Il trionfatore

Il trionfatore Il trionfatore BERLINO, 11, notte. E' arrivato lo zio Hindenburg, c'è vacanza a scuola, ragazzini. Buttatevi per le strade, e attenti a munirvi d'una bandierina rossa nera e bianca, perche l'altra non c più di moda; e andate a gridargli il ben venuto. Nei tempi in cui di Hindenburg, come d'ogni eroe in gestazione, si narravano minutamente gesti e parole, nacque questo aneddoto. Il marzo del 1918 si doveva metter fuori un bollettino di guerra che annunciava una bella vittoria. Era la fine della settimana. Hindenburg pregò il Kaiser di fare in modo che la notizia giungesse a Berlino non prima della domenica. Perchè? — chiese il Kaiser. — Perchè cosi, spiegò Hindenburg, gli scolari avrebbero avuta vacanza lunedi; invece se la notizia arrivava di sabato, egli avrebbe ricevuto, come le altre volte, centinaia di letterine sgrammaticato, così concepite: « Caro zio Hindenburg, perchè vinci sempre le tue battaglie in questi stupidi sabati 1 Vincile in domenica, cosi noi avremo vacanza al lunedì 1 a. Ancora una volta il vecchio maresciallo fa un piacere agli scolari. Egli ha vint?, la domenica elettorale, la sua ultima vittoria. Per la quale adopereremo legittimamente la parola romana, trionfo. Quest'uomo, che rientra solennemente in vettura per l'allea imperiale, che dai boschi teneri del Grunewald. dove s'annidano le ville dei nuovi ricchi, per ponti monumentali e piazze superbe sale direttamente, in un rettilineo di sette chilometri, fino all'isola dei palazzi della Corte; questo vegliardo dal viso di reliquia che fa pensare ai guerrieri di pietra immobili sni canti delle città venerabili, e su cui nessun occhio esperto, nessun cannocchiale avrà colto un brivido per tutta la cerimonia, questo generalissimo in giubba nera è qualche cosa di più del presidente della vostra repubblica, o repubblicani, come cercate di consolarvi nei commenti ammansiti della vostra stampa; è qualche cosa di diverso da un simbolo della monarchia defunta, come troppo facili osservatori affermano; è veramente un vincitore di battaglia, un trionfatcre di guerra. Passa fra le ali di mille e mille bandiere imperiali, simili a quelle che segnarono le tappe delle avanzate nel cuore della terra nemica, simili a quelle che celebrarono dai balconi e dagli edifici pubblici le periodiche vittorie su quattro fronti ; passa fra una folla che acclama, e acclamando non può non sentire tornar su dai precordi il passato; ma questa non è solo una festa del passato, lo è anche dell'oggi ; la vittoria che si celebra è recente ; chi s'applaude oggi non è soltanto il generale di Tannenberg, non è solo colui che riportò dai confini intatti le taciturne divisioni battute ma non disfatte. E' invece, e soprattutto, il trionfatore di sci anni di guerra iniziati il giorno dell'armistizio; il vincitore pacifico, senza controrivoluzione, senza spargimento di sangue. Naturalmente, come ogni generale riserbato all'ora del trionfo, Hindenburg raccoglie in sè i meriti e i frutti delle battaglie altrui, le conseguenze degli errori degli avversarii, assomma addirittura in sè un travaglio di cui da principio non ebbe coscienza, a cui si tenne, forse estraneo, forse persino ostile. Come, del resto, gli avvenne durante la guerra europea, a Negli ultimi tempi della guerra non gli dicevamo nemmeno dove stavan di casa le divisioni a, — scrisse di lui, disdegnosamente, il generale Bauer. Così nessuno gli rivelava, in questi sei anni, dove stavan di casa i cospiratori nazionalisti, o che cosa facessero i tre partiti della destra, e che cosa arzigogolasse Stresemann nel suo ambiguo cuore ; nessuno andava a raccontargli, nel suo eremitaggio di Hannover, a che punto fosse la lenta ribellione contro i nuovi signori della Germania; meglio, dove fosse arrivata la malattia che minava i polmoni della vergine repubblica. Ma quattordici milioni e mezzo di elettori hanno deciso che sia lui, l'uomo che raccolga il frutto di quel disparato lavoro, di quelle parziali vittorie; ed oggi egli percorre le vie trionfali\fra la folla osannante, come è avvenuto in altre primavere del passato. So bene che questo paragone, per discreto che ne sia il tono, darà sui nervi ai più accesi adepti del generale, antisemiti e anticattolici, pagani e odinioi ; e poi è pericoloso, perchè potrebbe fare pensare al cruci/i ge così vicino agli osanna. Ma non lo dite anche voi, scrittori della Deutsche Zeitung, che Berlino merita davvero l'appellativo di Nuova Gerusalemme, per i trecentomila ebrei che vi prosperano e' vi facevano, fino a ieri, i repubblicani? (oggi, a legger certa stampa, c già un'altra orsa...). Ma non l'asinelio mansueto, puUus asinac; e nemmeno la chiuèa sacra, su cui incèdere a cavallo con gesto imperatorio; una modesta venti cavalli serve all'ingresso del trionfatore. Cerchiamo di veder chiaro in questo trionfo. Hindenburg ci appare trionfatore non perchè venga ad annunciare o a realizzare la monarchia, come con troppo facile scienza si pensa all'estero da gente che f°. troppo a fidanza con i semplicismi e i luoghi comuni. Le monarchie non tornano più, una volta che han preso la via deiuscio: la storia sta lì a dimostrarlo. O se tornano, è breve ventata a cui la repubblica segue di nuovo, resa più desiderata da quella breve «eclissi. Quando sian mor-1 ti, o usciti dalla vita pubblica i servitori " del monarca scomparso, la nuova gente che vien su può essere reazionaria finche si vuole, aver nostalgie del passato a sacche, potrà restaurar tutto, bandiera e aristo¬ crazia e privilegi ; ma non un trono rovesciato, non un idolo che capitombolando ha mostrato il didietro. E nemmeno lo chiamiamo trionfatore perchè venga a impersonare lo spirito di rivincita, di revanche, come si dice in buon tedesco (sissignori, in buon tedesco). Anche qui bisogna intendersi. Se con questo spirito di rivincita si intende una bellicosa impazienza, una folle esaltazione ohe vuole subito,- e ad ogni costo, negar tutto ai vincitori, provocar tutto, precipitar tutto di nuovo nel caos delle battaglie, no, a questo in Germania non pensa nessuno, nemmeno, oso affermare, i pazzi giovinetti del « Lupo Mannaro » o dell' a Elmo d'acciaio a. Anche i più intolleranti sanno bene che cosa manca alla Germania per fare con speranza una guerra ; e la futura guerra la si vuole vincere a tutti i costi. Ma se per spirito di revanche intendete il rancore per la guerra perduta, l'insofferenza per le condizioni della pace, il desiderio in fondo al cuore che sia concesso alla propria vita vedere di nuovo il rovescio della medaglia, allora, signori miei, a questa rivincita aspirano tutti, da Ludendorff al socialista Loebe presidente del Reichstag, da Luther a donna Caterina von Oheimib ; v'aspirano persino i comunisti, e il mite Marx che nella sua recente campagna elettorale fece tanti inopportuni discorsi sull'annessione dell'Austria alla Germania. No. Hindenburg non è trionfatore in luogo dell'assente monarca, nè contro neghittose teorie disfattiste; è trionfatore perchè viene a superare queste e simili questioni, assidendosi sopra ai partiti e alle fazioni a sua insaputa, e a malgrado coloro stessi ohe lo hanno eletto. Son gli apparenti paradossi della storia. Pertanto quello ohe il dopoguerra rinnovò veramente nel paese, quello che di veramente vitale e concreto fu nella rivoluzione del nove novembre, sarà fatto ora accettare, a quella parte del popolo che vi è ancora riluttante, proprio' da Hindenburg; proprio questo generale feudale, chiuso nel cerchio sacro di tradizioni millenarie, sarà quello che sanzionerà con la sua presidenza la fine definitiva del regimo feudale e assolutista che dominò la Germania fino al 1918. Apparente paradosso, ho detto. Ma nulla di più logico. Il popolo negava la repubblica col berretto frigio ; l'accetterà ora, borghese e conservatrice. E se il generale deprecherà la guerra e s'augurerà un avvenire pacifico, gli crederà con più fede che non al pacifista di mestiere, e s'aqueterà più presto alla competenza dell'uomo di guerra che non agli argomenti sospetti del retore. E se quest'uomo di leggendaria nobiltà e di rigida ubbidienza gli dirà che l'origine sociale della persona non conta, che la pace sociale deve essere raggiunta oltre e sopra le divisioni delle classi e delle caste, il popolo Io applaudirà. Si consolino dunque, coloro che temono d'un ritorno alla monarchia. E cerchino di consolarsi anche i socialisti, questi sacerdoti della forma! Poiché la forma — e che volevano essi, oltre a questa? — la forma resta. Deutsche Itepublik. Che importa se essa sarà borghese e antisocialista? Certo, la loro repubblica socialista diede gli ultimi guizzi con la morte di Ebert; ma la forma repubblicana a cui essi sacrificarono tutto il loro programma e le loro teorie non sarà mai stata meglio tutelata di ora, dall'uniforme e dal cipiglio del maresciallo Paolo von Hindenburg. PAOLO MONELLI.

Persone citate: Bauer, Ebert, Grunewald, Kaiser, Ludendorff, Marx, Paolo Von Hindenburg