toranzQ Élla Sezione torinese

toranzQ Élla Sezione torinese La politica di libertà della Direzione del Partito liberale approvata a grandissima maggioranza dalla Sezione torinese assemblea imponente - Discusssonc vibrata Il numero dei soci intervenuti ieri sera all'assemblea di continuazione alla Sezione del Partito liberale, per discutere de,He direttive politiche, fu ancora maggiore di sabato s»orso. ri salone era gremitissimo. La presidenza venne assunta dal prof. Vaccari, il quale comunicò eh? avevano scusato l'assenza i .senatori Agnelli. Ti Bossi. Facta, Cattaneo, Rizzotti. od i deputati Cesare Bossi. Olivetti, Ponti e Quilico Erano presenti i senatori Frassati. lìuffini e Ferraris ed il deputato on. Mazzini. Il presidènte legge innanzittutto una'lunga lettera doll'on. Quilico nella quale jl deputato liberale, dopo aver manifestato le sue perplessità sulla situazione attuale conclude augurando giorni migliori. Il discorso tini san. Ruffini Aperta la discussióne iprcnde ppr- primo là parola il som Bufimi che l'assemblea saluta coli un lungo applauso di simpatia. L'oratore dice di sentire il dovere di spiegare all'adunanza l'attòggiamepto clip egli ed alcuni suoi amici hanno assunto in questi ultimi tempi, obbedendo solo alle imposizioni della .loro coscienza e non spinti da alcun movente personale. Ricorda, i primitivi dissidi in seno ni Consiglio direttivo per cui venne deciso di lasciar trascorrerò qualche tempo prima di procedere alle elezioni della Presidenza, per vedere se il tempo avrebbe arrotondato gli spigoli. Ma la speranza fu vana. Poco dopo una parte di iscritti al Partito si staccò da esso, fondando il Partito liberale nazionale. Questo fatto e gli sviluppi della politica governativa imposero allora la necessità di rimettere alVassemblfa la decisione se si dovesse, oppure no. appartenere all'una o all'altra frazione del Partito. « Si poteva, in un primo tempo, essere indecisi tra l'uria è l'altra. Si poteva anche forse ancora chiedere se era possibile essere liberali e al tempo stesso filofascisti. Ma la. situazione — dice l'oratore — cambia tutti i giorni. Prima non v'erano che delle intemperanze verbali contro i liberali. Ma ora. non più. Da sabato SGorso ad oggi s.i £ fatto un salto indietro, si sono tagliati tutti i possibili collegamenti tra noi ed il Governo. E l'oratore passa in rapida sintetica rassegna le ultimo manifestazioni politiche del Governo. Accenna alla lesso sulla stampa, ì\ "egige sulle Associazioni, ojioUa sulla Public» sicurezza, quella 6tille facoltà, legislative, o. infervorandosi, parla dell'ultima, legge: quella sulla burocrazia. Su questa si sofferma alquanto enumerandone i pericoli e lo minoice. Rileva soprattutto la disposizione clte vieta il «diritto di appello sul merito. Prospetta alcune ipotesi rigua.Tidanti ape» cialn-.ente la magistratura, per illustrare la sua opposizione alla legge e l'assemblea io interrompe spesso con quasi unanimi applausi. — Allora, cosa taire? *- si chiede l'oratore. Siamo giunti in questa settimana ad un punto tale che impone ima decisione. Io dico ai liberali : o voi sentite che in quest'ora critica e decisiva bisogna irrigidirsi nelle rispettine posizioni per difendersi, oppure voi credete die a q.uQSto Governo si può ancora dare simpatia ed appoggio, ed allora io vi preannunzio che essa continuerà nell'offonsiva conico il liberalismo: uomini ed Istituti. E' lo Stato liberale che viene scrollato dalle basi e che scomparirà ». Le forze morali L'oratore prosegue dicendo agli indecisi che fra brev-e « voi sarete obbligati a prender la tessera del Partito dominante. Tanto vale prenderla adesso. Ora lo potete fare In libertà e dignità. Poi non lo potrete più. Ognuno deve decidersi. Noi nop cerchiamo compensi. Bimarremo soli a soffrire. Ma non per lungo tempo. 11 Partito liberale è chiamato ancora a fulgido avvenire » (bravo! applausi). Dice poi il senatore Ruffliii che non si costruisce niente di duraturo coartando le coscienze. Ricorda poi le vicende e la scissione avvenuta nel Partito Popolare che ebbe il coraggio di operare Uh tegfio nettò. Risponde poi a coloro che vantano i benefici materiali che asseriscono esistere ora, proclamando con Emerson c che il mondo posa sul nostri pensieri e non sul prezzo de! ferro o del cotone. Le forzo di propulsione sono quelle morali •. Concludendo, l'oratore dice: « Quale 6ia la vostra decisione, noi vogliamo mantenere integri i nostri ideali e salvaguardare la nostra dignità e la nostra coscienza di cittadini •. Una triplice scrosciante ovazione con grida varie accoglie la chiusa di questo discorso. Dopo il senatore Rufflni che ha dominato l'assemblea, riscuotendo spess.o approvazioni anche dai dissidenti, prende la parola il comm. Giuliierti il quale provoca subito rumori ed interruzioni affermando che se la Ca. mera èd il Senato approvano le leggi che rl'on. Rùfnni ha criticato è segno che in esse del buono vi deve essere. Crede che i liberali possano restare uniti pur essendo di diverse idee e termina fra i rumori continui dicendo »he < una scissione sarebbe un disastro ». 11 presidente raccomanda la calma e la tolleranza, ma l'oratore che segue, il dott. Allievo, deve subito esperimentare che la raccomandazione non è accettata. Egli afferma òhe è possibile nel Partito la coesistenza di diverse concezioni e solleva vivaci interruzioni. Popò dopo dice che egli ed i suoi amici si riservano libertà di critica e Controllo sull'opera del Governo... Voce: — A Che serve con queste leggi 1 Il dott. Allievo non raccoglie l'interruzione e si lancia in una carica a fondo contro l'Aventino la cui tattica, dice, è fallita. Molti gli gridano: « Parli dei liberali, non dell'Aventino », mà egli continua. Avviene un breve baccano di interruzioni e di battibecchi. Qualcuno grida: € I liberali sono alla Camera ! ». Altri urlano : * E' vero, ha ragione ». Occorrono alcuni minuti per ristabilire una calma relativa. L'oratore riprende e se la piglia nuovamente coli'Aventino. Nuovo ba6cano, confusioni ed altra sospensione per dar tempo e tutti di sfogarsi. L'oratore quando può continuare accusa t liberali dell'Aventino di essersi accodati ai sovversivi. Questa uscita provoca altre proteste e rumori vivissimi, dopo di che l'Allievo termina augurando, anch'eèH. tempi migliori. Dopo questo intermezzo rumorosissimo viene approvata la chiusura ed il presidente annuncia che gli oratori iscritti sono undici. Ma la calma non è tornata. Il comm. Bosso ehe parla dopo si dichiara filofascista e mus6olmiano e suscita subito nuovi rumori. Bitiene assurdo che chi è filofascista debba staccarsi dal Partito liberale. Crede che questa tesi non raccolga il favore della maggioranza. Continua poi, sempre rumoreggiato, lamentondo che Torino sia contraria al Governo. Ad un certo punto esclama, testualmente: — Si dice che non vi è libertà. Io dico che non c'è mai stata tanta libertà come adesso I La maggioranza dell'assemblea grida «teista, basta ». e non vorrebbe lasciar continuar 11 Bosso. Gli amici suoi applaudono ed il frastuono diventa generale, aggravato qua e là da battibecchi vivacissimi. L'oratore termina chiedendo se un filofascista e mussoliniano come lui possa ancora restare nel partito. Alcuni gli gridano: — Ma chi si occupa di lei! Qui si tratta del Partito liberale! I principi liberali Un deferente silenzio ottiene invece subito il grand'uff. Gay il quale quando compare alla tribuna è accolto da grandi applausi e Sa grida di « viva Gay ». Egli deplora vibratamente ohe qualche precedente oratore abbia mancato di rispetto al Partito dicendolo asservito ai sovversivi, e ricorda come proprio la Sezione torinese abbia lottato o vinto i sovversivi. Dichiara poi ehe d«ve scagionare la Direzione del partito da taluni addebiti mossile. E rifa la storia delle vicende del partito dal Congresso di Livorno in poi, ricordando cerne i liberali avessero dato leale coVIkfeerazUne al Sovente ritraendone soltanto Irriguaritosita e dispregio Ai un certa ptmM rimarca come l'unione di Giolitti, Orlando e Banndra all'opposizione deve pur significare qualche cosa, considerate le innegabili benemerenze dei tre illustri parlamentari. Nota conio accanto ai liberali malcontenti vi siano i combattenti ed i mutilali ai quali tanto deve la Patria {applausi). A Bo«so che volle rilevare le Condizioni della finanza nel 1925 fa osservare che rj*on* pupti di partenza, ma saranno, se la situazione lasciata dall'on. Giolitti non ora certo peggiore dell'attuale (applausi). Affermò poi tra generali approvazioni che i cittadini debbono avere uguaglianza di diiii:i. Suscita una tempesta di applausi quando ricorda che là città di 'l'orino da due anni ,'. spogliata della sua leeittima rappresentanza. A chi lo ha dimenticato ricorda che l'assemitica del 31 gennaio approvò alla quasi unanimità un ordino del giorno proclamante immortali i principi liberali, che 11 Governo invece non seguì'. E cosi prosegue: « La Direzione del Partito di fronte al}e violazioni dei principi liberali invitò le Sezioni alla disciplina. Chi non si sente di osservarla non tenti d'imporre le sue convinzioni alla maggioranza. Faccia propaganda e cerchi se può rovesciare la siinazione, con discussioni urbano e con argomcyti civili. Noi crediamo ehe il Goverpo abbia violato ì nostri principi. Ecco la mia parola 1 Lunghi e calorosi applausi di gràrt pane dev'assemblea manifestano il consenso dell'uditorio alle parole dell'ing. Gay. 11 cav. Torino dichiara di parlare a nome (Icll'Organizzaziono Tecnica Professionale ilei partito e invoca disciplina di partito, risoetio alje varie tendenze in seno al partito stesso e Infine unità di partito. Presenta un ordino del giorno invocante appunto saldezza ili partito, rigidezza di partito o ossequio alje varie tendenze. L'avv. Sabino Camcrano dichiara di non aderire all'ordine del giorno Parino perehè tale ordine del giorno afferma l'esistenza dei principi liberali mentre assistiamo ogni giorno alla distruzione di tali principi (fragorosi cpnlausi). Canterano si augura che l'assemlea di una tendenza o dell'altra possa essere unanime in-1 votare la sua adesione ai concetti della Divozione. Una voce interrompe: — Qual'è la tua tendenza ? Avv. Camcrano: — E' di aperta opposizione al Governo. Lunghi calorosi applausi accolgono la pronta risposta dell'oratore. Questi dà infine lettura dell'ordine del giorno della Direzione invocando il voto dell'assemblea. I combattenti lucrali Il socio Rima dico di •parlare a nome dei combattenti liberali. L'assemblea dove decidere ben chiaro per non morire nel ridicolo. L'oratore aggiunge che il pericolo comunista c uno spauracchio agitato per furberia. La patria qualo sognammo sui campi — esciama — è ben diversa da quella che vediaino ora. La sognammo concorde, in pace opporrlo abbiamo scelto la via che porta al trionfo della lineria cioè della civiltà. Salvaterra illustra un suo órdine del giorno a nome della tendenza di destra. — Abbiamo — dice — sentito dei discorsi catastrofici che quasi cj venivano i brividi (uhi esagera! risa). Salvaterra continuamente rumoreggiato prosegue criticando i precedenti oratori e gli umori dell'assemblea. Questa grida: — Non hai capito niente. L'oratore si dichiara irriducibilmente contrario Mia Direzione del partito ed esclama: — Noi co ne andremo a patto che ci mandiate via 1 Voci: — Bene, bravo, subito... Salvaterra: — Io che appartengo alla media industria, affermo che di tutto quanto gli oratori si sono lamentati non ci siamo accorti di un bel nulla. — Dormivi! (risa). — Oggi esiste la disciplina del lavoro, l'organizzazione dello Stato, la pace. Urla, proteste, voci: — Dove vivlT Nelle nuvole.? Salvaterra:" — Non voglio tediare oltre la assemblea. Voci : — Bravo, bene. L'oratore legge un ordine del giorno a nome di alcuni suo} amici. In esso si invita la Direzione del Partito a riesaminare la situazione e a prendere deliberazioni che consentano la convivenza delle varie idée nell'ambito dello statuto, Là lettura di quest'ordine del giorno raccoglie disapprovazióni vivissime. Chiede la parola, tra viva attenzione, Luigi Aimtorosini. Egli dice: Per la disciplina — H mio proposito è di essere, esplicito e Brevissimo. 11 mio punto di vista non comporta divagazioni. Alcuni dei valenti oratori che mi hanno precdduto hanno distratto la discussione e l'attenzione dell'assemblea su casi personali ai quali io non darò nessunissimo rilievo, ai quali ora non annetto alcuna importanza pensile essi non costituì sehbriHìr£nsittdeismep™mWnyiscVciceselmindsbvvlagdntmesapptli2sm1 stgcppsspsirpGdSspbQcvdsdPtpndnsslsdbtmPzdmo e e o o i e i o e d e toai, episodici punti di conclusione e di arrivo. Qui non si tratta si sapere se l'uno o l'altro socio può rimanere entro la sezione; ima piuttosto se la Sezione di Torino vuole o no rimanere ad agire disciplinatamente entro il partito, ho fondata ragione di credere che la sezione vuole rimanere nel partito. È allora anche quegli oratori che hanno svolto sabato sera con ammirabile eloquenza i loro argomenti al fede e di ragione, si sono troppo «rialzata nelle sfero sentimentali e teoriche. 3q dico che bisogna rimanere su un piano più appropriato sul quale ci si possa unire e non dividere, sul quale ci si deliba intendere per forza e non fraintendere con arte. Ouesto piano si chiama puramente e semplicemente la obbedienza e la disciplina della sezione al partito. La liberal© di Torino non è per se stessa ne un partito, nè l'organo centrale di un partito; è una sezione, cioè una parte del tutto, Perciò amici miei, che dissertiamo, e fare ? Se la direzione nazionale, incerta sulla via da seguire, od esautorata, o sprovvista di indicazioni e di mandati, s1 fosse rivelta a pei Sezione torinese e insieme alje altre sezioni r>er avere una direttiva, io capire^ ropixmunità anzi la necessità Ci «ira discussione, della più ampia discussione èia pratica sia teorica per dar lumi e avviamonto alla direzione. Ma la situazione è radicalmente diversa, è proprio l'opposto. La prrezIone nazionale ha awto da un grande C8n*rS6S0 nazionale un mandato preciso, un anttaoieirio inequivocabile, un ordine del marno di maggioranza che è il nostro statuto. vogliamo noi calpestare anche questo nostro Statuto? Agendo contro la direzione agiremmo contro il partite, agiremmo contro il Coiifreeso, Ben lontani dal voler questo noi seziinè di Torino non abbiamo da perderò! in nessuna discusalone teorica, non abbiamo, per era almeno., per «mesta sera, nessuna direttiva da conswiare o da imporre alla Direzione, .ma dtJBBinmo accettarle e applicare le direttivo della Direzione. A Roma, o signori non ci chiedono consigli, ci chiedono una Cosa purtroppo molto più difficile a ottenersi nel parliti italiani : la disciplina, la più assoluta disciplina. DI questo noi dobbiamo essere capaci, quanti siamo qui dentro, di colorazioni varie e diverse, ma non posso pensare contrastanti ed opposte. Perciò Io sono per un OTdine del giorno nel quale questa unanimità di accordo disciplinato sia affermata insieme con la doverosa quanto gradita riattestazione che se siamo ancora iscritti in un partito liberale, in molte cose potremo aver perduto fede, ma non nell'idea madre e nei principi fondamentali del nostro partito: vale a dire nei principii 1iberali. In nome di questa fede e in nome di questa disciplina, al disopra di ogni discussione teorica al di sopra di ogni questione personale io sono certo òhe questo sera voteremo unanimi: *j voteranno con ardere anche coloro die sebbene liberali di iscrizione, liberali con un piede, hanno l'altro piede e gran parte il cuore in altro campo, tratti non, se vogliamo, dalla ammirazione dei principii. ma dalla considerazione che in qualche altro partito ci nossa essere ,o sembra ci sia più fede e più disciplina che nel nostro. Ebbene costoro, le virtù che ammira- , no in altri partiti, vogliamo farci il piacere , «H sapmcle e di praticarle in casailora nel- ; 1* /Wsa rhe 61 Bone lìberaTW"ntp sc«rTJft t. Il fpTWter? 6ie»*eto si iftcblara liberale di deetra e parla al knficpvtsmo passato e tol- ' tersi* perchè si stava afiora zitti. Sincero: — Noi non starno mai stati zitti. Lei non c'era. 1 Capaccio: — Io. elettore di Gioia del Colle non ho mai potuto votare. Vaej: — Qui si è sempre potuto votare. Vada a votare adesso... Libratore ricorda che all'arrivo al §uo pae- se era ricevuto sempre dalle guardie di P. S h molte voci interrompono: — Adesso sarebbe ricevuto dalla milizia! L'on. Nazzlnì spiega... ri,?! s'alza per parlaro l'on. Maz- Hiohf»pommando i rumori con cui è accolto, ìr^Tt ?hf è d d?stra e che Palerà mail £?2Sii^ intcrruzióni. Ma questa dichiarazione solleva un putiferio prò e contro. Il Presiderite invoca il silenzio ed anche il senatore ttumnì chiede che l'oratore sia ascoltato con deferenza. eiì;''on' J'azzi.nl nota che tutti gli oratori di smisra hanno potuto parlare non disturbati, epperciò domanda educazione anche dai suoi ™~i!?sart--RiI>??e cna * liberale di destra da motti anni e alle, sue idee non rinuncerà. DiW.a^a ^',?on rinnegane riè un nlto nò una naroia della sua breve vita politica. « Nello yita italiana ci sonò troppe banderuole > e.»sciama. VwU — Sassi in piccionaia... « L on. Villabruna stesso — prosegue l'ora* V>re "—ha riconosciuto queste mie idee precise; ma ha concluso male perchè ha detto che debbo passare al fascismo-ufficialmente, eppure io e Villabruna, io di destra e Jui di sinistra, abbiamo combattuto una battaglia elettorale insieme e abbiamo seduto nlla Càmera insieme, entrambi sentendoci liberali. L oratore afferma che la Marcia su Boma inatto antiliberàle ma il popolo l'ha applaudita ed ha dato il suo consenso. «Noi deputati abbiamo assistito alla prima seduta in cui se siamo rimasti nell'aula e abbiamo votato, fu perchè sentivamo che dovevamo compiere un dovere superiore. Ricordavamo ciò che era passato: la prepotenza della piazza, la vicenda dei ministeri, l'intransigenza di un partito per cui il semplice veto di up prete, ora riuscito a incanalare quell'onesto uomo dèll'on. Facta. Accettammo il fatto compiuto. I primi atti del Governo* dimostrano chiaramente la tendenza fascista ed il Partito nostro accettò quella rosa mostruosa che fu la legge elettorale nettamente antiliberàle. Eppure fu accettata e fu bene, perchè ci sono delle necessità civili al disopra delle teorie. I liberali seguitarono a mantenere l'appoggio al Governo. Awcnno il delitto Matteotti c l'appoggio continuò. Dopo 24 mesi (interruzioni., rumori) avvenne il distacco ed il mimo ad allontanarsi fu Giolitti. motivando il suo .distacco per tre ragioni1 consigli comunali disciolti; la libertà di stampa; lo Statuto ». L'oratore si propone di esaminare queste tre ragioni e nota che scioglimenti di Consigli comunali ne avvennero anche sotto i precedenti Governi. Voci : — per fare le elezioni. E la durata T On. Mazzini: — Bologna fu ricostituto dopo il mesi, Modena dopo 22 mesi... Una voce : — Ma erano socialisti. Mazzini: — Non rilevo questa interruzione perchè non è da liberale. L'oratore dichiara in sostanza che l'« abuso » di Mussolini può trovare attenuanti se si confrontano gli scioglimenti ordinati dei precedènti Governi. Voci: — Molto minori, molto ninori! L'assemblea dà a questo punto evidenti sogni di stanchezza e i contrasti rumorosi impediscono all'oratore di proseguire. Alfine ritorna la calma, e l'on. Mazzini riprende a parlare 6ulla sua mancata opposizione al Governo, saltando gli argomenti scottanti della libertà di stampa e delle riforme allo Statuto. Egli afferma che anche dopo il distacco di Giolitti, di Salandra di Orlando, poteva e può essere lecito a un deputato liberale continuare a sostenere il Governo. Questo giudizio entra, second l'oratore, nel canapo dalla materia opinabile. I liberali dovrebbero forse cercare alleanze pelle forze dell'Aventino? Anche qui dentro le tendenze sono parecchie. Egli è favorevole all'ordine del giorno Porino ohe vorrebbe in 6eno ài Partito la permanenza di ogni qualunque tendenza, senza fare questione essenziale dei principli liberali. L'oratore ha finito. Il presidente legge i vari ordini del giorno. L'ing. Gay si dichiara favorevole all'ordine del giorno che reca le firme di Camcrano, Bima. Ambros'mf. L'on, Villabruna si associa all'ordine del giorno suddétto che suona: « L'assemblea di Torino del Partito liberale italiano, udite le dichiarazioni della presidenza e dell'ing gr. cff. Gay, dopo ampia discussione fa suo l'ordine del giorno 11 febbraio 1925 della Direzione nazionale del Partito, la quale, richiamati i principii fondamentali votati nel Congresso costitutivo del Partito nell'ottobre 1922 a Bologna, e la nozione votata dal Congresso di Livorno, ha dichiarato che la politica del Governo è ormai in aperto contrasto con la realizzazio- ne di detti principii, e nella constatazione di un tale netto dissenso, ha impegnato le proprie organizzazioni e i rappresentanti in Parlamento a seguire una linea di condotta Che valga alla precisa tutela e difesa dell'idea liberale. — Firmati: Camerario, Bima, Ambroiini ». L'on. Mazzini prega gM. amici di rotare contro l'ordine del giorno Camerano. n presidente mette in votazione l'ordine del giorno Camerano per divisione. E' votato tra il più caldo entusiasmo dalla grande maggioranza dell'assemblea. Moltissimi degli intervenuti sfollano subito il salone tra animati Commenti, mentre una parte si trattiene ancora. Poi anche questi ultimi ritardatari lasciano la sede. Si calcola che abbiano votato tre quarti dei presenti. Prendiamo atto con vivo compiacimento di questa imponente manifestazione della Sezione torinese del Partito liberale. Ancora una volta Torino ha affermato la sua fede incrollabile negli immortali principi di libertà, che animarono qui, in questa nostra "città, fino dagli albori, il Risorgimento, e diedero all'Italia tutta la prima coscienza politica, e allo Stato italiano la sua fondamentale struttura e lo affermarono fil cospetto delle altre nazioni europee come elemento di pace e di civile progresso.