Alla ricerca d'un gonfalone

Alla ricerca d'un gonfalone Alla ricerca d'un gonfalone Torino, a differenza di altre città italiane, non ha un gonfalone. A certe manife. stazioni cittadine, quali ad esempio i cortei patriottici, le cerimonie solenni, ecc., partecipa bensì una rappresentanza dei corpi armati municipali che reca un gonfalone; ma sul valore e sulla storicità di questo gonfalone bisogna intenderci. Nel 1911, all'epoca della grande esposizione internazionale, fu sentita la necessità o per 10 meno l'opportunità di un gonfalone che simbolizzasse la città; e ne venne creato uno. Ci si valse di un motivo decorativo del grande padiglione dei festeggiamenti nel quale l'ar. chitetto aveva riprodotto l'arma della città, ed un gonfalone venne allestito, di grandissime proporzioni, in stoffa azzurra, con lo scudo della città recante su campo azzurro il toro rampante dorato, sormontato dalla'corona turrita e circondato da una corona di quercia. Tale gonfalone, però, per, le sue vaste dimensioni si dimostrò per nulla adatto a scopi pratici. Il suo trasporto era difficile per non dire impossibile addirittura. Faceva una bellissima, imponente figura issato su una grande antenna, ma non c'era da pensarci a portarlo nelle cerimonie. Se ne fece allora una copia, una riproduzione di dimensioni assai ridotte, ed è precisamente queMa che i torinesi vedono partecipare alle cerimonie ufficiali. SI tratta adunque di una cosa tutt'affatto recente. E' un gonfalone creato dalle- circostanze anziché tramandato dalle tradizioni storiche. Il che solleva una interessante questione, promuove parecchie domande. Può esso essere assunto come vero e proprio gonfalone della città? Nei tempi andati Torino ha avuto un suo gonfalone di cui si sia in seguito perduta memoria? E com'era? E, se si dovesse adottarne uno, come dovrebbe essere? Domande tutte cui è alquanto difficile rispondere. Tuttavia, la questione 6 stata, come suol dirsi, riportata sul tarjpero da un f^tto nuovo che vedremo in seguito, ed in Municipio si lavora per darle una esauriente spiegazione. Non pare che Torino abbia' posseduto un gonfalone, poiché non se ne trova testimonianza nè negli archivi né nelle memorie degli storici. E il fatto parrebbe anche avere una spiegazione se, come si ritiene, i gonfaloni sono sorti all'epoca dei liberi Comuni. Torino è rimasta pressoché estranea a questo reggimento popolare, e quindi non ha avuto occasioni di donarsi un gonfalone. Risolta invece con precisione quali erano 1 segni della municipalità di Torino, che venivano impiegati nelle circostanze ufficiali. Erano la mazza d'argento e la tromba d'argento. La mazza è sopravvissuta, la tromba è scomparsa. I torinesi hanno avuto certamente occasione di vedere i valletti municipali con la mazza. Essi sono due, e si chiamano appunto mazzieri. Da notare però che le mazze attuali sono riproduzioni in legno di quella antica, che era unica e... troppo pesante: circostanza, questa, che ha appunto consigliato il legno in luogo del metallo. La tromba era pure d'argento, ed era munita di una « drappella • in seta azzurra col toro dorato. Questi segni della municipalità — mazza e tromba — sono visibili nel grande atrio o salone di marmo del Municipio, dove si vedono scolpiti in marmo, nella parte superiore delle pareti laterali. Adunque, a quanto tutto fa ritenere, niente gonfalone. Erano mazza e tromba che nelle grandi occasioni, come ad esempio le processioni religiose, simboleggiavano 11 Comune. Senonchè durante le attuali ricerche relative al gonfalone, 6i è fatta una scoperta non priva di interesse. Nel 1706, dopo il famoso assedio, il Municipio di Torino ha fatto dono alla guardia civica, in premio della sua condotta durante l'assedio, di un vessillo. Esso porta una croce bianca in campo azzurro, e i quattro spazi ezzurri recano ognuno un toro dorato rampante. « Questo — si dice — non è il gonfalone di Torino. D'accordo. Ma non potrebbe esso servire da norma e guida? Se un gonfalone da adottare per la città deve avere qualche nesso, qjuaMie riferimento storico, questo è appunto il caso, poiché il vessillo è una diretta ed ufficiale emanazione dell'antico Municipio di Torino ». Non è certo la soluzione del problema, ma indubbiamente è un primo passo, un contributo alla conoscenza di quel materiale storico e araldico da cui la soluzione dovrà venire. Intanto le ricerche proseguono. Sappiamo che anche il direttóre dell'Armeria Reale, competentissimo in materia, ha gentilmente accettato l'invito di collaborare alle investigazioni. Non sarà certo un compito facile. Il campo dell'araldica è quanto mai vago, contradditorio ; vi si incontrano intralci e lacune ad ogni pie' sospinto. Ad esempio. Noi sappiamo tutti che lo stemma di Torino è il Toro d'oro in campo azzurro, e potremmo giurare che, nel gonfalone, il toro troverà posto. Ma come sarà? Come dovrebbe essere? Ecco anche qui dei punti interrogativi alquanto sconcertanti. Si deve infatti sapere che fra gli stemmi adottati nei tempi andati v'è molta sconcertante varietà: c'è di toro cozzante, quello saltante, quello rampante, .quello tranquillamente e pacificamente in piedi, e persino il mezzo toro emergente dalle nubi. Qual'è il più « genuino » di tutti questi tori? Bisognerebbe conoscere il primo. Ma anche questo è un affare che si perde nella notte dei tempi... Una delle prime manifestazioni che accompagnarono l'adozione dello stemma o per lo meno di un'insegna col toro, il che avvenne presumibilmente al XII o al XIII secolo, fu assai probabilmente l'installazione del toro sopra la torre del Comune ; nia com'era questo toro ? Anche qui mancano lumi adeguati. Con la dominazione di Napoleone, per dir ne una, lo stemma, oltre al toro in campo azzurro, aveva superiormente una striscia rossa con tre api dorate, il cui significato appare molto incerto. Un tempo lo scudo era 'sormontato dalla corona comitale (Torino era contessa di Grugliasco e signora di •Beinasco) e circondato da palme. In seguirti -si abolì la corona perchè erano stati aboliti i diritti comitali su Grugliasco; e ring. Braida, che fece studi in proposito, opinò che dovesserò essere abolite anche le palme. Così rimase il semplice.e nudo scudo sormontato dalla corona turrita, che è l'arma ufficiale d'oggi. Ma altro questioni Incalzano. Come devono essere le corna del toro ? Dorate anch'esse come l'animale, o argentate? Ce, neu archivio comunale, un documento del 1687, che fa menzione di un editto del 1613, in cui l'arma di Torino è così descritta: «Uno scudo ovale grande unico sul suo foglio ornato e cartocciato a beneplacito (?) d'asuno ad un Toro saltante d'oro cornato d argento ornino al di fuori con due gran rami di lauro di sinopia, fiutato al naturale, con le seguenti paioie-. Città di Torino*. Adunque non solo c'era l'alloro coi frutti al naturale, ma c'erano le corna d'argento sul toro d'oro E c'è pure menzione, in altri documen di un toro con un corno d'oro e l'altro d'i gento, e questa diversità di trattamento sarebbe dovuta al fatto che le corna rappre• sentavano il Po e la Dora... Come si vede, per i ricercatori che si Interessano del gonfalone, più cornuto di cosi 11 dilemma non potrebbe essere- Note scolasticlie li prov istituto Tecnico G. Sommetller. — La ,-a integrativa per i candidati all'ammissione all'Istituto tecnico inferiore, avrà luogo il giorno 9 corrente mese, allo ore 9. 1,'elenco degli ammessi sarà pubblicato domani 8 corrente. , _ ... , _ • Scuola" 1estiva dt Commercio Maria Lae tuia — Domenica nell'aula Vincenzo Troya. in presenza del Commissario aggiunto dottor milino si è svolta la cerimonia della premanone La direttrice signora Maria Rovellihafatto una lucida e interessante relazione sullo sviluppo della scuola frequentata da oltre 3000 alunne. Ca>a Benefica. - Una distribuzione di premi è stata fatta anche in questo benemerito fttituto i cui ex-allievi hanno voluto ricordarecon uoa targa modellata dallo scultore 5 Cesene il fondatore Luigi Martini. Hanno orlato efficacemente il direttore nrof. cav. Kff aT Gianotti ed il consigliere signor Ernesto Vota E vi fu anche un saggio ginnastico sotto la guida dell'insegnante Forimi e della elgnorina Sisto.

Persone citate: Braida, Ernesto Vota, Gianotti, Luigi Martini, Maria Rovellihafatto, Vincenzo Troya