Da Palermo a Roma

Da Palermo a Roma Da Palermo a Roma Le tre vertenze del prefetto Badeirex-ministro Di Cesari» e del rale amministrativa non sarà ost Roma. 2-4, notte Supli incidenti tra il prefetto di Palermo e gli on. Di Cesarò, Di Trabia e Di Scalea, La Tribuna riceve da Palermo : e L'impressione suscitata nella citi art manza dagli incidenti avvenuti alla Prefettura tra gli on. Di Trabia, Di Scalea, IM Cesarò ed il Prefetto, e dalla sfida che ne è seguita, è Btata grandissima. Il sequestro dell'Ora di Palermo, che recava in poche parole l'inciifcnte, ha acuito in modo straordinario la curiosità del pubblico. Ecco intanto le fasi delle tre vertenze. '« Il principe on. Di Trabia ba inviato ierscra l'on. M Salvia ed il comm. Knrico Pagano a chiedere spiegazioni al prefetto comm. Barbieri, il quale ai due gentiluomini ba fatto le più ampie scuse, esternando il suo rammarico per l'incidente svoltosi nei confronti ■dell'on. Di Trabia. Questa vertenza sembra cosi appianata. « Di più difficile composizione si presentano le altre due vertenze : quella coll'on. Giovanni Di Cesarò e l'altra col sen. Di Scalea. Con entrambi il prefetto ha scambiato parole e non soltanto parole vivaci. L'on. Di Cesavo ha inviato il suo cartello di sfida a mezzo del Duea di Pietratagliata e dell'avv. Rocco Perez, mentre il senatore Di Scalea ha inviato l'aw. Ceritto e l'ing. Bevacqua. Il prefetto prese visione dei due cartelli di sfida iersera a tarda ora, rientrando a Palazzo Reale. Ma sino'aU'ora in cui telefono, ore 16, nessuna risposta ha dato ai quattro gentiluomini. Intanto per iersera era stata organizzata una dimostrazione ostile contro il principe Di Trabia: La polizia, avvertita, ba provveduto ad inviare a palazzo Puteri un grande numero di agenti e di carabinieri coll'ordino di impedire a qualunque costo qualsiasi manifestazione contro il principe Di Trabia. Naturalmente queste rigorose misure hanno fatto abortire qualsiasi tentativo ». I "veti,, smentiti La stessa Tribuna, rilevando che «li incidenti tra il prefetto ed i tre uomini politici furono dovuti ad un passo compiuto da questi ultimi per ottenere la revoca di alcuni veti opposti per l'imminente lotta elettorale amministrativa, scrive: « Questi « veti » sono oggi nettamente smentiti. Il Governo dichiara che la lotta si svolgerà con tutto le possibilità di discussione e di contraddittorio, che sono richieste per la libera espressione della volontà popolare. L'on. Pietro Di Scalea, ministro delle Coloaie e capo della lista ministeriale, è partito oggi stesso per Palermo a garantire personalmente di tutto questo. La lotta avrà di conseguenza un interesse tutto particolare e si svolgerà nello forme di legge, e permetterà al Governo od al partito fascista di rispondere coi fatti alle affermazioni diffuse che queste lotte comunali non avvengono in forma normale; non solo, ma, quello che accade a Palermo servirà di norma per le elezioni che si dovranno presto succedere nel resto d'Italia, dove, non soltanto le popolazioni sono desiderose di ritornare alle proprie e legittime rappresentanze, ma ove anche il Governo ha tutto l'interesse di sgravarsi della diretta responsabilità che assume con la gestione dei commissari >. Quindi il giornale osserva che le elezioni amministrative indette a Palermo per il 2 agosto sono le prime che avvengono da molto -tempo in una grande città, mentre vi sonò ancora 1300 Comuni retti da commissari regi o prefettizi e tra questi 1300 vi sono parecchi capoluoghi di provincia e grandi città come Napoli, Roma, Torino e Venezia. Questa notizia che il Governo non opporrà alcun veto alla propaganda delle opposizioni a Palermo, La Tribuna ia. riporta dal Popolo d'Italia, il quale soggiunge: '« Evidentemente il Governo vuole ricostituire le amministrazioni locali, le quali sorgeranno ricche di elementi nuovi e nel contempo sorrette da esperienze consapevoli di amministratori onesti ed illuminati. Questa polìtica, ispirata ai veri interessi del paese, ha già avuto del resto la sua applicazione senza aleun danno, anche con la dimostrazione palmare della forza e della solidità del fascismo, nelle elezioni di Reggio Emilia, Faenza, Tortona, Velletri, Molinella, Massa Lombarda ed altri comuni •. Poi il giornale presidenziale dichiara 'che gli avversari del fascismo stanno dimostrando che in essi prevale lo spirito di parte sull'interesse del paese e si riferisce in proposito al caso di Palermo: « La situazione amministrativa a Palermo era, sino a pochi giorni fa, di una chiarezza esemplare. Il Governo, applicando a questa situazione i già illustrati criteri e tenendo conto della volontà reale degli amministrati, si dimostrava disposto, in piena armonia coi fascismo locale, a vedere, sotto una luce di simpatia, la formazione di una lista elettorale, che non aveva proprio nulla di settario e comprendeva persino i liberali. Ma, ecco gli oppositori del fascismo sono partiti in guerra contro questo intendimento del Governo e, tanto per cominciare, i maggiorenti dell'opposizione palermitana compirono l'atto mafioso di violentare il domicilio del prefetto, reo di avere chiesto un rinvio per l'udienza richiesta e vanno facendo pubblicare dalle gazzette amiche le assurde dicerie di loro vertenze cavalleresche col rappresentante del Governo •. L'on. Orlando Si chiedono: "podestà,, Alle dichiarazioni del giornale presidenrlale, sul desiderio del Governo di ripriitinare le amministrazioni comunali, fa'! singolare contrasto un articolo di Curzio Suckert su Conquista dello Stato, il quaJe riprende il motivo sull'opportunità di rbieri • Ampie scuse al principe Di Trabia - Cartelli di sfida sen. Di Scalea - La dichiarazione ufficiosa che la lotta eletto acolata - La cronaca delle violenze nelf "Osservatore romano,, sostituire agli attuali Consigli comunali dei regi commissari o podestà, e ciò « a tutto interesse delle amministrazioni e per la migliore e più rapida attuazione del programma fascista ». Svolgendo questo, Curzio Suckert nota una certa differenza tra i principi di rigida intransigenza proclamati dal recente congresso fascista e l'azione del Governo nei riguardi delle elezioni amministrative, pur lenendo conto della disparità esistente tra gli obblighi imposti dal ministro dell'interno e quelli imposti dalla segreteria generale del partito. Infatti, mentre molte autorevoli voci del partito hanno dichiarato che il fascismo non intende ritornare all'antico in fatto di elezioni amministrative, ma procedere arditamente verso l'istituzione del podestà, le elezioni amministrative si continuano a fare in ogni parte d'Italia non sempre coi criteri di netta intransigenza. Di qui, secondo il Suckert, tutti i mali delle amministrazioni comunali e della vita politica di provincia. L'autore, fatta la storia delle lotte amministrative degli ultimi anni, sostiene che ora necessario rifiutare qualunque collaborazione. In quanto ai segretari comunali, molti dei quali sarebbero tuttavia ligi al vecchio regime, sostiene che era indispensabile procedere alla loro graduale spietata sostituzione con elementi nuovi e fidati. Dopo di che il Suckert così scrive : « Ciò non 6 stato fatto ed e male, giacché ci troviamo in presenza di una situazione che non è certo delle più liete e delle più logiche per un partito che vanta, in ogni occasione, gli straordinari benefici della sua proclamata o non attuata intransigenza. Ed ancora: di fronte a tale stato di cose è assurdo che si continui da parto del Governo, contro la volontà chiaramente espressa dal partito, nella politica equivoca delle elezioni amministrative ». Prima di concludere, invocando dal ministro dell'interno l'istituzione in tutta Italia dei regi commissari o podestà, il Suckert- così scrive : « Basta con le elezioni amministrative! Questa è la voce della volontà del fascismo. Seguitare col vecchio criterio è impossibile; adottare quello dell'intransigenza assoluta è troppo tardi; bisognerebbe rifare tutto da capo perchè l'intransigenza potesse portare notevoli o sensibili benefici ». L'organo vaticano Le violenze che si sono verificate in questi giorni e di cui i giornali di opposizione si sono limitati a dare notizia per quanto ò stato loro consentito, hanno qualche ripercussione negli stessi ambienti fiancheggiatori. Il Corriere d'Italia, organo dei clerico-fascisti, scrivo: « I gravi incidenti di questa settimana culminanti nelle scenate e devastazioni di Parma segnano forse una ripresa dello squadrismo'/ Sarebbe un ritorno a giorni superati, un'involuzione del movimento fascista, cne i fascisti illuminati non possono non deprecare con tutto le forze dell'animo. Conosciamo lo stato d'animo delle masse fasciste di fronte alla pertinace coalizione degli avversari. Ci rendiamo perfettamente conto delie difficoltà' ogmor crescenti ,di mantenere una ferrea disciplina nelle masse fasciste; ma, con uguale sincerità, affermiamo la necessità del mantenimento della disciplina, che contenga l'azione fascista ne.i limiti di una competizione civile, necessità inculcata dall'interesse supremo della nazione ed anche dall'interesse del movimento fascista. Un grande partito deve sapere rinnovare i suoi mezzi di lotta. La persistenza del metodo di violenza dimostra come ne.1 partito si annidi ancora la. fazione e nel nome della patria, cui tutto le fazioni sono letali, ci auguriamo che il partito fascista elimini presto da sè questi pericolosi residui ». Più esplicito, L' Osservatore Romano scrive : « Purtroppo i discorsi bellicosi di Farinacci coincidono con una vivace recrudescenza delle violenze. Oltre all'aggressione dell'onorevole Amendola, di cui abbiamo riferito i particolari nel nostro numero di giovedì, ci vengono segnalati altri fatti di cui sono vittima stavolta Circoli cattolici. A quanto ci scrivono, sabato 18 corr. a Pledimonte d'Alife, in provincia di Caserta, un corteo di fascisti, percorrendo le vie della città, giunto in piazza del Mercato, senza essere in alcun modo provocato, irrompeva nei locali del circolo cattolico « Dio e Patria », mettendo in scompiglio mobili e quadri, fracassando le vetrine. La notte fu asportata l'insegna, che si dice fosse imbrattata e gettata nel fiume (il Sorano). Sempre a quanto ci è riferito, una persona autorevole ha creduto suo dovere protestare presso il sottoprefetto cav. De Via, il quale si meravigliò non poco per tali particolari a lui ignòti. Invoce, a noi ciò non farebbe meraviglia, se è. vero quanto ci si dice, che il commissario di P. S-, estensore del rapporto al sottoprefetto, era a capo della spedizione fascista. Cosi pure il 21 corr. i soci del Circolo cattolico San Mauro, a Signa, ebbero una ben dolorosa sorpresa. La sede del loro Circolo era stata, durante la notte, invasa dal fascisti e devastata. La stessa cosa è avvenuta li presso, al Circolo .San Donnino, ove, pure nella nottata, furono sfondate le porte ed invasi i locali, fracassando mobili e quadri. Le invasioni erano state precedute nella sera di lunedi da numerosi colpi di rivoltella sparati a scopo di intimidire la popolazione. Indi, verso la mezzanotte, gruppi di sconosciuti, presumibilmente giovani di San Mauro e di §an Donnino, si sono recati alternativamente alle sedi dei due Circoli e, sfondate le porte, hanno invaso i locali mettendoli a soqquadro. Il Circolo di San Mauro ria tre anni era chiuso ed i giovani non potevano riunirsi per le pressioni locali. La notte seguente dai 21 al 23 corr. alcuno squadre fasciste devastavano a Spezia il Circolo cattolico Silvio Pcllim, incendiando coi mobili il Crocefisso quadri del Sacro Cuore ed il ritratto del Santo Padre. Ora. domandiamo quando finirà questa tristissima cronaca ». Il fascista « Tevere » dedica un trafiletto dal titolo « Barzellette » all'» Osservatore Romano », il quale ha avuto un accenno ironico verso la Pubblica Sicurezza per la aggressione Amendola, e ieri sera riportava, a titolo di documentazione, alcune frasi sullo stesso argomento dello stesso « Tevere ». Questo oggi scrive : « All'Osservatore Romano vogliamo consl gliare che riservi la sua massiccia ironia, 6e proprio non può farne a meno, alla guardia svizzera che ha a portata di mano. La forza pubblica dello Stato è una forza che tu tela i cittadini fino a quei limiti delle possi bilità umane. Chiedere di più sarebbe come pretendere dai ministri di Dio la estirpazione del male sn questo basso mondo. Non è tempo di miracoli, nè tempo di barzellette autorévoli ». Una sfuriata dell'organo vaticano contro l'on. Meda '! Proseguendo su questo tono, « n Popolo d'Italia » crede che il paese giudicherà il ritorno nell'aula come « una resa a discrezione », e giudica altresì che gli oppositori troveranno un mondo politico af< fatto nuovo, un governo saldissimo, una maggioranza esemplare, e fra altro anche questo : « Un popolo che è contentissimo del suo governo e ne dà ogni giorno la prova. Se non fosse contento 11 Governo non sarebbe ancora in piedi •. E' poi da notarsi che « 11 Popolo d'Italia », riferendo la notizia delle 18 fucilazioni che si sarebbero compiute a Leningrado, pone in dribblo la notizia, ma esaminando l'ipotesi vene sia vera commenta ': « In tal caso essA confermerebbe il diritto e la pratica delle tivoluzioni per la propria legittima difésa. Laldemocrazia francese usa va la ghigliottina ; ifi Russia non si scherza e si fucila ». Si hanno poi altri notevoli strascichi polemici sul recente Congresso popolare. E' l'on. Meda che, sull'ultimo numero di «Civitas », rileva l'importanza dell'ultimo congresso, superiore, a suo giudizio,, ai precedenti. Egli scrive : « 11 congresso non ha — eri ha fatto bene — toccato perennila, la questione degli eventuali rapporti del partito con l'Azione cattolica: attesa la necessità in cui questa si trova di tenersi immune il più possibile da ogni contatto sospetto con i cittadini invisi al regime, al governo e ai suoi uomini costituzionali e incostituzionali, è bene che i popolari evitino di procurarle fastidi con le loro assiduità e. magari con la loro presenza. Ciascuno al suo posto, lasciando /are al tempo, che è il più inesorabile dei distributori di giustizia. Po* darsi che venga l'ora in cui l'Azione cattolica possa ancora, come in passato, onorarsi dell'amicizia e della protezione dei Partito popolare, è che. la incompatibilità odierna cessi per lasciar risorgere l'antica fraternità d'armi. Può darsi, invece, il contrario, che cioè ii protrarsi della ostile dominazione finisca per trionfare e che il partito popolare, debba scomparire, nel qual caso l'Azione cattolica potrè beneficiarsi di essersi tenuta svincolata e lontana perche potrà sopravvivere, vedremo con quale somma di risultali concreti e duraturi. Auguriamocela in ogni caso apprezzabile, sempre nell'interesse della difesa e della educazione religiosa del popolo. Del resto, il Partito popolare, come partito composto fai grandissima maggioranza di cattolici militanti, è in ogni modo sorto come prodotto della loro organizzazione fino al 1918 e non ha bisogno di invadere il campo dell'Azione cattolica, cioè di esercitarvi ingerenza alcuna. Alla sua esistenza basta che non si perdano le due sudate conquiste dell'autonomia delle opere economiche sociali e dell'autonomia elettorale. E tutto autorizza a credere che le perdite non avverranno, perchè se avvenissero ciò non sarebbe più in danno tanto del Partito popolare quanto dell'Azione cattolica, e in beneficio di interessi assai diversi, magari dei nemici dell'uno o dell'altra ». Questa porte dell'articolo dell'on. Meda provoca le proteste dell'i» Osservatore Romano », il quale scrive; « Dobbiamo perdonare all'urto delle passioni politiche lo sfogo del malumore che si sento nella mal compressa vivacità dell'articolo; ma non possiamo passare senza prò-, testa la gravissima accusa che vi si cela contro l'Azione cattolica, e più ancora il falsissimo presupposto con cui 6i pretende legittimarla. L'accusa è di ingratitudine e di ingiustizia verso gli antichi amici e protettori, mista a quella di paura o viltà verso i potenti del giorno. Il falso supposto è che l'Azione cattolica abbia avuto bisogno di onorarsi in passato dell'amicizia e protezione di un partito politico, e proprio di quello che ora essa sacrificherebbe ai dominatori. Ora l'ima e l'altra cosa è tanto assurda, eh* non si concepisce come possa cadere nella fantasia, e più sotto la penna, di un vero scrittore cattolico ». L'organo vaticano aggiunge : ■ La verità è clie l'Azione cattolica, fedele alle direttive pontificie, non solo non ha cercato mai nè gli onori delle amicizie, nè il rifugio della protezione del Partito popolare come di nessun altro partito politico, ma anzi non ha mai cessato di protestarsi e mantenersi affatto libera e indipendente da ogni politica ingerenza. Essa raccolse tutti i cattolici di .fede e di zelo più ferventi nelle sue molteplici organizzazioni, e fra questi catto, liei si trovano anche molti di quelli che poi diedero il loro nome al nuovo Partito chiamatosi popolare e non restarono perciò esclusi dalle nostre organizzazioni cattoliche. Ma con ciò è troppo chiaro che non era l'Azione cattolica che cercava di.onorarsi dell'amicizia e della protezione dei suoi antichi soci, nonché il benigno trattamento verso di loro dopo il loro passaggio nella politica; eran'o invece essi stessi, gli antichi militanti dell'Azione cattolica, che. sentirono il bisogno di non distaccarsi del tutto dagli antichi conu militoni e si onorarono dell'amicizia e della protezione dell'Azione cattolica ». "Bene inteso,, Come abbiamo a suo tempo riferito, l'on. De Gasperi, segretario politico del Partito popolare, ebbe a dichiarare in una intervista, a conclusione del recente Congresso del Partito, quanto segue: « Il Congresso ha fatto appello ai poteri supremi per superare l'attuale crisi dittatoriale ed ha affermato la tesi che il regime monarchico, ben inteso costituzionale, sia il più rispondente agli interessi ed alla natura dell'Italia ». Di quel « bene inteso », 71 Popolo d'Italia se ne è valso per dire che, secondo il Partito popolare, il modo di essere costituzionale della monarchia dovrebbe consistere nel tener mano all'Aventino contro il Governo nel costituire « la preminenza della camorra dei deputati su tutti gli altri poteri », ecc. Rispondendo a simili rilievi, 71 Popolo scrive: « Quando si è partiti dalla tendenzialità repubblicana per arrivare poi al riconosci, mento della necessità della riforma dello Statuto, si ha il dovere di giudicare con molta circospezione l'atteggiamento degli altri nei confronti dei problemi istituzionali ». Respinti sdegnosamente i rilievi del giornale presidenziale, Il Popolo soggiunge: « Quando si dice monarchia, ben inteso costituzionale, si può fare secondo noi un appunto solo: che l'inciso sia un pleonasmo. Il carattere, infatti, costituzionale della monarchia italiana è consacrato dal modo come fu elargito lo Statuto e dalle tradizioni che ne consolidarono via vìa lo spirito. Costituzionale vuol dire parlamentare e garante di quelle libertà che la Carta sancisce attraverso il patto solenne e liberamente assunto da re e popolo. Se oggi può essere utile, forse necessario, specificare con un » ben inteso », ciò si deve non tanto alle intenzioni di chi quella specificazione compie, bensì alle circo, stanze che hanno determinato una situazione per cui, parlando di monarchia, deve essere escluso che si tratti di monarchia assoluta. Se la questione in questi termini esisteva ieri, i fascisti per primi dovranno ammettere possa esistere oggi, quando essi denunciano la loro concezione anti-parlamentare del governo dello Stato, polche 6 evidente che regime costituzionale e governo dello Stato sono due sistemi che non si possono concepire come a se stanti, ma armonicamente procedenti ». 11 giornale continua affermando che i po. polari sostengono appunto il regime costituzionale democratico, dato che la sua con. cezione statale si rifa alla tradizione, < conclude : « E' ben chiaro come da ciò non si possa trarre motivo di sminuire una affermazione e un alto di lealtà quali sono stati compiuti dal Congresso popolare, e che sempre il par. tito ha sintetizzato efficacemente con le sue dichiarazioni successive: monarchia, beneinteso costituzionale. Il corso delle cose non dipende tanto da noi quanto da quelli che hanno la possibilità di lasciare Integre o meno le istituzioni che ci reggono ». Dall'Aventino alle fucilazioni in Russia Nel suo editoriale — intitolato « Ben vengano! » — « II Popolo d'Italia » si occupa del ritorno degli aventiniani nell'aula alla prossima ripresa, riferendosi per questo fatto specifico agli accenni preannunciatori di taluni degli stessi giornali aventiniani. Dice l'organo dell'on. Mussolini : « La cosa, dal lato politico, wilen.'ssa mediocremente, essendo ormai priva di effetto ed incapace di spostare, nè di un millimetro nè di un minuto, il corso della realìzzazioae fascista. Gii oppositori ritorneranno arnareggiati nell'aula. La secessione fu motivata da una netta dichiarazione: questo Governo è indegno; su di esso pesa una questione morale irreducibile: non possiamo avere, coi fascisti, rapporti normali e contatti nemmeno di op. posizione. La discesa dovrebbe dunque logicamente significare che la questione morale è superata, che è cessata la causa per la