Una luce di speranza sull'umanità sofferente

Una luce di speranza sull'umanità sofferente Una luce di speranza sull'umanità sofferente Il microbo del cancro fissato sulla lastra fotografica dal dott. Gye e dal " cappellaio „ Barnard — Le prime ricerche e le prime deduzioni, in attesa della relazione scientifica annunciata per venerdì LONDRA, 14 notte. Il cancro miete. Il sarcoma, il carcinoma: questi due nomi terribili sono ripetuti in sempre più numerosi casi di decesso. Sopra otto persone che muoiono al di là dei quaranta anni, uno risulta affetto da tumore maligno. Mezzo secolo fa, la scoperta del tumore era un'eccezione. Ora sta minacciando di diventare la regola, per una sempre più alta percentuale d'infelici. E' la malattia della civilizzazione nei suoi gradi meno imperfetti? L'anno scorso i morti di sarcoma e di carcinoma, fra le popolazioni dell'Inghilterra e del Galles, escluse cioè la Scozia e l'Irlanda, ascesero a 50.000. Tale cifra è passata quasi nell'ombra. La caccia al bacillo Il bacillo di Koch, scoperto quarant'anni addietro, rimane bensì privo ancora oggi di antidoto diretto, ma le cure preventive e sedative hanno assottigliato i suoi eccidi. Del cancro invece rimaneva soltanto ignorato il bacillo. Alla sua caccia erano sguinzagliati una grande campagna anticancerosa attraverso l'Impero i britannico e una serqua di laboratorii I londinesi, l'una e l'altra sovvenzionati dall'Erario. Il bacillo continuava a sfuggire alle ricerche. Accalappiarlo non significava ucciderlo, ma poteva precludere alla forgiatura delle armi per annientarlo. Vagamente si sapeva che un microrganismo apportatore di infezione doveva pur esistere al fondo di questa tragedia innumerevole e silenziosa. Così, almeno, la pensava una corrente di clinici; mentre una seconda corrente immaginava causali di altro genere. Ma quattro anni or sono un americano, il dottor Bouoe, riuscì a stabilire che nel pus esiste una certa percentuale di virus attivo, il quale è di tale natura da passare attraverso i più delicati filtri batteriologici. Egli isolò questi elementi infettivi, ma non riuscì a cac' darvi lo sguardo. Si convinse che una | certa frazione di pus tetragono al filtro i conteneva i veri micròbi mortiferi. Non potè individuarli, perchè neanche i più potenti microscopi a sua disposizione erano sufficienti alla bisogna. La scoperta nel laboratorio di Mlll Hill Alcuni sorrisero alla scoperta di questo dottore americano. Senonchè, in un piccalo laboratorio statale, alla periferia di Londra, presso Mill Hill, due uomini di origine diversa, ma accomunati dallo spirito scientifico, proseguirono indefessamente le ricerche di sir Bouce. Erano il dott. Gye e il signor Barnard: un batteriologo professionista il primo e un cappellaio il secondo. Un cappellaio molto originale è, per altro, il signor Barnard. Appena chiuso il suo negozio nel West End, egli si abbandona non al golf, o a giuochi di carte, ma al microscopio. Egli incorona di feltro o di paglia l'umanità circostante e poi, nelle sue ore di vacanza, va dinanzi al microscopio. E naturalmente, eerte società scientifiche di altissimo credito si impadronirono presto di lui e ne fecero un pezzo grosso nel campo degli sperimentatori al microscopio. Ciò non gli bastava. Egli incontrò il dott. Gye o si mise (Servizio spedale della STAMPA) oesdi to a ra a, nne no a, el a, ta nra e i va cmro ii ti gienaur nla re aocì ta di iù ecna ro on iù ato cdi di pia il eper so be, ro oi, al osi ro iase a sua disposizione per la caccia al microbio del cancro. Caccia anzitutto ostica. I due amici, il primo con un magro stipendio dello Stato, e il secondo « gratis et amore dei », trascorsero circa quattro anni, il primo da mane a sera, il secondo ogni volta che poteva scostarsi dal s<uo spaccio di cappelli, entro il piccolo laboratorio di Mill Hill. L'occhio umano non avrebbe mai potuto intravedere il bacillo del cancro. Il cappellaio Barnard, alla fine, ideò l'anno scorsa d'irradiare con raggi ultra-violetti il pus virulento definito dal dott. Bouce, e surrogare alla pupilla umana, sopra l'orifizio di un microscopio ultra possente da lui fabbricato per queste ricerche, una perfezionatissima macchina fotografica. Dopo vari esperimenti fissava, alfine, sulla negativa, l'ndividualizzazione visibile del bacillo sconosciuto. L'induzione del dottor Bouce emergeva, provata ed illustrata in modo inoppugnabile. La scoperta avvenne l'anno scorso, ma i due esperimentatori non ne fecero parola ad anima viva. Desideravano accertarsi di non essere vittime d'un abbaglio. Gli accertamenti diedero tale esito, che una relazione definitiva si trova ora nelle mani di altissime autorità cliniche, che stanno por sottoporla al giudizio della scienza mondiale, sulle colonne di una delle più famose rassegne mediche: The Lancet. Deduzioni cllniche Questi sono i fatti materiali e le interpretazioni di Gye e di Barnard. Essi garantiscono che il microbo del cancro è ormai fissato per sempre sopra una serie di lastre fotografiche, e attendono di buon animo il responso della critica scientifica, alla quale hanno presentato la loro relazione. Quest'ultima è accompagnata da un capitolo di deduzioni cliniche, compilato dal dottor Gye, in seguito ad esperimenti particolari. Il bacillo ora scoperto — asserisce il giovane batteriologo — si trova in fondo ad ogni genere e specie di tumori sarcomatici. Non può dirsi altrettanto nei riguardi dei carcinomi; questi esperimenti si limitano ai sarcomi. Il bacillo esiste, tanto nei sarcomi umani, quanto in quelli gallinacei; nei sarcomi dei sorci quanto in quelli dei colombi. Il dottor Gye ha pure riscontrato che il semplice innesto di questo bacillo in un tessuto sano non vi crea la forma di un tumore: occorre invece che il tessuto si trovi in condizioni particolari, che volgarmente diciamo tumefatto. Allora il bacillo opera e intossica, creando il sarcoma. Ma vi è dell'altro. Se si innesta un bacillo di cancro cavato da un sarcoma di un sorcio sul tessuto tumefatto di una gallina, il tumore non si fa necessariamente maligno. Invece, l'innesto di un bacillo cavato da un sorcio, su tumefazione di un altro sorcio, vi produce immancabilmente il sarcoma fatale. Che cosa significa questo? Il dottor Gye avanza, a spiegazione, la teoria che un cancro sarcomatico consiste di due elementi: il microbio anzitutto, e poi il cosidetto elemento specifico, che è rappresentato dal pus locale, che può descriversi come il terreno «articolarmente fertilizzabile del bacillo. Quest'ultimo è universale per il sarcoma; ma fertilizza soltanto in certi terreni, in condizioni speciali, che esistono in deteminati soggetti. Dal bacillo alla cura La rete, come vedete, è assai complessa: giova abbandonare il tentativo di chiarirla a fondo in termini profani, mal il fenomeno centrale, ossia l'individualità del microbio, riveste un'importanza tra* scendente. Se il mondo scientifico suffragherà la scoperta del dottor Gye e del cappellaio Barnard, questi due uomini tivranno spalancato un'epoca nuova ne* gli annali della medicina. Per il momento, gli osservatori più acuti si tengono] dietro il paravento dei punti interrogativi. Nessuno può dire quanto ci sia di' verità e di errore nelle risultanze diffuse.' prima che si conosca la relazione definitiva, la quale uscirà soltanto venerdì' prossimo. Pure alcune autorità mediche sono ormai disposte a giurare sulla serietà del dottai; Gye; e d'altro canto, corporazioni scientifiche attestano che si tratta di un bat* teriologo distintissimo, pieno di serietà,dedito alle ricerche con una costanza ed uno stoicismo ammirevoli. Alcuni giornali han mosso, sulle prime, i soliti passi più lunghi della gamba, lasciando travedere la possibilità immediata che dalla scoperta del bacillo si sprigioni anche una cura radicale del cancro. Nas* suno deve illudersi su questo punto. Travedere la beccaccia che si leva inattesa da una macchia, non significa raggiungerla con i pallini; purtroppo, la funesta beccaccina della tubercolosi fu intravista per la prima volta dal dott. Koch 40 anni fa, ma disgraziatamente non è stata ancora messa nel carniere^ ». M. P. Il pensiero del prof. Sambon Milano, 14 notte. Sulle notizie comparse in questi giorni e divulgate sovrattutto dai giornali inglesi sulla supposta scoperta delle origini del cancro, è stato oggi interrogato il prof. Luigi Sambon. capo della Commissione estera che partecipa al Congresso internazionale che 61 tiene in questi giorni a Milano. L'i Un. se competente ha dichiarato: — Non è la prima volta, e non sarà l'ultima, che si parla della scoperta delle origini del cancro. Abbiamo avuto 6tu<li interessantissimi, fra 1 quali emergono quelli del professore Blumenthal di Berlino; ma è un fatto che ancora nulla di positivo si può enunciare in proposito. Non conosco ancora nei suoi particolari la nuova scoporta e non posso che augurarmi che essa abbia a portare per lo meno altri notevoli contributi agli studi che tanto appassionano la scienza. Dirò a questo proposito che una delle conseguenze più importanti in materia di 6tudl del cancro l'abbiamo vista nella nostra visita di stamane all'Istituto Sieroterapico. Si tratta del cosi detto bacterium tumefaccns, che fu scoperto da un grande patologo americano, il dott. B. Win Smiths. Questo batterio fa nelle piante un neoplasma, che somiglia assai al tumore maligno che si sviluppa nell'uomo. Alcuni medici hanno poi scoperto che tale batterio si trova pure nel tumore degli animali. 11 Blumenthal, a sua volta, ò riuscito a produrre nelle piante e negli animali un neoplasma col batterio preso all'uomo; per cui si potrebbe ritenere che in esso risieda appunto la causa unica del tumore maligno.

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