Il presidente del Senato del Regno in polemica con Farinacci

Il presidente del Senato del Regno in polemica con Farinacci Il presidente del Senato del Regno in polemica con Farinacci o a a o i d a o à e l l l o o i si è a e li e , ne noio Roma. 5. notte. Le lettere del sen. Tittoni e dell'on. Farinacci sono naturalmente molto commentate negli ambienti del Senato. Nella giornata di ieri era viva l'attesa a Palazzo Madama per la decisione del presidente del Senato, in seguito alla lettera del segretario politico del Partito fascista. Ma la risposta dell'on. Tittoni non è stata conosciuta che stamani, avendola egli da Manziana comunicata per telegrafo alla Stefani che l'ha diramata questa mattina. Eccone il testo: « On. Deputato. « Ho ricevuto la sua lettera. « Mantenendomi In una sfera elevata, serena, estranea e superiore a qualunque considerazione di parte, quale è e quale deve essere quella del mio alto Ufficio, io rispondendo ad un Senatore, ma parlando al'Paese, ho detto che non è già con la platealità del linguaggio ma bensì con la nobiltà e la dignità delle parole che si educa il popolo italiano. « Mantengo In tutta l'integrità questa affermazione, che risponde ad una mia convinzione profonda e dalla quale, posso dirlo con orgoglio, sono • illuminati 1 mìei 40 anni di attività politica e parlamentare. « Altro non ho da aggiungere, e, fermamente risoluto a non entrare in polemiche' di partiti, altro non aggiungerò per qualsiasi ragione. • « Mi creda con perfetta osservanza. ,, « Devotissimo, Tommaso Tittoni ». Questo scambio di lettere tra il presidente del Senato ed il segretario politico del Partito fascista, se ha suscitato, come era prevedibile, molti commenti negli ambienti parlamentari e specialmente in quelli del Senato, ha avuto scarso riflesso, per ragioni ovvie, nei giornali. Gli organi governativi si limitano a riprodurre le due lettere, senza porle in molta evidenza. -J5».B»«aola. crosso-, - - .— Il Giornale d'Italia meridiano intitolava « Parole grosse » la lettera farinacciana, lasciando al pubblio di esprimere sull'avvenuto il suo giudizio. Nella sua edizione serale poi il giornale scrive : « Oltre la battaglia del grano e quella della lira si dovrebbe combattere ìa battaglia per lo smorzamento del toni nelle polemiche verbali e scritte. E' troppo domandarlo? Smobilitare la parola crediamo utile sovrattutto al Governo, il quale non si troverà cosi tutti i momenti di fronte ad incidenti penosi da liquidare alla meno peggio. Ma come contenere i cosiddetti selvaggi del fascismo in certi limiti di espressione polemica? Essi hanno probabilmente l'impressione che certi elementi del partito amano le forti droghe oratorie e letterarie, né altrimenti del resto si comportavano in altri tempi i socialisti e consimili repubblicani. E' vero che ormai non si fa più gran "caso di certi metodi polemici e che lo stile è notevolmente mutato, fenomeno di arditismo, ma in ogni modo non sarebbe inutile di fare qualche cosa per smorzare i toni, anche perchè vi è molta brava gente in provincia che non sa nulla di quello che bolle in pentola e prende sul serio parole e frasi che hanno in fondo valore assai limitato. Prendete per esempio la parola « rivoluzione ». Essa non ha più il significato pauroso che aveva un tempo. Adesso significa semplicemente mandato ad ima commissione di studiare una riforma fascista ». Il Mondo nota che vale la pena di riprodurre la lettera del segretario politico del partito fascista, perchè « a parte le consuete disinvolture stilistiche, essa costituisce uno dei più espressivi e singolari documenti del regime ». Le disinvolture stilistiche alle quali accenna l'organo democratico si riferiscono al periodo della lettera in cui Farinacci, rivolgendosi all'on. Tittoni, dice : « Eccellenza, il suo intervento è stato quindi intempestivo e questo non perchè abbia potuto offendermi, dato ehe dei miei atti, ecc. », al a riconfermando » e al « mi creda » dell'ultimo periodo della lettera. La Tribuna è il solo giornale che, in seconda edizione, recava1 un commento alla polemica « Farinacci-Senato », ed è stata sequestrata. I liberali o la Costituzione La cronaca registra ancora qualche ripercussione alle polemiche dei recenti congressi dei partiti di opposizione, abilmente sfruttati dagli organi governativi. Il Corriere d'Italia accusa i popolari di andare verso la repubblica. Circa i commenti a cui le discussioni dei massimalisti e dei repubblicani danno luogo nel campo liberale, uno degli esponenti più in vista dei liberali ha fatto alla Tribuna le seguenti dichiarazioni; « Il successo del Consiglio Nazionale liberale e dei convegni democratici, dove la riaffermazione di principio nei riguardi delle istituzioni fu unanime, come lo si dimostrò attraverso le discussioni, dimostra che per i demo-liberali non vi è da porsi alcun problema istituzionale, perchè questi due Partiti vogliono agire nell'orbita delle istituzioni vigenti e delle leggi. Il problema istituzionale lo discutano gli altri 'Partiti ed intanto si decidano coloro che, come gli unitari, non sanno ancore se unirsi o non ai costituzionali ». Larga e favorevole è stata l'impressione suscitata negli ambienti politici dalla ferma risposta della Direzione del Partito liberale ai sarrocchiani. I postulati affermati dai liberali nel recento convegno di Roma sono stati considerati negli ambienti politici, come direttive essenziali per un movimento liberale organico ed efficace. Intanto nella polemica tra liberalismo e fascismo inserisce stasera un tentativo conciliatorista un rappresentante dell'alta coltura, il senatore Chiappelli, con una lettera, al Giornale d'Italia. Il Chinppelli afferma che « teoricamente ed in astratto, senza dubbio, l'idea liberale appare superiore ad ogni altro ideale politico: essa porta il vanto di arosenscqcsesddcrvzi psprtsvsfmeclpsaznzldmemo/tgMptbdpCesthèdt"rzmsstgn a a e e i i a e n i e rirdi nn e. e nltfo, ldi avere informato di se gli spiriti che guidarono il nostro Risorgimento ». Senonchè il Partito liberale, secondo il sen. Chiappelli, non può sottrarsi ad un esame di coscienza per gli errori commessi negli ultimi tempi. Poiché il Governo che si chiama e vuole essere nazionale, opera con frettolosa, concitata veemenza, della quale non si vede la necessità per parte di chi ha tutto nelle sue mani e che non ò se non cosa deplorevole per un paese civile e grande come l'Italia, lo scrivente ritiene salutare una parola di consiglio. Esponendo poi più concretamente il suo pensiero, dopo avere rilevato che il fascismo, che egli chiama « movimento littorio », vuole essere una nuova forza educativa, un modo di vita, ma che è deficiente la sua preparazione di pensiero politico, « poiché anche i Soloni sono quasi tutti inesperti della vita politica », scrive : « Poiché la categoria dell'azione è di per sò sola una forza cieca, quanto quella del pensiero critico è vacua, cosi è lecito augurarsi che il presente dissidio non sia del tutto insanabile tra quelli che si sono proposti, ma non ne conobbero la via, di fare veramente grande e riverita la patria nel cospetto delle altre nazioni e coloro che confidano di .poterla fare tale col solo predominio o dominio assoluto di lor parte e quasi essa sola identificano con la nazione intera, con mettere in opera misure restrittive alla libertà dei dissenzienti, che essi reputano e proclamano senz'altro nemici, mentre non sono che fratelli discordi solo nel modo di amare la patria comune ». Il sen. Chiappelli rileva poi che la situazione interna richiede fermezza di disciplina nonché moderazione di metodi e sostanzialmente propugna una vasta azione collaboratrice. Nella parte conclusiva egli dice : '« Quella organizzazione corporativa a cui mira la legislazione dei nuovi nomoteti, ad esempio, tenta risuscitare una forma di vita medievale, da eui con grande sfòrzo potè oberarsi la -vecchia generazione del nostro /lisorgimfento, quando quella forma di assetto sociale ,e civile non aveva più alcuna ragione di 'essere.. E' lecito dubitare se l'on. Mussolini avrebbe potuto svolgere l'opera propria, costituito che fosse un ordinamento sindacale in Italia; egli che, nato all'ombra dell'albero della libertà, dalla costrizione della disciplina socialista si liberò, per propria virtù, tra la più ' dolorosa esperienza. Come si possano armonizzare il principato e la libertà, secondo l'espressione di Tacito, solo un istituto che vive da 19 secoli ha potuto mostrarlo all'Italia, che di quell'istituto ha fatto la sua storia, onde non solo Cristo è romano, ma tutte le vie della patria condussero a Roma e da Roma oggi ripartono, traendone esempio e suggerimenti di vita ». "Non e questa l'ora delle mollezze,, Alla lettera II Giornale d'Italia fa seguire un lungo commento, nel quale non senza avere notato che l'aspirazione guelflsta d'un cattolicesimo pacificatore è per il momento una visione del tutto astratta e personale, osserva che le considerazioni del sen. Chiappelli suonano così: «Liberali tornate al fiancheggiamento ». A questo riguardo Il Giornale 'd'Italia si diffonde a ricordare il lungo periodo di collaborazione dato disinteressatamente al fascismo, durante il quale si è determinata l'antitesi tra liberalismo e fascismo. L'organo liberale ribatte quindi che il liberalismo ha scontato gli errori del passato ed ora ha il preciso dovere di combattere, in prima linea, la politica di chi vuole manomettere la costituzione. Indi conclude : « L'on. Mussolini ha detto ai suoi amici torinesi: «Non è questa l'ora delle mollezze ». Il liberalismo non può che dire altrettanto. Questa decisa lotta tra liberalismo e fascismo non è del resto inopportuna; essa è forse necessaria e sarà benefica, sia per temprare i caratteri degli italiani, sia per insegnare loro quale prezioso dono sia la libertà. Ed in definitiva noi pensiamo che questa lotta non possa e non debba portare a conseguenze catastrofiche; se mai è dalla lotta che può venire un nuovo equilibrio. La forza del liberalismo è di non avere pregiudiziali nè per le persone né per i partiti ; l'unica sua pregiudiziale è la difesa della libertà e la preservazione eli quei congegni statali, che assicurano il regime liberale comune a tutte le grandi nazioni del mondo. L'unico modo di arrivare ad una conciliazione è di mettere al sicuro, dai tentativi di deformazione e di compressione, lo Stato liberale. Chi vuole la conciliazione, come sinceramente la vuole il senatore Chiappel'i, deve dare mano perchè la tesi liberale trionfi. Il liberalismo non cerca nulla per sè, ma non può propler vilam. vivendi perdere cansam; non può sopratutto disertare il proprio posto d'onore e di battaglia, lasciando senza speranza, senza conforto, senza luce, molti milioni di italiani, che ancora credono nella libertà, accrescendo cosi indirettamente e colpevolmente le schiere del sovversivismo, cioè un altro pericolo. Vi sono posizioni che non si possono lasciare se non dopo avere, con una onorevole battaglia, raggiunto l'obiettivo sostanziale dellu guerra ». Come si vede, l'organo liberale riafferma concretamente, in replica all'autorevole lettera del senatore conciliatorista, le profonde ragioni dell'intransigenza liberale, originata da una insopprimibile antitesi di dottrina e di metodi. I Soloni antichi e quelli moderni A proposito dell'ordine impartito da Farinacci ai giornali fascisti di troncare la polemica sulle conclusioni della Commissione dei 18, ZI Popolo rievoca l'esito di un referendum indetto, in materia solonica, parecchi secoli fa. Eccolo: « Periandro, tiranno di Corinto, richiese un giorno ai più illustri personaggi greci quale fosse il Governo modello. Ecco le risposte. Solone: «E' quello in cui l'ingiuria fatta ai singoli ferisce tutti i cittadini ». Talete: » E! quello i cui abitanti non sono nè troppo ricchi, nè troppo poveri ». Anacarsi: «E' quello in cui la virtù è in onore ed il vizio aborrito ». Pittaco: ..E' quello 111 cui le dignità non sono accordato che alla gente per bene e mai alle cattive ». Cleopulo; E' quello in cui i cittadini temono più il biasimo che la legge». Chilone: «E' quello in cui le leggi soqucagsvsmleinsl'sulifagdmsrconsi ignccrsfitcvmsistgtCtnpmnspstinpzdpNpsc a r r a e e a ; i . i , . a o a i a è n n ire oe, di aa sdi in le e. ai E! clo rà ne n la gi sono ascoltate e non gli oratori ». Biante:' « E* quello in cui la legge tien luogo del tiranno ». Sulle riforme dei Soloni moderni pubblica un notevole articolo di Eugenio Rignani, lì, Mondo. Questi lumeggia l'inconsistenza dei pretesi vantaggi del corporativismo statale rispetto al cosidetto atomismo liberale, da cui dipenderebbe, secondo le frasi fatte adoperate dal fascismo, la inorganicità dello Stato democratico. Lo scrittore rileva anzitutto, a proposito dell'atomismo liberale, che è questa un'espressione vuota di contenuto perchè « non vi è mai stata, in realtà, nella storia, un'altra epoca come quella del secolo scorso liberale-democratico, in cui la società abbia fatto più rapidi progressi: dalla semplice giusta posizione esteriore e formale di caste, di categorie, di classi non allacciate e ce. mentato tra loro da nessun vincolo intrinseco, alla più Intima e salda compenetrazione reciproca dei vari gruppi, che sola è atta a costituire una vera e propria unità organica ». Rileva poi la maggiore ampiezza ed elasticità dei programmi, a cui sono costretti i partiti per allargare la cerchia dei propri iscritti ed esaminando i vantaggi della organizzazione, l'eccesso del proselitismo, nonché il peso che nella vita politica esercita la massa dei senza partito, osserva che non col corporativismo statale si può rimediare agli inconvenienti, bensì con il sindacalismo liberale, come è stato inteso fino ad oggi col libero associazionismo di tutte le manifestazioni. L'articolo nota poi che dovrebbe provocarsi un profondo rivolgimento delle basi giuridiche dello Stato moderno, per cercare di soffocare artificiosamente quegli insopprimibili contrasti di interessi economici tra le classi, che riescono a comporsi pacificamente e legalmente in tutti i paesi più civili del mondo, grazie appunto al regime liberale-democratico ancora in vigore presso questi ultimi. Concludendo afferma che, in un paese giovane come il nostro," 11 ctjrpwattivismo statale provocherebbe l'arresto di tutte le energie, poiché la giovinezza delle nazioni e degli Stati consiste nella duttile capacità di adattamento giuridico e legislativo a situazioni nuove, come lo dimostrano « i veramente ancor giovani popoli anglo sassoni ». Prossimo movimento di prefetti Come abbiamo annunziato, domani tornerà a riunirsi il Consiglio dei ministri per esaminare gli affari di ordinaria amministrazione, che sono all'ordine del giorno. Nella sfere ufficiose si assicura che le sedute saranno poi sospese per essere riprese nella seconda decade del mese, allo scopo di trattare alcuni problemi che attualmente sono in istato di studio, cioè il problema di intensificare la cultura granaria, in base agli studi del Comitato permanente per il grano, la piena sistemazione amministrativa della provincia della città di Napoli. Si assicura che, .appena l'alto commissario della provincia di Napoli, comm. Castelli, avrà compilato il piano relativo all'azione che dovrà essere svolta dall'alto commissario, sarà convo cato il Consiglio dei ministri per procedere all'esame ed all'approvazione del piano stesso. Il nuovo commissario per Napoli, comm. Baccaredda, è giunto ieri a Roma da Parma ed ha avuto una lun conferenza col ministro degli Interni e poi è subito ripartito dalla capitale. Il comm. Baecareda sarà a Napoli, per prendere possesso del suo ufficio, il giorno 15 Il « Popolo d'Italia » annunzia che in questi giorni, per procedere alla sostitu zione del comm. Baccaredda alla prefettura di Panna, sarà effettuato un piccolo movimento di prefetti. L'organo ministeriale annunzia inoltre che il Consiglio do; ministri si occuperà della soluzione della questione delle linee sovvenzionate, che sono ancora pendenti. Voci di rimpasto ministeriale Circa le voci di rimpasto ministerial», le informazioni ufficiose odierne non sono tali da accreditare l'eventualità di un imminente rimaneggiamento del Gabinetto Queste voci di crisi parziali, limitate ad uno o due dicasteri, sono raccolte anche dall'ii Epoca », la quale, riferendosi alla eventuale uscita dal Gabinetto degli on De Stefani e Nava, scrivo : « Benché quelle che abbiamo sino ad ora riportate siano soltanto voci e previsioni che si fanno nei circoli politici, non avendo ancora il Presidente del Consiglio, unico arbitro, fatto conoscere le proprie intenzioni, abbiamo ragione di credere che, entro il corrente mese, abbia luogo il rimpasto ministeriale per la parte economico-finanziaria ». La « Tribuna », in quinta edizione, rileva che l'insediamento della Commissione per il grano, avvenuto sabato, farebbe credere che ormai è definitivamente tra montato il proposito di separare l'agr'icol tura dal ministero dell'Economia nazio naie. « Si atfertna però — continua il giornale che l'on. Nava insiste, per ragioni di salute nel desiderio già espresso di lasciare il mini stero, per cui il rimpasto, se vi dovesse esse re, sarebbe limitato alla sua sostituzione ed a quella di alcuni sottosegretari ». Sono state anche ripetutamente annunziate in questi giorni le dimissioni del ministro delle finanze o la t separazione del ministero del Tesoro da quello delle Finanze, per-dure un altro titolare alla materia del tesoro. Lo slesso giornale crede che l'on. De Stefani resterà al suo-posto, dal momento che i suoi provvedimenti stanno per entrare in effetto. Ad ogni modo la ■ Tribuna» solecita in argomento una parola definitiva, perchè queste voci insistenti ili cambiamenti nel dicastero delle Finanze, secondo il giornale fiancheggiatore, contribuiscono a mantenere qualche nervosismo! darestteLaterelitsaifetue nlahtutencirtadlamsmtatasnnstomppdlngtnpc1Ddagcdlvtscdetsdccppondmvqpt