Politica interna fascista, politica estera liberale

Politica interna fascista, politica estera liberale Politica interna fascista, politica estera liberale Dalla riforma del regolamento della Camera per assicurare il voto di fiducia, ad una intimazione dell'organo nazionalfascista al Senato per la convalida di Devecchi - La situazione internazionale, la Russia, i debiti di guerra nelle dichiarazioni di Mussolini - "Il Governo riconosce il suo debito e farà fronte ai suoi impegni compatibilmente con la sua situazione economica: qualcosa di più della clausola della nazione più favorita,, Legge di polizia Delle due leggi votate in questi ultimi giorni dalla Camera, governativa, la prima, che concede il suffragio amministrativo a ristrette categorie femminili, ha scarsa importanza, anche se in occasione di essa il capo del governo fascista credette di fare una difesa del suffragio universale, in nome del fascismo, « partito di masse». Quale concetto, e del suffragio universale e delle masse, avesse in realtà l'oratore, 10 mostrò nello stesso discorso facendo appello alla incondizionata obbedienza dei deputati, teoricamente rappresentanti dell'imo e delle altre. Una tale richiesta significava che suffragio e partito debbono essere, non affermazioni della volontà e sovranità popolare, ma strumenti tecnici dell' assoluto potere governativo: e al tempo stesso negava qualunque autonomia del potere legislativo di fronte al governo. In tale concezione, le leggi non si distinguono più dai decreti ministeriali se non per il fatto puramente formale che esse vengono votate, per volontà del governo, dalla Camera. Questo è, infatti, il carattere dell'attività Svolta presentemente dalla Camera governativa; e pertanto comprendiamo benissimo l'astensione delle opposizioni non aventiniane dalla discussione e dalla votazione «Iella legge cosidetta contro le società segrete. Oggi, la presenza nell'aula da parte di oppositori non potrebbe avere altro scopo se non di parlare, dalla tribuna parlamentare, al paese; non certo di partecipare concretamente ad una attività parlamentare, di fatto inesistente ed impossibile. E nulla più di questo episodio astensionista prova l'errore totale in cui cadde, tori la sua recente mossa, l'on. Bonomi. In quanto alla legge cosidetta contro le società segrete, noi siamo stati sempre e siamo contrari a tali società, e perciò anche alla massoneria; dalla quale poi ci sellarono divergenze profonde di metodo e di spirito. Ma il presupposto di ogni contrarietà onesta alla organizzazione ed all'azione politica segrete è la libertà; e solo un governo in diritto e in fatto-libatale potrebbe schierarsi ed agire con efficace coerenza contro il segreto massonico. Senonchè il vero obbiettivo dalla legge non è affatto l'eliminazione del segreto circa la esistenza, l'organizzazione e l'azione generali di una data, società, ma il controllo poliziesco sull'attività specifica quotidiana di qualsiasi organizzazione, e sulle persone che vi appartengono. Basta rileggere l'articolo primo per accorgersene, e per comprendere come un simile controllo, anziché rappresentare l'espressione di esigenze morali, politiche o giuridiche contro le società segrete, costituisca invece, semplicemente, un potere governativo indeterminato, cioè illimitato, d'inframmettenza nella vita dei cittadini singoli e delle loro legittime associazioni. Altro è che una società — supponiamo la Confederazione dell'industria, o la Confederazione del lavoro o una sua branca, la Fiom — debba avere esistenza ed attività palesi, ed altro cne essa debba far sapere al prefetto, quando a questo piaccia (n al Governo per lui), la data e gli scopi di una adunanza sociale, o la prepal'azione di un movimento economico; o che Tizio e Caio sono ascritti alla società stessa. Che tale, effettivamente, sia il carattere della legge, lo ha confessato, con precise parole, l'on. Rocco, non invano succeduto, nel posto di Guardasigilli, nll'on. Oviglio, quando l'ha definita « leggr di polizia ». Per la coscienza giuridica moderno, legge e potere ài polizia sono termini piuttosto contradittori, in quanto la legge, per siia naturo., elimina l'arbitrio poliziesco; ma s'intenda che la cosa vada assai diversamente per citi intenda precisamente tornare dallo stato di diritto allo stato di polizia. La proposta di modifica, pertanto, del clericofascista Cavazzoni- era ingenua, se essa mirava davvero a dar precisione — cioè limitazione — giuridica lilla legge; era invece superflua, se, come è più probabile, il clericofascista on. Covuzzoni voleva assicurarsi clic la legge colpisse soltanto i ti Domici » (per adoperare le categorie del Presidente del Consiglio) e non anche gli « amici ». Appunto perchè 11 Ifgge eli polizia» — ha detto, in sostanza, l'on. Rocco — questo va da sò : tutto sta ad essere ed a rimanere nel novero degli « amici », cosa veramente assai forile per l'ori. Covozzoni ed i suoi. Con maggiore praticità, un altro deputato clericofascista, l'on: Martire, ha invece esteso i poteri inquisitoriali della legge, coll'obbligo fatto a tutti gli impiegati dello Stato di confessare la loro appartenenza, non solo presente ma passata, ad una società qualsiasi: disposizione il cui carattere veramente innovatore non sarà negalo da alcuno. f-a parte intensa presa alla discussione della legge dai deputati clericofascisti — e, per quanto riguarda almeno l'on. Martire, in senso peggiorativo — è degna di nota e di ricordo. Essa rientro in tutta un'attività di cui la manifestazione più alta, in questi ultimi tempi, è stata la campagna delVOsserntitore nomano contro ogni accordo socialpopolare, cioè (concretamente) per la dissoluzione dell'Aventino. Degna anche di nota e di ricordo, nello, stesso, dire/ione, la frase pronunciata sabato dal capo del Governo fascista su « l'Italia di ieri, dove si poteva stabilire un ridicolo raffronto fra il sindaco della capitale e l'uomo che sta al Vaticano ». Questa frase è più che una semplice allusione a un dimenticato, non felice, discorso di Nathan di quindici anni fa. Si nega con essa il concetto di un valore spirituale autonomo della Roma italiana di fronte alla Roma, vaticana. Quel concetto — che non implica nessuna ostilità persecutrice contro il cattolicismo—fu del Risorgimento italiano e più specificamente di Mazzini; ed è naturale, pertanto, che esso sia respinto da parte del regime attuale. Ciò che si prepara pel regolamento della Camera Roma, 20. notte. Il Governo si è indotto ad anticipare le conclusioni della Commissione dei 18, almeno per la porle che maggiormente lo interessa, relativa ai rapporti tra potere esecutivo e potere legislativo, al fine — com'è noto — di ostacolare il più possibile gli eventuali voti di sfiducia del Parlamento. Nessun altro valore può infatti avere la improvvisa decisione d'introdurre la riforma Grandi al regolamento della Camera. Come abbiamo già avvertito ieri, la riforma studiata un anno fa dal deputato bolognese, oggi sottosegretario agli Esteri, era stata riconosciuta dal Governo e da.l partito fascista «cosi importante da metterla allo studio della Commissione incaricata di riformare Io Statuto e le altre leggi fondamentali dello Stato, specialmente per quella parte che si riferisce alla facoltà del Governo di rimandare per otto giorni un voto di fiducia. In altre parole, si era riconosciuto che, sostanzialmente, l'on. Dino Grandi aveva fatto — se ci è consentito, l'espressione — una bella trovata, la quale però doveva essere perfezionata ed ampliata, per il raggiungimento del suo scopo, dalla Commissione solonica. E questa pare abbia già avuto occasione di occuparsi dell'argomento. Le proposte Grandi Si ricorderanno le indiscrezioni pubblicate dall'on. Arnicucci, che rivelarono quella specie di secondo giudizio di appello cui poteva ricorrere un Governo pericolante. E' vero che le indiscrezioni dell'on. Arnicucci furono smentite; ma nonostante la smentita non si può certamente negare ad esse un valore d'indizio sui lavori dalla Commissione. Ma poiché per circostanze varie, per la complessità della materia da riformare, l'opero, dei Soloni. presieduti da Gentile, procede piuttosto lentamente, si è ritenuto opportuno rafforzare, senza altro, la posizione del Governo di fronte al Parlamento, esumando la riforma Grandi e facendola sollecitamente approvare dalla Camera. Sebbene siano già state'a. suo tempo pubblicate, è opportuno vedere in che con. sistano le proposte del Grandi : — L'assegnazione dei deputati ai singoli Uffici e fatta dalla presidenza dell'assemblea. — La presidenza non è obbligata a verificare se la Camera sia oppure no in numero legale por deliberare, se non quando ciò sìa chiesto da trento, deputati. — Le domande di autorizzazione a procedere contro deputati, annunziate alla Camera, stampate e distribuite, sono trasmesse al. la Commissione competente, che deve riferire nel termine di 15 giorni dal ricevimento della domando » di 30 giorni se essa ritiene di richiedere documenti. — Anche dopo ordinata .la chiusura, il proponente di un ordine del giorno, sottoscritto da almeno 20 deputati, potrà svolgerlo per un tempo non eccedente i venti minuti, quando si sia iscritto prima della chiusura. — Nessini deputato può sottoscrivere più di un ordine del giorno per ciascuna discussione. — Gli oratori parlano dalla tribuna, salvo che in materia di interrogazioni, falli personali, ecc. — Nell'esame dei singoli capitoli dei bilanci, la discussione ha luogo soltanto sopra i capitoli che contengono variazioni rispetto ai corrispondenti capitoli dei bilanci dell'esercizio precedente. — In qualsiasi momento la discussione di un disegno di legge o di un singolo articolo, di una mozione o di una proposta, su domando del Governo o di almeno 30 deputati, la Camera può deliberare, per alzata, seduta, sentiti due oratoti pio e (lue cóntro, che la discussione abbia luogo per procedimento abbrevialo. — Su domanda del Governo la votazione sarà rinviata ad una delle successive tornate da esso indicata, purché non oltre otto giorni. Seguono altre disposizioni di carattere secondario, relative alle interrogazioni, alle interpellanze, alle mozioni ecc. il prima "paracadute,, Questa, nella sostanza, la riforma Grandi, che è stata esaminata in due riunioni, presiedute dall'on. Casertano, della Giunta del regolamento. Oltre al presidente della Camera, erano presenti gli on. Bustionini, D'Ayalo, Tiniiedei e De Morsico. 1 deputati di opposizione, che. fanno porte dolio Giunta elei regolamento, non hanno partecipato olla riunione ed il fatto è stato rilevato a Montecitorio, in quanto gli oppositori hanno invece partecipato ai lavori delta Giunta delle elezioni. La Giunta ha approvato in massima la riforma Grandi, riservandosi di fare qualche osservazione di dettaglio, la quale però non viene affatto a svisare lo portata delle modificazioni prospettate. Per esempio, la Giunta — approvando l'istituzione della tribuna parlamentare e, quel che più contu, il rinvio di otto giorni dei voli di fiducia — non ò stala unanime circa il procedimento delle discussioni abbreviate. A conclusione della discussione, la Giunta ha nominato il relatore nella persona dell'oli. Tumedei, che a quanto si assicura, presenterà sabato stesso la relazione. Questa approvata in una nuova riunione che la Giunta terrà martedì venturo, la riforma Grandi potrà nella settimana prossima essere senz'altro discussa ed approvati dolio C'amerà'. Cosi, salvo l'approvnziono del Senato, un primo p '.racadute al Governo fascista ò assicurato. Va' poi rilevato che l'on. Arnicucci, che non fa porte della Commissione, si propone di completare in sede di discussione parlamentare le proposte Grandi, con un provvedimento contro i deputati assenti, proponendo a sua. volta l'abolizione dell'indennità per i deputati che non partecipano alle sedute della Camera. La questione riguarda direttamente i deputati aventinisti, e stamane a tr.le proposito si metteva ancora una volta in rilievo che! l'on. Amendola, da quando si è allontanato dall'aula, non ha mai più ritirata l'indennità parlamentare. I fascisti e 11 "caso,, Devecchl Come è noto, in seguito al voto di ieri del Senato in comitato segreto, la Commissione per la. verifica dei titoli dei nuovi senatori ha rassegnato lo dimissioni: queste, su proposta dei senatori Melodia e Schanzer, sono state oggi respinte dal Senato. Questa sera dopo la seduta, la Commissione si è riunita per decidere quale decisione dovesse prendere in seguito al voto odierno del Senato. Secondo l'impressione prevalente stasera a Palazzo Madama, la Commissione avrebbe deciso di insistere nelle dimissioni. La decisione della Commissione sarà comunicata al Senato nella seduta di domani o di venerdì. La discussione avvenuta ieri in comitato segreto e la mancata soluzione della questione di massima sollevata dalla Commissione, ed implicitamente il caso Devecchi, sono stasera commentati dall'/dea Nazionale, la quale sostiene che il Senato debba « con un sano spirito interpretativo delle categorie dello Statuto », concludere per l'ammissione dell'on. Devecchi in Senato. Indi il giornale osserva: « E' ora appunto che il Senato, só non vuole vedersi oggetto di varie e sostanziali riforme mostri di sapersi avviare da sè a ritrovare nelle categorie dello Statuto I modi per non essere accusato di voler costringere a tutti i costi l'Italia del ventesimo secolo al Parlamento del '-5R. E' tempo che anche il Senato si ravveda di certi errori e comunque mostri di non cedere mai a speculazioni di faziosità di minoranze, le quali in campo aperto sanno di non poter raccogliere che la sconfitta ed allora trainano nell'ombra ». Un monito della "Tribuna,, La Tribuna osserva che il caso dell'on. Devecchi rimaue insoluto ed una volta di più il Senato ha dimostrato che le norme statutarie non possono in alcun modo essere, violate. Rievocando precedenti di interpretazioni delle categorie dello Statuto, il giornale ministeriale scrive : » « li caso dell'on. Devecchi, nominato senatore perchè governatore del Benedir, non ha precedenti, ed il Senato, ad invito della Commissione per la verifica dei titoli dei nuovi senatori, si è radunato in Comitato segreto pili volte per decidere su quesiti dt massima relativi ad interpretazioni dell'art. 33 dello Statuto, ed anche ora, non a guari, a proposito della nomina a senatore di salvatore di Giacomo ed Ugo Ojetti, per stabilire se agli effetti del censo fosse o no coro-, putabile l'imposta sul patrimonio, ma mal per esaminare il caso della nomina di governatori di colonie. Sebbene di questo argomento se ne parli oggi per la prima volta, 10 norme relative ai tìtoli per essere nominati senatori, hanno avuto nel passalo una interpretazione in virtù della quale sono stati ammessi al Senato: in primo luogo coloro che avevano avuto titolo eguale a quello contemplalo nello Statuto, ma differentemente denominato per effetto di nuovi ordinamenti; in secondo luogo quelli che tennero uffici pareggiabili a quelli che, secondo lo Statuto, conferiscono titolo di nomina a senatore ». La Tribuna quindi osserva che se il Senato non ha creduto trovare una categoria di persone contemplate nell'art. 33 cui pareggiare i governatori di colonie, non mancano precedenti interpretazioni data dal Senato altre volte in materia, di determinazione di titoli validi per la nomina a senatore. E prosegue: ■ A (mosto riguardo dobbiamo ricordare che l'attualo sen. Venosta fu convalidato por 11 Iitolo di Direttore generale della Cassa depositi e presiiti, titolo non contemplato dall'art; 32, ma che si considerò equiparabile a quello di membro di consigliere di Cassazione. L'art. 33 dolio Statuto (per concludilo nella parte riguardante .le categorie di persone tra le quali il Re nomina i senatori, ohe hanno avuto finora nella dottrina una analisi tonto esauriente, come l'ebbero altro disposizioni statutarie) ha bisogno di essere corrotto, diremo cosi aggiornato: ma Uno a ohe è quale è, la decisione di ieri prosa dal Senato apparo secondo la lettera rigidamente legale ». Era corsa ieri la voce che l'on. Devecchi verrebbe nominato ministro delle Co7 Ionie e l'on. Di Scalea sarebbe assunto ad un'alta carica. Stasera si assicura che l'attuale ministro delle Colonie sarebbe nominolo ministro della Real Casa. Le elezioni: "pronti al lieto evento,.? Lo. smentita del Popolo d'Italia alle voci di elezioni non lontane ha lasciato piuttosto increduli gli ambienti politici romani. Il Giornale d'Italia scrive: « La smentita calmerò la febbre elettorale dei duemila e più aspiranti fascisti? E' dubbio. In questa materia cosi lo. profezie conio le. smentite hanno scarso valore. Le elezioni in genere si deridono all'ultimo momento, e tempo permettendo; in nessuna materia come in questa occorre essere tempisti. Corto c clic quando un Ministero fa approvare una logge elettorale intendo rinnovare la Camera non appena possibile. Ora le elezioni saranno possibili per l'autunno o per ia primavera prossima? Dipende da parecchie circostanze;, occorrerò, per esempio, che si formi nel pae-' se un clima in cui la convocazione dei comizi sia feconda. In regime di rigore le elezioni non si possono fare so non si vuole che alle urne vadano i soli fascisti; il che non e desiderabile dal Governo, che devo tenere a farsi una Camera vitale e legittima con la pari oc ti mzi onc di tutto le forze politiche della nazione. Bisogna uscire dalla politica di rigore e tornare alla normalità, prima di fare le elezioni. E non si hanno sintomi di questo ritorno. Si »arla, per esempio, di una probabile approvazione della legge sulla stampa in ernesto scorcio di sezione, ma non se ne ha la certezza. Certo la fine dell'attuale regime di pressione sulla stampa avrebbe un certo valore ai fini della restaurazione di quella normalità senza la quale non si vedo come si potrebbero fare lo elezioni. Siamo, dunque, ancora nell'Incerto, e le profezie di un giornale ufficioso per lo elezioni alla primavera del 102<i valgono quanto lo smentite del giornale super-ufficioso. Quel chi! ò sicuro c elio nelle sforo governative si tengono [ooliti al lieto evento ».

Luoghi citati: Italia, Oviglio, Roma, Russia