"Cosa sacra e l'indipendenza della magistratura,,

"Cosa sacra e l'indipendenza della magistratura,, "Cosa sacra è l'indipendenza della magistratura,, gFiero discorso dell'on. Cannavina in Senato - I traslochi di alti magistrati e la "lue della ingerenza politica„ 11 programma penale di Farinacci e la civiltà - 11 principe dlschitella col frustino e Vincenzo Niutta Le dichiarazioni del ministro Rocco Roma, 14 notte. La seduta, sotto la presidenza del vice-presidente Melodia, è aperta alle 15. Si riprende la discussione del bilancio della Giustizia. SANTUCCI dice che il recente decreto per gli usi civici sconvolge tutta una legislazione stabilita e una giurisprudenza già formata e crea una giurisdizione nuova e singolare. Altri senatori, tra i quali De Cupis, Calisse, Canevari e Sinibaldi, sono del suo parere. Pertanto, gli sembra necessario dare istruzioni ai magistrati che fino a' quando il decreto non sarà approvato al Parlamento, non si venga ad atti di spoglio che sarebbero irreparabili. Il termine potrebbe essere prorogato e si potrà così procedere con ragione e giustizia in modo da avere una legge equa seria e coordinata a tutta la nostra legislazione e tutta la nostra giurisprudenza (approvazioni). I traslochi di Milano Prende quindi la parola il sen. CANNAVINA, che, rilevala l'insufficienza della diaria per i testimoni e per i giurati, passa quindi a trattare di una questione molto delicata che si attiene alla indipendenza della magistratura, . • intendo riferirmi — egli dice — ai 'Provvedimenti non è guari emanati nei riguardi di due alti magistrati del tribunale di Milano: il presidente ed il Procuratore del Ita 41 quel Tribunale, che sono stati ir alteriti altrove, provvedimento che data da appena un mese — a quanto io ricordo — e che ha suscitato, a torto od a ragione, una commozione ed una preoccupazione nell'opinione pubblica. Io credo eh© al ministro debba essere gradito se me ne occupo, percrè gli dò il modo di fornire chiarimenti e delucidazioni tali da rassicurare la opinione pubblica a questo riguardo. Dopo il trasferimento di quei due alti magistrati venne ricordato, attraverso le indiscrezioni della stampa, se vi piace anche, malevola, che uno da quei magistrati tu firmatario di una domanda di autorizzazione a procedere a carico di un deputato occupante una eminente carica nella Camera, per reato comune, autorizzazione a procedere che, come tutti ricordano, provocò una tumultuosa seduta alla Camera. Fu anche detto, a torto od a ragione — ma certo valse maggiormente a preoccupare — ohe quei provvedimenti erano stati minacciati e preannunciati per un certo Incidente occorso nell'anticamera del procuratore del re tra il rappresentante del procuratore del re ed un altro personaggio autorevolissimo del partito fascista, il quale — fu detto — pretendeva qualcosa a cui nell'interesse della giustizia quel magistrato non credeva di doversi prestare. Certo è che l'opinione pubblica si .preoccupò e suppose che fosse una verità quello che si diceva circa la vera ragione del grave provvedimento. Un deputato, non della regione ma del mezzogiorno, l'on. De Marsico, giurista insigne, ,li fede certamente ortodossa, senti il bisogno di presentare analoga interrogazione al ministro guardasigilli; questi gli rispose per iscritto e tale risposta fu pubblicata dai giornali. Perchè la risposta sia conosciuta proprio quale la diede il ministro, il Senato mi permetterà di leggerla. Essa è la seguente. « A proposito di certi incombenti affidati ad un alto magistrato della corte suprema, furono allo stesso magistrato affidate indagini su quanto poteva concernere il presidente od il procuratore del re del Tribunale di Milano. Da tali indagini (così è detto nella risposta del ministro guardasigilli) è risultato che il .presidente del tribunale nonostante le sue pregevolissime qualità di magistrato intelligente, colto, zelante, non possiede, per l'erta avanzata, per naturale temperamento, l'energia e l'attitudine direttiva che occorrono per restare a capo di un collegio giudicante cosi numeroso e di cosi grande importanza. Egli è 6tato perciò — continua il guardasigilli — da me invitato a consentire alla sua nomina a consigliere di Cassazione del Regno, ufficio per lui assai adatto nel quale nutro fiducia... ». CANNAVINA, a questo punto della lettura, osserva : — Espressione questa che l'on. Guardasigilli ha appreso... ROCCO: — Dai predecessori [ilarità). CANNAVINA: — ha appreso dai Governi passati... « Potrà rendere — conclude la risposta del ministro — più apprezzabili servizi all' amministrazione della Giustizia ». Passando poi a spiegare le ragioni del trasferimento del Procuratore del Re, con termini meno lusinghieri per quel magistrato, l'on. ministro diceva semplicemente così: « Parimenti il Procuratore del Re è stato trasferito ad altra sede perchè, già prossimo a raggiungere i limiti di età per il collocamento a riposo, non sembrava adatto a reggere una Procura del Re di tanta mole come quella di Milano di cui, del resto, era già da qualche tempo stato capo più di nome che di fatto perchè non esplicava la sua attività che negli affari di volontaria giurisdizione e nelle grazie ». Proseguendo, la risposta dell'on. ministro conteneva queste parole che leggerò, parole che dicono e non dicono e che lasciano l'animo del lettori e degli ascoltatori perplessi in ordine ai provvedimenti adottati a carico di quei magistrati di Milano. • E' appunto in questa assenza del titolare nella effettiva direzione dell'ufficio che si deve ricercare una delle cause principali di certo spirito di indisciplinatezza rilevate in tre sostituti Procuratori del Re, di alcuni loro atteggiamenti non consoni al doveroso riserbo a cui nelle udienze è tenuto il magistrato ». Addebito clic non regge CANNAVINA: — Queste, dunque, erano le giustificazioni che, invitato ufficialmente dall'on. De Marsico, l'on. Guardasigilli ha dato dei suoi pi'ovv%fe£inenti, giustificazioni che consistono in sostanza in questo: i due funzioiinil ricordati erano diventati incapaci a tp.!40& quegli alti uffici per l'età e per la debolezza del carattere. Io non so se questa sia la vera ragione; non conosco, se non di nome, e a causa di questo provvedimento, i due magistrati che furono oggetto del provvedimento stesso. Lontano dal centro giudiziario di Milano, io non so quali siano le vere ragioni che hanno indotto il ministro ad adottare quei gravi provvedimenti. Non ho fatto, e non potevo fare, nessuna indagine attendibile; se l'avessi fatta, se sapessi le vere ragioni, sia pure affermatemi da persone attendibilissime, io le direi senz'altro, senza però scaldarmi troppo in quanto che di fronte alla versione, attendibile per me, di prove orali, sarebbe venuta la versione in senso contrario altrettanto attendibile e rispettabile da parte de! ministro. Però io mi domando so le ragioni addotte dal ministro sono ragioni sufficienti e tranquillanti per modo da ritenere che per davvero quelle condizioni di cose e quelle sole abbiano inspirato la condotta del ministro o lascino, per lo meno, adito a sospettare che in questi provvedimenti vi siano state influenze, ingerenze politiche. Orbene, a me pare che l'addebito di incapacità, di inettitudine a reggere quegli alti uffici, addebito sul quale si basa, secondo l'on. ministro, il provvedimento da lui adottato, non sia tale da potere tranquillare la nostra coscienza perchè non pare possibile che alti magistrati, chiamati da poco a reggere quegli alti uffici e che hanno già dovuto dare prova della loro capacità, della loro attività, della loro attitudine, della loro Intelligenza, abbiano, di un subito, perduto questo qualità per dare prova di debolezza, d.l rilassatezza, di Insufficienza a reggere il pi* sto stesso. Cosicché le ragioni addotte dal ministro sono tutt'altro che adatte a ricondurre la calma e la serenità nell'animo di coloro che sono chiamati a giudicare i provvedimenti. Ciò che il Guardasigilli disse al Ct. C. fascista CANNAVINA : — Aggiungasi poi (a parte le eminenti doti di intelligenza, di cultura e di attività dell'attuale Guardasigilli, doti che noi tutti siamo pronti a riconoscergli), che bisogn,?\Dure considerare talune manifestazioni ufficiali come quella da lui fatta allorché ™l2™n Consiefio. fascista del 25 aprile, egli, come i giornali riportarono, se le informazioni sono esatte... ritu?CC0' ~ Ma a credere S'ornali! («aCANNAVINA: — ...Poiché era un comunicato ufficiale e non fu smentito, io ritenevo di dover prestar fede a quanto estate pubblicato. Quel comunicato diceva così: . L'on. Rocco ha detto : « Occorrerà ottenere la facoltà di • allontanare dai posti direttivi deU'ammi« nitrazione gli elementi legati per sentimen« ti e per interesse ai partiti antinazionali», cioè a dire a tutti quei partiti, come sapete, che non sono il partito fascista. Non crerlere ai giornali! D'accordo. Non prestare piena fede ai giornali! Ma se vi è un comunicato ufficiale del Gran Consiglio fascista e se, in questa parte, nessuna smentita è venuta, io debbo credere, e dovevo credere, che questa fosse la verità. Tanto meglio se cosi non è, tanto meglio: me ne compiacerò se il guardasigilli potrà dire che queste cose egli non le ha dette, che questo non è il suo pensiero. D'altronde, perchè il ministro emetteva quei provvedimenti a carico di quei macistrati? Non lo dicono i giornali, ma lo ha scritto un autorevole membro, anzi una autorità del partito fascista, il quale, come tutti sanno, nega il diritto alla vita a qualsiasi altro partito che non sia quello fascista. Quo,?5."ra nolitica porta nuovi elementi alla credibilità che in quei provvedimenti, ingiustificati in 6è. possa esservi una ingerenza politica. La pena di morte, l'esilio, il bando... « D'altronde, lo stesso partito, a mezzo dell'autorevole ed ascoltato segretario richiede a gran voce, voce che non è stata smentita, il ripristino della pena di morte (commenti) che fu gloria di un italiano di avere combattuto per tutta Europa e merito e gloria della nostra legislazione penale di averla abolita; richiede il ripristino dell'esilio che il nostro Codice cancellò dal novero delle pene ; richiede anche il bando, pena che ricorda i non invidiabili tempi medioevali. D'altronde, si è detta anche un'altra frase, che include un certo proposito (che non sarà vero, fu detto) cioè, che quel partito mirava a fascistizzare la Monarchia. Io credo che non fu mai pronunciata parola più irriverente per la Monarchia, per la nostra Monarchia sabauda che è simbolo tradizionale della patria grande ed unita, che è segnacolo purissimo, ora e sempre, di fede di concordia e di pace tra tutti i cittadini (approvazioni). « A rendere credibile, ciò che mi auguro non sia, si aggiungono, le dimissioni (come hanno detto i giornali e come non fu smentito) le dimissioni del Consiglio dell'ordine di Milano, clic vennero date in conseguenza di quei provvedimenti. A dare credito a ciò che può essere un sospetto infondato di ingerenza politica, si aggiunsero anche i sequestri di quei giornali j quali commentarono la risposta del ministro. « Qualche giorno fa mi capitava tra lo mani il Giornale della Sardegna ove, a proposito di un altro magistrato (un altro presidente) il cui nomo non ricordo, che eia stato trasferito dall'on. ministro Guardasigilli, si diceva che questo trasferimento era stato influenzato da illegittime ingerenze politiche. Io quel giornale l'ho letto; non ripeto ciò che esso dice perchè non ho nessun documento ufficiale da cui dedurre argomentazioni e ragioni per ritenere che auel giornale abbia detto o meno la verità. Però qualche autorevole collega, a cui ho rivolto parola per qualche informazione necessaria a tranquillizzare la mia coscienza, mi ha confermato perfettamente il fatto. « Se fosso vero anche questo, se fosse vero clic il provvedimento clic colpiva 1 magistrati di Milano non era 'informato a puri sensi di giustizia ma aveva la lue dell'ingerenza politica illegittima, io non esiterei un istante a chiamare quei provvedimenti sacrileghi perche cosa sacra è l'indipendenza della magistratura che è garanzia di tutti i cittadini. Un episodio borbonico «Tanti anni fa un principe potentissimo, forse anche per relazioni di parentela con uno delle tante Corti che infestavano e tiranneggiavano l'Italia divisa, riceveva l'annunzio mentre tornava dalla passeggiata a cavallo di una sentenza che a lui premeva circa una causa decisa in senso a lui contrario; ricevuto questo annunzio, si presentò con gli stivali ed il frustino in mano nella casa del presidente del Collegio che aveva pronunciato la sentenza. Con fare burbanzoso domandò come mai si fosse pronunciata una sentenza a lui contraria. Quel grande magistrato (perchè grande mostrò di essere anche dopo) con molta dignità, con molto decoro e con molta austerità rispose alla domanda villana, che egli aveva emesso quella sentenza che rispondeva al sentimento della propria coscienza, ed essendo in casa sua additò al principe con pari dignità e con decoro la via della porta. All'indomani il magistrato presentò al re le sue dimissioni motivate. Il principe, per usare la frase adoperata da chi raccontò il fatto, non ebbe a soffrire neppure un dolore di testa per il suo atto villano; i tempi non lo consentivano, ma per quanto il principe non avesse neppure un dolor di testa, pure non furono accettate le dimissioni di quel valoroso. Integrò magistrato. Ed infatti egli venne Invitato a riassumere l'ufficio non più come presidente di camera, come si diceva allora, ma promosso come presidente del Collegio. Quel principe era il principe di fcchitella; quel magistrato fu, nella sua carriera, venerato e rispettato da tutti e fu poi nominato presidente di una delle Corti di Cassazione del Regno. Quel magistrato era Vincenzo Niutta. Quel Governo era il Governo dei Borboni; il quale perseguitava per ragioni politiche ma rispettava l'integrità della magistratura nelle sue funzioni. Io termino e formulo l'augurio che, ne sono sicuro, risponde al voto di tutti, e cioè che vi siano sempre in Italia, come vi sono, magistrati come quelli e che non vi siano dei novelli principi in diciottesimo od in ventiquattresimo come quello. L'Italia poi non abbia mai a rimpiangere un Governo che fu qualificato e passò alla storia come la negazione di Dio (congratulazioni). MELODIA: — Non vi è questo pericolo, on. Cannavina. Curia e loro DI STEFANO dichiara di consentire •••Jl sen. Bensa nella necessità della istituzione delia corte di revisione e ricorda che egli sostenne questa necessità quando di discusse la legge per la riforma dei codici. Parla della riforma dell'ordinamento giudiziario e di quello della carriera professionale degli avvocati sulle quali materie il ministro guardasigilli ha presentato recentemente due disegni di legge, il disegno di legge istituisce un consiglio superiore forense, composto di 30 membri, un piccolo parlamento nominato per metà dagli avvocati e per metà dal ministro guardasigilli. Ora egli crede ed è sicuro di farsi l'eco dei collegi professionali degli avvocati italiani che la nomina di 15 del membri del consiglio superiore forense affidata al governo non sia tal cosa che rassiouri intorno all'indipendenza del consiglio superiore. Questa indipendenza potrà essere garantita soltanto 6e tutti d membri del consiglio saranno eletti dagli avvocati. TIVARONI ricorda che l'applicazione della legge per il giudice unico non eibbe buoni effetti e che si ritornò al giudice collegiale per voto unanime delle autorità giudiziarie e dell'opinione pubblica. Confida che ti ministro vorrà nella sua autorità aderire alla sua opinione che è quella ohe rimanga il giudice collegiale. PRESIDENTE dichiara chiusa la discussione generale riservando la facoltà di parlare al ministro ed al relatore. La risposta del guardasigilli ROCCO, ministro della Giustìzia e degli Affari del Culto dice che è all'inizio della'sua opera; 6pera di avere le forze di compierla e solo allora si riterrà degno dell'approvazione del senato. Si limiterà oggi a rispondere sulle questioni poste dai vari aratori. Il tema principale è stato quello dell'ordinamento giudiziario, ma il sen. Bensa non ha tralasciato di richiamare l'attenzione sulla difficoltà del reclutamento del magistrati, i quali non sono oggi sufficienti di numero per il regolare andamento delle funzioni giudiziarie. La verità è che la carriera del magistrato non porge più sufficienti attrattive soprattutto per la unificazione delle carriere che rende lunga e disagevole la carriera unica. Ha già accennato all'altro ramo del Parlamento che il suo ideale sarebbe il ritorno, se fosse possibile, alla separazione delle due carriere, ma non si dissimula le grandi difficoltà pratiche gravissime che si presentano specialmente per le disposizioni transitorie. Si propone però di studiarne accuratamente la questione. Quanto alla residenza dei magistrati, secuirebbe la proposta del sen. Bensa che al magistrato fosse data la possibilità di rimanere nella regione qualora non vi contrastasse il fatto che grande parte del magistrati j«roviene dall'Italia meridionale o le residenze desideratissime sono quelle <ìa Roma in giù. E' difficilissimo un buon sistema di promozioni: questo spiega la instabilità nella materia. Si sono provati tutti i sistemi; egli crede che il meno imperfetto sia quello del concorso per esami, ma questo non può essere applicato in tutte le promozioni e anche di questa questione intende occuparsi particolarmente. I magistrati hanno diritto ad un trattamento economico non 60lo deffno ina migliore degli altri funzionari dello Stato. I recenti provvedimenti per tutti gl'impiegati hanno dato ai magistrati un miglioramento relativamente maggiore. Insisterà che si faccia di più perchè ciò ritiene giusto, necessario, utile, nell'interesse della giustizia e dello Stato. L'aTgomento della indipendenza della magistratura è stato trattato molte volte teori¬ camente e non c'è più nulla da dire sotto tale aspetto. Il magistrato deve essere libero dalle pressioni che vengono dall'alto e da quelle che vengono dal basso. Si associa completamente al sen. Gali ini nel deplorare l'iscrizione di magistrati a Società che impli: cano vincoli occulti e gerarchle segrete. Se vi sono magistrati iscritti a tali società, essi dovrebbero sentire il dovere di ritornare 6ui loro passi e qualora avesse la prova della loro iscrizione a quelle società segrete, provverterebbe (approvazioni). Al sen. Cannavina osserva che egli risponde solo degli atti suoi e del governo, non delle altre persone alle quali egli ha moeso critiche. Quanto ai provvedimenti presi a carico del due magistrati del tribunale di Milano, non ha che ben poco da aggiungere alla risposta data al deputato De Marsico. SI erano, a Milano, verificati incidenti, in udienza e fuori, tali da dar l'impressione che il magistrato non fosse veramente imparziale e superiore a tutti i partiti. I due traslocati sono magistrati degnissimi, colpevoli soltanto di non avere avuto l'energia adeguata per impedire quegli incidenti. Se il sen. Cannavina vuole che la magistratura sia superiore a tutti i partiti e non faccia nè una politica favorevole al governo né una ad esso contraria, l'oratore è pienamente d'accordo con lui. Per ciò che riguarda il presidente del Tribunale di Oristano, anche per lui, si deve dire che è un magistrato rispettabile e degno ma, avendo nel luogo dove egli si trovava, parentele strettissime, che davano luogo a dicerie, certamente infondate, l'oratore ha creduto opportuno di richiamare su di lui l'attenzione del Consiglio superiore il quale ha deciso che venisse allontanato. Si noti però che il suo trasferimento è avvenuto ad una sede e ad un ufficio importanti. I sen. Venzi e Gallini hanno spezzato una lancia in favore del giudice unico. Si riserva di studiare il problema richiedendo il parere del maggior numero possibile di persone competenti. Il sen. Venzi desidera la introduzione del sistema dello « scabinato » per la giustizia penale. Personalmente anche l'oratore è propenso a questo sistema, ma, pur consentendo che le funzioni della giustizia penale debbano rispondere più alla coscienza popolare che alla stretta parola della legge, ritiene opportuno di attendere prima gli effetti che porterà la riforma dell'istituto della giuria. Circa la richiesta di un tribunale di terza istanza, osserva che la moltiplicazione dei gradi aumenta la pletora dei processi e forse porta a ritroso della tendenza moderna. Oggi il doppio grado di giurisdizione non funziona nè in materia penale nè in civile e ciò dimostra che si tende a ridurre i gradi di giurisdizione. Riconosce che in parecchi centri importanti esiste un disservizio giudiziario denunziato dal sen. Gallini. Ma non sa trovarvi rimedio. Forse non sarebbe difficile aumentare il personale nelle cancellerie, ma non vede come si potrebbe accrescere il numero dei magistrati quando non si riesce a coprire l'organico attuale. Non rimane quindi che semplificare gli alti e le forme giudiziarie: l'oratore intende porre ogni impegno nello studio di questo problema. Pensa intanto ad istituire una cassa giudiziaria alla quale dovrebbero affluire certi proventi che poi sarebbero suddivisi tra il personale locale (vivi commenti). Le giurisdizioni speciali si sono deplorevolmente moltiplicate negli ultimi 25 anni. E' questo un fenomeno concomitante coll'indebolimento dell'autorità dello Stato ed egli può apertamente dichiarare che uno dei compiti del Governo, a cui egli appartiene, consiste nello sfrondamento e nella soppressione delle giurisdizioni speciali (ap» provazioni). Promette di accingersi volenterosamente a questo lavoro e dichiara di es. sersi recisamente opposto sinora all'istituzione di nuove giurisdizioni. La presentazione di un disegno di legge per la repressione della delinquenza abituale non crede che sia la via più rapida per risolvere il problema, visto che di ben 5 disegni di legge precedentemente presentati, e in tempi di calma, non è arrivato nessuno in porto. 1 provvedimenti opportuni invece si prenderanno in sede di riforma del codice penale e della legge di pubblica sicurezza. Per ciò che riguarda la stampa è d'accordo con la maggior parte dei rilievi fatti dal sen. Mazziotti, ma crede che gli eccessi in cui essa cade siano un aspetto della vita moderna che non si può mutare. In ogni modo, il Governo ha presentato già un disegno di legge che tende a reprimere il numero eccessivo di particolari che riguardano fatti immorali e le notizie date sui processi penali in sede di istruttoria. Circa il decreto legge 22 maggio 1924 sugli usi civici, già stralciato dal blocco dei decreti da approvarsi complessivamente, dichiara che in questi giorni sarà presentato al Parlamento per la conversione in legge e sarà facile introdurvi gli opportuni emendamenti. Intanto saranno date disposizioni agli uffici dipendenti dal ministero e da quello dell'Economia Nazionale perchè non vengano compiuti nel frattempo atti irreparabili. La legge forense è già dinanzi all'altro ramo del Parlamento e non è forse opportuno anticiparne la discussione in Senato. Dà quindi alcune notizie intorno ai lavori legislativi che si stanno compiendo sui quattro codici. Questi lavori rappresentano la parte fondamentale dell'opera che il Governo si accinge a compiere per dare, a pochi anni di distanza dalla grande guerra la nuova codificazione per la quale l'Italia nostra si rivelerà ancora una volta degna della sua grande tradizione, della sua sapienza antica, dell'avvenire immancabile che le è preparato (applausi). Senza discussione sono approvali i capitoli del bilancio con le annesse tabelle e i nove articoli del disegno di legge che è- rinviato allo scrutinio segreto. Tutti ì disegni di lei posti in votazione sono approvati La seduta termina ali» ore 18,30