Il rivolgimento predisposto dai Soloni

Il rivolgimento predisposto dai Soloni Il rivolgimento predisposto dai Soloni Il "meccano,, de! prof. Arias Roma. 25. notte. Bisogna avere pazienza. Delle riforme soloniche si potrà parlare più avanti solo quando si conosceranno nel testo integrale. Le notizie sommarie e le discussioni di questi giorni non giovano a nulla : sono appena degli aperitivi. Di certo una sola cosa si può affermare, e cioè che lo spirito informatore della riforma solonica è violentemente anti-liberale ed anti-parlamentare. Su questo non cade dubbio alcuno. Due sono attualmente le relazioni alle quali si rivolge l'attenzione del pubblico. Quella del prof. Barone — consigliere di Stato — mira, a quanto pare, a sovvertire lo Statuto riducendo i poteri della Camera dei deputati mediante il più diretto concorso del Senato e sottraendo il Governo ai voti di fiducia. Sono, se bene si ricorda, le idee di Michele Bianchi. E' probabile che il prof. Barone sia riuscito a dare loro qualche dignità giuridica, e si può prevedere che, tutto sommato, il Barone sarà rimasto nel campo del diritto pubblico. Diverso è il caso della relazione del prof. Arias. Le notizie che intorno ad essa pubblica stasera II Popolo d'Italia sono estremamente vaghe. Il lettore potrà leggerle in altra parte del giornale. Se non erriamo, nella relazione Arias rispuntano parecchi dei luoghi comuni della propaganda socialista e anarchicoumanitaria di venti anni fa, quei luoghi comuni del socialismo infantile, che ebbero la loro enciclopedia nei manualetti a pochi soldi editi dal Nerbili i e venduti col ribasso del 50 % dall'indimenticabile Arturo Frizzi, libraio ambulante dalla gigantesica statura. La vecchia generazione socialista si nutrì di quelle midolla di leone e accettò in blocco quelle costruzioni di una società prefutura, che erano discusse con molta serietà dal filosofo dei moderati lombardi, Gaetano Negri, dalle signore e dai procuratori del Re. Con le dovute limitazioni e coi doverosi aggiornamenti, alcune di quelle vedute ritornano improvvisamente all'ordine del giorno, per mezzo dell'illustre prof. Arias, specialista in questioni meridionali. La mentalità del prof. Arias è davvero anti-liberale, perchè è essenzialmente riformista, di quel riformismo che logicamente culmina nei] socialismo di Stato. Nulla di meno sindacalista, insomma ; nulla di quello spirito genuinamente sindacalista, che ha battuto in breccia il riformismo e la stessa democrazia sociale, risalendo alle purissime fonti della dottrina liberale, di quella dottrina liberale che crede davvero nella volontà e nelle forze spontanee della vita, che nessun sistema per quanto ben architettato e congegnato può limitare e contenere. L'immancabile destino di tutti coloro che aimano affidarsi a piani prestabiliti, è quello di perdersi in utopie, che vorrebbero fissare il modello della società in un detcrminato tempo. Questo può essere lecito ai fanciulli, che si trastullano col meccano, ma non dovrebbe essere permesso agli scienziati, che hanno la pretesa di divulgare l'ultima parola della scienza. Dalle indiscrezioni del « Popolo d'Italia » risulta chiaramente quello che è stato il pensiero dominante del prof. Arias : equilibrio delle forze sociali, armonia degli interessi, riduzione al minimo dei contrasti e degli urti socioli. Queste sono le idee del decrepito solidarismo, sono le concezioni proprie di quella « armonia negatrice » della lotta in tutte le sue forme, da quella di classe alla guerra, che trovarono e trovano nella Massoneria una teologia e una chiesa officiante. Sono concezioni nettamente antifasciste, in assoluto contrasto con quello spirito fascista, che trovò nel discorso dell'on. Mussolini aH'Augusteo la espressione più decisa e recisa. Con simili idee si può pontificare in loggia, si può essere membro acclamato di qualche società internazionale per la paco perpetua, ma non si può in alcun modo interpretare lo spirito della « rivoluzione fascista ». Un giornale romano antico fiancheggiatore, ha osservato che il fascismo si propone con le riforme soloniche e coi sindacalismo di andare a sinistra, di affrontare in .pieno il problema della inserzione delle inasse nello Stato. Che tale sia il 'pensiero del presidente del Consiglio può darsi, ma non è con le costruzioni arbitrarie tipo Arias, invano corrose in sede solonica dal prof. Volpe,- che si potrà mai risolvere un problema di quella portata. L'adesione, o meglio l'inserzione, delle grandi masse lavoratrici nello Stato, è certo il problema fondamentale del dopo guerra, ma 11 solo modo di risolverlo consiste nell'andare avanti sulla via delle libertà, non nel retrocedere verso un corporativismo di tipo medioevale, in assoluto contrasto con la civiltà e la storia moderna. Che cosa significa potenziare ed integrare i diritti dei cittadini « considerando il cittadino nella complessa realtà etico-economica della sua vita concreta »? Meno di nulla, se si tratta di riformare il sistema rappresentativo introducendovi qualche nuova procedura atta a limitare l'efficacia politica del suffragio universale; troppo, se s'intende con queste parole di estendere al mondo della produzione quei principii di libertà e di controllo, che sono misconosciuti e minacciati nel campo strettamente politico. La libertà ha una logica sola, assoluta e lineare, c non consente ibridismi e falsificazioni. Temiamo fortemente che col meccano del prof. Arias non si riesca a costruire nulla di positivo e di concreto. E' probabile clic esso si riveli all'atto pratico un tiro involontario giocato dal prof. Arias al sinedrio dei Soloni, e in massima buona fede e nella ferma speranza di diventare senatore. Ed é anche probabile che il presidente del Consiglio, memore desìi insegnamenti del suo antico maestro Parete, mandi all'aria queste costruzioni accademiche, che devono risvegliare in lui l'antico spirito del polemista anti-ri tennista ed anti-democratico. M. Le indiscrezioni ufficiose e la critica liberale Roma, 25, notte. Ancora oggi l'opera solonica è al primo piano. A palazzo Venezia, sotto la presidenza del senatore Gentile, ha terminato i suoi lavori — come ieri abbiamo avvertito — la Commissione dei 18, approvando le relazioni del prof. Barone e del prof. Arias. Nessuna comunicazione sui particolari dei lavori della Commissione è stato possibile avere, perchè la Commissione pubblicherà il testo delle sue relazioni soltanto dopo averne data comunicazione al presidente del Consiglio. Comunque, si apprende che gli argomenti trattati nella relazione Barone sono i seguenti : regolamento di alcurìi rapporti tra Governo e Camera, intesi a disciplinare i voti di fiducia; abrogazione dell'art. 10 dello Statuto (privilegio di precedenza per la' Camera dei deputati nell'approvazione delle leggi finanziarie); assemblea plenaria dei due rami del Parlamento. Oltre a ciò sarebbe stato modificato ed aggiornato l'art. 33 dello Statuto, riguardante la composizione delle categorie senatoriali e vi sarebbe altresì un progetto di costituzione di un dicastero della Presidenza del Consiglio. Arias e Coppola Quanto alla relazione Arias, di singolare importanza appaiono le proposte che concernono il regolamento giuridico dei sindacati e l'ordinamento corporativo nazionale. Secondo il proposto regime, sarebbe assicurata la libertà di sindacato, nei limiti della legge, anche con diritto di scio pero. Però, l'ordinamento corporativo costituisce il limite morale, amministrativo e politico dell'azione dei sindacati, allo scopo di difendere lo Stato e la grande maggioranza dei non organizzati della nazione. Le corporazioni sorgeranno in ogni provincia dal coordinamento e dall'integrazione — con le rappresentanze di tutte le categorie, comprese quelle dei lavorate tori manuali — degli odierni istituti delle' Camere di Commercio, dei Consigli provinciali agricoli e degli Ordini professionali. Sorgerà così, in ogni provincia, un Consiglio provinciale corporativo, alla formazione del quale concorreranno tutti i cittadini, nessuno escluso, comprese anche le donne che abbiano determinati requisiti professionali. I Consigli provinciali corporativi dovrebbero eleggere, secondo la proposta Arias, una parte dei deputati al Parlamento, restando l'altra parte dei deputati attribuita alle circoscrizioni territoriali. Naturalmente, vengono prevedute le opportune coordinazioni tra categoria e categoria ed all'apice del sistema verrà costituito un Consiglio nazionale della corporazione per gli arbitrati, con diversa procedura, esclusa l'obbligatorietà. Non è chi non veda quale sorta di rivolgimento scaturirà da tutto ciò nei nostri attuali ordinamenti costituzionali. Di ciò si sono resi conto — com'è noto — non pochi membri della stessa Commissione dei 18, che, riuniti attorno al Coppola, hanno espresso, nella relazione di minoranza, il lpro netto dissenso dalle proposte Arias. Ma l'atteggiamento del Coppola e degli altri Soloni che hanno aderito al suo punto di vista, non ha avuto — come abbiamo accennato ieri — buona accoglienza. Il Coppola è stato tacciato di liberalismo e, il fatto che alcuni liberali siano d'accordo con lui, ha messo immediatamente in sospetto i fascisti. Il ragionamento è semplice: «Liberale è la relazione Coppola? Ma, allora, è certamente in contrasto cogli interessi del partito ! ». Stasera rincara la dose, nei riguardi del Coppola, L'Idea Nazionale, che, mentre conferma che il senatore Greppi, sedicente liberale, è d'accordo col Gentile e coll'Arias, dichiara che la relazione Coppola « più che la trattazione di una questione fascista, sembra un articolo per il giornale 7J Mondo, tanto è pervaso da quella particolare mentalità dell'ori. Amendola, democratica sì, ina forcaiola ». Il piano Arias attraverso l'organo presidenziale Dicevamo ieri che, dato l'esplicito punto di vista nel considerare la questione della rappresentanza sindacale in Parlamento, non era arrischiato prevedere il trionfò della proposta Arias. La nostra previsione comincia oggi coll'essere confermata dal fatto che II Popolo d'Italia accorda stasera un'ampia illustrazione al progetto Arias, illustrazione che, forse, è dello stesso Solone. Secondo lo scrittore, lo corporazioni inserite nello Stato come enti autarchici « mentre rispondono alla più schietta tradizione italiana delle nostro epoche più gloriose, d'altra parte offrono il modo di risolvere il problema del cosidetto Stato organico; di rimediare il difetto dell'eccessivo atomismo della concezione liberale e, insieme, di contrastare l'autoritarismo assoluto dei sistemi socialistici ». Rilevato che esiste un'irresistibile e generale tendenza delle forze agenti della società moderna a darsi un ordinamento (Ordini professionali, Camere di Commercio, Consigli provinciali agricoli, ecc.) il giornale osserva : « Non si tratta dunque di invenzioni, clic, in simile delicata materia, sarebbero certo o pericolose o inattuabili, ma del riconoscimento di un grande movimento, finora disoidinato e caotico, nel quale lo Stato deve apportare ordine e disciplina ai suoi fini e.l a quelli della organizzazione nazionale della produzione e del lavoro, per impedire la prevalenza ili alcune particolari categorie ai danni delle altre e della generalità dei cittadini non organizzati, che costituitcono la immensa maggioranza e soprattutto per obbligare quelle renitenti o resistenti, forti delle loro posizioni o plutocratiche o demagogiche, a non sottrarsi a qualunque disciplina ed a qualunque controllo ». L'organo presidenziale ripete quindi quanto è già noto nelle sue linee essenziali del nuovo ordinamento corporativo. Tutti i produttori e tutte le funzioni economiche, intellettuali e morali, troveranno il loro assetto nelle singole categorie con un sistema di coordinazione e di equilibrio. Il Popolo d'Italia trova che questa costituzione contrasta, con il « gretto economismo liberale e l'artificiosa costruzione liberale e socialistica dello Stato democratico e inorganico ». Concludendo, a questo proposito scrive: » Questo concetto ideale, riaffermato dal presidente nel suo ultimo discorso, del sindacalismo fascista, il quale dovrà essere l'affossatore del liheralismo e dei suoi naturali e necessari parassiti, è ispirato cosi ad un superiore idealismo nazionale, in una sintesi dell'elemento etico e di quello economico, artificiosamente disgiunto dall'ipocrisia liberale. La ri fonila progettata doveva necessariamente culminare nella rappresentanza elettiva, ne! Parlamento, nelle attività sociali, basata sul principio dalla parità di tutte le classi verso lo Piato nazionale ed esercitarvi i loro diritti eri i loro doveri. Con questo sistema sarà anche possibile liberare molte industrie, che trovano nel nostro paese le condizioni naturali della loro esistenza, dal predominio pericoloso di ■ organizzazioni, che spesso sano il tramite di influenze straniere, perchè la riforma non solo non limita i diritti del cittadino, ma li potenzia e li integra, considerando il cittadino nel complesso della realtà etica od economica della sua vita concreta. In questo modo viene anche assegnata la posizione che loro compete alle classi intellettuali, le quali per l'automatica e brutale pressione del meccanismo liberale e socialistico, rischiavano di essere schiacciate e sommerse nel cozzo tra il capitalismo ed il socialismo stesso ». Il collegio uninominale e l'avventura sindacalista Come è noto, si è da alcuni giustamente affacciata l'ipotesi che la riforma solonica finirà col sopprimere il collegio uninominale, ma L'Epoca stessa, affermato che la riforma che l'on. Mussolini presenterà alla Camera si ispirerà ai concetti della Commissione dei 18, soggiunge : « E' probable che l'attuale legge del collegio uninominale non debba essere sostanzialmente modificata. Infatti, secondo quanto si prevede, per effetto della creazione dell'ordinamento corporativo, la Camera ded deputati stira composta per metà della rappresentanza politica istituzionale, cioè delle corporazioni, e per metà dalle rappresentanze politiche territoriali. Ecco dunque che il collegio uninominale potrebbe essere conservato, pur attuando una riforma die supererà nettamente in teoria ed in pratica l'assetto dello Stato liberale ». Ma le assicurazioni del giornale ufficioso non sono valse a sedare le giustificate apprensioni sulla sorte del collegio uninominale. Infatti II Giornale d'Italia, in un editoriale dal titolo « Difendiamo il collegio uninominale », torna sulla questione elettorale sindacalista ed afferma che il sindacalismo fascista suscita pure preoccupazioni e diffidenze, specialmente in quei ceti borghesi capitalistici e produttori nei quali l'on. Mussolini ha finora trovato i più efficaci appoggi, e aggiunge: « Abbandonare il collegio uninominale per lanciarsi in una avventura 6iudacalista, e cioè per creare non sappiamo quale congegno elettorale per cui i deputati in parte sarebbero eletti dalle organizzazioni di mestiere o di professione o di interessi e in parto sarebbero eletti dirottamente dalla popolazione, sarebbe un orrore per il Governo, oltreché un danno por il paese. Qualcuno si sorprenderà che noi ci facciamo zelanti difensori dell'interesse politico dot Governo, ma noi siamo abbastanza sereni per non confondere gli interessi della nazione colle concezioni partigiane e per deprecare ogni danno al paese, anche se di rimbalzo possa perire il partito dominante. Ora sarebbero un danno, una riforma costituzionale od una riforma elettorale, le quali sconvolgessero il presente equilibrio statutario e sradicassero il sistema rappresentativo dall'anima del popolo ». L'organo liberale quindi accenna ai propositi dei Soloni e ne rileva le difficoltà di attuazione, qualora si volesse introdurre nella legislazione elettorale il nuovo sistema a base sindacale ed a questo riguardo formula una serie di domande, alle quali chiede una risposta concreta : « Cuali sindacati saranno riconosciuti? Quelli fascisti soltanto o anche quelli socialisti, popolari e altri speciali? Quale sarà il peso elettorale di ciascun sindacato? e cioè quanti deputati avranno diritto di eleggere e come voteranno i sindacati? regionalmente o nazionalmente? e aliale peso elettorale avranno i sindacati professionali, e cioè dei borghesi esercenti le professioni liberali? E come voteranno e quale efficienza spetterà ai sindacati di interesse, come le Confederazioni dell'industria, dell'agricoltura, del commercio, dello Banche, delle Società anonime, ecc., ecc.? e con quale formula matematica, o addirittura con quale logaritmo, sarà divisa la metà o il terzo della Camera fra la folla di sindacati di ogni specie, che si affacciano avidi di predominio nella divisione del bottino elettorale o che vorranno egoisticamente, far prevalere il proprio diritto su quello altrui? ». 11 giornale considera poi una serie di problemi per l'avvenire e il pericolo a cui si va incontro di separare sempre più il paese dal Parlamento. Se la metà od i due terzi della Camera dovranno essere eletti direttamente dalla popolazione e non dai sindacati, con quale metodo le elezioni di tali deputati saranno fatte? Sarà conservato il collegio uninominale ? In questo caso dovrà essere allargato, poiché non si vorrà cèrtamente che la Camera sia composta di un migliaio di deputati, per la sempre maggiore disperazione del presidente della Camera, nonché di quella dei ministri. Per i deputati eletti dalla popolazione si adotterà un altro sistema ? La proporzionale ? Il sistema maggioritario ? Concludendo il giornale nota che il fascismo si preoccupa di seppellire il liberalismo, « Ma è questa una preoccupazione vana, perchè vi sono, principii e mentalità che non si annullano, non si trasformano con una leggo elettorale. E così è del liberalismo, che è sempre vive nella coscienza delle popolazioni, come quello che rappresenta la storia di tre quarti di secolo della Nazione italiana, nonché it minimo cornuti denominatóre dello grandi Nazioni civili del mondo ».

Luoghi citati: Roma, Venezia