Il potere esecutivo

Il potere esecutivo Il potere esecutivo Rema, 20, notte. Dal punto di vista costituzionale, la seduta odierna, dedicata alla discussione ed approvazione del disegno di legge riguardaiute Ja facoltà .il pofei-e esecutivo di emanare nonne giuridiche, è di frrnn •lunga più importante di tutte Je predenti. Con la ic\g.jrc votata stasera il polere esecutivo si sovrappone Al potere legislativo: cade, pertanto, uno dei fondamenti del nostro diritto pubblico. La questione dei decreti-legge e vecchia ed ha dato luogo ad mia copiosa letteratura. Chi voglia, sui]'argomento gravissimo, impadronirsi, con breve fatica, di tutti gli estremi necessari, per formarsene un'idea adeguata, può consultare i-a relazione, dottata Ire anni fa dai senatore Scialoja, per l'Ufficio centrale del Senato. Quella relazione è, veramente, un documento mirabile ed esauriente, di una lucidità sorprendente. Non vi è questione generale e di dettaglio che non s»ia prospettata ed analizzata alla perfezione, e con una ricchezza di dottrina ed una dialettica giuridica, che rendono superflua qualsiasi altra consii 1 fazione. La relazione Scialoja, dalla quale hanno preso le mosse il ministro Rocco ed il relatore Gatti, si ispirava a criteri giuridici e liberali, che la legge odierna ha compietarnente ripudiato o snaturato. Essa mirava, davvero, a disciplinare l'uso dei decreti-legge, sopprimendone l'abuso: essa si proponeva, da una parte, di rendere omaggio ad una consuetudine, ormai irrevocabile e giustificata da necessità insopprimibili; e, dall'altra, di salvaguardare i diritti e le funzioni del Parlamento, riaffermando vigorosamente la divisione dei poteri e « quel sentimento di libertà, che deve sempre vigilare, per non correre il rischio di morire ». Dimostrato, in modo perentorio, che lo Statuto, non solo non autorizza, ma, addirittura «esclude la. facoltà del Governo di emanare provvedimenti aventi forma di legge », e distrutti tutti gli argomenti di coloro che vollero conciliare 10 Statuto, la necessità ed il fatto dell'emanazione dei dooreti-legge.. il senatore Scialoja non esitava ad affermare che i decreti-legge « non possono avere valore legislativo ». Tali conclusioni giuridiche, peraltro, consigliavano all'insigne giurista un disegno di logge atto a disciplinare — ma a disciplinare sul serio — un istituto elio « non merita riconoscimento alcuno ». A quali condizioni, pertanto, si poteva autorizzare il potere esecutivo ad emanare decreti-legge? A quest'unica condizione : che fosse ben chiara ed indiscutibile la necessità, anzi, l'urgente necessità. In ogni caso e sempre tale urgente necessità poteva essere invocata ii per giustificare un fatto, di per se illegittimo, ma non per giustificare la creazione di un nuovo diritto ». Definito rigorosissimamente il carattere del decreto-legge e limitatolo giuridicamente, il senatore Scialoja proponeva la seguente disciplina per l'uso di esso: 1) abbreviare il termine per l'emanazione del decreto-legge e la sua approvazione e disapprovazione da patte del Parlamento, imponendo alla Carnei a l'obbligo di pronunciarsi immediata jicnte sull'esistenza dell'urgente necessità, senza la quale il decreto non può avere vigore di legge; 2) non riconosciuta l'urgenza, il decreto doveva cadera senz'altro; riconosciuta, il Parlamento doveva procedere rapidamente al suo esame, entro un breve termine; 3) nel caso di chiusura della sessione del Parlamento, i termini dovevano ricominciare; •M dovendo la Camera controllare l'osservanza dell'obbligo del Governo di presentare immediatamente i decreti-legge, la Corte dei Conti doveva dare immediata notizia della registrazione con riserva di tali, decreti. Che cosa è rimasto del progetto Scialoja nel disegno di legge presentato dall'on. Rocco, che in una recente intervista colla Tribuna affermò di essersi attenuto, quasi letteralmente, al testo senatoriale? Ben poco : quasi nulla. Respinto totalmente lo spirito del progetto Scialoja, l'on. Rocco ne ha accettata la cornice, l'esteriorità e la procedura per la presentazione dei decreti-legge al Parlamento e per la loro eventuale decadenza. Al progetto Scialoja, infatti, oggi si sono richiamati gli oratori dell'opposizione, dall'onorevole Giovannini all'on. Graziadei, ed 11 ministro on. Rocco non ha potuto negare la giustezza delle osservazioni degli oppositori, limitandosi a dichiarare che il disegno Scialoja « regolava soltanto la materia dei decreti-legge, mentre l'attuale affronta il problema nel suo complesso ». Tanto valeva dire che il senatore Scialoja non mirava ad abolire il Parlamento! Non si deve credere, peraltro, che la legge odierna riguardi esclusivamente la materia dei decreti-legge: essa riguarda anche la facoltà di emanare norme giuridiche di carattere parlamentare, « il che — come scrive il relatore Gatti — ha una importanza fondamentale, 6ia sotto l'aspetto teorico che quello pratico ». A sentire il relatore, on. Gatti, si tratterebbe unicamente di eliminare quella confusione tra leggi e regolamenti, che è uno dei più gravi difetti della legislazione attuale. In realtà, si tratta di estondere al massimo i poteri del Governo, conferendogli (e questa è una dottrina germanica) un potere clie gli spetterebbe di diritto e che si può espWare'in tutti i campi, non soltanto seconTfcya legge,, ma anche all'infuori della nifse. Diversa è la tradizione italiana, diversissimo lo spirito dello Statuto. Secondo lo Statuto, infatti, la facoltà regolamentare esiste solo quando vi è una legge da eseguire e nei limiti della su-'- esecuzione. L'articolo 6 dello Statuto è chiarissimo. Secondo tale articolo h il Re che « fa i decreti e i regolamenti necessari per la esecuzione delle leggi senza sospenderne l'osservanza o dispensarne ». Chi oggi si è. battuto egregiamente contro il disegno di legge Rocco è stato l'on. Giovannini, il quale ne ha messo in luce l'aspetto politico. All'oratore liberale è stato facile dimostrare che, mentre la legge ha l'apparenza di voler togliere un abuso, in realtà lo estende e lo codifica, cosi da costituire una effettiva sostituzione del Governo al Parlamento. L'on. Giovannini ha avuto fra l'altro il merito di provocare, da parie del guardasigilli, una dichiarazione che attesta la superiorità del disegno di legge governativo su quello Scialoja, dichiarazione che, prontamente rilevata dall'oratore dell'opposizione, ha messo in imbarazzo i liberali di destra di cui il senatore Scialoja è il capo riconosciuto ed acclamato. L'on. Giovannini ha rilevato, fra l'altro, un lato grave del disegno di legge: quello che si riferisce ni contratto. Come dichiara il relatore Gatti si conferisce «per intero al Governo la potestà di contrattare» potestà per la quale finora occorreva l'approvazione per legge. « Ieri — ha esclamato l'on. Giovannini — avete vulnerato il principio dell'indipendenza della magistratura, oggi vulnerate il principio della autorità parlamentare ». Migliore prova di questa tesi dell'onorevole Giovannini non poteva venirci dalle dichiarazioni fatte poco dopo dal presidente del Consiglio sul disegno di legge riguardante la stampa, il quale, mentre porta al Parlamento la questione del gerente, della responsabilità civile e dell'albo dei giornalisti, sottrae al potere legislativo tutta la materia per eccellenza politica e sociale che riguarda, i reati di stampa e relativa disciplina della stessa libertà. E' grave il fatto che si deleghi alla Commissione incaricata di riformare la legge di P. S. e il Codice Penale l'incarico di fissare le norme atte a disciplinare la libertà della stampa. Fu già osservato, durante la discussione sulla riforma dei codici, che la Camera aveva discusso senza aver davanti a sè nemmeno uno schema di disegno di legge, e si replicò da parte governativa che poteva ricol noscersi sufficiente una discussione di carattere generale capace di indicare alla Commissione e al Governo certi principi generali, certe direttive di massima. Della stampa nessuno parlò poiché della stampa doveva essere dedicata una discussione a parte sulla base del progetto Oviglio-Federzoni. Oggi all'improvviso, all'ultimo momento, il Governo ha chiesto di deliberare senz'altro. 6U una parte di quella legge e in una seduta notturna. Perchè? La Commissione e il Governo, che dovranno legiferare per delegazione in materia di stampa, non potranno nemmeno essere confortati da quelle indicazioni, sia pure generiche, che la Camera formulò per i Codici. Questa lacuna merita seria riflessione. Giustamente l'on. Soleri domandò un breve rinvio con una splendida dichiarazione a nome della opposizione dell'aula. ' Respinto il rinvio, l'opposizione nell'aula non ha partecipato alla seduta notturna, la quale è stata brevissima e si è chiusa con un breve discorso del presidente del Consiglio, che ha fatto un ampio elogio della Camera attuale, alla quale ha promesso vita lunga, ed ha formulato il programma dei lavori che il Governo si propone di effettuare durante le vacanze: grano, finanza, lavori pubblici, politica estera. Sarà l'ora del bello nel suo massimo splendore. Alle leggi fascistissinie dovranno seguire le riforme dei Soioni, di quei Soioni che si dovrebbero chiamare Pisistrati, poiché fu Pisistrato che formulò la Costituzione di Atene per 60 anni ( 5 x 12), e in senso tutt'altro che liberale. M. Ln risposto di Sforza a MussgHrì Roma, 20, notte. L'on. Sforza ha trasmesso ai giornali questo comunicato : « Ieri sera alla Camera, per Tagioni tattiche concernenti la sua maggioranza, il presidente del Consiglio mi ha rivolto delle ingiurie che io posso pienamente trascurare. Anche per la questione di Porto Baros, coloro che a Rapallo e dopo negoziarono e decisero, con comune e costante accordo, allo scopo di creare una feconda vita al porto di Fiume, furono inspirati in ogni loro atto dalla tutela degli interessi nazionali, senza esitare un momento per le responsabilità da assumere. Un governo serio, che pensasse sul serio che ad alcuni dei suoi predecessori si adattano le qualifiche usate ieri alla Camera, ha a sua disposizione delle procedure costituzionali e dei mezzi più efficaci delle contumelie. Per parte mia, sono disposto a dare pieno conto in Senato anche di tutta quella parto della mia opera di governo ». m m Mg- Stefani) La sezione massimalista di Udine sciolti! Udina, 20 notte Il prefetto ha ordinato lo GciOKlitneTiio della Sezione massimalista. Alcuni aderenti erano stati giorni sono arrestati all'albergo Telegrafo dove pare che avessero avuto una riunione. Domani doveva aver luogo a Torre il convegno di zona della Federazione giovanile cattolica della diocesi di Concordia e degli esploratori cartolici. L'autcrità prefettizia ha proibito, per misure di ordine pubbliso. la riunione. Gb' esponenti dell'aziene cattolica diocesana hanno inviato una protesta. Il Consiglio dei Ministri Roma, 30, notte. Si apprende che il Consiglio dei ministri si radunerà probabilmente venerdì o sabato della ventura settimana. La maggioranza fascista e i due fuorusciti Roma. 20. notte I giornali romani che hanno fatto vari rilievi sulla seduta di ieri sono stati sequestrati. Specificando, sono state sequestrate la seconda, edizione del Giornale d'Italia, la 2.à e -i.a della Tribuna, la 2.a e à.ci della l"occ Repubblicana. Intanto la seduta di ieri della Camera ha lasciato dietro di sé strascichi di vario genere da quelli personali a quelli polemici. Starnane i corridoi di Montecitorio erano animatissimi e si commentavano largamente i fatti più salienti di ieri: l'insuccesso degli emendamenti sarrocchiani e l'imbarazzante remissività del gruppo che all'on. Sarrocchi fa capo,'dopo il « fin de non rccevoir » opposto da Mussolini; la dichiarazione dcll'on. Gioachino Volpe contro il disegno di legge, non favorevole al ministero; l'intervento dell'oli. Ovidio, che vale. più di ogni discorso, a mettere in luce la portata legislativa del congegno escogitato dal ministro Guardasigilli; le dimissioni motivate dogli on. De Nobili e Renassi; la inattesa sortita del presidente del Consiglio per una frase dcll'on. Giunta, diretta a colpirò il segretario generale dogli esteri, senatore Contarini. il tentativo di spiegazione del deputato fascista, e l'attacco deil'on. Mussolini a Sforza. Volrje c Oviollo Era corsa, la voce che anche l'on. Volpe o l'on. Oviglio intendessero dare le dimissioni dal partito e dalla carica parlamentare.. L'on. Volpe oblio già qualcho perplessità nell'elaborazione della legge contro le soéietò segrete, e le sue riserve, i suoi tentativi di attenuazione od i suoi scrupoli discreti, irritarono non poco gli altri membri ric!lo. commissione che esaminava il disemi) di legge. In uno stato d'animo simile, Von. Volpe si e trovato davanti alla legge per l'esonero degli impiegati e ne è prova l'aperto dissenso da lui espresso negli uffici. Ieri volle., con una brave dichiarazione. Salvare In coerenza doi tuoi atteggiamenti ed il ministefìaiismo. Paro non ci sia riuscito appieno, se da fonte, non bene identificata, si sono fatte circolare voci di dimissioni. Comunque, le voci erano prive di fondamento e sono state, dall'interessato stesso, smentito. Né maggiore credito meritavano quelle relative alle ipotetiche dimissioni dell'ex-Guardasigilli Oviglio. Ai giornalisti che lo interrogavano in proposito, l'on. Oviglio ha risposto : ■ Von ho dato le dimissioni né dal partito, né dn deputato. Perchè dovrei dimettermi'.' Io ho votato II passaggio agli articoli e poi ho espresso nettamente il mio pensiero sulle necessarie, doveroso ed imprescindibili garanzie di indipendenza della magistratura. Xon era lecito farlo? Io credo di si. Se la Direzione del partito è di contrario avviso, prenda tutte le iniziative che crede, poi io Vedrò quello che mi convenga fare ». Per ragioni affatto opposte, si è anche parlato in qualche circolo politico, delle dimissioni deil'on. Giunta. Sembra che l'on. Giunta stesso abbia accennato a questa eventualità, come od una conseguenza necessaria dell'infortunio capitatogli in seguito alla sua nota interruzione, parlando nei corridoi della Camera con alcuni colleglli. E qualche deputato fascista sosteneva apertamente che, dopo le spiegazioni insufficienti ed insoddisfacenti date al presidente del Consiglio, all'on. Giunta non restasse che rassegnare il mandato. Ma sino alle prime ore del pomeriggio, non vi era alcuna traccia delle dimissioni alla segreteria della Camera. Anzi, persona bene informata le escludeva assolutamente ed agsiungeva che il deputato fascista non farà altro passo per ritornare sulla questione. La franca lettera deil'on, De Nobili Quanto ai duo deputati fascisti dimissionari per protesta contro la legge e già espulsi dal partito, uno di essij l'on. De Nobili, ha inviato ai suol elettori la seguente lettera; « n progetto di legge sulla dispensa dal servizio dei funzionari dello Stato afferma la ii-revocabile decisione del Governo e del Partito nazionale fascista di seguire una linea politica nella quale le mie idealità mi impediscono assolutamente di consentire. Il contrasto tra tali direttive politiche e la mia coscienza, la convinzione dell'inanità di qualsiasi sforzo per ricondurre il program ma del partito a crucili che ne furono i capi saldi iniziali — la restaurazione dell'autorità dello Stato al di sopra di tutti, la garanzia delle libertà civiche ed individuali nell'ordine rigidamente tutelato dalla leggo, la elevazione spirituale ed economica delle riassi lavoratrici — mi obbligano ad uscire dalle sue file e rassegnare in pari tempo il mandato parlamentare da voi affidatomi, nella mia qualità di candidato fascista, nell'aprile del IO-:-}. Mi allontano da coloro che furono miei compagni di fede, senza amarezza, ma con dolore ; col dolore di dover scogliere, dopo profondo esame di coscienza, una via diversa, che io ritengo migliore, per raggiungere quelle che sono state e certamente sono ancora le comuni finalità: la salute e la grandezza della patria. Nel breve periodo di mia attività parlamentare ho cercato di rendermi degno della fiducia che mi avete dimostrata, attenendomi fedelmente al programma politico da me più volte esposto nel corso della campagna elettorale, e tutelando, per quanto mi è stato possibile, i numerosi vostri interessi di carattere generale, per il bene del nostro paese. Anche da sem. plice cittadino io sarò sempre pronto a dare i tutta l'opera mia, senza limitazione di saI orificio. Nella sua tormentata ricostruzione .',-onomica l'Italia ha bisogno di concordia tra tutte le classi sociali ed io faccio voli che sulle fazioni disgregatrici di parte prevalga il sentimento unico della prosperità ■ lolla patria, e si raggiunga finalmente la pa.iflcazione degli animi, nell'uguaglianza del diritti e del doveri garantiti dalla legge •. o empiaci mento clerico-fascista "per gli sviluppi della rivoluzione,, II gesto degli on. Benassi e De Nobili è assai favorevolmente commentato a Montecitorio, in quanto i due deputati avrebbero potuto benissimo squagliarsi dal voto o confondersi nella maggioranza. Commentando tali dimissioni a proposito della legge sulla burocrazia, Il Popolo d'Italia, scrive : t Renassi è im modesto democratico. La Istoria non parla più diffusamente di lui. De Nobili è un fascista riformista, ovvero un re| visionista normalizzatore, che nella vita politica non farà più'lunga carriera di quella ' modestissima fatta in diplomazia. La maggioranza della Camera è stata ieri veramente degna di essere considerata come milizia parlamentare del regime fascista. Molto avevano detto ed assai più avevano operato e manovrato nell'ombra gli avversari per colùvare la pianta della defezione, ma nulla è valso a scuotere nella maggioranza, non di clamo la disciplina, bensì la fede, la convinzione, la coscienza della missione storica affidatale dalle balde schiere, che dopo tre anni di lotta cruenta marciarono alla conquista del potere in Roma, per fondare un rtgime •. Anche dal clericofascista Corriere d'Italia traspare la grande soddisfazione fascista per l'approvazione della legge sulla burocrazia. Con evidente compiacimento il giornale scrive : « Il Governo ed il fascismo sono dunque sempre più apertamente nelle direttive del discorso del 3 gennaio, cioè negli sviluppi ulteriori dalla rivoluzione. Si tratta di sviluppi legislativi, ma s;u questi la più assoluta ed estremista intransigenza 6 stata ormai adottata e trionferà nell'imminente Congresso fascista. Il fascismo si isola, per la attuazione integrale del suo programma massimo. Il più grave insuccesso del segregamento aventiniano delle Opposizioni è appunto in questo irrigidimento ed isolarsi del partito che è al potere e del suo capo, che ha nelle inani le direttive cosi del fascismo che della nazione. La leggo sugli im¬ piegati di Stato deve essere riportata In questo clima spirituale e politico, come un altro passo verso quella riforma costituzionale che soltanto qualche mese fa veniva irrisa dagli anti-fascisti come una farneticazione farinacciana ». L'approvazione loto corde della legge da parte del giornale del « entro nn.-'innale » ed il fatto che esso ignori oggi persino le parole di deplorazione pi un. . .tute dal Papa per le sistematiche violenze, hanno fatto oggi correre la voce che l'on. Mattei Gentili'sia per ricevere una tessera ad. honorem dall'on. Farinacci. Intanto dalla fedeltà della maggioranza i fascisti traggono i migliori auspici polii congresso fascista che si inaugura domani. Le interviste degli esponenti fascisti abbondano, ma non vi si rileva ohe l'esaltazione dell'opera del partito, del governo 0 dell'intransigenza. L'on Ciarlimi ini, in una sua dichiarazione al Popolo d'Italia, fa rilevare che il Governo ha fedelmente compiuto quella riforma che il Consiglio nazionale dell'anno scorso aveva richiesto. 1 pronostici che si fanno si riassumono in poche parole: intransigenza assoluta, lottare sino in fondo, sbarazzare il campo dallo resistenze degli uomini del passato. Lo afferma anche L'Idea Razionale, che, riferendosi all'esempio dato ieri dalla maggioranza, scrive : « Il Congresso non ha che da riaffermare questo spirito necessario di intransigenza teorica e pratica, penetrato vittoriosamente nell'aula di Montecitorio, che ha vinto ogni superstite resistenza, poiché il compito del partilo è soprattutto quello di dare al regime quella forza espansiva di propaganda e di azione, necessaria a condurre a termi¬ ne la grande impresa, che poggia ormai ali solide basi e culminerà In una sola e terre* volontà ». L'on. Boeri e una curiosa Interrogazione fascisti I lettori ricorderanno che alcuni mesi ot sono l'on. Boeri, deputato della circoscrizione lombarda., presentò un'interrogazio» ne al ministro degli interni, per saperi quando si sarebbe proceduto alla convocazione dei comizi per la costituzione dell'amministrazione comunale di Como, da più di due anni tenuta dal R. Commissario. 11 ministro rispose che le elezioni co» ninnali sarebbero state indette a Como contemporaneamente a quelle per la costitu« zione dell'amministrazione provinciale. Ma siccome trascorsero vari mesi inutilmente, l'on. Boeri ha creduto doveroso, se non proprio utile, tornare alla carica con un'al. tra modesta interrogazione. Ora sembra che, noi suoi confronti, sia stata sollevata una curiosa eccezione di incompetenza. Lo Statuto dico che i deputati rappresentano tutta la nazione. La legge che va sotto il nome di Acerbo dice che il collegio elettorale ò unico; eppure sembra che, per avere il diritto di occuparsi delle cose di una data città, non basta neppure essere deputato della circoscrizione che comprende quella città, ma occorre avervi raccolto un congruo numero di voti preferenziali. Ecco, infoiti, quale sorta di interrogazione ha presentato alla Camera il deputato fascista di Como, on. Baragiola: « Al ministro degli Interni, per conoscere quanti voti preferenziali abbia avuto l'onorevole Boeri nelle sezioni elettorali della città e provincia di Como ».