Il quarto d'ora di Rebelais

Il quarto d'ora di Rebelais Il quarto d'ora di Rebelais in Germania NeHa sua ultima corrispondenza dalla Germania al « Corriere della Sera », Luciano Magrini pone in evidenza la crisi ohe incomincia a travagliare le industrie tedesche del carbone, del ferro, della tessitura, accompagnata da una disoccupazione che va lentamente crescendo, per quanto il salario dell'operaio si mantenga intorno all'80 % di quello prebellico, mentre il numero indice dei prezzi supera del 35 % quello del 1914, con tendenza ad un aumento nei prezzi agricoli e ad una diminuzione in quelli dei manufatti. Il risanamento monetario ha creato una situazione di cose di cui la plutocrazia tedesca non sa darsi pace e contro la quale cerca quindi di reagire in forme interessanti. Il primo colpo che la moneta buona ha vibrato al parassitismo dell'industria e della banca bellica, è caduto sulle speculazioni che si operavano sui titoli delle società commerciali. Un brillante scrittore tedesco, il sig. Von Lewinsohn, in un suo libro di cui tornerò presto ad occuparmi ha scritto una documentata e brillante storia di tutti i modi coi quali i profittatori hanno assorbito in grazia della moneta cattiva la ricchezza del popolo tedesco. Il gruppo Stinnes rappresenta i magnati dell'inflazionismo cartaceo. Quello dei fratelli Sturimi ci offre il caso della ricchezza guadagno ta navigando fra le perdite sofferte dallo Stato per le riparazioni. La casa Michael si ingrandisce attraverso il processo della deflazione. I grossi fittavoli e proprietari della Slesia e della Prussia compiono le loro razzie attraverso ai passaggi di mano della proprietà terriera durante e dopo il conflitto. E tutte queste fortune immense viaggiano in buona parte all'estero, dove si consolidano in ottima moneta. Oggi, rispetto ni febbrili movimenti caratteristici specialmente del biennio 19221923, le borse tedesche sono ncque stagnanti e le valutazioni dei titoli bancari ed industriali — delle quali ci fa una storia cosi documentata il Bresciani-Turrcni sul « Giornale degli Economisti » dello ecorso maggio — mostrano quanto vi fosse di orpello nell'oro apparente dell'industria e del commercio bellici germanici. Gli impianti portati all'elefantiasi potevano reg- ?persi solo sino a quando il capitale circoante veniva estratto dal sangue vivo del popolo attraverso il processo della moneta cattiva. Oggi la pompa non funziona più ed il risparmio è caro : oscilla fra il 9 ed il 12 % in oro, elevando quindi il saggio di capitalizzazione e deprimendo i valori capitali. E non lievi sono lo difficoltà p^r assegnare il loro vero valore ai patrimoni delle aziende. Il criterio del valóre dr costo è cervellotico, anche perchè l'oro si è svalutato di circa il 40 % e quindi il rinnovamento del patrimonio , industriale costerebbe'molto più caro. L'altro criterio, del valore di mercato o della capitalizzazione degli utili è parimenti poco preciso, perchè oggi si attraversa una crisi di assestamento, superata la quale il rendimento dovrà pura «lnvarsi F.' quindi naturala che, riferendoci come raffronto al valori del 1913, o del 1914, quelli odierni — quali sono esposti nelle borse tedesche — mostrino alterazioni profonde a seconda della industria. Naturalmente la maggiore depressione colpisce quei titoli che rappresentano le industrie le quali, in tutto il mondo si svilupparono eccessivamente nel fieriodo bellico, come le siderurgico-metalurgiche. Depressi sono altresì i valori bancari ; sia perchè con la moneta buona è venuta meno alle banche la fonte precipua con cui esse fecero dovunque, i più Frasai affari sulla miseria crescente deiEuropa, ossia i cambi ; sia perchè esse hanno preso un controllo sempre più vasto su tutta l'attività industriale del paese, e quindi risentono delle crisi che queste Ultime attraversano. Di qui i metodi che i magnati della guerra vanno svolgendo per resistere alle ultime conseguenze del risanamento, le quali consistono nell'adattamento di un'industria più ristretta a quel ridotto consumo che la. diminuzione del steparmio mondiale rende necessario. La forma che costoro preferirebbero per ritornare ai tempi giocondi, sarebbe il ritorno all'inflazione. Ma il controllo alleato non lo permette. E su questo punto i rappresentanti del nazionalismo tedesco non riescono a sbucare, neppure ricorrendo alla manovra in grande stile di appoggiare le richieste della media e della piccola borghesia per una rivalutazione dei debiti pubblici bellici : "la quale, oVe venisse concessa, obbligherebbe subito ad una inflazione, grazie alla quale i pescicani riprenderebbero con la mano destra ben più di quello chej concederebbero con la sinistra. Non solo la Reichsbank non allarga i cordoni della) borsa, ma li restringe. Nell'ultima quindicina di giugno gii sconti dell'Istituto massimo sono diminuiti di circa 130 milioni di marchi oro; le «anticipazioni, di 30 milioni; la circolazione di 250 milioni, riducendosi a 2360 milioni. Cosa molto importante, l'interesse si è elevato dell'I % per i prestiti a breve scadenza, e del 2 al 3% per quelli a scadenza lunga: il che esprime la ferma volontà della banca di non immobilizzarsi e di non aiutare salvataggi di industrie bacate. E questa poli tica è tanto più rimarchevole, quando si tenga presente che nel contempo la .banca centrale continua a comperare oro e divise buone, sicché dal maggio ad oggi ha portato la riserva, rispetto alla circolazione cartacea, dal 51,9 al 59 %, superando cosi le stesse previsioni del piano Dawes. Battuti su questo punto, gli industriali resistono e tentano di salvare le situazioni di privilegio in altre guise molto interessanti. La prima, è quella, di tenere i prezzi alti anche a costo di non vendere. Non si vende carbone, non si vende ferro. Naturalmente simile tattica viene usata di prefe renza dove la guerra ha lasciato in piedi i grandi sindacati di materie prime. Una politica di questo genere esige forti mezzi finanziari ed i sindacati li trovano coi debiti. Ciò porta ad un duplice risultato: depressione di salari, per cercare di ricac ciarli giù al livello del periodo inflazioni stico; ed elevazione dei prezzi al punto di monopolio, cioè a quello che, moltiplicato per le quantità vendute, garantisca il- profitto massimo. E' solo in regime di libera concorrenza che l'utile più elevato si raggiunge vendendo a buon mercato la massa maggiore possibile di prodotti. E' chiaro che un simile metodo è peri coloso. I dehiti per oro sono ancora pos sibili porche, se la moneta buona 6 diminuita, quella bancaria (aperture di credito delle banche ordinarie^ si mantiene ancora elevata. Ma sa la banca centrale tiene duro, un momento o l'altro deve aversi un crollo. i Ma appunto per sùnsiidiaro questa loti si è da una pirte addivenuti all'accordo • Jttft i metallurgici tedeschi e quelli francesi duintrchndoscall'imedinovi acl'a cesichmvde cstiteinsfi1lannsetenunmCbzepiigsictmcacsctMsopzosrssnvntebtvpzd l a i o r o n e i i sulla base di una ripartizione del ferro e del coke metallurgico a condizioni predeterminate. Dall'altra parte si sta forgiando l'alta tariffa protezionista di cui il Monelli ci ha offerto alcuni saggi eloquenti. Difatti questa resistenza dei grandi industriali di guerra ad abbassare i prezzi in proporzione all'alto valore del marco potrebbe venire agevolmente spezzata in pochi mesi dal Governo tedesco, con la minaccia di aprire prò tempore le barriere doganali. Allora, essendo la moneta tedesca sana e non esistendo perciò differenza alcuna fra la sua potenza d'acquisto all'interno e quella all'estero, espressa in ter. mine di cambio, l'importazione americana ed inglese ridurrebbe immediatamente gli industriali tedeschi alla ragione. Invece, ove la tariffa proposta venga approvata, i magnati dell'industria pesante potranno accentuare la politica degli alti prezzi all'interno, aumentando le vendite all'estero a prezzi assai minori, come già stanno facendo da alcuni mes», specialmente per la siderurgia di seconda lavorazione. #*• Questa rapida analisi ci dimostra parecchie verità, e più precisamente : 1° Il pericolo sociale che la svalutazione monetaria continuata e protratta ha provocato in una duplice forma; concentrando troppa ricchezza nelle mani della banca e dell'alta industria; sostituendo alla libera concorrenza uno sviluppo eccessivo dei sindacati. 2° In Germania i risparmiatori sono stati e vengono tuttora spolpati metodicamente da questa oligarchia, dapprima con la inflazione; poi con gli-pseudo-tentativi di stabilizzazione — che fiaccano del tutto la finanza statale fra la fine del 1921 ed il 102';! — ; poi ancora durante il periodo della- deflazione e del risanamento della moneta. Ed oggi, malgrado la moneta risanata, il concentramento delle industrie in sindacati e la loro potenza politica, che si esercita con la protezione, continua a mantenere le classi medie ed operaie tedesche nelle mani di questi onnipossenti signori. Come si può resistere alla imposizione di un dazio doganale, quando il sindacato minaccia altrimenti di gettare d'un colpo un milione o più di disoccupati sulla strada? Come si può essere sicuri del pareggio del bilancio pubblico, quando un rialzo di prezzi crea una tale restrizione di produzione e di consuini, che la domanda di lavori pubblici, anche se di utilità lontana, si fa irresistibile? Come può l'opinione pubblica istradarsi, allorché quasi tutti i grandi giornali sono venduti ai plutocrati e gli stessi organi delle masse operaie non sono in grado di opporre alle travolgenti forze capitalistiche se non delle richieste di interventi statali-, mentre la stampa . della media borghesia è ridotta ad una voce fioca, perchè questa media borghesia è ormai atterrata e distrutta? La Germania di oggi ci presenta questa curiosa contraddizione apparente :' che le sue masse sono assai più schiave del capitalismo sotto la repubblica, di quanto non lo fossero sotto l'impero. Teodoro Mommsen, descrivendo lo stato di Roma sotto il grande tentativo di Caio' Gracco, osserva che una monarchia assoluta rappresenta lino franili» disjsrania per una nazione, minore però di quello che lo sia una oligarchia assoluta. La Germania costituisce la prova evidente di questa grande verità. Sotto gli Hohenzollern una specie di socialismo di Stato temperava l'onnipossenza dei latifondisti prussiani e dei padroni dell'industria pesante. Le scuole universitarie dell'economia germanica avevano diffuso il concetto paternalista dell'intervento dei poteri pubblici per rendere equa la distribuzione delle ricchezze. Una burocrazia, se non troppo intelligente, certo diligente, col prestigio di cui godeva si valeva dei suoi vasti poteri amministrativi per frenare le usurpazioni della ricchezza. L'assoluta libertà di organizzazione e di stampa compivano l'opera, in un paese dove, come in Germania, le classi medie erano diffuse e largamente istruite. Oggi, questa repubblica apparentemente democratica ci dà in peggiorativo la riproduzione di una Roma dell'epoca della costituzione sillana. Gli « ottimati » imperano sulle folle ed agiscono sotto l'impulso della più cieca avidità ; indifferenti alle sorti ed ai patimenti delle masse; ansiosi di impero, ancorché privi della forza per conquistarlo è soprattutto per mantenerlo; avidi di ricchezza, di potere e di godimenti. A questo ha ridotto la Germania l'assorbimento della ricchezza nazionale, prodotto col lasciar cadere la moneta giù giù sino alle sue ultime bassure. E solo il fondo granitico della sua razza sarà in grado, attraverso a lunghe sofferenze ed a sussulti sociali e politici, di ricostituire la gagliarda civiltà di cui l'Europa tutta si arricchiva. ATTILIO OABIATI. Assracdbtrlsm

Persone citate: Dawes, Hohenzollern, Luciano Magrini, Monelli, Rebelais, Teodoro Mommsen, Von Lewinsohn