I nuovi ministri al governo delle finanze e dell'economia

I nuovi ministri al governo delle finanze e dell'economia I nuovi ministri al governo delle finanze e dell'economia Volpi, successore di De Stefani : Sarò un ministro muto, ma non sordo,, Belluzzo, successore di Nava: "Confiderò nella buona stella d'Italia e nella mìa »» Il peggi or nemico: il torchio Roma, 9 notte. Stasera la cronaca offre un curioso paradosso : una ripresa in favore dell'on. De Stefani. I commenti dei giornali (eccettuati naturalmente quelli ufficiosi, che si diffondono negli elogi dei successori), sono quasi unanimi nel mettere in rilievo le benemerenze del ministro dimissionario, collocati, do in secondo piano le critiche a quelli che furono i suoi indiscutibili errori. In pari tempo il miglioramento verificatosi nel cambi' e nelle quotazioni dei titoli apre l'adito a speranze e diffonde un certo ottimismo. Si pensa da alcuni che il conte Volpi è un uomo estremamente fortunato e che il suo intervento, in qualsiasi campo, anche in quelli più disparati, portò sempre fortuna. Si respira insomma un'aria piena di calma e di fiducia. Quale sia il compito principale ed urgentissimo del nuovo ministro delle finanze e del tesoro ha illustrato benissimo stasera il sen. Malagodi in un eccellente articolo della Tribuna. Si deve assolutamente trovare un punto fermo, almeno relativamente fermo, per la nostra moneta, poiché la instabilità della moneta equivale, nel mondo economico, alla sospensione della legge di gravita nel mondo fisico. Cosi nascono quelle crisi che, spingendo la moneta al disotto del suo valore effettivo, possono determinare aumenti di ciTcolazione che, alla loro volta, aggravano la svalutazione. Quando si dischiude questa strada, le ipo.tesi più rovinose sono possibili. Occorre pertanto restaurare la fiducia, e la fiducia non si restaura con le buone parole o con le buone intenzioni, ma con le opere, con quei provvedimenti elementari ed organici che possono assegnare alla lira una stabilità, una stabilità almeno relativa. Questo ha inteso siibito Caillaux quando ha creduto di trovare un punto fermo, un ubi consistavi, nella creazione di buoni del tesoro, il cui reddito sia assicurato contro le oscillazioni del cambio. Non si dice con questo che il sistema escogitato dal Caillaux possa essere applicato all'Italia: l'on. Paratore, ad esempio, ha dimostrato giorni fa, nel Giornale d'Italia, che il metodo di Caillaux non fa per noi. SI vuole semplicemente indicare il primo, fondamentale, improrogabile compito per chi voglia sul serio risolvere il problema della restaurazione monetaria. Su questo punto non esistono discussioni, non esistono incertezze, sono tutti d'accordo : dai fautori di un rapido ritorno all'oro, come il Cabiati, ai fautori di una graduale rivalutazione della lira, come il Paratore e l'on. Olivetti. Fanno eccezione, naturalmente, solo coloro che antepongono l'interesse personale a quello della nazione; ma costoro non osano dirlo, naturalmente. Gli sciacalli non parlerebbero anche se avessero la voce. Non è dato oggi nò sapere, nò indovinare quali saranno i provvedimenti immediati che saranno escogitati dal conte Volpi per conseguire quello che il sen. Malagodi indica come l'obiettivo immediato. Si può però fin d'ora affermare che, qualsiasi provvedimento egli voglia adottare, esso dovrà inrmanca.bilmente fondarsi su alcune premesse semplicissime, che sono confortate dalla scienza economica e dall'esperienza italiana e straniera degli ultimi anni. Prima di tutto intraprendere una ferocissima politica di economie. L'on. Volpi ha dichiarato che vorrà essere un ministro muto ma non sordo. In questa materia, invece, è augurabile che egli si proponga di essere sordo e crudele. In secondo luogo, resistere energicamente a qualsiasi nuova inflazione, respingendo le pretese di tutti coloro che decantano i vantaggi di una esportazione che. presuppone cambio alto e progressiva svalutazione della moneta. Incoraggiare simile tendenza sarebbe delitto. I metodi di Stinnes fallirono in Germania, che pure possedeva le materie prime, quelle materie prime che l'Italia, viceversa, deve acquistare all'estero e che dovrebbe acquistare necessariamente in moneta sempre più svalutata. A giuoco lungo, l'inflazione fa il deserto nel deserto, porta fatalmente alla rovina delle industrie, alla disoccupazione operaia, alla cuccagna dell'alta banca; mentre gli esportatori, che si giovano dei bassi costi di produzione, se la ridono perchè hanno provveduto in tempo a collocare i capitali all'estero in dollari e sterline. E c'è ancora chi si domanda come mai il cambio può inasprirsi quando si ha :a bilancia commerciale in equilibrio. Stolti ! M. Mussolini accetta quasi integralmente le riforme soloniclie? . Roma. 9, notte. Come è noto, un comunicato ufficiale ha annunziato che l'on. Mussolini aveva ricevuto dal sen. Gentile le proposte della Commissione dei 18. In proposito l'Epoca pub- k'«°Non sappiamo ciò che l'on. Mussolini abbia detto al sen. Gentile su quanto egli ritiene applicabile delle riforme proposte. Tuttavia abbiamo ragione di credere che il li settembre data in cui probabilmente si riunirà la prossima Sessione del Gran Consiglio, le riforme costituzionali concretate dalla Commissione saranno (piasi integralmente accettate dal fascismo su proposta dell'on. Mussolini, di modo che in novembre esse possano essere discusse ed approvate dal Parlamento ». •— Giornali sequestrati Milano, 9 sera. Per ordine del Prefetto, slamane sono stati Sequestrati i quotidiani Unità e L'Italia. Le due nomine e i commenti Roma, 9, notte. L'Agenzia Stefani comunica; « S. M. il Re ha accettato le dimissioni dei ministri on. Alberto De Stefani e on. Cesare Nava. Su proposta del presidente del Consiglio li ha sostituiti con S. E. il senatore conte Giuseppe Volpi, ministro di Slato, alle Finanze, e l'on. Giuseppe Belluzzo all'Economia Nazionale ». Questo comunicato ufficiale conferma in pieno le nostre informazioni di ieri, e indirettamente conferma altresì che assolutamente infondata era la notizia, raccolta da vari giornali, che il presidente del Consi glio avrebbe profittato della circostanza delle dimissioni dei due ministri per ricostituire i due dicasteri delle Finanze e del Tesoro nonché quello dell'Agricoltura. Negli ambienti ufficiosi si fa osservare che il principio della concentrazione ministeriale resta uno dei capisaldi del Governo fascista e che sarebbe assurdo moltiplicare i ministri quando, se mai, si è dovuto deplorare in questi ultimi tempi il difetto di una intesa tra finanza ed economia. "La buona stella,, dell'on. Belluzzo Questo premesso, la cronaca ha poco da aggiungere al comunicato ufficiale relativo n-lla nomina dei due nuovi ministri. Che l'on. Belluzzo accettava il portafogli dell'Economia Nazionale era già noto dopo il colloquio da lui avuto col presidente del Consiglio nella serata di ieri l'altro. In quel colloquio, risolutivo di precedenti avances, il deputato veronese esponeva il suo programma, consistente — a quanto si assicura dagli ufficiosi — « nella graduale intensificazione della produzione industriale del paese in tutti i campi e nello sviluppo agricolo su vasta scala, cosi da poter fronteggiare il più rapidamente possibile il fabbisogno nazionale ed effettuare, nel contempo, l'esportazione più larga possibile ». Egli stesso avrebbe detto a Mussolini : — Si tratta di una impresa tanto difficile quanto ambiziosa. Tuttavia mi metterò all'opera col massimo fervore confidando nella buona stella d'Italia e nella mia. A riprova che l'on. Belluzzo ha « una buona stella », si ricorda da taluno che due anni addietro egli fu nominato dal Governo alto commissario per l'energia elettrica in Lombardia, in seguito alla perdurante siccità che aveva fortemente diminuita la produzione dell'energia stessa. Ma l'on. Belluzzo ebbe poco da fare perchè, appena nominato, cadde abbondantissima la pioggia, e la produzione dell'energia fu ripresa in pieno. L'on. Belluzzo, che dopo il colloquio di martedì aveva lasciato Roma, è di nuovo atteso qui. Ecco alcuni cenni biografici sul nuovo ministro : Nato a Verona il 26 novembre 1876, da una famiglia originaria di Villa Bartolomea, Giuseppe Belluzzo, dopo le scuole tecniche, lavorando nel contempo, o come garzone di studio presso avvocati ed ingegneri, o facendo anche il legatore in libri, con una borsa di studio, impartendo lezioni privato, frequentò dal 1892 il Politecnico di Milano riuscendo sempre primo del suo corso, e nel 1898 ebbe il diploma da ingegnere industriale-elettrotecnico con la medaglia d'oro assegnata al primo laureato. Venne nominato subito assistente al Politecnico; nel 1900 ottenne il premio del concorso Cavallini per un trattato sulle turbine idrauliche e la libera docenza nella materia dell'illustre Colombo. Venne nominato professore incaricato nel 1901, straordinario, in seguito a concorsi, nel 1907, ordinario nel 1915. Oltre che all'Accademia di Verona, è inscritto al Reale Istituto Lombardo di Scienze, Lettore ed Arti. Ha due grandi medaglie d'oro del Collegio degli Ingegneri di Milano, e una grande medaglia d'argento del Comune di Milano. Possiedo numerose apprezzatissime pubblicazioni, sotto forma di memorie, monografie e volumi e una magnifica serie di arI inoli e riviste. Nello studio delle turbine ha affermato una splendida genialità stampando nel difficile campo un'orma non cancellabile. Il primo lavoro, pubblicato nel Politecnico, è del 1900, ed ha il titolo seguente: « Alcune considerazioni sugli elementi geometrici e cinematici delle turbine assiali ». Classici sono i due volumi (1931-1923), dei quali sono in corso le versioni in inglese e in francese: « La teoria e il calcolo dello turbine a vapore », e a La costruzione delle turbine a vapore ». Durante la gnerra fondò e di rosse il Comitato d'Azione per la resistenza interna. Fu membro della Commissione Superiore di Collaudo del materiale di guerra; capo-gruppo per le Industrie dell'Ufficio Storiografo della mobilitazione. Progettò il tipo di bombarda da 400 mm. con cinque chilometri di portata. Con conferenze, articoli di giornali e di riviste, fece una attiva propaganda prima per l'intervento, poi per la resistenza eri il munizionamento. E' stato eletto nella circoscrizione del Veneto, fra i candidati nazionali. Volpi a colloquio con Mussolini Quanto al senatore Volpi, egli è giunto a Roma da Salsomaggiore stamane alle 10. Alla stazione di Termini erano ad attenderlo soltanto il sen. Di Bagno, suo vecchio amico personale, ed un incaricato del Governo. Il senatore Volpi ha preso posto in una automobile e si è fatto condurre alla sua abitazione in via del Quirinale. Alle 11,30 egli ne è uscito per recarsi a Palazzo Chigi, dove è stato subito introdotto nel salone della Vittoria. Il colloquio con l'on. Mussolini è durato esattamente 55 minuti, e gli ufficiosi dichiarano che « l'intesa sul programma da svolgere nel campo finanziario e sui provvedimenti immediati atti a fronteggiare la situazione è stata completa ». Uscendo dal gabinetto presidenziale il conte Volpi si è incontrato con Farinacci, col quale ha avuto uno scambio di saluti. Indi ha lasciato palazzo Chigi, in automobile, per restituirsi alla sua abitazione, accompagnato dall'on. Dino Grandi. Poco dopo il sottosegretario agli esteri tornava dal presidente, presso il quale intanto era sopraggiunto il ministro degli interni on. Federzoni. I tre si sono intrattenuti a colloquio fin quasi alle U, ora in cui l'on. Mussolini è uscito per recarsi a casa. Il conte Volpi è stato naturalmente inseguito da vari giornalisti per la consueta intervista, ma egli si è naturalmente rifiutato di fare qualsiasi dichiarazione limitandosi a dire ad un redattore dell'Kpoca : — Sarò un ministro muto, ma non sordo. Ascolterò io ed ascolterò tutti. Come si vede, parole piuttosto sibilline, cui si può aggiungere che gli amici del conte Volpi (tienilo che egli è pieno di fede. Sul ministro Volpi la Stefani comunica queste notizie: « O nuovo ministro delle Finanze, sen. conte Volpi, è nato a Venezia il 19 novembre 1877 da vecchia famiglia di patriotti bergamaschi trapiantata per secoli a Fiume e poi a Venezia. Suo padre fu soldato di Garibaldi; a 15 anni 11 suo unico fratello parti volontario •per l'Africa e mori nella battaglia di Adua. Interventista, egli si arruolò nell'aprile 191o prima della dichiarazióne di guerra e fu subito dopo al fronte nel settore di Monfalcone. Nella sua prima gioventù viaggiò lungamente i paesi balcanici ed orientali, specializzandosi nella politica e nell'economia di quei paesi ed annodando importanti relazioni economica che ancora sussistono. Nel 1912 il conte Volpi condusse lo prime trattative per la pace di Losanna, ed assicurò all'Italia il Dodccaneso e fu uno dei tre plenipotenziari — con gli on. Bertolini e Fusinato — alla pace di Ouchy. Nel 1913 fu vice-presidente della Conferenza finanziaria balcanica per la sistemazione economica conseguente alle ciui. guerre balcaniche. Egli è capo di uno dei maggiori gruppi finanziari autonomi e ui molte industrie.. Fra le sue maggiori creazioni è tutto il potente assieme d impianu idroelettrici del Veneto, di parte dellEmiiia e della Venezia Giulia. Il sen. Volpi 6 stato anche ideatore e costruttore del nuovo grande porto industriale di Venezia, sorto in pochi anni dalle morte lagune. Nel 1919 fu membro del Consiglio supremo economico a 1 farisi, e noi 1921 assunse 11 governo della inpolitania, che ha abbandonato pochi g orni ór sono, avendo raggiunto insperati risultati .politico-militari ed economici. Prima del suo governo africano era presidente d^. A^.00.1?. zione tra le Società italiane per azioni, come tale egli conservò i pili,cordiali rapporti con igrandi capitani dell'industria e della finanza italiana ». . VM Si prevede che. tanto il conte Volpi quanto il prof. Belluzzo, non potranno insediarsi nei rispettivi dicasteri prima di sabato, dovendo recarsi a San Rossore a prestare giuramento al Re. I sottosegretari Quanto ai sottosegretari, vari giornali raccolgono nomi dei probabili successori Il Giornale d'Italia assicura, anzi, che l'on. Mussolini approfitterà di quest occasione per attuare la famosa rotazione. Dei sottosegretari in carica rimarrebbero soltanto gli on. Suardo (presidenza). Terrazzi (interni), Grandi (esteri). Cavaliere(guerra), Sirianni (marina), Bonzani (aeronautica), Mattei Gentili (giustizia), Sarebbero, invece, congedati gli on. Spezzoni (finanze), Cantalupo (colonie), Larussa, Banelli e Peglion (economia)., caruso, Pannunzio e Celesia, (comunicazioni), Romano (istruzione) e Petrillo (LL. PP.). Quanto ai nomi dei successori, 10 stesso giornale dice che si parla degli on. Suvich al Tesoro, Bodrero ali Istruzione, Ungaro alle Colonie, Materelli all'Agricoltura, Arrivabene alla Marina mercantile, Cao e Maraviglia. Queste le notizie del giornale romano, ma si tratta di chiacchere. I sottosegretari rimossi saranno soltanto i quattro che hanno già presentato de dimissioni, e eia; gli on. Spezzotti, Banelli, Larussa e Pegjion. Può anche darsi che quest'ultimo rimanga, essendo stato preposto pochi giorni addietro dall'on. Mussolini alla direzione della Commissione ministeriale per il grano. Anche l'ufficiosa Idea Nazionale crono che non vi saranno altri rimaneggiamenti nella compagine dei sotto-portafogli. E' poi superfluo osservare che vi sarà da attendere qualche giorno prima di conoscere ufficialmente i nomi dei nuovi sottosegretari, che devono essere nominati dal Consiglio dei ministri, ed il Consiglio — in; forma stasera 11 Popolo d'Italia non si riunirà che tra sette od otto giorni. Pirelli e i suoi colloqui; con Mussolini Dal Giornale d'Italia è stata raccolta la voce che al dottor Alberto Pirelli, figlio del senatore Pirelli, fosse stato offerto uno dei due portafogli lasciati a disposizione dell'on. Mussolini, e si è voluto aecreditare la voce col fatto che il dottor Pirelli aveva avuto un colloquio di circa un'ora con l'on. Mussolini. I! giornale soggiunge rh*. 11 Pirelli avrebbe rifiutato, e di tale rifiuto dà due diverse interpretazioni : secondo la prima il cotnm. Pirelli avrebbe declinato l'incarico perchè troppo preso dai suoi affari: secondo l'altra, perchè egli, essendo fedele ai prìncipi liberali, non riteneva di potere condividere le responsabilità politiche del Governo fascista. Ma come abbiamo avvertito ieri, la notizia dell'offerta di un portafogli al comm. Pirelli è infondata. E' esatto invece che il Pirelli si è intrattenuto anche oggi a colloquio col presidente del Consiglio, ma unicamente sulla questione dei debiti verso gli alleati. Pirelli è tornato a Roma ria. Londra; egli andrà probabilmente a Washington conv membro della nostra delegazione per la questione dei debiti. Si dice da taluno, e In voce non è nuova, che tale delegazione sarà presieduta rial «sonatore Rolnndi Ricci. Lo stesso Giornale d'Italia registra una voce, sparsasi ieri sera a Montecitorio, oh" l'on. Belluzzo fosse stato silurato, non pi sa bene da chi, e con quali elementi, e che il conte Volpi avrebbe dovuto accontentarsi del portafogli delle Finanze per lasciare quello del Tesoro nd un ex-ministro deVgabinettn di Mussolini di cui si faceva insistentemente il nome. La voce parve subito destituita di ogni fondamento, poiché, se. anche un movimento di questo genere si fosse rlesicrnato. non avrebbe avuto alcuna probabilità di riuscita. E' chiaro a chi si allude: ne abbiamo già fatto parola anche noi ieri sera. Due "moderati,, Quanto allo fisionomia politica dei d'in nuovi ministri, è da notare che se essi appartengono al fascismo (il conte Volpi ha ricevuto or non è molto la tessera ad honorem, ed il prof. Belluzzo entrò nel listo- ! ne), essi sono indubbiamente due mode-1 rati. Ma non è certo il caso di attribuire ; alcuna significazione politica all'imbarco di questi due nuovi uomini nella nave ministeriale, sebbene esso possa forse portare ad una collaborazione più stretta del fascismo con elementi e strati economici che, per definizione, non sono estremisti e che desiderano una minoro asprezza della lotta politica. A questo proposito 7.' Giornale d'Italia scrive, nella sua edizione meridiana: | Non ci si verrà infatti a dire e Belluzzo sono squadristi della p o rivoluzionari in camicia nera, del 1919, o seguaci dell'on. Farin riamo altresì ohe non ci si dica ol bienli economici che. essi rappresi no all'avanguardia del movimento intransigente rassistissimo. Non c oserà sostenere che la politica de auspicata dalle sforo industriali rie, di cui i due egregi uomini 1 duria, sia quella della marcia della rivoluzione, del secondo tempo dello sviluppo fascistissimo. Allora dobbiamo concludere che il rimpasto tecnico ha anche un valore politico, nel senso che si imbarcano a bordo della macchina ministeriale due elementi moderati ed equilibrati, con il preciso compito di avviare una politica di assestamento, di tranquillità, l'unina die possa far nascere la fiducia nel gran pubblico, il quale non ama affatto di sentir parlare di rivoluzione né sul serio, nò per burla. Ama. invece, di essere governato da g/mte d'ordine in tutta l'estensione della parola. Per guarire l'economia nazionale occorre soprattutto ridare la serenità al Paese ». E nell'edizione serale II Giornale d'Italia aggiunge : Non inspira fiducia una nazione in cui si parla ad ogni pie sospinto di marcia della rivoluzione, di sviluppi squadristici, di legislazione fasoisl.issima, di riforme costituzionali ; non dà garanzia di stabilità una situazione caratterizzata da una prolungata politica di rigore. In questo ambiente di diffidenza e di incertezza, l'atteggiamento, direino così, esuberante del fascismo, è venuto troppo spesso a gettare turbamenti e allarmi, il paese deve e vuole vedere nella politica del governo, in tutta la politica, continuità e moderazione; desidera poche frasi e molti fatti. Sa che le cose serie si fanno in silenzio, a grado a grado, con metodo e pazienza; bisogna ridare al paese la sensazione che esso è hon governato non solo nella materia tecnico-finanziaria, ma nella politica generale. E' cortamente compito del nuovo custode dell'Erario, ridare per conto suo, e contribuire a che il Governo ridia al paese la sensazione della stabilità che finora è mancata ». " Regola fascista „ • Un " altro grande ciclo „ Come si vede, Il Giornale d'Italia spera in un'azione moderatrice dei due ministri nel serto dèi Gabinetto; ma a questa speranza fa notevole riscontro l'editoriale delVldca Nazionale, la quale — dopo avere affermato che anzitutto a«i due nuovi ministri spetta di svolgere il piano organico della difesa della lira — rivolge loro il seguente predicozzo : « La successione deve essere fascista nel regime fascista. Non ocoonre più — sia detto senza offesa alcuna per quanti lealmente seguono il fascismo — rappresentanza di sorta ilei governo con speciali riferimerrti parlamentari. L'azione di governo non può più incontrarsi con riserve o pseudo riserve fatte in nome di non sappiamo quali principi. E' azione fascista. Chi vi partecipa, anche se non abbia origini assolutamente fasciste, vi dove partecipare accettando la regola fascista ». Questo per quello che si riferisce all'azione politica che i due ministri dovrebbero svolgere. Quanto alla loro opera tecnica., bisogna anzitutto osservare che la nomina del senatore Volpi e dell'on. Belluzzo è stata accolta, in massima, eon favore, ■ontrapponendovi le loro dimostrate qualità pratiche alla teorica del De Stefani ;o alla inazione del Nava. Con particolare favore è stata, inspccie, accolta la nomina del senatore Volpi in quegli ambienti e da quei giornali che, per particolari ragioni, avevano più fortemente osteggiato l'on. De Stefani, e che all'unanimità si augurano che il Volpi sappia difendere la nostra lira e inaugurare un nuovo ciclo deTla nostra politica/finanziaria, che II Popolo d'Italia tratteggia in questi termini : » Quando nel futuro ritorneremo, col ricordo, agli anni dpi pauroso disavanzo, non potremo dimenticare De Stefani, ministro del salvataggio. La nomina del conte Volpi' rispondo ad un altro grande ciclo. Dal periodo del pareggio entriamo nell'era di sviluppo della ricchezza nazionale, dalla raggiunta armonia tra spese ed entrate di Stato saliamo in altra sfera verso la più vastai armonia tra spese e entrate della nazione, tra la spinta di sviluppo e le resistenze internazionali, nel grande giuoco europeo e oltreoceanico. Raggiunto l'equilibrio del bilancio dello Stato, si inizia un ciclo nuovo di difesa e- di formazione della ricchezza nazionale. Il compito nuovo è affidato al conte Volpi ». L'Epoca che, come è noto, fu ostilissima a De Stefani, si dichiara « assai soddisfatta » della scelta del conte Volpi, a cui riconosce qualità pratiche e la fortuna di avere numerose amicizie e conoscenze nel campo bancario e industriala di tutto il mondo : « Tutto ciò mancava a De Stefani, e si spe. ra cosi che il sonatore Volpi instauri e conduca una lungimirante politica del Tesoro ». L'organo ufficioso lamenta che l'estero non abbia molte simpatie per l'Italia fascista, e a questo ascrive anche la causa del tracollo della lira: « Questo stato di cose deve Unire .per la salute dell'Italia, por la salute del fascismo. Occorre perciò elio il ministro del Tesoro coadiuvi l'opera del presidente del Consiglio all'interno e sviluppi lo stesso indirizzo all'estero. Occorro una diplomazia (bancaria e finanziaria, come vi è una diplomazia politica. Occorrono uomini che siano conosciuti anche all'osterò, che abbiano del fascino e del prestigio personale, die possano impurre negli ambienti stranieri una interpretazione della nostra vita .politica attuale conforme alla verità ed alla giustizia. E' ciò che a noi e mancato nel periodo successivo alla rivoluzione, e specie nel biennio nel quale la stabilità relativa della moneta e la sostenutezza del corso del consolidato avrebbero raso possibile la brillanto e decisiva opera, sia all'interno che all'osterò ». Preoccupazioni per il " nuovo ciclo „ Qualche preoccupazione per le direttive che potrà assumere il « nuovo ciclo » della nostra politica finanziaria, bisogna ricercarla nel giudizio che alcuni giornali danno dell'on. De Stefani. Senza soffermarci sul senatore Nava — di cui si riconosce il galantomismo — Il Mondo giudica che De Stefani non sia stato una delle peggiori improvvisazioni del fascismo: « Egli portò nel suo ufficio ingegno e fervore, ma non si trovò agguerrito di buona e robusta esperienza; fu trascinato, dal suo temperamento, a presumere troppo di se e del suo volontarismo, a prendere orientamenti e direzioni che poi dovè mutare, dando nello stesso tempo l'impressione di un orgoglioso incaponimento e di una continua tela di Penelope tessuta e disfatta con irrequiete mani ». Quindi II Mondo tratteggia le varie e ben note fasi della politica dell'ex-ministro e rileva : « .Malgrado gli errori commessi, rappresentava pur sempre una resistenza contro gli assalti più spenderecci al bilancio, e. in questa seconda fase, cc-nt o la domanda di aur mento della circolazione avanzata con insiemi da ce loro che si proclamano ì produzione nazionale e che fuamenti ch'amati i veri disfattisti . ». '.o richiama soprattutto l'attenzio:ricolo che si ceda alla richiesta : classi di industriali per un ultent-nto Cn'lla. circolazione cartacea sto proposito conclude: sì può pretendere di vincere la proclamata Dattaglia della lira indulgendo a nuovi aumenti di circolazione? D'altra parte coloro che richiedono l'aumento sono logici dal loro punto di vista, porche l'apparente floridezza delle loro intraprese si fonda sulla protezione del cambio, ossia, più esattamente, suLla differenza tra prezzi interni ed esteri. Vi è chi spera di mantenere indefinitamente questo divario, e sa che so si arrestassero le nuove emissioni, se si stabilizzasse comunque la moneta, la differenza verrebbe ad eliminarsi in un certo periodo di tempo, e cadrebbe l'artificiale e transitorio vnntagirio di certi industriali. Ecco dunque l'interesse, la spinta ad allargare continuamente la circolazione, a spostare cosi il distacco tra prezzi interni ed esterni; ma se tutto ciò è logico — e si tratta di una logica che conduce ad un tracollo come avvenne, a Berlino — è questa idea che bisogna respingere recisamente. Non disconosciamo la complessità della situazione economica, ma crediamo che. ogni aumento di eircolazipne sarebbe pericolosissimo. Non vopliamo interpretare il rimpasto come il ritorno ad una politica di dedizione e di favori alla speculazione, che sembrava superato col nuovo, se pure pieno di errori, indirizzo di De Stefani». 1 moniti di un giornale filofascista Infine, La Tribuna, domandandosi quello che farà il conte Volpi, ritiene che egli dovrà agire soprattutto come ministro del Tesoro : « E' sulla politica del tesoro che si appuntano in questo momento 1 attenzione e le speranze più grandi. Certi metodi sono destinati a mutare, ma non crediamo i principi. I criteri di politica economica obbediscono a leggi ferree che non è possibile trasgredire. Così noi riteniamo che esagerassero coloro ohe ieri chiamavano la caduta dell'on. De Stefani il dramma del deflazionismo. Non vi può essere ministro del tesoro ohe non si proponga la deflazione come scopo finale, pur essendo disposto a trasgredire alla regola per brevi periodi e por necessità assoluta della tesoreria e del commercio. L'inflazione porta alla sovrabbondanza della moneta e di conseguenza al suo deprezzamento. Di tanfo crescono i biglietti e di altrettanto diminuisce la garanzia aurea, cioè, praticamente, il loro valore. Crediamo che l'avvento del senatore Volpi alle finanze non significherà, senz'altro concessione all'industria di tutto quello che l'on. De Stefani le ha sinora ragionevolmente negato. Auguriamo, invece che l'on. Volpi si renda armonizzatore degli interessi degli industriali e dei consumatori ». La Tribrnia loda pure la scelta dell'on. Belluzzo, che si deve considerare un industriale, benché sia professore al Politecnico di Milano. Infine, il giornale si compiace che i due ministri non siano dei « politicanti », e spera che essi contribuiranno a rassicurare il paese invaso da una crisi di sfiducia verso la lira. E conclude: « Si può contribuire a curare questo stato di spirito, allontanando tutte le cause di sovreccitazione e lutti i timori conseguenti allo progettate trasformazioni costituzionali. Il paese non comprende come si alzi il tono del contrasto se non per una giustilicata reazione, e quando la reazione non sembra giustilicata, è indotto a credere, in regime di censiua, che vi siano dei pericoli interni non rilevati o non rilcvabili, i quali obbligano il fascismo ed il governo a considerarsi continuamente mobilitati. Togliere questa impressione, ripetiamo, vorrà dire avere fatto per il ristabilimento della lira l'opera più accorta e pronta, la mono dispendiosa e la più simpatica ». Lodi e critiche a De Stefani Sulla Tribuna il senatore Malagodi cosi scrive, tra l'altro, dell'on. De Stefani : « De Stefani assunse il suo ufficio e si mise al suo duro compito con idee chiare, precise e determinate, interpretando questo compito come opera di restaurazione, da condursi secondo principi scientifici, al di sopra della politica, non perche gli mancasse l'anima politica e non.ineno la passione del partito, ma perchè, nella sua dirittura intellettuale, egli non avrebbe mai potuto persuadersi che fare spropositi, violare in qualunque modo le ferree leggi dell'economia e della finanza, potesse, comunque, tornare utile al paese, in generale, ed anche al partito che aveva assunto la responsabilità del sud governo. Questa sua interpretazione delle convenienze e delle necessità finanziarie ed economiche del paese, non poteva, naturalmente, piacere a tutti ; non certo ai fantasiosi del rivoluzionansmo, nè ai praticanti del profittarismo, ma ebbe il consenso della maggioranza, delia parte miglioro del paese, al di fuori del partito, e dette al nuovo governo, col raggiungimento del pareggio ed il raffrenamento della inflazione monetaria, i suoi più notevoli successi pratiiei ». Non altrettanto tenero verso l'ex-ministro delle Finanze è invece II Popolo: ' Ci meraviglia l'insistenza con la quale certi giornali dichiarano che se l'on. De Stefani fu uno scarso ministro del tesoro fu invece un ottimo ministro delle finanze ed un ellicacc maneggiatore del bilancio. Consigliamo i laudatori ad aspettare l'attività del ministro successore. L'opera tributaria dell'on. De Stefani è un retaggio non meno difficile dell opera di tesoro. Basterebbe parlare della imposta complementare e relativo problema di applicazione. Saremmo curiosi di vedere corno finirà la consulta di nalazzo creata in via XX Settembre dall'on. De Stefani, composta di direttori generali dalla testa dura e di estranei all'amrmnistrazionc, ma non al l ai-lamento, al partito ed al mondo degli af- 13 ri a. E più oltre l'organo popolare scrive: « Quanto all'on. Nava il discorso è assai piti semplice, anche perchè si tratta di uomo cui possono riconoscersi le caratteristiche più squisite, singolari ed espressive degli uomini del centro nazionale cattolico. Chiamato a presiedere all'economia, tanto per dargli un incarico di ministro, per molte ragioni, autorevole, si trovò, dicono i giornali fascisti e filo-fascisti, dinanzi a problemi gravi, senza averli pesati: «quid valeant numeri quid ferre recusent » ; vide non lottò e cadde ». La storia riveduta dair"Impero,, a Sella e M inghetti mediocri ligure di una mediocre itailetta ». Roma, 9, sera. L'Impero è uscito stamane con un titolone su 6 colonna che dice: De Stefani e finalmente dimissionario. L'Impero non disconosce poi, nel suo editoriale, che l'on. De Stefani avesse onestà e volontà, ma afferma che la politica finanziaria del « ragioniere veronese » ha danneggiato l'Italia. Quindi prosegue: « Incompetenti, negammo a priori la fiducia ad un ministro che aspirava alla gloria uw Sella e dei Minghetti, mediocri figure di una mediocre Ranetta. De Stefani è stato uno scettico e, come tutti gli scettici, ha avuto torto. Vivere in un'atmosfera di grandezza, di rigoglio, di esuberanza e mantenersi gelidi pessimisti, ecco un peccato imperdonabile, ecco una disfatta sicura. La rivoluzione fascista, che — sia ricordato da tutti — è anti-professorale per eccellenza, si è sbarazzata del suo pedante. Marcierà con più speditezza, aprirà interamente la potenza delle sue ali. Giustizia e finanze, ecco i due Dicasteri che la rivoluzione fascista doveva avere subito in pugno e ohe disgraziatamente hanno tardato a diventare fascisti. Da questo fatto derivarono molti ritardi, da questo fatto molta disavventure possono spiegarsi ». «-•-. La Banca di Francia riduce il tasso di sconto (servizio speciale della ■ Stampa ») Parigi, 9, notte. I.h Banca di Francia ha ridotto il tasso dello sconln dal 7 al G per cento. Per gli anticipi su titoli e stato mantenuto l'8 per cento