Combattenti e cittadini

Combattenti e cittadini Combattenti e cittadini La questione fondu mentale e pregiudiziale, circa le riforme della Legge di P. S. e del Codice penale in via di attuazione, era dejla legittimità e la convenienza dalla delega di pieni poteri, all'attuale governo, nelle presentò circostanze e in misura cosi indefinita. Simile questione veniva poi lumeggiata e precisata daWe relazioni ai due disegni d.i legge, e particolarmente da quelle dell'ori. Di Marsico per la riforma del Codice penale. L'on. Boeri tsraittò l'argomento con esatta comprensione della sua gravità e con accento giustamente vibrato ; ma è tutta l'opposizione dell'aula (capi o gregari) che avrebbe dovuto affrontarlo, per giustificare la sua ragion d'essere. A quello che. non è sfato fatto, ed è stato fatto assai limitatamente, entro Montecitorio, non possiamo noi su.pplire qui, i>er ragioni troppo ovvie; diciamo solo che quelle deleghe di pieni poteri, e l'illustrazione fattane dai due on. ministri per l'interne e per la grazia e giustizia, «rientrano nel concetto del governo di polizia, identificante stato e nazione con governo e partito, e vincolante, attraversò titoli di reato i:iie(ìniti e poteri il più ampiamente discrezionali, l'attività dei cittadini in modo da eirminairs opposizioni, controlli, iniziative autonome, cosi sul terreno propriamente politico come su quello economico. L'ispirazione fondamentale, cioè, di tutta questa attività, svolgentesi con la formalità delia approvazione da parte della camera governativa, o direttamente con i decreti legge, è quella d'instaura*» una poterà governativa illimitata, particolarmente rispetto ai cittadini non iscritti al partito governativo, o ad esso non incondizionatamente favorevoli. (Notiamo come anche questa volta il neo clericalismo, per bocca dall'on. Tovini, abbia non solo approvato a pieno, ma stimolato simili metodi e criteri). E' questo anche lo scopo del nuovo disegno di legge con cui il governo potrà licenziare tutti i funzionari che non abbiano opinioni politiche incondizionatamente conformi alle sue, idi-ntificando gli interessi generali e superiori dell'amministrazione e dello stato con quelli particolari e contingenti di una specifica formazione governativa. Rimane a vedere quale contegno terrà, di fronte a tutti questi progetti, il Senato, la cui importanza e responsabilità tutte particolari, neUe presenti contingenze, non occorre illustrare. Di fronte a queste realtà, interessanti le basi dello stato costituzionale ed i diritti individuali elementari, noi siamo perfettamente d'accordo colla stampa.governativa più autorevole nel non attribuire importanza politica al convegno-del capo del governo fasci-erta con Gabriele D'Annunzio. Trattasi, a nostro parere, di cosa riguardante sostanzialmente i rapporti personali fra i due uomini, come si Tileva anche dal testo del loro telegramma al He," in cui essi dicono di essersi riconosciuti « fratelli ». Vero è che si specifica, trattarsi di fratellanza in una fede ; ma è appunto questa fede che rimane politicamente indefinita. Esaltare « il combattente senza nome » — cioè, nel linguaggio comune, tutti coloro che combatterono e morirono per la patria — è cosa che tutti gli Italiani fanno nell'intima serietà della loro coscienza ; nò il parlare della sua « sovranità ideale » aggiunge nulla di concreto alla giusta esaltazione. Noi, per conto nostro, concretiamo dicendo che, attraverso la partecipazione di tutti alla guerra, il popolo italiano ha riaffermato il proprio diritto ad esser padrone dei propri destini. In ogni popolo libero e sovrano —i realizzante, cioè, il vero concetto della nazione, che non può essere se non nella Jitìfcrtà e nella* democrazia — la figura d$l combattente non e se non una manifestazione particolare di quella del cittadino. Ove si esca, così dal generico «lealismo combattentistico (con cui si accorda così poco la sorte toccata alla Associazione combattenti), per mettere il piede sul terreno sodo della realtà politica, allora assume un significato preciso anche !a parificazione del combattente — cioè del cittadino — al Re. L'insieme dei cittadini c il capo dello Staio sono, infatti, idealmente pari, o, per essere più esatti, sono una cosa sola : in quanto il capo dello Stato è il rappresentante della cittadinanza, composta tutta di liberi e di uguali, è il primo magistrato della sovranità popolare. Questo è precisamente il carattere della monarchia italiana, quale è consacrato giuridicamente dai plebisciti, e, quel che importa decisivamente, scolpito nella storia dalla coscienza e dalla volontà della nazione. Trattasi, ora, per il popolo italiano di n'adeguare il fatto al diritto, di riassorbire l'episodio nella linea storica, di ritrovare c svolgere innanzi ,-l fi'o del proprio destino.

Persone citate: Boeri, Gabriele D'annunzio, Marsico, Tovini