Vibrata protesta dell'organo vaticano per i vandalismi e le violenze contro le associazioni cattoliche

Vibrata protesta dell'organo vaticano per i vandalismi e le violenze contro le associazioni cattoliche Vibrata protesta dell'organo vaticano per i vandalismi e le violenze contro le associazioni cattoliche Una lettera del vescovo di Padova siili' incendio del " Concordi., Roma, 25, notte. il commento clic stasera L'Osservatore nomano dedica ai fatti del Polesine e di "adova, costituisce senza dubbio il fatto di maggior rilievo della giornata. L'organo del Vaticano, scrive infatti :" ■ Nulla può giustificare tali vandalismi. Se ogni delitto individuale e collettivo potesse issere vendicato per violenza privata o di parte, cesserebbe per ciò la stessa funzione sociale e giuridica dello Slato. All'ordine civile sarebbe sostituita l'anarchia. Di fronte però ai nuovi eccessi perpetrali a danno di associazioni cattoliche, travolte nella più cieca vendetta politica, malgrado che inai sia stalo offerto il più lontano pretesto a confonderlo nelle lotte di parte e che ad ogni offesa si sia risposto con la generosità del perdono cristiano, i cattolici italiani pensano che, so lo incivili aggressioni dovessero comunque ripetersi, esse non potrebbero più essere considerate come episodi locali, determinati da elementi irresponsabili, ma come una persecuzione sistematica', le cui precise responsabilità morali e politiche imporrebbero a tutta l'Azione Cattolica, non solo un dovere di protesta e di solidarietà fraterna coi colpiti, ma un'opera di difesa e di rivendicazione dei più elementari diritti religiosi e sociali. Ci auguriamo tuttavia che non sia necessario di giungere, a tanto, dopo il nobile appello del Ministro dell'interno alla rinuncia, di ogni rappresaglia, alla disciplina di ogni parte sotto l'egida delle leggi e dell'autorità statale. Tanto più, ripetiamo, che per le violenze a cui è sottoposto il campo nostro, non è possibile di parlare di vendetta — pur sempre deprecabile — bensì solo di offesa attuata senza pretesto di provocazione alcuna ». E' già noto il telegramma di protesta che il vescovo di Padova, mons. Elia Dalla Costa, ha inviato all'on. Federzoni. Monsignore Dalla Costa ha oggi inviato al presidente della Giunta diocesana la seguente lettera, riprodotta dallo stesso Osservatore Romano : « Quando stamane, alla punta del di, partivo per la visita pastorale a Sant'Angelo di Pieve, Padova era ancora sepolta nel sonno, e non potei avere alcun sentore dei tristi fatti di stanotte. Ella me ne ha recato notizia a Sant'Angelo, donde venivo subito in città. Ho veduto i resti miserandi dell'incendio divoratore. A lei ed a tutte le associazioni cattoliche di questa mia dilettissima diocesi, colpita nel cuore coll'incendio del « Concordi », vorrei porgere condoglianze sentite; ma ella comprende che nessuna condoglianza si deve a chi soffre nella persecuzione. La violazione del diritto, è miseria e vergogna por chi l'opera, non per chi la subisce. Più alta delle fiamme vili ed indisturbate del rogo, si leva umile ma immacolata la nostra bandiera. Raccogliamoci intorno a lei, in quest'ora di amore e di dolore. -Deploriamo insieme i miseri eccessi di chi ha dimenticato il mo. nito eterno: chi uccide di spada, perirà per la spada. Preghiamo perchè i fratelli cessino di tormentare i fratelli e si impari da tutti che non vi è grandezza dì popolo e prosperità di nazione, se non all'ombra dell'amore di Cristo. Negli aifanni di questi oscuri, trepidi giorni, ritempriamoci tutti per una azione cattolica più intensa, più fiera, più concorde ». Il problema della concordia La cronaca politica è anche oggi scarsa di riflessi politici. A proposito della seduta tli sabato alla Camera, ZI Giornale d'Italia, ricordato che in essa risuonarono voci concordi di auspicio alla sempre maggior gloria e potenza della patria, scrive : « Ma come raggiungere questa meta? Ecco il problema. Non vi è dubbio che la concordia fra i cittadini è la premessa necessaria indispensabile allo sviluppo nazionale. Ma come ottenerla ? Il discorso di sabato ha messo in luce il difetto della situazione, poiché quello che ha detto a nome dei combattenti non fascisti l'on. Pivano, è vero; dopo la vittòria tutti coloro che si sacrificarono per raggiungerla, credevano di aver eguale diritto di godimento di quella purissima gioia nonché delle libertà fondamentali ; ma è avvenuto che una parte dei cittadini crede di avere speciali privilegi e contesta agii altri la serena soddisfazione di sentirsi italiani. Ecco il difetto della situazione, difetto che si deve sanare se si vuol raggiungere quella potenza nazionale di cui ha parlato l'on. Mussolini, e la quale non può derivare che dall'unione di tutti i patrioti in alcune idealità cornimi, al di sopra dei partiti e delle fazioni. 11 fatto stesso che molti, troppi deputati fascisti abbiano continuamente rumoreggiato l'oratore dei combattenti, dimostra ebe siamo ancora in una condizione di cose che richiede di essere sanata ». Il giornale rileva quindi che uno sforzo dovrebbe essere fatto da tutti per superare le troppo profonde divisioni e per restituire al paese la calma che deriva non da una impossibile opinione totalitaria, ma dal ristabilimento della civile e tranquilla convivenza dei partiti, divisi in particolari concezioni sul miglior modo di governare il paese, ma uniti nella difesa della patria e nella volontà di servirla, E conclude: « Occorre svelenare l'ambiente e dar all'Italia lo stesso clima politico degli altri grandi paesi dell'Europa: libertà nel gioco del partiti, nell'ambito delle leggi e unione sacra nelle eventualità nazionali. Quando nel 1915 fu deciso l'intervento, il Governo liberale che si assunse la tremenda responsabilità fece non invano appello agli altri partiti patriottici, e fu così formato un imponente fascio di forze che vinse la guerra. Ma la felice premessa di questo appello fu la non aspra situazione interna davanti al metodo liberale di governo ». Le tre Italie di un senatore nazlonal fascista La cronaca politica è anche scarsa di riflessi polemici. 11 sen. Corradini, in un articolo sul Popolo d'Italia, scopriva ieri l'altro tre Italie : quella fascista, quella liberale e quella socialista, per sostenere che la prima, l'Italia fascista, dovrà generare una nuova spiritualità politica, ma per ora non lo può perchè il terreno non è ancora sgombro dalle altre due Italie. Replicando al senatore fascista, Il Giornale d'Italia, nell'editoriale odierno, scrive : « Ce ne dispiace per il fascismo, se 6 vero quanto asserisce il sen. Corradini; ma come si fa a combattere, non diciamo a distruggere, una idea, anzi una mentalità, anzi tutta una concezione morale e politica della vita, se non in nome di un'altra mentalità, sia pure contenuta in germi, nei primordi incomposti di un movimento non ancora ben definito ? Quale è ora questa idea madre, questa concezione nuova del fascismo che l'on. Corradini rimprovera ai giovani teorici del movimento di andare cercando per via di introspezione e di discussione? Se non è una idea per combattere le idee altrui, con che cosa combatterà dunque il fascismo? ». L'organo liberale rileva quindi che il fascismo è destinato a fallire tutta le volte che dalle ragioni e dalle giustificazioni contingenti tenta di risalire ad una verità politica generale. La Camera La Camera, che oggi non ha tenuto seduta, continuerà domani, dopo lo svolgimento delle interrogazioni, la discussione sui disegni di legge per !a riforma dei codici. I nuovi inscritti a parlare sono: Gasparotto, Barbiellini, Tovini, Caprino, Bossi Pierbenvenuto, Cavallieri, Martire e Giovannini. \ Tra le interrogazioni all'Ordine del giorno e interessante quella dell'on. Pellanda al ministro dell'Economia Nazionale per conoscere » se non creda opportuno sollecitare In conversione in legge del R decreto 13 novembre lltól, riguardante 1 impiego privato, conversione in legge che con ppportune modifiche è ansiosamente attesa da quasi un milione di impiegati che sono la vibrante nervatura dell'industria nazionale >n Importante anche quella dell'on. Barbaro al ministro delle Finanze per sapere « se non creda disporre, che In. esazione degli arretrati delle imposte dirette venga, ripartita in un congruo periodo di anni ». Come è noto, in questo scorcio di sessione la Camera si occuperà dei nuovi disegni di legge deliberati nell'ultimo Consiglio dei Ministri e dei quali vi abbiamo comunicato il contenuto secondo le informazione tifficiose. Mercoledì prossimo alle ore 16 si riunirà la, giunta del bilancio sotto la presidenza dell'on. Andrea Torre. Esaminerà il progetto di legge sui consuntivi che, come è noto, non erano più discussi dal 1913. La discussione naturalmente sarà generica, dato che i consuntivi comprendono ben 30 mila pagine di stampa. Particolare importanza hanno i consuntivi sull'organizzazione del Tesoro e della Finanza. Altro disegno di legge che sarà esaminato, è quello sull'appannaggio al Principe ereditario, di ci# sarà probabilmente relatore l'on. Sauna. La Giunta esaminerà quindi disegni di legge di secondaria importanza. L'odierna riunione, se la Camera non prolungherà i suoi lavori oltre la fine del corrente mese, sarà l'ultima della presente sessione. Quanto al Senato, esso è convocato, come si sa, per il 2 giugno. La seduta del 2 giugno sarà completamente dedicata alla discussione dell'indirizzo che sarà rivolto al Sovrano in occasione, del suo 25.o anno di regno. E' facile prevedere che, questa seduta avrà un carattere di grande solennità e che riuscirà una vibrante manifestazione di omaggio al Sovrano. L'indirizzo è già stato concretato e formulato dal sen. Boselli. Nella ricorrenza della festa dello Statuto, che quest'anno si celebrerà insieme al 25. o annuale del re, i liberali toscani hanno deciso di comm "inorare con alta solennità, la grande data ed hanno invitato a tenere il discorso ufficiale il deputato liberale di opposizione, on. Boeri. Il fallimento delie corporazioni 7! Popolo, nell'edizione non sequestrata, nota che dopo il fallimento delle Corporazioni fasciste — derivato specialmente dalla resistenza opposta dalla Confederazione dell'industria a far parte di un aggruppamento sindacale, mentre gli agrari aderirono alle corporazioni stesse non rendendosi conto del significato del loro atto — il fascismo è passato a enunciare la teorica degli scioperi economici e degli scioperi politici. Il giornale quindi prosegue : « In questa distinzione, formulata a scopo opportunistico, non manca del semplicismo, anzitutto se i sindacati fascisti si sono convertiti in questi ultimi tempi allo scioperismo, ciò è nato per una ragione squisitamente politica; quella, cioè, di salvare le loro organizzazioni dallo sfacelo, non rappresentando esse (condannate come erano alla inazione dalle utopie del Rossoni) nulla di valido per la difesa economica dei propri' associati spontaneamente o meno. Gli scioperi fascisti, dunque, < sono stati esclusivamente tattici, e ciò può rendere ragione del perchè siano stati diretti senza convinzione e siano finiti nel niente, o quasi. Il loro carattere politico non potrebbe tuttavia essere negato anche per un altro motivo, cioè per il fatto che il sindacalismo fascista, come tendenza social?, come movimento specifico, è tutto imbevuto di politica, si è posto alle dirette dipendenze delle gerarchie politiche fasciste. Torto, questo, gravissimo, di cui il Rossoni forse potrà un giorno amaramente pentirsi ». L'organo popolare rileva quindi la inconsistenza della teorica fascista degli scioperi soltanto economici ed osserva che uno sciopero deve considerarsi in rapporto alle cause che lo hanno provocato ed alle finalità a cui mira. Dice ancora il giornale : « Un esame di questo' genere viene a convincerci che anche molti degli scioperi qualificati per politici dai socialisti medesimi, non sono stati effettivamente che scioperi economici, vale a dire competizione di inte. ressi puri e semplici, che sono sboccati in diversi accordi intorno ai patti di lavoro e alle mercedi. Le dichiarazioni di Farinacci perciò sugli scioperi fascisti da un lato, e sugli scioperi dei non fascisti dall'altro, ohiaimati gli uni economici e gli altri politici, non soltanto erano inesatte in quanto che i termini nelle stesse contenute debbono essere, se mai, invertiti, ma mancano di ogni criterio di realtà. Non possono essere giustificale altrimenti che come un frasario di effetto per nascondere il crollo di una concezione sindacale che non è riuscita a diventare azione. Ma evidentemente questo si ritiene opportuno non dire, nonostante che in Italia se ne siano accorti ormai tutti ». Chiarimenti e rettifiche Rilevando (« Stampa »,' 21 maggio) la parte intensa presa daj deputati clericofascisti alla discussione della legge cosidetta contro le società segrete — e in realtà, come dimostrammo, contro la libertà di associazione — scrivevamo come quella rientrasse « in tutta un'attività di cui la manifestazione più alta, in questi ultimi tempi, è stata la campagna dell'OMcrvatore nomano contro ogni accordo socialpopolare, cioè (concretamente) per la dissoluzione dell'Aventino ». Ora, l'Osservatore Romano ci prega di dargli atto « che nessuna attività politica, comunque esplicata da cattolici di qualsiasi corrente, può culminare in una campagna dell'» Osservatore Romano », il quale scrive e discute con iniziativa e personalità assolutamente propria, come è proprio della sua natura stessa, del suo carattere e dei suoi fini », L'organo vaticano ci permetterà che a questa preghiera noi — seguendo le buone tradizioni, scolastiche, certo ad esso non discare — rispondiamo con un: Distinguo. Se l'« Osservatore Romano » intendo dire che esso non è l'organo dei cosidetti cattolici nazionali {vulgo, clericofascisti), come di nessun altro partito o formazione propriamente politica, noi gliene diamo atto subito, senza difficoltà; ma non 6 di ciò che si trattava nel nostro rilievo. Collegando certe manifestazioni clericofasciste con certe altre dell'" Osservatore Romano », noi avevamo parlato, semplicemente, di una « attività » comune : cine di un incontro e di un accordo di fatto. Politicamente, a noi questa constata1zione bastava; ed anzi la piena distinzione ufficiale esistente fra i due elementi di cui rilevavamo la convergenza d'azione, accresceva i) valore del rilievo ai npstri occhi, e, crediamo, non ai nostri soltanto. Senonchè, Va Osservatore Romano » nega anche il fatto : nega, cioè, di avere mai fatto campagna contro l'accordo socialpopolare dell'Aventino. «Abbiamo sempre insistito », egli dice « su una alta ragione morale delle nostre obbiezioni, senza alcuna preoccupazione o preconcetto politico; tanto è vero che, mentre ai primi sintomi di una tendenza « alleanzista » reputammo decoroso esprimere subito le nostre riserve, non ci sentimmo autorizzati mai di intervenire sulla composizione, nè sul programma delle opposizioni, riflettenti, e l'una e l'altro, problemi esclusivamente politici e contingenti, cioè proprii di quelle caratteristiche attività di parte, da cui intendiamo prescindere ». Ora, se queste parole intendono essere una sconfessione di qualsiasi significato antiaventiniano di quella campagna antisocialista, noi registriamo questa sconfessione con piacere, senza stare ad indagarli fino a che punto si tratti di chiarimento esegetico, e fino- a che punto di rettifica d'indirizzo. ■ Ma dobbiamo aggiùngere che, anche di fronte a queste nu,>'-e dichiarazioni dell'O. R., non vediamo ben chiaro il significato di quella sua campagna antisocialista. Un accordo fra socialisti e popolari, sull'Aventino o addirittura al governo, in Italia o in Germania, si capisce che non può riguardare se non « problemi esclusivamente politici » : non può certo esser una commistione e confusione di credi filosofici e religiosi. Se a questo obbiettivo si riduceva la campagna dell'O. R., essa — ci consenta l'eminente confratello — rischiava di rassomigliare all'assalto del Cavaliere della Mancia contro i mulini a vento. Fatto sta che perfino in Germania — è noto — quella campagna è stata sfruttata dai nazionalisti a favore di Hindenburg e a danno di Marx; mentre in Francia risorgono le commistioni e confusioni tra cattolici e reazionari da una parte, tra democrazia e anticattolicismo dall'altra. Incedo per ignes, può a buon diritto ripetere a se stesso l'O. R. I sermoni religiosi sono perfettamente legittimi; non v'è da meravigliare, però, se, in giornali quotidiani — organi di chi, pur non essendo ente politico, ha la sua influenza, e grande, nella politica — essi assumono significato e colorazione politici. Tanto più chp i lettori dell'organo vaticano, accanto alle rigorose dimostrazioni dell'assoluta incompatibilità morale 'e religiosa tra cattolicismo e socialismo, non hanno trovato fin qui una illustrazione analoga riguardante cattolicismo e fascismo. Differenza di trattamento che non può essere compensata da proteste contro singoli episodi di violenza anticattolica, anche se la protesta è vibrata come quella odierna.