando, nella conclusione, alle elezioni palermitane, il giornale liberale scrive-. « Quello che nella grande città siciliana si combatte domenica è un contrasto essenzialmente, civilmente politico. I palermitani hanno da rispondere se essi conservano o no quella fede per cui i loro maggiori, più di un secolo fa, reclamarono e imposero quella costituzione che da loro era considerata suprema tutela, di giustizia e di ordine ideale e materiale ». A sua volta La Tribuna, raffrontando il discorso di ieri dell'on. Mussolini agli agricoltori con quello dell'on. Orlando a Palermo, torna ancora sulla politica fascista : » Sembra in realtà che non ci sia proporzione fra le reazioni ehe sono create nella stampa e nell'azione politica dalle parole, per esempio, dell'on. Farinacci e dalle violenze isolate che ne conseguono nel paese, e l'opera svolta dal fascismo nei riguardi del lavoro e dal Governo nell'assestamento generale. Ma c'è reazione e reazione. Chi la.provoca può essere in mala fede, ma può essere anche animato soltanto dal desiderio di far evitare le violenze e dal senso realistico che esse producono, sullo svolgimento della vita materiale del paese, una influenza deleteria, ostacolando la collaborazione, Cosciente o no, che il paese dà all'opera del suo governo, che si farebbe molto più volonterosa e più ardente, oseremmo dire entusiastica, se il Governo considerasse tutti i cittadini per l'opera che svolgono nell'interesse generale, e non per la fede che professano. Il paese si sentirebbe infinitamente più torte dall'unione di tutti gli spiriti, che non dalla materiale forza allineata nei ranghi ». . Taluni giornali fascisti si sono compiaciuti di riprodurre un passo di un discorso elettorale pronunciato nel 1919 dall'on. Amendola, passo che conteneva un giudizio su tutto il corso degli avvenimenti successivi all'armistizio. Ora II Mondo risponde che questi precedenti non possono crea, re alcun equivoco, e soggiunge: «-Essi non impediscono neppure in alcun modo, all'on. Orlando e all'.on. Amendola di trovarsi oggi fervidamente concordi n*lla rivendicazione della libertà italiane, cosi come a Caporetto si trovarono afl'unissono, eon l'intelletto e coi cuore, Mi pensiero e nella volontà della difesa della patria e del raggiuagimeato delle finalità della guerra. Ecco perchè il tentativo di chiedo^, proprio all'on. Amendola qualche bel colpo contro fon. Orlando, mentre egli parla a Palermo di libertà è vano ed è altresì-alquanto ridicolo, sovrattutto da -jiaìrte di chi pan. Ha yal.aal. tato e non esiterà mai un