La direzione del Partito liberale italiano scioglie la Sezione di Torino

La direzione del Partito liberale italiano scioglie la Sezione di Torino La direzione del Partito liberale italiano scioglie la Sezione di Torino Ieri mattina si è riunito il Comitato Regionale Piemontese del Partito Liberale Italiano sotto la presidenza dèi conte Gerolamo Oldofredi. Erano presenti o rappresentati i signori ■aw. Sabino Camerano, avv. Giuseppe Mirti, avv. Carlo Torrione, per la provincia di Torino; i signori avv. Agostino Repetta, cav. Carlo Gualino, Sebastiano Giordana, cav. Guido Piana, Ermenegildo Gallardi per la provincia di Novara, i signori rag. Michele Borda e colonn. Angelo Bay per la provincia di Cuneo ed il sig. avv. Romano Martinotti per la provincia di Alessandria. Per la Direzione nnzionale>del Partito S. E. il senatore Francesco Ruffini ed il segretario generale avv. Quintino Pkaa. Fungeva da segretario il rag. A. Dante Coda. Il presidente conte Oldofredi, fatta la relazione delle varie fasi della situazione creatasi nella Sezione di Torino del Partito, ha riferito che, in virtù del mandato affidatogli dalla Direzione nazionale, ha deliberato lo scioglimento della Sezione stessa ed ha comunicato" di voler inviare immediatamente al presidente della Sezione di Torino, senatore Riccardo Cattaneo, la lettera seguente : Torino, 7 luglio 1925. IU.mo Sig. Senatore Uff. di G. Croce. Riccardo Cattaneo, Presidente del Consiglio direttivo afilla Sezione del Partito Liberale Italiano — Torino. La Direzione nazionale del Partito liberale italiano, visti gli articoli H e 24 del regolamento generale, ha delegato, in data 27 giugno e 2 luglio, il sottoscritto presidente del Comitato regionale piemontese in qualità di Commissario per il riordinamento della Sezione di Torino. La Sezione di Torino si trova invero in una situazione punto chiara di fronte all'atteggiamento che il Partito liberale italiano ha dovuto assumere per difendere i principi! e l'idea liberale. Infatti mentre l'assemblea del 30 gennaio e quelle recentissime del 23 e 30 maggio hanno chiaramente manifestato nella loro maggioranza la piena ap provazionc ed il completo ossequio alle direttive della Direzione nazionale, in modo tale che essa Direzione doveva ritenere la Sezione di Torino complètamente dlseiplinata alla linea politica del partito, le elezioni al Consiglio sezionale diedero una maggioranza, sia pur relativa, ad una lista che si presentò con programma contrastante con i voti delle precedenti assemblee e della Direzione nazionale. D'altra parte, non' solo il propugnatore ed il conclamato esponente della lista fu l'onorevole Mazzini, sulla cui azione politica in «etto contrasto con le direttive del Pari ito il -Comitato regionale ripetutamente aveva richiamato l'attenzione della Direzione nazionale, la quale lo ha recentemente espulso dal partito, ma anche si verificarono irregolarità di carattere assai grave, come la partecipazione alla votazione di persone che avendo gradito la tessera od honorem dal P. N. F., sono per tale fatto fuori del partito, e la partecipazione alla votazione di Enti e Ditte industriali inscritti regolarmente come individui nell'elenco dei soci. Tuttavia il sottoscritto, per un riguardo ai componenti del Consiglio generale, ritenne, prima di prendere qualsiasi provvedimento, di interpellare il nuovo Consiglio, onde sapere se esso accettasse o meno ia linea politica seguita dalla Direzione, e ciò in ossequio al|n disposizioni della Direzione stessa, cl-.e impegna tutte le organizzazioni dipendenti a svolgere un'azione in armonia col voto politico del Congresso e del recente Consiglio nazionale. A tale scopo il giorno 30 giugno u. s., essendo ella assente, lo scrivente indirizzò una lettera ai due vice-presidenti della Sezione, nella quale era esattamente ed esplicitamente esposta la richiesta di adesione disciplinata iille direttive della Direzione nazionale. I*ii con un senso di doloroso stupore che il sottoscritto si ebbe dalla presidenza del Consiglio della Sezione il rifiuto di convocare il Consiglio, llenchè anche questo atto ingiustificato costituisse una chiara manifestazione di indisciplina, il sottoscritto credette di dover rinviare ogni decisione a dopo la riunione del Consiglio sezionale,' che provvide a convocare personalmente, valendosi dei poteri conferitigli. Lo svolgiménto della seduta del Consiglio sezionale, tenutasi il 3 luglio, ha confermato la intenzione del Consiglio di eludere all'osservanza e ajla disciplina di partito. Mentre infatti il sottoscritto, che presiedeva, annuiva alla richiesta di una sospensiva, pretendendo tuttavia, com'era giusto, che e a non dovesse avere il significato di un temporaneo differimento dell'approvazione dell'ordine del giorno di consenso alle direttive del partito, approvazione la qnale, naturalmente, doveva precedere egni altro atto, la maggioranza significò la propria volontà ili continuare nella sua attività senza risolvere prima questa pregiudiziale. E' bene dire inoltre che la richiesta di sospensiva, motivata dal desiderio di « studiare e approfondire » una questione cosi semplice e chiara quale era la domanda di adesione alle direttive del partito (sullo quali sono ormai impossibili i dubbi), poteva suonare ironia ria parte di persone che da molti mesi discutono in seno alla Sezione questo solo oggetto. In inerito alla questione stessa è poi ovvio che oggi non si tratta della coesistenza in seno al partito di due tendenze che valutino diversamente i metodi di applicazione dei principii liberali, perchè questo sarebbe assai desiderabile che avvenisse ; si tratta invece dell'assoluta impossibilita che permangano nel Partito liberale italiano quanti non sentono la necessità, che va facendosi ogni ora più urgente, di difendere i principii liberali, che formano il contenuto ideale e programmatico del partito stesso. Di fronte al tentatilo di procrastinare ed evitare una risposta precisa in merito ti questo atteggiamento, risposta che la Direzione aveva il diritto di pretendere che fosso esplicita ed immediata, lo scrivente dovette porre sulla proposta di sospensiva la questione di fiducia, dichiarando che riteneva come contrario alla Direzione ed alle direttive del partito il voto dato a favore della sospensiva stèssa. Dopo ciò l'esito della votazione, in cui la sospensiva fu volata a larga maggioranza, non poteva lasciare dubbi sul pensiero politico del Consiglio. Pertanto il sottoscritto, in virtù dei poteri conferitigli dalla Direzione nazionale del partito con le lettere 27 giugno e 2 luglio sopracitate : udite in proposito ad abundanllam il Comitato regionale piemontese, riunito nella sede la mattina di oggi, 7 luglio 1925; delibera lo scioglimento della Sezione di Torino del Partito liberale italiano e la conseguente decadenza del Consiglio e delle altre cariche sezionali: notifica con la presente alla S. V. Ill.ma quanto sopra, diffidandola, nella sua qualità di presidente del cessato Consiglio sezionale, da! compiere qualsiasi atto ehe possa comunque interessare la Sezione del Partito liberale italiano. Notifica contemporaneamente di assumere, come assume, tutti i iioteri per la gestione e l'amministrazione della Sezione di Torino, che verrà immediatamente ricostituita colle mortalità che verranno da me precisate. Voglia, illustre senatore, accogliere i sensi del mio devoto ossequio. Il Commissario straordinario per la Sezione di Torino: G. Oldofredi ladini. Il Comitato Regipnale alla unanimità ha approvato l'operato del presidente al quale ha riconfermato la sua fiducia ed il suo compiacimento per l'efficace azione svolta a tutela delle idealità del Partito. Lo scioglimento della Sezione liberale di Torino fri da noi reclamato, coinè atto logico e doveroso da parto della Direzione centrale del partito, subito dopo le elezioni dell'ultimo Consiglio. Che i seguaci dell'on. Mazzini, facendo "votare perfino i tesserati « ad honorem » dal partito fascista, pretendessero non solo di rimanere ad un tempo nel partito liberale, ma di dominare la sezione torinese, era una di quelle deplorevoli illusioni che non possono durare un pezzo. Se nei partiti in genere vigesse la comoda disciplina deiron. Mazzini, sarebbero babilonie e non partiti. La disciplina non è la cuccagna. Non abbiamo mai negato ai cosidetti destri il diritto, come cittadini, di essere filofasciati e magari anche ultrafascisti. Abbiamo sempre negato loro il diritto di essere filofascisti od ultra in sede del partito liberale. Il comodo proprio non si può legittimamente fare che in casa propria. Il partito liberale non è una succursale di provincia del nazionalfascismo, questo lo ammettono i fascisti stessi, pei quali il liberalismo "è un relitto storico, è un momento sorpassato della coscienza politica italiana. 11 fascismo non ha le mollezze tanto care all'anin^ dell'on. Mazzini, il quale si è ostinato troppo nell'assurdo di un fllofascismo che dovrebbe non impedirgli il flloliberalismo. Nessuno oserà dire che. una tale posiziono dei destri non , sia equivoca; Nell'equivoco resti chi vuole, i ma non si può pretendere che un partito, ' qualunque esso sia, si presti a legittimarlo, conculcando i principi per fare piacere unicamente alle persone. Non riusciamo a capire perchè i mazziniani di Torino vogliano non fare qui quel che hanno fatto altrove i sarrocchiani. Resta ai liberali puri, ai soci disciplinati del partito, il dovere di ricostituire sollecitamente la loro Sezione. Essi saranno molti o pochi ; dati i tempi, il numero non ha valore risolutivo. Oggi non si reclutano ancora gli eserciti, ma si debbono salvare i quadri e mantenere vivi gli stati maggiori : si salvino i principii e la bandiera. Meglio essere pochi ma buoni, che motti, confusi e bacati. Anche per il liberalismo è l'ora della disciplina severa, non dei patteggiamenti e delle transazioni. Avevamo appena scritto queste righe di commento quando ci è giunto il comunicato elio diamo qui sotto. Quanto abbiamo scritto per l'on. Mazzini vale implicitamente anche per il senatore Cattaneo. Un ordine de! giorno dei destri Con vivissima preghiera di pubblicazione riceviamo e, per debito di cronaca, pubblichiamo il seguente comunicato: « Si è riunito il Consiglio generale della Sezione di Torino del Partito liberale italiano per prendore visione della comunicazione del Comitato Regionale circa lo scioglimento della Sezione, e per procedere alla elezione dei rappresentanti nella Federazione provinciale. .1 Accolto da triplice salve di applausi il senatore. Cattaneo sorge a parlare e spiega tutte le fasi che hanno portato alla scomunica della Sezione. A coronamento della discussione nella quale interloquiscono molti dWli intervenuti, il Consiglio generale approva unanime il seguente ordine del giorno presentato dal coiiim. Silvio Ferrabini : « 11 Consiglio generale della Sezione Cir« condariale torinese del Partito liberale ita« liauo, nella sua seduta del 7 luglio 1925, « sentita la relazione del presidente senatore « gran croce prof.^ avv. Riccardo Cattaneo, a avuta lettura della comunicazione odierna « del conte Oldofredi Tadini Gerolamo: «dichiara e proclama illegittima la co« stituzione e l'aziono della Direzione nazioa naie del Partito e delibera la continuazio« ne dei propri lavori nella convinzione di « servire ai principi liberali nell'ambito traca ciato dalla maggioranza nelle elozioni del * 20 e 21 giugno 1925 e sancito dall'art, l.o « della statuto della Organizazzione nazio. naie del Partito liberale italiano >. a Procedutosi alla nomina dei rappresentami della Sezione di Torino nella Federazione provinciale del Partito liberale italiano risultarono eletti alla unanimità i signori: Allievo dott. cav. ufi. Giuseppe, Andveis avv. comm. Gian Luigi, Astrua eav. Giuseppe, Borìni dott. gr. uff. Agostino, Botta Emilio, Ferracini comm. Silvio, Giuliberti comm. Marcello, Griva comm. avv. Francesco, Donetti comm. Giorgio, Passera cav. uff. Giacerne, Restagno cav. Vincenzo, Sacco-Oltana aw. comm. Gustavo, Scambelloni Gerolamo,Toesca di Castellazzo conte avv. prof. gr. uff. Carlo ».