Amundsen: silenzio

Amundsen: silenzio Amundsen: silenzio più di cento ore sono già trascorse e il cielo a nord dello Spifzberg rimane deserto (Servizio speoiale della STAMPA) Londra, 25, notte. 77 carattere, autentico dell'impresa di Àmundsen incomincia ad emergere, mentre una quantità di speranze, che sopravvivevano ancor stamane, stanno infrangendosi via via contro la cerchia di silenzio che continua ad avvolgere la spedizione. Persino l'ottimismo di Cristiania è agli sgoccioli. La fiduciosa attesa dei norvegesi si copre di ansietà. Gli uffici dei loro giornali sono assediati in permanenza da turbe di curiosi, pieni di orgasmo crescente; ma le redazioni non possono nutrirli che di punti interrogativi, intercalati da qualche voce rassicurante, diffusa da irresponsabili lontani e invariabilmente smentita subito dopo. La baleniera serata invano Ogni ragguaglio positivo gronda di preoccupazioni. Un telegramma dallo Spitzberg all'autorevole Shipping Gazette di Cristiania segnala il continuo peggiorare del tempo. Il cielo si è rannuvolalo, l'orizzonte si è ovattalo di nubi e la temperatura è scesa sotto zero. « Nell'entourage della spedizione — aggiunge il dispaccio — regna una certa depressione pel mancato ritorno di Àmundsen. Se i due idrovolanti si sono guastati, gli esploratori si trovano di fronte ad un viaggio mollo lungo e difficile per ritrovare la salvezza. La baleniera Hobby, una delle due navi spintesi ai margini dei campi ghiacciati in servizio di vigilanza e di assistenza, ha fatto ritorno alla base di Wellmann, dopo aver perlustrato al nord ed all'est delle isole dei Danesi. Essa ha riscontrato che questi ghiacci si manifestano singolarmente scabrosi ». ET chiaro che fra le righe di questo e di 'altri messaggi si può leggere alquanto di piti che non risulti dal testo. Un viaggio aereo al Polo sarà la cosa più agevole del mondo non appena l'aviazione raggiungerà quelle fasi di perfezionamento che sono già alle viste. Allora si volerà sul 'Polo Nord come sopra il Valentino, con la sola differenza che bisognerà giuocare a carte nel salone per ingannare il tempo, giacché il paesaggio polare è il pia monotono del mondo; ma non nelle, condizioni aviatorie di oggi, mentre il problema dell''atterramento rimane spinoso' anche nei paesi ordinari e nelle acque comuni. Àmundsen ed i suoi compagni hanno lealmente giuocato molto più. di azzardo che a Montecarlo, lanciandosi verso un earrosello di massi ghiacciati e di correnti marine, a cavallo di due macchine le quali, per potenti che siano in condizioni propizie, diventano in tutte le altre le più delicate che si possano immaginare. La puntala del 90 % delle eventualità non poteva essere che la vita. La roulette non poteva girare per più dPtà ore: dopo questo limite estremo — segnato da fattori tecnici come la provvista di benzina, la velocità dei motori, e via dicendo — la roulette doveva arrestarsi coprendo con il suo indice uno dei due punti: il trionfo ed il ritorno, in conformità del programma; oppure la catastrofe, in conformità del tempo comune. Àmundsen allo Spilzberg aveva detto: « Aspettatemi al più tardi entro 48 ore ».Egli voleva dire entro sabato sera. Le i8 ore di limite massimo per riuscire nel tentativo, purtroppo, sommano ormai a più di cento, e il ciclo a nord dello Spit berg rimane deserto. Àmundsen non aveva ventilalo a caso quel limite massimo. Esso si materiava di elementi tecnici imprescindibili, di calcoli esatti e invariabili, sulla scorta di benzina e su tutto il rimanente, inclusa la resistenza nervosa dei piloti. Congetture di catastrofe Mancato il trionfo, si è aperto il campo alle congetture sulla catastrofe. In realtà gli esperti dei giornali vengono ormai, senza confessarlo, in questo campo. Esso è infinito come la spietata varietà dei ghiacci polari e come i capricci della stagione. La probabilità immensamente maggiore sembra quella di una catastrofe senza tracce rintracciabili: la sorte di Andrée, quando si provò a raggiungere il Polo Nord in pallone, alla fine del secolo decimonono, e scomparve per sempre. Esiste tuttavia la possibilità che Àmundsen ed i suoi compagni abbiano potuto atterrare sui ghiacci senza disgrazia immediata. La teoria più corrente è quest'ultima, perchè è anche la più provata. Sennonché anche su questa teoria incombono alcune dure realtà: quella, ad esempio, della mancanza di cani per il traino delle slitte, se Àmundsen e i suoi compagni dovessero procedere a piedi. Il vice ammiraglio Shelton, che partirà nel settembre prossimo per un viaggio nell'Antartico insieme col comandante Worsley, osserva va Valtra sera: « Se i motori di Àmundsen hanno fatto panne in qualche punto presso il Polo e se gli apparecchi non riescono a sollevarsi, sarà molto difficile che la comitiva sia di ritorno entro l'anno corrente. Questo volo di andata e ritorno al Polo Nord non è una spedizione scientifica sul serio; più che altro, è un colpo di gran cassa ed implica considerevoli rischi. Dato che Àmundsen non è ritornato stasera, come avrebbe dovuto, secondo calcoli forniti su largo margine, i suoi amici dello Spitzberg hanno ogni motivo di sentirsi in ansietà. Nel caso poi che Àmundsen debba fare ritorno a piedi, bisogna notare che egli dovrebbe lare un largo uso di cani da traino per le slitte, mentre stavolta ne sarà interamente sprovvisto. Anphe con quattro uomini a sua disposizione le slitte per marcie forzate imporranno fatiche erculee. Inoltre i ghiacci artici, in questa stagione, sono motto friabili. Essi si frammentano di convterlagsacrpqiIÀzrvvaspcCspcdncgcasiebtvudmsncmhmtn| i a n à 8 l a a o a , o à nè . e c, o idtelno o, e ommco a to se si, di lo è iù mdbe go nel no be er n a r i no di continuo in icebergs, tra i quali si aprono ampii canali, che non potranno essere varcati se non per mezzo dei canotti di tela cerata. Àmundsen ha recato seco parecchi di questi canotti sui suoi idrovolanti, ma i canotti di tela sono molto fragili ». Intanto, i giornali che non difettano di spazio si popolano di cartine delle regioni artiche, e tali carline a loro volta si costellano di frecce indicatrici dell'itinerario che la spedizione certamente seguirà per riguadagnare il mondo civile. Tutti questi sono perditempo. Per tracciare un itinerario occorre un punto di partenza. I punti di partenza della spedizione di Àmundsen, se essa ha potuto atterrare senza disgrazie, sono infiniti come gli itinerari che i superstiti potranno seguire attraverso milioni di chilometri quadrati di nevi e di ghiacci. Non è il caso di prestare attenzione a questi passatempi geografici su mappe rudimentali, di cui non vi sono più di alcune decine di persone al mondo che abbiano qualche concetto realistico. Chiunque può giuocare d'immaginazione senza guastarsi gli occhi. Oli ultimi ottimisti Il solo elemento confortante è offerto da pareri di competenti di navigazione artica, i quali, ad onta di tutto, persistono a dire che non è ancora il caso di abbandonare le buone speranze, e che occorre accordare ad Àmundsen ed ai suoi compagni qualche margine di tempo dovuto a casi imprevisti. Così, il dottor Husscy, che accompagnò Shaklcton nell'Antartico, dice; « Non posso credere che Àmundsen non sia ben preparato per tutte le peripezie inevitabili. Egli ha portato seco una tenda e.diversi canotti smontabili, nonché una buona quantità di provvigioni. Per giunta, troverà dei buoi muschiati ed altra selvaggina in quella regione, cosicché con una fortuna media, normale, sarà in grado di affrontare gli elementi per diversi mesi, senza troppe difficoltà. Io penso che, se egli è riuscito ad atterrare sui ghiacci non potrà elevarsi di nuovo a volo, perchè gli icebergs, in questa stagione, si muovono con molta rapidità. Talvolta essi hanno una rapidità oraria dai 10 ai 20 miglia. Ma Àmundsen è uomo molto intraprendente ed industrioso ed io immagino che, se necessario, egli trasformerà in sky le ali dei suoi aereoplani, se questi risulteranno inservibili. Nelle regioni polari ora regna l'estate ed il sole brilla per tutte le 24 ore. Io auguro che Àmundsen ed i suoi compagni possano riuscire a mettersi in marcia e tornare verso di noi. Se Àmundsen riuscirà sarà ii solo esploratore che abbia raggiunto tanto il Polo Nord quanto il Polo Sud ». ATo?i resta che augurarsi che questi ultimi ottimisti, fra gli spettatori mondiali dell'avventura, colpiscano nel segno. Nell'attesa, un cablogramma dall'America annuncia che il dirigibile Shenancoah, appartenente al corpo di aviazione militare americana, si accingerebbe a partire per l'Artico allo scopo di tentare il salvataggio di Amundseii. Un nipote di quest'ultimo, il quale risiede in California, sta proponendo di aprire una grande sottoscrizione per finanziare una spedizio ne di soccorso verso il Polo. MARCELLO PRATI. tidatosotesclunstvcundqseIlgzagan2dccitdalspsrvdggiWpzcgccpfHvlgesuNebbia e tempesta di neve (Servizio speciale della « Stampa ») Berlino, 25, notte. A?ic?ic oggi, a Copenaghen, non è giunta nessuna notizia su Àmundsen. In compenso giungono le voci più disparate. Si discute ovunque nei circoli, nelle reda | zioni dei giornali, su quello che può essere successo all'esploratore norvegese. Le no tizie che provengono da Oslo non sono af fatto adatte a calmare le ansie. Si.afferma che Àmundsen abbia diretto il suo volo oltre il Polo, verso l'Alaska, e che abbia già atterralo lontano dalle coste dell'Alaska. Si afferma d'altra parte che la nebbia lo ha costretto ad atterrare e ad attendere, a poca distanza dallo Spitzberg, che ritorni il bel tempo. Tra i membri della spedizione rimasta allo Spitzberg si trova purtroppo un giornalista americano, il quale si dà un gran da fare a telegrafare tutte le più sensazionali notizie, senza che abbiano qualsiasi conferma nei fatti. Dati effettivi non ve ne sono, fuorché le notizie meteorologiche. Ieri su tutta la zona, artica dominava la nebbia ed una violenta tempesta di neve, mentre oggi il tempo sembrava migliorare lentamente. Le navi Hobby e Farm hanno intrapreso ieri dei viaggi, battendo lungo le barriere dei ghiacci eterni per cercare una qualche traccia di Àmundsen. Esse sono purtroppo ritornate senza aver raggiunto alcun risultato. Tuttavia i giudizi delle persone competenti di Copenaghen e di Oslo si ispirano all'ottimismo. Il capo dell'aviazione militare, Kuck, che è ancfie un noto esploratore polare, ha fatto le seguenti dichiarazioni sopra il probabile destino di Àmundsen: - Non dobbiamo prospettarci senz'altro il caso più favorevole, che sarebbe un puro caso, e cioè che Àmundsen abbia potuto atterrare precisamente al Polo. E' assai difficile orientarsi nell'aria, a prescindere poi dal fatto che non è punto certo che si possano trovare buone possibilità di atterramento, proprio nelle immediate vicinanze del Polo. E' invece assai probabile che Àmundsen abbia dovuto atterrare e ripartire a parecchie riprese, o fare lunghe marcie a piedi, prima di avere raggiunto il Polo. Bisogna anche ricordare che le operazioni di orientamento richiedono quasi sempre intere giornate; che col tempo nebbioso è assolutamelo impossibilo misurare l'altezza del sole. Quindi, tutta l'impresa richiede, anzitutto, una lunga serie di ore ed ore. Non bisogna poi dimen ticare che Àmundsen è l'uomo delle più audaci imprese. Egli è capace di avere cambiato progetto durante il viaggio e di aver deci, so di ritornare rial Polo non, come aveva intenzione, direttamente allo Spitzberg, ma scivolando ulteriormente verso il Capo Co. lumbia. Al Capo Columbia non vi sono rifor nimenti di benzina, e quindi egli sarebbe costretto ad atterrare e proseguire poi a piedi verso ulteriori stazioni. Questo territorio, di cui si sarebbe servito nel presente caso, è uno dei meno noti del bacino polare ed è quindi uno dei più interessanti. E' probabile che questa possibilità abbia sedotto Àmundsen, se la situazione era favorevole ». Il pessimismo del negro Itaoti Parigi, 25. mattino Il Petit Parisien pubblica due radiogrammi trasmessigli da bordo del Farm: Il primo, datato dal 23 maggio, annunzia che i'Hobby era rientralo la notte, alle 11, dopo aver effettuato ricerche lungo la costa nord dello Spitzberg, fino alla punta Biscayers, senza aver scorto nessuna traccia di Àmundsen. Verso le 20 il tempo cambiò. Le neve cessò di cadere, il vento dissipò le nubi, di modo che la visibilità in direzione nord era eccellente. Il secondo radiogramma, trasmesso alle i del mattino del 20, annunziava che il tempo sembrava dovesse essere più bello del giorno precedente, ma che vi erano ancóra nubi. La visibilità era eccellente e le condizioni di volo erano buone. Indicazioni pervenute a Cristiania dalle stazioni di Siberia, annunziavano una depressione verso il Polo. Se Àmundsen e i suoi compagni avessero scelto per il loro ritorno il miglior momento avrebbero il vento dietro, ma se invece avessero tardato avrebbero avuto il cielo coperto da grosse nubi. Quando il cattivo tempo raggiungerà il punto in cui si trovano le navi, i'Hobby e ti Farm lasceranno la baia Wellmann, dove si trovano attualmente, per effettuare, in conformità delle istruzioni di Àmundsen, ispezioni lungo i banchi di ghiaccio in cui potrebbe darsi che gli aeroplani delta spedizione fossero stati costretti ad atterrare. Di fronte all'ottimismo che dimostrano i circoli norvegesi, il New York Herald oppone il pessimismo di un esploratore che fu il compagno di Peary. Questi è Matteo Hewson, negro, che fu il solo uomo che visse nelle solitudini desolate polari c&nl'esploratore Peary, e che con questi raggiunse il Polo Nord nel 1909. Intervistato, egli ha dichiaralo che per lui la sorte della spedizione Àmundsen è decisa e che gli otto uomini che la compongono seno morti. « Essi non hanno che una probabilità si, cento di tornare dal Polo — ha soggiunto il negro Hewson — poiché non esistono in quelle regioni punti in cui un aeroplano possa posarsi. Non vi sono infatti che picchi e colline di ghiticriq, e v.v aeroplani non può atterrare su di un picco. Si rammenterà che il capitano Peary non aveva'condotto seco che un solo compagno, uomo di razza nera, per essere il solo bianco a vedere per primo il Polo. i

Persone citate: Amundsen, Hewson, Matteo Hewson, Peary, Petit, Worsley