La Francia e le "immense delusioni della guerra,, in un discorso di Painlevé all'Esposizione di Grenoble

La Francia e le "immense delusioni della guerra,, in un discorso di Painlevé all'Esposizione di Grenoble La Francia e le "immense delusioni della guerra,, in un discorso di Painlevé all'Esposizione di Grenoble (Servizio speciale della STAMPA) Grenoble, 21 notte. Ogef, all'inagurazlone dell'Esposizione internazionale del carbone bianco e del turismo, il presidente del Consiglio, Painlevé ha pronunziato un importante discorso politico, destinato ad avere vaste risonanze. Painlevé, dopo aver magnificato l'ammirevole regione che ha saputo dar anima all'Esposizione, è entrato nel vivo della situazione politica. Dal miraggio svanito alla dura realtà Egli ha detto: « io vorrei far presente a coloro che mi ascoltano, senza, polemiche, senza declamazioni, nella sua nudità, nella sua verità, nella sua esattezza, il dovere urgente che s'impone imperiosamente a tutti. I,a guerra non ha lasciato dietro a se soltanto rovine, ma anche immense illusioni. Dopo tanti dolori, tanto valore, tanti dubbi, queste illusioni erano cosi naturali, cosi profondamente radicate nei cuori, che sarebbe stato crudele e quasi pericoloso il contrastarle. Per anni fu regola il rispettarle, incoraggiarle, stimolarle, li gli uomini di sangue freddo, clve tentavano qualche timido richiamo a certe realtà, apparivano com'è francesi di cattiva lega, che dubitassero della fondatezza dei diritti del loro paese. Si diceva: — Facciamo prestiti continui, poiché dobbiamo essere uri giorno pagati integralmente; non effettuiamo, coi nostri soli mezzi, le riparazioni, poiché sarebbe-] un indebolire le forze delle nostre giuste ri vendicazioni; non parliamo di debiti interalleati: si oserà forse reclamare il denaro ai soldati vittoiii. i della libertà?... Tali erano le parole d'ordino. Ma il tempo urgeva; Pentii, siasmo dei campi di battaglia, delle grandi azioni compiute in comune, cadeva per lasciar posto alle discussioni di affari. Si respingevano sdegnosamente gli accordi offerti perchè inferiori alle speranze accarezzate con tanta ostinatezza; ma qualche mese dodo, quelle condizioni respinte dovevano essere da noi subite, senza nemmeno il beneficio di un gesto generoso. E ciò è durato lino al giorno in cui gli ultimi miraggi svanirono e la verità apparve nei suoi rigidi contorni. « Si può forse dire che la Francia sia scoraggiata? No, è un atto di fede nell'avvenire quello espresso nell'ultimo consulto elettorale. La Francia accetta valorosamente la battaglia con la dura realtà, ma non virole più essere nè ingannata nò disillusa. E' il destino che spetta a questa legislatura di liquidare lo etok d'immense illusioni che ?a guerra ha lasciato dietro di sé. Compito ingrato, do. vere austero, clic può essere glorioso se compiuto con cuore virile. Ed è alto .merito del Governo che ha preceduto il nostro l'aver cercato, malgrado le difficoltà ed i rischi, malgrado le rninaccie e le ironie, la sicurezza della Francia nella sicurezza dell'Europa. Noi continueremo questa politica, con una volontà che nessun ostacolo varrà a diminuire, con una vigilanza che nessun pericolo varrà a dissimulare. "A meno di essere un criminale,, « Ho forse bisogno di ricordare che il delegato della Francia a Ginevra, nel settembre scoreo, era l'attuale ministro degli esteri Aristide Briand ? Quando, laggiù, Edoardo Herriot, in una seduta indimenticabile, davanti a 44 nazioni, gettava le basi del famoso protocollo, dà quel primo Codice di morale internazionale contro la guerra; quando, secondo la sua espressione, egli si sforzava di « rassicurare la madre », non aveva l'illusione di aver scoperto di primo acchito la formula definitiva della pace universale. Anche noi sappiamo che ondeggiamenti e scacchi sono inevitabili : che forze malefiche si fanno sentire anche nel nostro vecchio mondo; ma sappiamo pure che noi conduciamo verso l'avvenire le giovani nazioni e che la strada nella quale ci siamo avviati ò la strada buona. Non risparmieremo nulla per affrettare l'evoluzione dei costumi internazionali, senza di che la Società delle Nazioni non può esistere nella sua pienezza ; per affrettare la collaborazione fra tutti i popoli, condizione essenziale del sopravvivere della nostra civiltà. E se dovessi andare fino in fondo al mio pensiero, direi che i dieci anni che verranno devono organizzare la pace europea o condurre sull'orlo della più spaventosa delle guerre le nazioni d'Europa. EJ questa una scadenza che nessun uomo di Stato dovrebbe perdere di vista, a meno di essere un criminale ». Dopo essersi intrattenuto a lungo sulla situazione finanziaria della Francia, manifestando la volontà assoluta del Governo attuale di realizzare un equilibrio rigoroso, un equilibrio spietato del bilancio, un equilibrio che non possa essere contestato da nessuno, nè in Francia, nè altrove, Painlevé viene a parlare delle operazioni al Marocco. La campagna del Marocco « E' pure al patriottismo, al sangue freddo, alla chiaroveggenza di tutti coloro che hanno il senso dei doveri della Francia, ma anche al loro spirito di giustizia, che faccio appello. Noi chiediamo loro di appoggiare, senza debolezze, la politica marocchina del Governo. lo ammiro veramente la facilità con la quale alcuni critici •— non parlo di smarrii! criminali — risolvono, senza conoscere nulla, le questioni più delicate e<i esercitano in anticipo la loro vigorosa facoltà di biasimo: quello ohe i filosofi chiamerebbero il biasimo sintetico a priori. Essi hanno decretato che l'aggressione riffana è 6tata provocata dallo stabilimento al nord dell'Uergha di posti militari. Se questi posti non esistessero, essi non mancherebbero di recriminare la imperizia delle autorità responsabili, le quali non avrebbero allora fatto nulla per proteggere lo frontiere della nostra zona. Il Governo può. a questo riguardo, tanto ine Clio spiegarsi, in quanto che si tratta di atti anteriori al suo avvento, atti che del resto approva completamente e di cui * pronto ad assumere l'intera responsabilità, la venta si fi che nel momento slesso in cui il preceden te Ministero lasciava il potere, il maresciallo I.yautey chiamava aiuto; lo inllltrasioni riffané, bruscamente rivelate, accerchiavano : nostri posti e minacciavano Fez, scnotendo le tribù fedeli fino in prossimità dell?, città Non si trattava più di recriminare, a tlrto o a ragione, ma si trattava di sbarrare Ml'mvasore la strada di Fez. I rinforzi prapiratl dal Governo precedente, con una cura alla quale è doveroso Tendere omaggio, vennero -] i l a e e r l i o d i o o o l a o intiaii immediatamente, dietro mio ordirne, con tutta la celerità possibile, poderosamente armati, sui posto, affinchè il loro intervento fesse maggiorminitc decisivo e le perdite più deboli. « Tutti l nostri soldati, 6iano destinati sulla terra di Francia o sulle terre d'Africa., hanno con valore ed energia e resistenza magnifica compiuto la missione che era loro assegnata. La strada di Fez è stata sbarrata e l'invasore respinto fino verso i limiti della nostra zona. I combattimenti, che continuano all'estremità del nostro territorio, se abbondano In episodi eroici, non hanno dato le gravi perdite che attribuiscono loro certe infcrmazioni menzognere e perverse. Non si tratta, lo ripeto, di espansione coloniale. Noi Noi non agogniamo a im 60lo pollice quadrato di terreno al di là dei limiti assegnatici dai trattati. Ma 6i tratta di farci rispettare, affinchè una pace stabile e sicura possa essere prossimamente ristabilita al Marocco. Io considererei come un delitto sacrificare un solo uomo di più in un'avventura inutile. Questa è la politica del Governo, che è quella seguita fedelmente dal nostro rappresentante al Marocco, il maresciallo Lyautey. lo vi chiedo di acclamare con me alle nostre truppe, ufficiali e soldati, che non si trovano laggiù come conquistatori, ma difendono con perseveranza eguale al coraggio l'opera della civiltà francese •. "Un obbrobrio,, "La rotta disseminata di scogli,, Un'acclamazione entusiastica ha accolto queste parole del presidente del Consiglio, il quale ha poi accennato alle riformo sociali che il Governo ha l'intenzione di portare a compimento: la legge sulle assicurazioni sociali, già dinanzi al Senato, lo sviluppo della collaborazione sindacale nella organizzazione del lavoro nazionale; la riforma amministrativa; la riforma degli ordinamenti militari, per realizzare la riduzione degli oneri imposti al Paese ed assicurare in modo ancor più completo, con una organizzazione più solida e più moderna dell'esercito, la sicurezza della Francia; la riforma dei Consigli di guerra e la soppressione dei bagni d'Africa, « obbrobrio del regime repubblicano ». Infine, nel campo puramente politico, il Governo chiederà alla Camera il voto dello scrutinio mandamentale, « quel modo di scrutinio diretto e semplice reclamato — come affermò vigorosamente Edoardo Herriot — dalla volontà quasi unanime del paese ». Painlevé ha concluso affermando che il primo dovere del Governo è quello di salvare il credito della Francia: « Nella sua dichiarazione, il Governo paragonava la Francia ad una magnifica nave carica di tesori, la cui rotta è peraltro disseminata di scogli. Essere al timone è contemporaneamente il più grande degli onori e la più grave delle responsabilità. L'equipaggio — di buona volontà — al quale questa responsabilità è toccata, non l'ha chiesta, nè ricercata, ma l'ha assunta con coraggio. Esso conosce i rischi ai quali deve far fronte. Chiede soltanto che gli si faccia fiducia e che, per varcare questo passo pericoloso, gli venga lasciata libertà di movimento •. Il discorso'del presidente del Consiglio è stato vivamente acclamato. Egli, festeggiatissimo da tutta Grenoble, era accompagnato da vari membri del Gabinetto e da alcuni ex-ministri. Painlevé ha visitato all'Esposizione, il Palazzo del carbone bianco, il padiglione svedese — il solo che sia pronto — il palazzo del turismo, il villaggio alpino Davanti ai « Suk » marocchini il corteo si fermò un istante a veder lavorare... un incantatore di serpenti. 1 ministri hanno pure visitata la sezione ita-' liana che, per quanto non ancor ultimata, ila attratto tutta la loro attenzione. L'Italia all'Esposizione D'Esposizione, che Painlevé ha inaugurato con questo discorso politico, è dedicata, come abbiamo detto, al carbone bianco e al turismo. Per una mostra dell'idroelettrica, Grenoble appare come una sede ideale, imperocché fu qui, nel Delfinato, ille porte della città, che Borges, nel 1867, tra l'universale scetticismo, preparò l'impianto dejla prima cascata d'acqua, traendone una forza di mille cavalli-vapore, cosa che oggi farebbe sorridere, ma che llora parve ed era un prodigio. Di più, tra Grenoble e Vizille — là dove il Presidente della repubblica, Doumergue, dimorerà nel prossimo agosto — nello storico castello che vide gli albori della rivoluzione francese, furono compiuti, nel 1885, da Marcello Desprez, i primi esperimenti del trasporto a distanza dc'Ia energia elettrica. In origine questa Esposizione del carbon bianco e del turismo fu ideata come mostra regionale; ma nel corso dell'attuazione è diventata una grande es-posizione internazionale, alla quale partecipa anche l'Italia. . Vi concorrono infatti le due Società italiane che sfruttano i più importanti giacimenti di ferro in Italia e che rappresentano la più moderna appi:.azione della elettrotecnica alla siderurgia, qui rappresentate dal direttore generale ing. Buffa; e vi partecipano pure circa quaranta Case industriali. La Commissione italiana è diretta dall'alto commisasrio gr. uff. ing. Guido Semenza, accompagnato dagli ingegneri Locatelli, Palazzini e Civita. Giolito a Grenoble in questi giorni, l'ing. Semenza si è subito occupato ad ultimare l'organizzazione e ad affrettare le operazioni doganali che sarebbero riuscite alquanto ritardate per la ormai nota burocrazia di Modane. 11 nostro commissario assicura l'allestimento completo del padiglione italiano, entro la prossima settimana. ! Si può affermare che forse per la prima volta l'Italia si presenta cosi bene organizzata ad una Esposizione di eccezionale importanza come quella di Grenoble. Le industrie italiane qui rappresentate potranno realmente dimostrare agli altri concorrenti 'che l'Italia occupa oggi uno dei primissimi posti nella tecnica mondiale, e che nel campo elettrotecnico o nelle sue applicazioni ferroviario può essere imitata ma non superata. Anche la partecipazione italiana alla Mostra turistica è degna di essere ben considerata e studiata. Il padiglion-o del turismo occupa un'area di quattrocento metri quadrati, ed è diviso in tre parti. L'ufficio informazioni, l'esposizione della « Enit » e le Ferrovie dello Slato occupano tutta l'ala destra, mentre la parte sinistra ospita l'esposizione delle diverse organizzazioni tu-Tisticho italiane. Più ili ventimila rio! concentrati contro i francesi Le rivelazioni dell'" Humanifé „ contro Poincaré Parigi, 21, mattino. Proseguendo nelle sue rivelazioni sulla pretesa connivenza di Poincaré col capo riffano Alici el Krim, contro gli spagnuoli, YHvmanilc afferma oggi che fin dal 1923 il capo riffano trovò modo di procurarsi in Francia armi e munizioni per la guerra di liberazione contro la Spagna. « E' per questo — sempre secondo afferma VHumanili: — che Abd et Kriin venne a Parigi nel 192;), entrando in relazioni con un gruppo di banche importanti. E nello stesso anno un trattato venne concluso a Parigi col capitano Gardiner, per acquisto di armi e munizioni destinate ai marocchini •. VAction Francaise segnalava ieri 1 esistenza di questo contratto, aggiungendo che il capitano Gardiner aveva dovuto incaricarsi di operare egli stesso la consegna di armi e munizioni sulla costa del Riff. A questo proposito i giornali hanno da Londra che il Gardiner, comparendo ieri davanti al Tribunale di Old Bailoy, che non lo rico nobbe colpevole di aver ottenuto fraudolentemente uno cheque di duecentomila sterline nella sua qualità di direttore di una ditta di costruzioni marittime, ha rivelato che egli si era bensì recato a Parigi nel '23 in seguito ad invito personale di Abd el Krim, ma allo scopo di tentare di concludere la pace Ira gli spagnuoli ed i riffani. « Ho passato sette mesi a Parigi — egli ha detto — ma non sono riuscito nella mia parte di mediatore; così che la guerra ora continua. Prima, avevo fatto parecchi viaggi al Marocco. Mi ricordo che nell'ultimo mio viaggio ero accompagnato da un membro della Camera dei Lordi ». E' ovvio aggiungere che Poincaré ha opposto la più recisa e formale smentita alle affermazioni iéll'Humanitè, affermando nel modo più assoluto che egli ignorava completamente la presenza di Abd el Krim a Parigi, mentre era capo del Governo. Un lungo comunicato ufficiale segnala poi in qual modo si è sviluppata l'insurrezione al Marocco. Da più di un anno Abd el Krim faceva attiva propaganda fra le tribù sottomesse alla Francia, perfino nel Suss e presso le tribù Zaians; mentre si proclamava francofilo, dichiarava che verrebbe in aiuto alle tribù limitrofe nella zona francese, qualora ne fosse stato richiesto. Egli fece fare pressioni presso quelle tribù da parte di suoi emissari, e, attaccando i francesi, invocò il pretesto di venire in soccorso a frazioni ostili. La situazione preoccupava non poco l'alto comando francese al Marocco, che conosceva d'altra parte l'obbiettivo di Abd el Krim. Il comando francese preparò il fronte'settentrionale con i mezzi di cui disponeva, stabilendo posti di copertura, nonché una linea di sorveglianza ed una di resistenza. Ma, in mancanza di effettivi sufficienti, non poteva costituire una riserva generale, quale sarebbe stata indispensabile. Abd el Krim sorvegliava questi lavori difensivi, e, ritenendo venuto il momento opportuno, prese l'offensiva presso i Beni Zerual, che si erano dichiarati favorevoli al Maghzen del 1912. Abd el Krim attaccò Amjot, residenza del capo. L'attacco sferrato da ■ tre harkas riffane condusse al saccheggio e all'incendio di Amjot e alla occupazione totale del paese dei Beni Zerual il 16 aprile. Le popolazioni terrorizzate passarono dalla parte dei riffani, che poterono infiltrarsi verso il sud, cercando gli stessi risultati, utilizzando gli stessi procedimenti presso le tribù vicine al Beni Zerual. Il posto di copertura francese venne accerchiato. Le riserve locali intervennero subito, operando in condizioni difficilissime e in un paese completamente in rivolta. Un battaglione venne impiegato per tagliare gli sbocchi ; altri si stabilirono ad Ain-Micha, Bulumeur e Yrtzag. Ma il movimento progrediva verso il sud. Dei gruppi vennero allora costitutiti sotto gli ordini del colonnello Nogues, che sì recò a Kelaa des Sless. per arrestare l'infiltrazione e sbloccare i posti. Fin dal 27 aprile la minaccia di Abd el Krim si precisò: Il suo obbiettivo era diventato Fez, promesso ai rivoltosi. Ari ogni modo, una successione di scacchi non arrestò il progetto di Abd el Krim, che nel corso di quella giornata impegnò alcuni elementi riffani, facendo entrare soprattutto in azione il contingente rivoltato. 11 capo riffano spinge ora attivamente la sua organizzazione offensiva, di cui i comunicati dei giorni scorsi segnalano l'importanza. La pretesa di Abd el Krim di mantenersi nei territori del protettorato conferma le sue intenzioni aggressive. E però le truppe francesi rimangono pronte alla risposta. Conviene notare l'importanza dei conceirtramenti riffani, passati da 3000 guerrieri il 10 aprile a 50 mila alla fine di aprile. La cifra sembra essersi accresciuta in seguilo all'arrivo di contingenti regolari di Abd el Krim.